Rapporti sociali, necessari ma spesso dannosi

"Chi trova un amico trova un tesoro". Parliamo del nostro modo di metterci in relazione con i nostri amici e, in generale dei problemi tipici delle relazioni sociali.

Rapporti sociali, necessari ma spesso dannosi

Messaggioda Themis » 02/08/2018, 2:17



È un po’ che seguo il forum ma non mi sono mai presentato ne scritto post miei. Fra i possibili motivi per cui non l’ho fatto potrebbero esserci i seguenti:

-non è sempre facile fare ordine e parlare in maniera quanto più obbiettiva dei miei processi mentali, per quanto sia sempre attento ad identificare processi come bias, dissonanza cognitiva o fallacie logiche non sono ne uno psicologo ne un neurologo e non ho elettrodi per EEG continuamente fissati alla mia testa.
- Non sono introverso e non mi vergogno a parlare di me, ma non mi viene comunque naturale parlare di cose più intime a persone a caso o in pubblico.
-A furia di accumulare problemi e a furia di essere abbandonato dalle poche persone con le quali mi sono aperto ho iniziato spesso a non essere più neanche capace di pensare ai miei problemi, tanto meno parlarne.
-Non riuscendo spesso a parlare dei miei problemi (ed essendo un processo che consuma molto tempo ed energia), dubitando che qualcuno possa aiutarmi o che ci sia un modo per aiutarmi, cerco più che altro di concentrarmi sul lavoro e su hobby che possano darmi dei risultati materiali e concreti.

Tuttavia spesso mi risulta difficile provare interesse anche per le cose che mi piacciono. La depressione è una causa di carenza di produttività.
Anche se il mondo è pieno di stronzi o di persone che semplicemente sono antitetiche quanto una preda e un predatore io voglio diventare una persona migliore e per esperienza so che isolarmi non è una soluzione per me sana.
Proverò a riassumere alcune parti della mia vita probabilmente necessarie per definire la mia situazione.

***

Non ho mai avuto delle figure genitoriali molto sane, mio padre mi abbandonò prima che nascessi, mia madre era spesso via per lavoro. Si mise con un'altra persona con la quale ci trasferimmo e fecero un altro figlio, quando avevo circa 10 anni. Ma dopo un paio di anni già si separarono.
Questo periodo mi segnò per più di una decina d’anni. Da allora decisi che non volevo avere alcun tipo di legame sociale. Affezionarsi a qualcuno avrebbe causato solo debolezza e sofferenza. Mi interessava solo impegnarmi negli studi e diventare una macchina efficiente.
Sviluppai una visione severa delle relazioni sociali, non potendo rispondere per un po’ ad un amico con cui mi sentivo da prima del trasferimento ho chiuso completamente i contatti pensando che ormai fosse troppo tardi e che avessi già commesso una forma di tradimento. Ho iniziato a pensare che l’unico modo in cui potevo assicurarmi con sufficiente certezza la fedeltà di una persona era attraverso una forma di subordinazione materiale, come conseguenza scaricavo ogni eventuale desiderio represso di relazione sociale nel desiderio di fare carriera, posponendo quindi i primi verso un futuro indefinito.
D’altra parte non avrei mai potuto essere certo di cosa una persona pensa o che tali sentimenti potessero durare. Se persino due persone che si amano si lasciano distruggendo una famiglia non può esservi alcuna certezza sugli altrui sentimenti.
Mi ero convinto di non aver bisogno di nessuno, non era una maschera ma un modo di essere. Sotto però desideravo gli altri, anche se non me ne rendevo conto.
Gli umani sono animali sociali, è nel nostro dna aver bisogno di relazioni sociali, dire di non aver bisogno degli altri è una sciocchezza o al massimo una confessione di sociopatia.

Per cinque anni di questa decade di misantropia e isolamento mi sono anche ammalato, incrinando completamente le mie prestazioni scolastiche e la capacità di gestire relazioni sociali anche se avessi voluto.
Con il deterioramento fisico è seguitato anche quello mentale, trattandosi poi di una malattia poco comune, dall’eziologia sconosciuta forse di natura psicosomatica, ho finito con lo sprecare soldi e tempo inutilmente con vari psicologi, inutile dato che lo stress la depressione e la mancanza di produttività erano causa del malessere fisico (posso ipotizzare che la causa fosse psicosomatica dato che ho avuto gli stessi sintomi per un breve periodo di forte stress recente, non che abbia fatto molta differenza).
Per il primo anno ho avuto vergogna a rivelare di stare male, lo consideravo un segno di debolezza e non volevo dipendere dall’aiuto altrui.
Non sono mai riuscito veramente ad accettare di non poter controllare la mia mente e il mio corpo per raggiungere i traguardi che mi ero prefissato. L’accumulo dello stress mi ha portato prima ad isolarmi e ad avere pensieri suicidi ed autolesionisti, dato che gli altri non volevano concedermi i miei spazi ho iniziato ad avere anche comportamenti vandalici.
Era già stato difficile chiedere aiuto, ma invece di aiutarmi, tutti mi trattavano al meglio come un bambino e al peggio come un pericolo pubblico, mettendomi i bastoni nelle ruote e annullando definitivamente ogni mia speranza di guadagnare l’indipendenza e il rispetto che desideravo. Nessuno dei miei coetanei era veramente interessato a condividere del tempo con me. Alla fine mi sono auto convinto di essere un subumano irreparabilmente malato di mente e ho iniziato a tagliarmi, un modo come un altro per placare la dissonanza cognitiva immagino o forse era semplicemente l’unico sfogo che avevo.

Dopo le superiori sono riuscito a farmi solo un amico, o almeno lo consideravo tale. Era un amicizia più “intellettuale” coltivata sui social: pur vivendo vicinissimi non ci vedevamo quasi mai se non per la gestione di una nostra associazione, anche se lui spesso usciva con altra gente. Eppure ci raccontavamo tutto e abbiamo fatto grandi cose insieme per i nostri standard.
L’ho aiutato a progredire nella sua carriera ma come risposta si è sempre più allontanato da me. Ha sempre apertamente mostrato la tendenza fregarsene dei mezzi per arrivare agli obbiettivi e a manipolare “macchiavellicamente” gli altri, ci ho messo anni prima di pensare che probabilmente lo faceva anche con me. E anche dopo ci ho messo un po’ per troncare con lui.

***

Solo circa 4 anni fa ho deciso che questo modello isolazionista era fallimentare. Avevo sviluppato una visione nichilista per cui la vita non ha senso, ed effettivamente non ha un valore intrinseco. Tuttavia ha un valore relativo per le stesse creature viventi, ho capito quindi che, non riuscendo a suicidarmi a causa del mio istinto di sopravvivenza, tanto valeva fare pace con la mia natura. Ho deciso arbitrariamente di trovare il senso della mia esistenza nella mia forma fisica, definita dall’insieme del mio corredo genetico e delle mie esperienze e del modo in cui le ho processate. In pratica come un gioco di ruolo in cui non scelgo io il personaggio.
Non credo nel dualismo ontologico, mi rendo conto che il processo di autoconsapevolezza possa anche essere il risultato dell’interazione di altri processi teoricamente separabili, inoltre, almeno finché la neuroingegneria non farà passi fantascientifici, non posso comunque separare la mia coscienza dal resto della mia mente, sempre ponendo che ciò sia fattibile. Quale che sia la base di questo mio “modo di vedere”, accettare la comunione con questo "involucro" risulta doloroso, essendo infarcito marcio di difetti. Difetti che non solo danneggiano me stesso ma mi allontanano anche dagli altri, cosa che mi fa soffrire più di ogni altra.

Anche se non ci penso più molto, impegnato come sono ad accudire l’”involucro”, i dilemmi che mi ero posto in passato continuano ad avere valenza: ciascuno di noi apprezza, ama e desidera la vicinanza di una persona sulla base di caratteristiche puramente fisiche. Che siano gli interessi, il carattere, l’intelligenza, il fisico, i soldi o che altro non fa differenza. Tutti noi siamo limitati all’interno di una cornice fisica che limita la nostra capacità di interfacciarci con gli altri e la capacità altrui di interfacciarsi con noi. Questa constatazione la sento come parte integrante di me molto più di qualunque altro elemento della mia “cornice”, inclusi i miei interessi e le mie passioni.
Come conseguenza ho sempre teso ad essere piuttosto aperto verso differenti tipi di persone, ho avuto difficoltà a sviluppare l’idea che certe persone semplicemente non possano andare d’accordo (ancora ora sono convinto che dipenda soprattutto dal modo primitivo in cui comunichiamo e della nostra incapacità di essere consapevoli dei nostri processi mentali) e vorrei cercare di separare relazioni sociali da interessi (lavoro, hobby…) per quanto ciò nella pratica sia materialmente impossibile.

In particolare ho sempre deprecato l’amore come un istinto animalesco con la sola ragione evolutiva di farci riprodurre e proteggere la prole, e al quale il nostro cervello dominato dai geni da un valore differente da quello che è. Che senso ha considerare una persona più speciale di tutte le altre? Su quali basi poi? Perché devo essere attratto solo da certe caratteristiche fisiche o psicologiche di una persona?
Anche questa era fra le parti di me che avevo accettato, ma come per molte amicizie, anche in amore le relazioni sono sempre finite nel giro di poco e in maniera brutta, spesso senza neanche una spiegazione o un avvertimento.
Mi sono ogni volta complessato cercando di capire dove potessi aver sbagliato, restando paralizzato per mesi. Essere incapace di comunicare efficacemente è per me il più grande dei fallimenti.
La verità è che probabilmente non ho fatto nulla, e che è inutile impegnarsi troppo in una relazione se non è ricambiati in pari modo.
Mi sono straziato rimanendo nel limbo definito dal dilemma fra il calcare la mano verso queste persone o lasciarle andare: lasciarle andare significa rispettarle specialmente secondo la nostra cultura individualista ma può anche voler dire non fare niente per dimostrare l’importanza che tali persone hanno per me. Dal mio punto di vista, per come sono stato trattato, mi sembra evidente che molte di queste persone hanno smesso di parlarmi perché semplicemente non gli fregava di me, per quanto abbia a lungo cercato di convincermi del contrario e per quanto non potrò mai essere del tutto sicuro i fatti sono abbastanza espliciti.

Ho provato comunque a trovare un modo di conciliare le incongruenze insite nel concetto comune di amore e di amicizia, ho pensato che si potesse considerare il fattore storico: ovvero una persona è speciale per me perché, oltre ovviamente ad avere un minimo di compatibilità, il caso ha deciso che ci incontrassimo. Alla fine io potrei essere chiunque ma sono nato con questo corredo genetico, in questa epoca e in questo posto. La storia di ciascuno è unica e come tale può avere senso dargli valore considerandola olisticamente invece che scomporla in tanti pezzi da confrontare con i pezzi altrui.
Ho infatti cercato anche di riallacciare i contatti con una persona che mi piaceva alle medie (ma ovviamente non accettavo la cosa) sia con vecchi amici dell’infanzia: non è andata molto bene.
Alla fine sono tutte stronzate, la verità è che i nostri geni ci rendono la vita un inferno, ho bisogno di amare ed essere amato ma farlo mi farà quasi sicuramente soffrire e perdere tempo.
Ciò non di meno volevo tentare di rimanere fedele ai miei principi, pensai che l’unico modo per guadagnare la fiducia altrui è quello di rimettersi completamente all’altrui giudizio. Anche se questo vuol dire marcire per anni nella depressione in attesa della grazia.

Mentre ero in questo stato ho conosciuto una persona, ho cercato di aiutarla dato che stava male, anche se stargli vicino inizialmente mi faceva stare ancora più male, ma si è innamorata di me. Io non volevo perché sentivo che amare veramente una persona perda senso se tale amore sparisce, anche in caso di abbandono, perché se può sparire in quella circostanza allora potrebbe sparire anche se la cosa fosse andata avanti. Ed ero stanco di vedere le persone andare e venire, volevo rimanere fedele a una persona anche a costo di aspettarla per decenni.
Tuttavia la sua insistenza mi ha colpito un punto debole, la sua presenza mi faceva stare bene e, a dispetto di quanto mi dicesse (la prima che avrebbe accettato di rimanere amici), non volevo rischiare di allontanarmi da lei. Tuttavia non riuscivo a provare quel sentimento che avevo tenuto represso per anni, accettato con tanta fatica e violentato dalle persone nelle quali avevo riposto fiducia. Così l’ho ingannata rispetto ai miei sentimenti.
Gli avevo comunque già detto che mi serviva tempo per fidarmi completamente di lei, ero stanco delle relazioni mordi e fuggi, e il tipo di persona mi dava il sospetto che avrebbe potuto tradirmi o abbandonarmi, avendo avuto comportamenti promiscui con gente a caso e fidanzandosi alla leggera con gente appena conosciuta. Mi diceva che ero diverso ma l’avevo già sentita, e una persona che si innamora follemente di te dopo pochi mesi di conoscenza non è una persona seria per i miei standard, specialmente data la vita disastrata che aveva.
Lei purtroppo è una persona che passa da un estremo all’altro, ha un sacco di crisi durante le quali si isola (e la cosa ovviamente mi faceva star male). Anche io ovviamente sono spesso depresso ma di solito riesco a controllare la cosa sul nascere o quanto meno a tenermi tutto dentro. Quando ho provato ad aprirmi a lei la sua reazione (tentare il suicidio, oltre ad altre cose contro di me che ha portato a termine) mi ha traumatizzato. Ero solo: il vero amore deve per forza di cose includere la possibilità di dirsi tutto e di accettare tutto (non ho detto di voler chiudere la relazione ma solo che i miei sentimenti sono incasinati perché sono un fottuto essere umano e che ci voleva tempo). Non gli parlai per mesi dei miei problemi per proteggerla anche da se stessa. Era l'ultima goccia: ero incompreso sia da quelli che mi abbandonano sia da quelli che dicono di amarmi, come il mio vecchio amico che mi ha usato per anni.
Ho rafforzato in me l’idea che non mi amasse veramente ma mi usasse solo per la sua stabilità emotiva perché è incredibilmente influenzabile dagli altri e non riesce ad auto motivarsi, ciò mi ha fatto sentire legittimato a usarla e basta a mia volta, infondo prima o poi mi avrebbe sicuramente lasciato di sua sponte, come è sempre successo. Quelli sono stati i mesi in cui mi è parso mi amasse maggiormente.
Poi a un certo punto non c’è l’ho fatta più e gli ho detto tutto, questo insieme ad altre cavolate su cui lei ha fatto delle tragedie greche l’ha portata a distaccarsi da me (ennesima dimostrazione che aprirmi al prossimo è una cattiva idea). Prima facendo sesso con uno solo per pietà, è stata male per mesi e ha aspettato a dirmelo, ma anche se ovviamente mi dava un po fastidio non ne ho fatto una questione di stato, in fondo per me amore e sesso sono separati, per quanto preferirei che coincidessero il più delle volte. Come risposta allora ha iniziato a farlo con un altro, questa volta con frequenza e lentamente includendo anche una componente affettiva.
Praticamente non mi ha lasciato di punto in bianco ma lentamente, tirando in ballo che lui contava quanto me per lei, poi che la distanza era un problema (ero stato molto chiaro in merito da subito dato che ero già stato in una relazione a distanza e lei aveva concordato che non era un problema, anche questo già sentito e risentito), sull’emancipazione sessuale (perché ancora una volta non ho il diritto di provare sentimenti umani come la gelosia), soliti discorsi che ora non prova niente ma quando riuscirà a provare non sa cosa succederà. Tutte cose già sentite e risentite che andavano ad aggiungersi al repertorio di cliché che avevo adocchiato fin da subito.
Alla fine nonostante me lo aspettassi ci sono comunque stato male. A ben vedere me lo aspettavo come con tutti gli altri, fin da quando ho iniziato a disprezzare l'amore e le relazioni sociali in generale.

***

Più vado avanti e più l’unico modo che ho di riuscire a coltivare relazioni è di accettare l’onnipresente possibilità di essere tradito e abbandonato. Questo mi ha cambiato in peggio, portandomi a preferire realazioni più superficiali.
Ciò nonostante, anzi probabilmente proprio grazie a questo, mia vita sociale ha fatto dei balzi in avanti. Il che mi pare una chiara dimostrazione empirica della superficialità della maggior parte della gente, d’altra parte anche io lo sono accentando questo, sicuramente richiede meno impegni, meno casini.
Sento di non essere più capace di andare oltre un certo livello di legame, e spesso neanche mi interessa più, pur sentendomi solo: cercare negli altri pezzi per tappare i miei buchi mi sembra ormai solo dannoso e controproducente, ma essendo stato in auto isolamento per più di un decennio so anche che isolarmi è altrettanto dannoso. Non so che fare.
Forse è meglio avere molti amici superficiali, che se se ne vanno non fa poi tanta differenza, che pochi importanti che tanto prima o poi ti accoltelleranno alle spalle, portandosi via il tuo tempo e pezzi del tuo cuore che potrebbero non ricrescere mai.
Ciò nonostante continua a mancarmi un senso di appartenenza. Mi mancano persone che io possa considerare come inscindibili dalla mia vita. Forse un giorno perderò anche questo bisogno, forse sarebbe meglio essere uno psicopatico intelligente capace di sfruttare gli altri senza rimorso. Non saprei.

Dal tentativo di suicidio della mia ex non mi preoccupo più particolarmente dell’eventualità di ferire inavvertitamente il prossimo o di abusare della propria gentilezza. Non sono mai stato capace di mentire ma ora d’improvviso mi riesce, riesco a fornire la versione più ottimale per le circostanze.
In passato mi sono spesso sentito in colpa anche per cose fatte da altri o cose perfettamente legittime, ora l’idea di fare un torto di nascosto a qualcuno che conosco e si fida di me, ma che posso considerare una potenziale minaccia, (quindi trascurando persone totalmente indifese e prive di spirito competitivo), per mio vantaggio o per non far aumentare il suo status quo su di me, mi da per la prima volta una sensazione piacevole di controllo sulla mia vita.
Sono diventato sempre più indifferente al prossimo, prima se avessi visto qualcuno star male mi sarei avvicinato e cercato di aiutarlo, pur standoci incredibilmente male (così ho conosciuto lei). Ora cercherei di aiutarlo il minimo indispensabile e solo se richiesto dalle circostanze per non fare brutta figura, e anche così non me ne fregherebbe quasi niente da un punto di vista emotivo (è successo con un mio amico malato che vuole l’eutanasia).
Non sono diventato completamente anaempatico ma la mia capacità di empatizzare si è ridotta drasticamente oppure mi sono creato una barriera che disumanizza gli altri così da avere controllo sull’attivazione dei neuroni specchio. Non lo so cosa sia. So solo che quelli che hanno organizzato l’olocausto non erano tutti psicopatici e anche le persone normali sono capaci di cose orribili. Temo questo nel mio futuro.

Sto accettando sempre più il fatto che gli esseri umani fanno schifo e non ci si può fare nulla, e che anche io devo accettare di essere una persona (normale?), che fa schifo dentro ma non lo ammetterà mai in pubblico (che io lo faccia qui rasenta la demenza). Dietro ogni interazione sociale riesco a vedere innumerevoli possibili meccanismi di sfruttamento mutuale. Non posso essere sicuro se sia sempre così o no, ma la precarietà delle relazioni sociali e la loro dipendenza da fattori superficiali e fisici mi fa solo sperare per il peggio. Molte persone probabilmente neanche si fanno questi problemi perché per loro questo deve essere naturale. Non voglio diventare un sociopatico, ma comportarsi come tale sembra l’unica soluzione in un mondo dove non riesco a fidarmi di nessuno, per non rimanere solo.

Probabilmente sono destinato ad una vita senza amore fatta di relazioni sociali superficiali.
Forse devo accettare le conseguenze che questa vita ha su di me, come l’apatia, lo stare giornate intere a guardare il muro, l’incapacità di trovare pace interiore. Anche questo fa parte del mio “involucro” alla fine, un involucro che non ho scelto essendo meramente il risultato del migliore adattamento all’ambiente circostante. Ancora una volta colpa dell’istinto di autoconservazione.

Pur essendo in salute e non essendo particolarmente depresso (rispetto al passato questo non è niente) avvolte penso in maniera razionale che la morte sarebbe un atto di grazia, piuttosto che avere anche successo ma in un mondo tanto orrendo.
Il mondo per me è bello da un punto di vista distaccato, amo scoprire ogni giorno qualcosa di nuovo e vedere come, pur con alti e bassi, l’umanità bene o male faccia dei passi avanti per rendere la vita di tutti sempre un po’ migliore. Ma da un punto di vista individuale è un inferno.

Dovrei vergognarmi a scrivere alcune di queste cose ma in fondo anche questa è parte della realtà in cui tutti noi viviamo e io non sono l’unico ne il peggiore. Tuttavia non so cosa spero di trovare qui, le persone mi hanno sempre ignorato, ora dovrebbero solo disprezzarmi.
Non penso di essere neanche più capace di instaurare una relazione basata sulla condivisione di cose come quelle che ho scritto ora. Probabilmente non sono più recuperabile e non vedo perché a qualcuno dovrebbe fregare, e anche fosse cosa potrebbe fare per me.
  • 3

Stay human.
Avatar utente
Themis
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 12
Iscritto il: 10/03/2017, 15:16
Località: Toscana
Genere: Maschile

Rapporti sociali, necessari ma spesso dannosi

Messaggioda Ensō » 02/08/2018, 4:30



Ciao Themis,

sai qual'è stata la mia prima impressione, sempre che possa avere un minimo di validità? Di avere di fronte una persona molto profonda che non fa le cose giusto per farle, aperta a nuove esperienze e che è animata da grandi valori e aspirazioni.
Forse, a volte, ci rifugiamo nella superficialità per non guardare il mondo in faccia, preferendo chiudere gli occhi affinché la luce della realtà non ci abbagli.
  • 2

Avatar utente
Ensō
Amico level nineteen
 
Stato:
Messaggi: 954
Iscritto il: 26/09/2016, 7:30
Località: Lombardia
Citazione: La vita non è né brutta né bella, ma è originale.

"La coscienza di Zeno" Italo Svevo.
Genere: Maschile

Rapporti sociali, necessari ma spesso dannosi

Messaggioda NaturalKiller » 03/08/2018, 17:40



Benvenuto Themis, mi fa piacere leggere che nonoatante la tua situazione individuale tu continui a guardare con positività all'incessante progresso dell'umanità che come giustamente dici ha sempre slinto a migliorare le nostre condizioni di vita durante tutta la storia dell'uomo. Ora pensa che quella stessa umanità è composta da tantissime persone, ognuna certamente con dei difetti ma al contempo nel suo piccolo in grado di migliorare un po la vitadi chi le sta intorno. Questa è una cosa bellissima che tutti possiamo fare per dare valore alle nostre vite, e nel momento in cui scopriamo in chi ci sta accanto la stessa volontà benevola riusciamo a creare legami solidi e preziosi. Spero chr tu, ed estendo la speranza a tutti i qui presenti, possa circondarti delle persone giuste che ti facciano tornare fiducia nei rapporti umani e nel lato migliore che ognuno di noi racchiude in sé. :lol:
  • 0

Avatar utente
NaturalKiller
Amico level ten
 
Stato:
Messaggi: 479
Iscritto il: 29/09/2016, 20:22
Località: Genova
Occupazione: Studente in crisi
Citazione: Sleep my friend and you will see that dream is my reality
Genere: Maschile


Torna a Forum sull'Amicizia e sulle Relazioni sociali

Chi c’è in linea in questo momento?

Visitano il forum: Nessuno e 6 ospiti

Reputation System ©'