da MetalMannaro » 28/01/2018, 17:47
Ecco il vero motvo per cui io sono qui: non ho amici.
Ma non è sempre stato così: ora ho 30 anni e fin da quando ero adolescente ho avuto molti amici.
Li ho sempre selezionati in modo particolare, perchè non ho mai sopportato le persone "poco dotate di intelletto", e fino al 2014 avevo quelli che credevo fossero gli amici che sarebbero durati per una vita intera.
Ci conoscevamo e frequentavamo da più di 10 anni e pensavo che tutto sarebbe andato per il meglio.
Poi un giorno, dall'oggi al domani, mi sono trovato improssivamente senza più nessuno, per via di uno screzio con due di quelli che io ritenevo i miei migliori amici.
Loro hanno poi convinto tramite bugie e nefandezze, gli altri nostri amici in comune, che io non fossi una "brava persona". Mi hanno calunniato in modo da mettermi in cattiva luce. Io non sono stato in grado di difendermi: era la mia parola contro quella di due persone, approfittando del fatto che in quel periodo, non stavo bene per colpa di alcune cure mediche (di cui ho scritto più in basso).
Così mi sono trovato senza più nessuno, spariti con un soffio di vento.
Per fortuna ho sempre avuto la mia ragazza che mi ha sostenuto e che mi è stata accanto. A lei devo TUTTO.
Poi la tragedia.
Quello che io ho sempre considerato il mio migliore amico (che non era uno di quei due che mi ha infamato), quello con cui ho fatto per tanti anni teatro, arti marziali, bevute e giochi da tavolo insieme, si è suicidato in una mattina di fine febbraio del 2016.
Io sono ancora distrutto da quel gesto. Non mi sono ancora ripreso e non credo potrò mai riprendermi.
Mi manca terribilmente. Era una persona che aiutava tutti quanti, sul serio. Forse troppo: per me si è snaturato pur di far sentire meglio chi aveva vicino.
Negli anni passati, io e tutti gli altri amici che avevamo in comune, abbiamo cercato di aiutarlo in tutti i modi, poichè vedevamo la sua depressione, sebbene la nascondesse sotto risate e sorrisi. Lo conoscevo molto bene, troppo bene. Tanto che mi confidai con alcune persone, dicendo che prima o poi lo avremmo trovato appeso da qualche parte. Così è stato, come in una profezia. Tramite un nostro amico medico (siamo cresciuti tutti insieme), tra le tante cose lo abbiamo anche fatto parlare con una ragazza che faceva la psichiatra, ma nulla, un giorno ha scelto di morire.
Io putroppo posso capire cosa lui abbia provato, poichè due anni prima, io stesso per colpa di alcune medicine (di cui ho scritto sopra e che dovevano essere innocue e che dovevano curare un problema fisico, non mentale, poichè non ne ho mai avuti), mi provocarono scompensi nel comportamento: ero diventato paranoico, depresso, ansioso e con la paura anche di mettere il naso fuori di casa. Piangevo in continuazione e volevo solo dormire.
Per fortuna, ho avuto barlumi di lucidità e la forza per capire che non ero io quella persona, ma era colpa delle medicine.
Una volta che ho smesso di assumerle, sono tornato normale nel giro di qualche giorno dalla fine dell'assunzione.
Ero diventato itterico e i valori del fegato erano sballati, ma mi sono ripreso bene fisicamente, anche se mentalmente qualche "cicatrice" me l'hanno lasciata.
Mi sono bastate quelle settimane in quella condizione per capire quanto lui possa aver sofferto per ANNI interi (tra l'altro aveva pure problemi ai reni, e pochi giorni prima di uccidersi, la sua nefrologa gli disse che doveva sottoporsi alla dialisi, in attesa di un trapianto).
Ma questo non lo giustifica affatto. Ha portato in un mondo di tristezza i suoi genitori, la sorella, i suoi amici, me compreso.
Il suidicio è la risposta più sbagliata che si possa avere.
Lo so che non basta "rimboccarsi le maniche", ma che bisogna seguire una terapia per ristabilirsi. Si deve fare un percorso personale di rinascita.
Il problema è l'immobilità, che io stesso percepisco.
Io ora dovrei fare alcune cose, ma mi ritrovo qui, a scrivere su questo forum, invece di fare il mio dovere.
Mi sento immobile.
Non ho istinti suicidi, è una cosa che aborro e che -per fortuna-, non è nella mia natura, perchè non riesco ad arrendermi di fronte a nulla.
Cado e mi rialzo. Sempre.
Solo che ogni volta è sempre più dura.
In questo momento, ho la sensazione che per alzarmi, dovessi spingere un masso che so di poter spostare, ma che richiede uno sforzo tale che mi costringe a dover prendere una pausa "a mezza strada" tra lo stare a terra e rimettermi eretto, lasciandomi fermo, mandando tutti i miei sforzi precedenti a quel paese, dovendo ricominciare tutto da capo per l'ennesima volta.