La convenienza di una vita asociale

Spesso ci troviamo a lamentarci della solitudine, del fatto che non abbiamo nessuno con cui uscire, dell'essere costretti a barcamenarci tra noi e noi soltanto. Inutile girarci intorno, stare soli senza avere qualcuno anche solo per uscire nel week end è brutto, frustrante e denigrante. Punto.
Ultimamente io sto rivalutando la cosa, invece...
Nell'ultimo periodo ho conosciuto molte nuove persone grazie a una passione che ci accomuna e per la prima volta ho avuto modo di vivere una bella esperienza non solo con mia sorella, ma con tutte queste meravigliose persone che ho incontrato. E' stato forse molto di più importante il valore della presenza di esse, che l'esperienza in sè.
Con alcune di queste persone ho legato di più, perchè siamo abbastanza vicine in zona e quindi abbiamo modo di vederci ogni tanto.
Il problema -perchè le cose non sono mai semplici- è che mentre prima mi arrangiavo e non dovevo dare spiegazioni a nessuno e dunque evitavo delle forti umiliazioni e frustrazioni (che magari sono solo paranoie mie, ma io mi sento così a terra), adesso devo necessariamente ed inevitabilmente sentirmi frustrata. Perchè se vuoi una vita sociale, ma non hai modo di fare quello che vuoi, devi spiegare agli altri a tua situazione e purtroppo, chi si trova dal lato opposto al tuo o cmq non vive le stesse tue esperienze, anche se all'inizio risponde "si, ok, va bene, non preoccuparti", poi inevitabilmente finisce col ferirti involontariamente.
Per parlare in termini spiccioli, quando non hai un cacchio di lavoro è alquanto frustrante e difficoltoso mantenere i rapporti sociali. Perchè le persone vogliono uscire, andare in giro, fare cose.. Non si accontentano soltanto di una passeggiata, ma vogliono mangiare fuori, andare lontano; ovviamente non ci si può sempre trovare sotto casa tua, troppo comodo (finora mi è andata bene...) no, bisogna andare altrove e anche pensare a dove poter spendere qualche euro. E se vuoi mantenere i contatti, se non vuoi essere emarginato, devi NECESSARIAMENTE adeguarti alla maggioranza. Perchè se fai sempre storie rischi che la gente si stufi di te e non ti chiami più. Perchè se una volta dici non posso, se un'altra dici non posso, e se continui così ogni volta, chi ti chiama più? Diciamolo, alle persone non piace avere a che fare con chi ha problemi (anche economici), men che meno sono disposti a venirti incontro. E ancora meno quando si organizzano certe iniziative si ricordano che qualcuno è più in difficoltà di altri e andrebbe aiutato. Dopo tutto se sei tu quello che frena il gruppo non è neppure giusto che tutti debbano tenersi a freno perchè tu non puoi, giusto? Anche se, se si tratta di amiche, dovrebbero cercare di venirti incontro.. dovrebbero, appunto..
Il motto "Uno per tutti, tutti per uno" valeva per i moschettieri, non è adattabile alla gente comune.
E allora adesso mi trovo quasi a rimpiangere quando mi lagnavo di non avere amiche da vedere ogni tanto, con cui uscire a prendere un caffè un pomeriggio. Almeno non dovevo fare la figura della sfigata di turno, che non ha un lavoro e che a 30 anni, se ha voglia di uscire, avendo esaurito tutti i fondi dei lavori che ha fatto durante l'università, deve per forza ricorrere ai genitori.
Non venitemi a dire che non è frustrante nè denigrante una situazione del genere!
Non va mai bene niente, eh...
e voglio un lavoro!
Ultimamente io sto rivalutando la cosa, invece...
Nell'ultimo periodo ho conosciuto molte nuove persone grazie a una passione che ci accomuna e per la prima volta ho avuto modo di vivere una bella esperienza non solo con mia sorella, ma con tutte queste meravigliose persone che ho incontrato. E' stato forse molto di più importante il valore della presenza di esse, che l'esperienza in sè.
Con alcune di queste persone ho legato di più, perchè siamo abbastanza vicine in zona e quindi abbiamo modo di vederci ogni tanto.
Il problema -perchè le cose non sono mai semplici- è che mentre prima mi arrangiavo e non dovevo dare spiegazioni a nessuno e dunque evitavo delle forti umiliazioni e frustrazioni (che magari sono solo paranoie mie, ma io mi sento così a terra), adesso devo necessariamente ed inevitabilmente sentirmi frustrata. Perchè se vuoi una vita sociale, ma non hai modo di fare quello che vuoi, devi spiegare agli altri a tua situazione e purtroppo, chi si trova dal lato opposto al tuo o cmq non vive le stesse tue esperienze, anche se all'inizio risponde "si, ok, va bene, non preoccuparti", poi inevitabilmente finisce col ferirti involontariamente.
Per parlare in termini spiccioli, quando non hai un cacchio di lavoro è alquanto frustrante e difficoltoso mantenere i rapporti sociali. Perchè le persone vogliono uscire, andare in giro, fare cose.. Non si accontentano soltanto di una passeggiata, ma vogliono mangiare fuori, andare lontano; ovviamente non ci si può sempre trovare sotto casa tua, troppo comodo (finora mi è andata bene...) no, bisogna andare altrove e anche pensare a dove poter spendere qualche euro. E se vuoi mantenere i contatti, se non vuoi essere emarginato, devi NECESSARIAMENTE adeguarti alla maggioranza. Perchè se fai sempre storie rischi che la gente si stufi di te e non ti chiami più. Perchè se una volta dici non posso, se un'altra dici non posso, e se continui così ogni volta, chi ti chiama più? Diciamolo, alle persone non piace avere a che fare con chi ha problemi (anche economici), men che meno sono disposti a venirti incontro. E ancora meno quando si organizzano certe iniziative si ricordano che qualcuno è più in difficoltà di altri e andrebbe aiutato. Dopo tutto se sei tu quello che frena il gruppo non è neppure giusto che tutti debbano tenersi a freno perchè tu non puoi, giusto? Anche se, se si tratta di amiche, dovrebbero cercare di venirti incontro.. dovrebbero, appunto..
Il motto "Uno per tutti, tutti per uno" valeva per i moschettieri, non è adattabile alla gente comune.
E allora adesso mi trovo quasi a rimpiangere quando mi lagnavo di non avere amiche da vedere ogni tanto, con cui uscire a prendere un caffè un pomeriggio. Almeno non dovevo fare la figura della sfigata di turno, che non ha un lavoro e che a 30 anni, se ha voglia di uscire, avendo esaurito tutti i fondi dei lavori che ha fatto durante l'università, deve per forza ricorrere ai genitori.
Non venitemi a dire che non è frustrante nè denigrante una situazione del genere!
Non va mai bene niente, eh...
e voglio un lavoro!