È una bella domanda
Sapere di essere apprezzati per come si è
Sapere che ci sono Amici che ti ascoltano
Il 'ruolo' di amico non è facile. Io li ho ma non mi reputo un buon amico
Adamas ha scritto:È una bella domanda. Sebbene abbia imparato le regole di questa società e cerchi di muovermi con buonsenso non mi è facile stabilire una connessione profonda con qualcun altro e questo non perché io non senta empatia, è vero il contrario.
Adesso purtroppo/per fortuna la mia naturale predisposizione a prendermi cura degli altri è stata mitigata dalle esperienze difficili che ho incontrato sulla mia strada.
Dentro, ormai l'ho riposto nel profondo, ho un vulcano che esplode e mi fa percepire le azioni, emozioni, sentimenti degli altri e miei in maniera amplificata.
Razionalmente so come gli esseri umani fanno amicizia, come la coltivano, insomma "come funziona" ma emotivamente e nel profondo sono esausto. Questo non significa che ho un atteggiamento cinico o addirittura malevolo nei confronti del prossimo, cerco di comportarmi sempre al meglio.
Ma sebbene una parte di me desideri un'amicizia vera, un'altra parte è stanca, davvero tanto stanca di dover fare tutti questi slanci verso un "muro" se va bene, una sanguisuga se va male.
Attenzione io non giudico male gli altri. Sicuramente è che non ci capiamo, siamo programmati in modo diverso. Quindi è ovvio che nascano incomprensioni ed alla lunga rimangano solo gli "amici" che hanno un interesse pratico.
Ho diversi conoscenti ed alcuni amici, a volte, in passato, per brevi attimi mi è sembrato che potessimo davvero avere qualcosa in comune e che tenessero davvero a me... È finita malissimo.
Con gli amici che ho mi comporto "secondo le regole", sono brave persone, i nostri rapporti rimangono entro insiemi che possono comprendere ed in cui si trovano a loro agio e così le cose "vanno bene".
Attenzione, mi rendo conto che sono in prima battuta io che devo mettere a punto "il mio motore" e ci sto lavorando, sono anni che ci sto lavorando e và meglio che in passato. So di non avere nulla di sbagliato, ma al contempo se gli altri non sono in grado di comprendermi cerco io di comprendere il loro modo di ragionare e di comportarsi per essere più felice ed avere una vita migliore. Non desidero tradire me stesso, piuttosto trascendere il mio personale universo per raggiungere una consapevolezza maggiore.
Non perdo la speranza che le cose possano cambiare ma ora non ho comunque una grande paura di essere "solo". Sto bene con me stesso.
Probabilmente ciò che mi manca è qualcosa che non ho mai avuto... Può mancarti qualcosa che non hai mai avuto?
Sembra la sindrome dell'arto fantasma che colpisce alcune persone con disforia di genere...
crociato ha scritto:Adamas ha scritto:È una bella domanda. Sebbene abbia imparato le regole di questa società e cerchi di muovermi con buonsenso non mi è facile stabilire una connessione profonda con qualcun altro e questo non perché io non senta empatia, è vero il contrario.
Adesso purtroppo/per fortuna la mia naturale predisposizione a prendermi cura degli altri è stata mitigata dalle esperienze difficili che ho incontrato sulla mia strada.
Dentro, ormai l'ho riposto nel profondo, ho un vulcano che esplode e mi fa percepire le azioni, emozioni, sentimenti degli altri e miei in maniera amplificata.
Razionalmente so come gli esseri umani fanno amicizia, come la coltivano, insomma "come funziona" ma emotivamente e nel profondo sono esausto. Questo non significa che ho un atteggiamento cinico o addirittura malevolo nei confronti del prossimo, cerco di comportarmi sempre al meglio.
Ma sebbene una parte di me desideri un'amicizia vera, un'altra parte è stanca, davvero tanto stanca di dover fare tutti questi slanci verso un "muro" se va bene, una sanguisuga se va male.
Attenzione io non giudico male gli altri. Sicuramente è che non ci capiamo, siamo programmati in modo diverso. Quindi è ovvio che nascano incomprensioni ed alla lunga rimangano solo gli "amici" che hanno un interesse pratico.
Ho diversi conoscenti ed alcuni amici, a volte, in passato, per brevi attimi mi è sembrato che potessimo davvero avere qualcosa in comune e che tenessero davvero a me... È finita malissimo.
Con gli amici che ho mi comporto "secondo le regole", sono brave persone, i nostri rapporti rimangono entro insiemi che possono comprendere ed in cui si trovano a loro agio e così le cose "vanno bene".
Attenzione, mi rendo conto che sono in prima battuta io che devo mettere a punto "il mio motore" e ci sto lavorando, sono anni che ci sto lavorando e và meglio che in passato. So di non avere nulla di sbagliato, ma al contempo se gli altri non sono in grado di comprendermi cerco io di comprendere il loro modo di ragionare e di comportarsi per essere più felice ed avere una vita migliore. Non desidero tradire me stesso, piuttosto trascendere il mio personale universo per raggiungere una consapevolezza maggiore.
Non perdo la speranza che le cose possano cambiare ma ora non ho comunque una grande paura di essere "solo". Sto bene con me stesso.
Probabilmente ciò che mi manca è qualcosa che non ho mai avuto... Può mancarti qualcosa che non hai mai avuto?
Sembra la sindrome dell'arto fantasma che colpisce alcune persone con disforia di genere...
Forse analizziamo troppo e forse questo ci fa perdere un po' di sana spontaneità. Ciò che per noi è regola ed interpretazione, per altri forse è sempre e solo naturale ed istintivo. Quasi come fossimo alieni in cerca di comprendere e replicare il comportamento umano.
E no, non credo stiamo tradendo noi stessi, anzi. Siamo fatti proprio così.
L'Astronomo Incompreso ha scritto:mi sarei sentito (sbagliando) uno "sfigato" perche' e' stato sempre mio desiderio essere un ragazzo tosto, "figo". Mentre crescevo e facevo nuove esperienze di questo tipo mi rendevo conto che anche se fumare roba forte e bere mi faceva sentire piu' "figo" e accettato dagli altri non ero felice.
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