Joshua Park

"Chi trova un amico trova un tesoro". Parliamo del nostro modo di metterci in relazione con i nostri amici e, in generale dei problemi tipici delle relazioni sociali.

Joshua Park

Messaggioda anonimopratese » 09/04/2018, 14:18



Joshua Park e’ un parco naturale desertico a 200 miglia da Los Angeles. E’ diverso dagli altri parchi, meno conosciuto, fuori dalle tipiche rotte turistiche stile Yosemite, Yellowstone ecc

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Al suo interno non ci sono negozi o bar. Non c’e’ cibo nè acqua nè tantomeno posti per souvenirs.

Predomina, incontrastato onnipresente e vorace , il Nulla.

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Al suo interno, tolte rocce, cespugli e sabbia, trovi solo gli Joshua Tree (Alberi di Gesù, cosi chiamati per la loro forma curiosa che ricorda, talvolta, una persona intenta a pregare)

Più che un luogo nel mondo o un punto sulla carta, è una regione dell’anima.

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Immergervisi completamente e non smarrirsi equivale a un viaggio interiore alla ricerca di significati nascosti che riguardano te e il tuo rapporto col mondo.

Son rimasto a contemplare il silenzio, sconvolto dall’abbacinante luciore del Nulla, riflettendo sull’ecosistema che fu , nel quale i nostri progenitori son venuti a trovarsi e a iniziare la ns. progenie.

Pensare a primati antropomorfi, senza artigli, unghie, zanne o mascelle che hanno prevalso su tutti e su tutto e hanno vinto la lotta per la vita in ambienti cosi ostili, mi fa venire le vertigini e mi vien da gridare al miracolo.

E’ incredibile inoltre rendersi conto degli strabilianti risultati che l’incessante opera di plasmazione della realtà ai nostri desideri e bisogni ha messo in essere. D’accordo, gli esiti non son sempre positivi : se si confronta questa quieta pace con lo sferragliante inferno d’acciaio, vetro e cemento che mi aspetta a 4 ore di macchina, dove la vita e’ quasi un incubo, mi vien qualche dubbio su dove stiamo andando. Ma si tratta pur sempre di opere umane e non divine, dove l’errore e’ la regola non l’eccezione.

Mi vien da chiedermi : da dove verra’ questa forza che ci ha spinto a non accontentarsi e a modificare il creato per renderlo piu conforme ai ns. dettami? Non sarebbe stato piu semplice, meno impegnativo e piu salubre accontentarsi di essere nel mondo cosi come e’ o con poche modifiche, anzichè trasformarlo così profondamente? Se siamo esseri frutto dell’evoluzione, quale spinta evolutiva ha installato in noi essere umani sia la capacita, ma piu che altro, il desiderio e la tenacia per quest’opera immane che, forse, si rivelera’ alla fine pure controproducente e autodistruttiva?

Domande che fluttuano qua nell’aria calda a 100F, ingarbugliandosi nei rami degli Joshua Tree.

D’un tratto, dopo circa una ora di silenzio, sento arrivare un auto. Procede piano, con cautela, come colta da un timore religioso, incerta di interrompere qualcosa di sacro.

Si accosta nei pressi della mia e ne esce una famigliola: mamma , babbo, figlio.
Sorridono, guardano incantati l’innaturale dispiegarsi della natura selvaggia davanti a noi.

La madre mi guarda un attimo, poi dice qualcosa al figlio , circa 15enne, che si incammina tosto verso di me.

Che vorrà?

Non mi infastidisce, anzi. Mi sembrano simpatici e con le loro cautele, mi sembrano parte del tutto e non intrusi.

Si avvicina, mi porge un tablet.

- Could you take a photo?

- Sure, with pleasure.

With pleasure?? Ma perche ho aggiunto questo? Bastava sure, no?
Mi sento un cameriere inglese che ha preso l’ordine per il te!

Afferro il tablet , gia in modalità foto.

Il ragazzino torna con i suoi e io cerco di inquadrare. Ma sbaglio, tocco qualcosa e torno alla home.

Facebook..twitter..tumblr..pinterest.. e’ pieno di social network.

Rimetto la modalita’ foto, inquadro loro sorridenti. Anche io sorrido, non so perche’.

Sto per schiacciare e d’un tratto CAPISCO.

La forza che smuove le montagne ed edifica le nazioni e le civiltà, sia dentro che fuori con le nostre opere, e’ il pervasivo desiderio degli altri. Di ritrovare noi stessi negli occhi e nei sorrisi di chi e’ intorno a noi. Di affermarci e trovare un senso ultimo della vita, non solo in relazione alla natura, ma in rapporto simbiotico col prossimo.

E’ per stare insieme e condividere le nostre esperienze e dividere le nostre vite con gli altri, e non per solo per sopravvere – al pari di animali meno dotati - , che abbiamo disboscato, distrutto, ed edificato quanto c’e’ di buono e di cattivo nel nostro mondo.

E’ il desiderio sociale che e’ inserito nei nostri geni e che si estrinseca in tutto quello che facciamo.

E mi sembra quindi chiaro che la spinta evolutiva che in altri animali ha consistito in un corsa agli armamenti , dalle zanne ai veleni alle zampe per scappare , utili alla sopravvivenza in noi ha invece plasmato una “pulsione sociale” che unendoci seppur con le nostre individualità, ci ha resi piu forti.

Forse il linguaggio umano, unico nel suo genere, e’ solo un sottoprodotto di questa spinta atto a migliorare la coesione sociale, e il ns. cervello simbolico atto a manipolare concetti astratti tramite le parole e’ l’utensile adatto per questo. Non quindi un cervello sceso dal cielo che crea l’uomo , la societa’ e il mondo (cosi come ci vien detto senza spiegarci da dove venga), ma un cervello che viene adattato – nei milioni di anni – per realizzare questo magnifico piano d’aggregazione.

Ok, bando all’antropologia: schiaccio adesso

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