LA FITOTERAPIA NELLA CURA DELLE MALATTIE DELLA BOCCA

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LA FITOTERAPIA NELLA CURA DELLE MALATTIE DELLA BOCCA

Messaggioda Royalsapphire » 19/03/2015, 17:20



A cura di Anna Paola Tortora, con la consulenza del Prof. Saverio Giovanni Condò, Università di Roma Tor Vergata

La fitoterapia rappresenta una valida alternativa alla medicina di sintesi per combattere alcune malattie della bocca. Più in particolare, le piante e la fitoterapia sono efficaci per le patologie delle mucose e per combattere i mal di denti. Per quanto riguarda la struttura dura del dente, invece, non esistono preparati curativi; esistono però piante ricche di fluoro (come il tè verde) che, specialmente durante l’infanzia e in concomitanza del periodo in cui si formano i denti, possono aiutare a prevenire o combattere la carie.

PATOLOGIE DELLA BOCCA E CURA FITOTERAPICA

Afte
L'afta è un'ulcerazione superficiale della mucosa della bocca, talora multipla, circondata da un alone infiammatorio. E' molto dolorosa ed è di eziologia incerta, sembra sia determinata da disturbi della digestione, da alimenti o da farmaci, da carenza di ferro e da situazioni stressogene. E' frequente nei bambini e spesso si risolve con la crescita.
Le afte sono delle piccole lesioni della parete mucosa che ricopre la bocca, talvolta molto fastidiose quando non dolorose; possono presentarsi in modo isolato oppure in numero più o meno ingente, nel quel caso si parla di stomatite aftosa. Sono vari e generalmente validi i rimedi che la natura mette a disposizione sia per alleviare il dolore che per accelerare la guarigione della ferita, con preparati a base di diverse piante.
L’aloe vera viene frequentemente utilizzata nella cura delle lesioni della bocca per la sua capacità naturale di cicatrizzare immediatamente qualsiasi escoriazione provocata sulle sue foglie. L’aloe vera è ricca di mucillagini, componenti in grado di creare una specie di film protettivo sulla pelle e che svolgono azione antidolorifica e antinfiammatoria. Impacchi a base di aloe (componente principale anche di noti farmaci di sintesi contro le afte venduti in farmacia) oltre a creare una pellicola protettiva sulla lesione ad impedire la contaminazione da parte di agenti esterni, hanno proprietà lenitive e calmano immediatamente il dolore provocato dalla lesione. Dalla pianta è possibile estrarre due diversi preparati:

• il succo (amaro e giallastro) si ottiene tagliando e spremendo le foglie esterne, il liquido che ne esce viene poi fatto bollire per aumentare la sua concentrazione;
• Il gel – più indicato per la bocca – si estrae direttamente dalla foglia facendo fuoriuscire il liquido denso contenuto al suo interno, ricco di mucillagini. Successivamente è sufficiente applicarlo sull’afta per ottenere miglioramenti. Il gel di aloe è indicato anche nella cura di ulcere della bocca e gengive doloranti.
Utile contro le irritazioni e le lesioni delle mucose della bocca è la malva – anch’essa ricca di mucillagini e dalle proprietà analgesiche e antinfiammatorie. Spennellature di un composto a base di malva aiutano a combattere le afte: il decotto si può facilmente ottenere facendo bollire 50 g di fiori di malva secchi in un litro d’acqua per 20 minuti.
Efficace contro le afte è anche la tintura madre ricavata dalla calendula: toccature con un batuffolo d’ovatta imbevuto di una soluzione composta dalla 10 ml di tintura madre (TM) calendula, 5 ml di TM iperico e 15 di soluzione fisiologica, aiutano la guarigione della lesione. Sempre contro le afte sono efficaci le tamponature con il succo fresco di origano mediante un batuffolo d’ovatta imbevuta.

Gengive infiammate e gengiviti
La gengivite è provocata dal ristagno di batteri nel solco gengivale tra il dente e il colletto della gengiva. Provoca gonfiore, rossore e gengive doloranti. La patologia è reversibile e, fino al punto in cui non supera un certo stadio, ci si può avvalere delle piante per la sua cura. Se non curata, la gengivite degenera in parodontite e in questo caso bisognerà ricorrere all’odontoiatra e alla chirurgia. Ottimi rimedi provengono dalla natura: fitoterapici antisettici, capaci di uccidere o sedare i batteri responsabili della gengivite o di combattere il dolore e l’infiammazione. Sono moltissime le piante in grado di combattere questa patologia, alcune delle quali oggi difficili da trovare in erboristeria. Le più comuni e facilmente reperibili sono quelle sottoriportate.
La calendula è molto utile anche per contrastare il fastidio provocato dalle infiammazioni delle gengive: passare sulla parte interessata dell’ovatta imbevuta di una soluzione composta da 30 gocce di TM diluite in mezzo bicchiere d’acqua può calmare il rossore e il dolore.
Oltre alla già citata aloe vera, efficace contro la gengivite è l’altea: la pianta è ricca di mucillagini, amido, flavonoidi e tannini e per questo ricca di proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Sciacquare la bocca con un decotto ottenuto facendo bollire 40 grammi di radice essiccata per 5 minuti è un rimedio indicato nel caso di gengivite e ascessi dentari.
Per combattere le irritazioni di gengive delicate è particolarmente indicato un impacco a base di malva: 50 g di foglie della pianta vengono fatte bollire per 5 minuti in 200 ml di latte e successivamente usate per tamponare le gengive.
Infine la centella asiatica (detta anche erba tigre) ha proprietà cicatrizzanti, rigeneranti, vasococostrittrici e toniche e per questo viene utilizzata nella cura di gengive delicate, doloranti o arrossate.

Alitosi
L’alitosi è il cattivo odore del fiato causato dalla presenza di batteri volatili all’interno del cavo orale. Per contrastarla è possibile utilizzare metodi naturali come collutori e preparati che combattono l’azione dei batteri e conferiscono all’alito un buon profumo.
In primis da segnalare sono i vari utilizzi della menta piperita: la pianta in odontoiatria viene utilizzata come aromatizzante, antisettico, analgesico e anestetico locale. Sono proprio le prime due proprietà ad essere particolarmente efficaci contro l’alitosi. Tra i preparati a base di menta piperita:
• Decotto di menta: 60 g di foglie essiccate si lasciano bollire per 5 minuti in un litro d’acqua e, dopo aver filtrato e fatto raffreddare il tutto, la soluzione viene adoperata per sciacqui e gargarismi. • Collutorio: versare un cucchiaio di olio di menta piperita in mezzo litro d’acqua bollente, lasciare raffreddare e poi utilizzare come soluzione per sciacqui.
• Per le alitosi più gravi è consigliato un infuso ottenuto versando 30 g di foglie secche insieme a qualche goccia di essenza di menta piperita in un litro di vino bianco; dopo aver lasciato macerare il tutto per 48 ore e aver filtrato, bisognerà utilizzare la soluzione per sciacquare più volte la bocca.
Anche la salvia e il rosmarino aiutano a combattere l’alitosi grazie alle loro proprietà antisettiche. Strofinare le gengive con le foglie della salvia è un buon rimedio contro l’alito cattivo ma ancora più efficace si rivela un infuso ottenuto mescolando 45 g di foglie di salvia, 20 g di rosmarino, 10 g di radice valeriana, 15 g di basilico e 10 g di menta in 150 ml di acqua: dopo aver fatto riposare, filtrato e fatto freddare è consigliato sciacquare la bocca con il preparato.

Carie
La carie è una malattia del tessuto duro del dente dovuta all’azione dei batteri contenuti nella placca che, con il passare del tempo, va ad attaccare anche la polpa distruggendo il dente. La fitoterapia non può guarire dalla carie ma può alleviare il dolore che essa comporta.
Un rimedio interessante è quello a base di origano: la pianta, nota per le sue proprietà antisettiche, antinfiammatorie e antidolorifiche, è particolarmente adatta per combattere il dolore causato dai denti cariati e il mal di denti in generale. Per trovare sollievo è sufficiente spingere nella cavità del dente cariato un batuffolo d’ovatta impregnato con olio d’origano per calmare e far sparire definitivamente il dolore.
Un analgesico molto forte è il chiodo di garofano: i preparati in tintura alcolica a base di questa pianta possono essere usati esternamente come antidolorifici e antibiotici nel trattamento della carie. Introdurre un chiodo di garofano nel foro provocato da una lesione cariosa infatti aiuta a combatterne il dolore che essa procura.
Anche qualche goccia di tintura madre pura di calendula, in piccola quantità, può essere usata come antidoto al dolore provocato dalle carie.


Herpes labiale
Che cos’è
L'herpes si manifesta con un'eruzione vescicolare su base eritematosa, molto frequente, causata da un virus. Questi elementi vescicolari sono tipicamente raggruppati a grappolo, sono preceduti da bruciore e prurito. La caratteristica di questo virus è che non conferisce immunità, perciò esiste una recidiva delle lesioni.

Manifestazioni
edi elettive sono le labbra, la zona intorno alle narici e, a volte, l'occhio, la mucosa oro-faringea e le zone genitali.I fattori scatenanti l'herpes sono vari. Può manifestarsi in concomitanza di uno stato febbrile, causato da influenza o da una malattia infettiva, si presenta di conseguenza a disturbi digestivi, all'esposizione ai raggi solari e al ciclo mestruale. Stress psichici e sforzi fisici esagerati possono stimolarne la comparsa.

Terapia
Normalmente queste vescicole si risolvono, senza esiti, entro una settimana. La terapia viene fatta con creme antivirali per uso topico e, nei casi più gravi e persistenti il medico può prescrivere antivirali per uso orale.

L’herpes labiale è una lesione che si manifesta sulle labbra ed è causata da un virus (herpes simplex virus). Oltre a problemi di tipo estetico, l’herpes porta con sé dolore e fastidio. Sono varie le piante che possono alleviare questi sintomi e accelerare il processo di guarigione dell’herpes.
Il limone, frutto medicinale per eccellenza che trova applicazione anche nella cura di afte e nella pulizia dei denti, è efficace anche contro l’herpes: il limonene, presente negli oli essenziali dei frutti del genere Citrus, grazie alle sue particolari capacità antivirali, è molto utile anche nella cura della lesione in questione. Da evitare l’esposizione al sole successivamente al trattamento.
Altro rimedio all’herpes è la malaleuca (o tea tree, detto anche albero del tè): l’olio essenziale estratto dalle foglie della pianta, tea tree oil, ha proprietà antivirali e antinfettive (germicida, battericida e fungicida) ed è un buon analgesico. Trova impiego in svariate patologie del cavo orale come anche nella cura dell’herpes: la sua azione risulta molto efficace se tempestiva. Tamponature della parte interessata al primo stadio di formazione dell’herpes, attenuano il dolore e limitano lo sfogo facilitandone la guarigione.

LA TERAPIA OMEOPATICA PER L’HERPES
A cura di Marta Chiappetta

L’Herpes simplex tipo 1 e 2 e l’herpes zoster sono due degli otto virus che fanno parte del gruppo degli Herpes virus umani. La loro caratteristica è quella di provocare un’infezione che si annida nell’organismo che li ospita restando latente per poi riattivarsi in forma evidente anche dopo molti anni, approfittando dei momenti di stress e debilitazione dell’ospite.
L’herpes simplex colpisce la cute e le mucose e ha due principali localizzazioni, le labbra e i genitali, a seconda del tipo di virus dal quale è sostenuto.

L’herpes simplex tipo 1 (HSV-1) causa una malattia infettiva molto comune denominata herpes labiale. L’infezione viene contratta nell’infanzia per contatto interumano attraverso i baci, il sangue o la saliva.
Circa il 90% della popolazione adulta è entrata in contatto con il virus. Dopo il contagio, che può avvenire in modo asintomatico, l’infezione raggiunge i gangli nervosi (addensamenti di cellule nervose disposte lungo i nervi del sistema nervoso centrale o periferico) che innervano l’area infetta. Nella fase della riattivazione il virus cresce nuovamente e attraverso i gangli raggiunge la cute o la mucosa nello stesso punto della precedente manifestazione infettiva.
Le recidive del virus si manifestano in presenza di condizioni che riducono la risposta immunitaria del corpo come stress fisico e psichico, mestruazioni, gravidanza o sbalzi ormonali, disturbi gastrointestinali, influenza e raffreddamento. Un’altra causa nota è l’esposizione ai raggi solari o al freddo.
L’herpes labiale si manifesta con la comparsa di piccole vescicole dolorose raggruppate in grappoli (comunemente definite “febbri”) localizzate sul margine della mucosa delle labbra. L’eruzione è preceduta da bruciore, prurito e fastidio. Spesso compaiono anche febbricola e tumefazione dei linfonodi cervicali. Le vescicole hanno un contenuto inizialmente sieroso che diventa purulento in seguito; nella fase finale si rompono ed evolvono in croste bruno-giallastre che non lasciano cicatrici. La guarigione completa avviene in circa dieci giorni.

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L’herpes genitale è un’infezione causata dall’herpes simplex tipo 2 (HSV-2) che si trasmette prevalentemente per contatto venereo e si presenta più frequentemente nel sesso femminile. La maggior parte degli individui non sa di aver contratto il virus poiché non manifesta nessun sintomo al momento della prima infezione e non ha quindi modo di evitare di contagiare una persona con la quale entra in un intimo contatto. I sintomi dell’infezione primaria sono più acuti e gravi rispetto alle recidive. Il virus si manifesta con la comparsa di vescicole raggruppate e vicine tra loro che si aprono formando delle ulcere dolorose. La sede dell’infezione sono i genitali, il retto, le cosce e le natiche.
L’eruzione è accompagnata da febbre alta, malessere, prurito, bruciore, disturbi urinari, tumefazione dei linfonodi inguinali, leucorrea, spossatezza, difficoltà nella defecazione. I sintomi possono durare fino a venti giorni e nella fase finale le lesioni evolvono in croste senza alcun esito cicatriziale.
Come per la forma labiale, anche nella forma genitale il virus resta latente nell’organismo. La riattivazione produce sintomi più lievi e brevi rispetto alla fase primaria e si presenta con prurito nella zona genitale, bruciori al glande e al prepuzio (nell’uomo) e alle piccole e grandi labbra (nella donna) mentre le vescicole dolorose compariranno nelle zone colpite dall’infezione precedente.
Sia nell’uomo che nella donna è presente dolore durante il coito.
Molte persone sono soggette a recidive frequenti dovute a fattori scatenanti specifici quali forti stress fisici ed emotivi, fase mestruale, brusco calo delle difese immunitarie.

L’herpes zoster, meglio conosciuto come “fuoco di Sant’Antonio” è una dermatosi di origine virale causata dallo stesso virus della varicella zoster (VZV) che fa parte della famiglia degli Herpes virus.
La varicella rappresenta l’infezione primaria che, una volta comparsa, produce un’immunità permanente e quindi non può essere nuovamente contratta. A seguito della varicella il virus rimane latente nell’organismo e si annida nelle cellule nervose. In particolari condizioni il virus si riattiva raggiungendo la sede cutanea innervata dal ganglio nervoso dove si era nascosto.
Il contagio del virus avviene per via aerea o per contatto diretto con le vescicole ma può scatenare esclusivamente la varicella nei soggetti che non l’hanno avuta in precedenza. L’infezione si manifesta con chiazze edematose su cui compaiono vescicole che si dispongono a grappoli formando una “cinta di fuoco”: da questa caratteristica deriva il termine zoster che significa, appunto, cintura.
Le comparsa delle vescicole è accompagnata da intenso prurito e dolore vivo e urente dovuto all’infiammazione del nervo coinvolto nella lesione. L’eruzione dura dalle due alle quattro settimane ed è preceduta da malessere generale, febbre, disturbi gastrointestinali e dolori nevralgici. Il liquido contenuto nelle vescicole è prima limpido e poi purulento, a volte anche emorragico. In seguito compaiono le croste che nella fase finale cadono lasciando delle piccole chiazze cutanee.
Le lesioni compaiono sempre in un solo lato del corpo e nelle zone corrispondenti alle radici nervose maggiormente colpite dal virus ovvero i nervi intercostali (zoster toracico) e il nervo trigemino (zoster oftalmico). Possono interessare anche il viso, il bacino, la nuca e le braccia.
La malattia colpisce in particolare le persone adulte e si riattiva in seguito ad intossicazioni, infezioni, malattie del sistema nervoso centrale e in tutte quelle condizioni di grave debilitazione organica legata a forti stress psicofisici. I soggetti molto indeboliti possono manifestare una grave e dolorosa nevralgia post –erpetica, soprattutto in età avanzata.

Tutte le manifestazioni descritte per le tre differenti forme di herpes hanno una chiave comune, la riattivazione del virus legata a forti stress emotivi.
Il fenomeno non deriva esclusivamente dal brusco calo di difese conseguente al periodo stressante ma anche dal significato simbolico racchiuso in quell’evento emotivo specifico. L’Herpes simplex, ad esempio, rappresenta il bisogno di una pausa dopo un forte coinvolgimento, sia nell’ambito affettivo che in quello lavorativo.
La forma labiale si presenta in tutte quelle situazioni nelle quali il soggetto si è completamente immerso con amore, energia e passione ma dove non c’è stato spazio per una pausa fondamentale per il recupero delle energie. Il virus può riattivarsi, ad esempio, all’inizio di una storia d’amore o mentre si è in una fase di cambiamento che sottopone la persona ad un “surmenage energetico”.
La valenza simbolica dell’herpes è dimostrata anche dalle zone del corpo che il virus “sceglie” per manifestarsi: le labbra e i genitali sono sede di scambi stretti e intensi. Nel momento in cui il coinvolgimento emotivo è molto forte il virus avverte il soggetto rendendo manifesto il problema e utilizzando il dolore come un segnale per rallentare. Il bruciore e il prurito rappresentano, invece, l’eccesso di energia impiegata.
La forma labiale può simboleggiare differenti situazioni emotive importanti tra le quali il lutto; chi ha subito una grave perdita manifesta con l’infezione la rabbia e il dolore profondo che non sono stati esternati con il pianto e le parole.
L’herpes genitale, per la sua localizzazione specifica, ha una chiara origine emotiva legata alla sessualità e alla coppia. L’infezione può anche rappresentare una carica erotica inespressa ma più spesso è legata ad un conflitto presente nella relazione di coppia, ad un disagio non accolto e sciolto che viene “covato” dentro generando dolore, tristezza e turbamento.
L’iter sintomatologico dell’herpes zoster svela la sua valenza simbolica. L’infezione latente corrisponde ad un conflitto profondo rimosso dalla coscienza che riemerge, improvvisamente e in maniera violenta, quando nella vita di quella persona accade qualcosa legata a quel vecchio conflitto: una passione non corrisposta, una separazione non elaborata, una contrarietà inespressa, una routine matrimoniale insostenibile, un prolungato abuso di pazienza e tolleranza. Lo zoster, approfittando di un momento in cui le difese abbandonano il controllo, trova il modo di far emergere quel conflitto attraverso un “urlo di fuoco” che viene dal profondo.
Anche la sede del corpo colpita dal virus ha un preciso significato: se l’eruzione appare sul volto il conflitto è legato all’ambito creativo e professionale, se esso rappresenta la sfera nella quale il soggetto si identifica di più. Se viene colpita la zona toracica il vissuto traumatico si riferisce all’ambito affettivo e sentimentale mentre la zona addominale è legata al mondo degli istinti, della sessualità e dell’aggressività.
Il soggetto tipico che si ammala di herpes zoster è colui che non ha elaborato vissuti ed eventi negativi. In genere sono persone che hanno una grande difficoltà ad esprimere il dolore, le mancanze, il disagio e le emozioni profonde.
Nella recidiva il virus riattiva uno schema inconscio latente e cristallizzato da molto tempo, ecco perché l’infezione compare spesso nella seconda metà della vita di una persona.

I fenomeni erpetici possono manifestarsi in maniera sporadica o essere ricorrenti affliggendo il paziente con continue recidive come spesso accade, ad esempio, nell’herpes genitale.

I rimedi omeopatici

Il trattamento omeopatico interviene in modo diverso rispetto alla terapia allopatica: i rimedi non agiscono solo sulla sintomatologia ma consentono di evitare la manifestazione erpetica, di ridurne la durata e di prevenire la recidiva.

Rimedi per l'herpes labiale
L’herpes labiale può essere trattato sia nella fase iniziale che nella piena fase acuta dell’eruzione.
Nella fase iniziale e come prevenzione il rimedio indicato è Vaccinotoxinum che va somministrato in una dosa unica (200 CH).
Apis mellifica è il rimedio adatto alla fase prevescicolare dell’herpes simplex, quando compare un senso di pizzicore associato ad una lieve tumefazione rosata. I dolori sono pungenti e brucianti e si aggravano con il caldo e il contatto e migliorano con le applicazioni fredde. La sua azione è rapida ma breve ed è consigliabile utilizzare potenze non troppo basse (9 o 15 CH) da assumere con frequenza diradando le somministrazioni in base al miglioramento.
Rimedi sintomatici:
Cantharis viene utilizzato quando l’herpes labiale bolloso compare dopo l’esposizione prolungata ai raggi solari. Le vescicole si manifestano sul viso e attorno alle labbra e sono pruriginose e brucianti al tocco. Il sintomo si aggrava con il contatto e migliora con le applicazioni fredde come apis.
Rhus toxicodendron è il rimedio d’elezione nella cura dell’herpes, sia per il simplex che per lo zoster. Nella forma labiale viene utilizzato per l’eruzione caratterizzata da vescicole “a capocchia di spillo” disposte su fondo arrossato, accompagnate da dolore e prurito che peggiora grattandosi. Il rimedio cura le infiammazioni cutanee molto severe anche a livello dei genitali maschili e femminili.
Graphites si prescrive per quella forma di herpes doloroso e bruciante con secrezione di liquido giallastro e vischioso simile al miele; spesso compare nella fase premestruale. Il soggetto è triste, stitico e obeso e tutti i sintomi peggiorano con il calore.
Sepia interviene nella forma labiale recidivante che compare periodicamente durante la mestruazione o nella fase premestruale. Per questa azione specifica viene solitamente utilizzata una potenza più alta, la 30 CH.
Se la lesione si infetta procurando dolorabilità al contatto viene prescritto hepar sulfur alla 30 CH. In questo rimedio le alte potenze servono ad arrestare la suppurazione.

Rimedi per l'Herpes genitale
Per la forma genitale possono essere utilizzati alcuni dei rimedi sintomatici descritti per la forma labiale come apis, rhus toxicodendron e graphites. La terapia omeopatica viene studiata principalmente per ridurre e affrontare le recidive.
Borax si prescrive per l’herpes genitale che si manifesta con piccole vescicole brucianti contenenti un liquido biancastro. Il rimedio è indicato per una persona ansiosa e aggressiva che sobbalza al minimo rumore e teme le malattie; spesso alterna depressione ad irritabilità.
Natrum muriaticum cura l’herpes labiale e quello genitale che compare soprattutto intorno all’ano. Le recidive sono scatenate da esposizione al sole, da stress, febbre, affaticamento e contrarietà. Il soggetto è rancoroso, fortemente depresso e non tollera di essere commiserato; rimugina sul passato e ha un umore mutevole. Nella donna la depressione si aggrava prima delle mestruazioni.
Croton tiglium interviene in presenza di ulcere genitali che contengono un liquido inizialmente trasparente e in seguito purulento. Quando le vescicole si rompono si coprono di una crosta giallastra. Il prurito è molto forte ma il paziente teme di grattarsi poiché la pelle è ipersensibile e il contatto provoca un forte dolore.
Le eruzioni che tendono alla suppurazione e all’ulcerazione vengono trattate con mercurius solubilis; le lesioni generano un forte prurito che peggiora la notte.
Sarsaparilla è utile nelle eruzioni erpetiformi umide localizzate principalmente nella regione genitale accompagnate da prurito generalizzato. Il soggetto è fortemente intossicato e ha reazioni deboli.

Rimedi per l'herpes zoster
Il trattamento omeopatico dell’herpes zoster prevede dei rimedi diversi in base alla fase per la quale vengono prescritti.
Molti dei rimedi descritti per il simplex sono adatti anche per lo zoster (cantharis, croton tiglium, rhus toxidodendron) mentre quello d’elezione per questa infezione è Thuya e va somministrato come terapia di fondo alla 30 CH due volte al giorno. Come per la forma labiale, anche per lo zoster è utile somministrare apis mellifica nelle prime fasi dell’eruzione caratterizzate da edema rosato con dolori trafittivi e brucianti che migliorano con le applicazioni fredde. Il rimedio può essere somministrato anche ogni 10 minuti nella fase acuta.
Arsenicum album si prescrive per i dolori brucianti con peggioramento notturno (tra l’1 e le 3) che migliorano con le applicazioni calde. Il paziente è debole, prostrato, ansioso e angosciato. Il rimedio è indicato anche per le forme di nevralgie e paralisi post-erpetiche.
Mezereum è uno dei rimedi maggiormente utilizzati nella cura dello zoster caratterizzato da vescicole brucianti contenenti liquido biancastro che evolvono in croste. Il disturbo si aggrava di notte con il contatto e la pressione. La localizzazione è prevalentemente facciale o intercostale. Il rimedio è indicato soprattutto quando i dolori tendono a cronicizzare.
Ranunculus bulbosus cura lo zoster caratterizzato da vescicole bluastre che si localizzano al torace accompagnate da forti nevralgie intercostali che perdurano anche dopo la fase acuta. I dolori sono trafittivi e peggiorano con il movimento, il contatto e la pressione.
Ai rimedi sintomatici descritti viene associato Hypericum perforatum. Il rimedio ha un’azione elettiva sui traumi delle terminazioni nervose che procurano dolori intensi (come mezereum), lancinanti e intollerabili lungo tutto il decorso del nervo che attraversa la zona colpita dall’eruzione.

È importante ricordare che le potenze descritte sono solo indicative; la prescrizione dei rimedi va sempre affidata al medico curante che stabilirà la terapia più adatta, sia per la forma acuta della malattia che per il trattamento delle recidive.

Bibliografia
- Demarque D., Jouanny J., Poitevin B., Saint- Jean V., Farmacologia e materia medica omeopatica, Tecniche Nuove, Milano, 1999
- AA.VV., Dizionario di psicosomatica, Edizioni Riza, Milano, 2007
- Istituto Riza di Medicina Psicosomatica, Dizionario pratico di omeopatia per la famiglia Vol.1: La patologie, Edizioni Riza, Milano, 2007;
- Brigo B., Omeopatia e dermatologia: prevenzione e trattamento delle affezioni cutanee, Tecniche Nuove, Milano, 2001
- AA. VV., Omeopatia: il medico risponde, Tecniche Nuove, Milano, 2006.


Bambini e dentizione
La dentizione nei bambini può essere una fase molto fastidiosa. Se la medicina di sintesi offre diversi rimedi per alleviare i fastidi – o il dolore – che provoca questo passaggio dell’infanzia, ve ne sono altrettanti per chi preferisce affidarsi alla fitoterapia.
L’altea ad esempio è ricca di mucillagini e le proprietà emollienti, antiedemigeni, antinfiammatorie di questo componente aiutano ad alleviare il dolore e a sfiammare le gengive irritate: per i più piccoli è consigliato masticare le radici della pianta per combattere il dolore dei denti nascenti.
Si possono strofinare le gengive dei piccoli con il rizoma di iris: anch’esso infatti ha proprietà antinfiammatorie grazie ai flavonoidi contenuti al suo interno. In più gli oli essenziali che si possono estrarre dalla pianta sono iperemizzanti: aumentando l’afflusso di sangue alla parte interessata, potenziano la circolazione e accelerano la guarigione dei tessuti malati.
La calendula – una pianta dai molti impieghi – trova applicazione anche come leggero antidolorifico nel processo di dentizione: toccature con la tintura madre prodotta con le foglie di calendula alleviano il dolore.
Anche la rosa rossa ha un’azione antidolorifica e antinfiammatoria: unendo la polvere della pianta al miele si ottiene un preparato dal nome miele rosato che può essere spalmato sulle gengive doloranti. La preparazione prevede 100 g di petali in infusione per mezz’ora a fuoco lento in 400 ml di acqua; una volta filtrato, nel liquido devono essere sciolti 650 g di miele. Sempre al miele può essere mescolato lo zafferano che può, a sua volta, essere utilizzato anche puro, sempre per combattere il dolore e le infiammazioni delle mucose.
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LA FITOTERAPIA NELLA CURA DELLE MALATTIE DELLA BOCCA

Messaggioda Royalsapphire » 19/03/2015, 17:41



TUMORI DELLA BOCCA: DIAGNOSI, CURA E PREVENZIONE
A cura di Maura Peripoli

La bocca è la prima parte dell’apparato digerente. È formata dalla lingua, gengive, guance, palato, labbra e denti e le strutture presenti al suo interno “servono” per farci alimentare. In Italia la cultura della prevenzione delle patologie del cavo orale è scarsamente diffusa anche a causa delle poche notizie che circolano in materia, ma i tumori della bocca sono piuttosto diffusi nella penisola. Generalmente le patologie colpiscono dai 40 anni in su. Molte di queste neoplasie sembrano essere di origine virale (papilloma virus detto HPV), legate a particolari abitudini sessuali e consumo di droghe, in particolare marijuana. Negli ultimi anni la percentuale dei pazienti che si sono ammalati di tumore alla bocca è aumentata: ogni anno, infatti, nel mondo vengono registrati circa 500.000 nuovi casi. In Italia questa tipologia di carcinoma rappresenta circa il 6% di tutti i tumori maligni con circa 13 nuovi casi ogni 100.000 abitanti per anno: ciò sta a significare che annualmente vengono “colpite” tra le 7.000 e le 8.000 persone e i decessi sono circa 3000; in 8 casi su 10, insorge nei fumatori e gli uomini si ammalano più facilmente rispetto alle donne. L’indice di mortalità risulta alto proprio perché questo tipo di cancro, nella maggior parte dei casi, viene diagnosticato in ritardo quando diventa difficile poter intervenire.

Tipologie di tumori del cavo orale
I tumori del cavo orale con quelli della laringe e faringe, rappresentano il circa 10% di tutte le neoplasie maligne negli uomini e il 4% nelle donne. Il tumore del labbro è più facilmente riscontrabile negli uomini, generalmente in quelli che hanno la carnagione chiara o in quelli che trascorrono molte ore al sole (gli agricoltori ad esempio o i pescatori). In totale rappresentano l’11% dei nuovi casi e l’incidenza di mortalità è dell’1%. La lingua è generalmente quella più colpita dalle neoplasie della bocca (30% dei casi totali) e questa patologia riguarda soprattutto gli accaniti fumatori e i frequenti consumatori di alcol. Negli ultimi anni l’incidenza di questa malattia si è ridotta per quanto riguarda gli uomini, mentre è aumentata la percentuale per le donne che oggi fumano di più di quanto non lo facciano gli uomini.

Fattori di rischio
Tra i principali fattori di rischio dei tumori del cavo orale si annoverano il fumo di sigaretta, l’eccessivo consumo di alcol e le infiammazioni croniche della bocca. Ma anche l’errato posizionamento di protesi dentarie e la scarsa igiene orale. Per quanto riguarda il labbro, come già accennato, l’eccessiva esposizione al sole. In occasione della terza edizione dell’Oral Cancer Day, organizzato dall'Associazione Nazionale Dentisti Italiani (12/9/2009), gli esperti hanno “dettato” le regole per una corretta prevenzione delle patologie del cavo orale. Ribadendo che una corretta igiene orale e stili di vita sani sono i presupposti “ideali” per impedire l’insorgenza della malattia, gli specialisti hanno suggerito queste regole:

- adottare un tipo di alimentazione ricco di frutta e verdura;
- evitare il fumo;
- non bere superalcolici con regolarità e vino fuori dai pasti;
- non associare nella quotidianità, fumo e alcol;
- controllare sempre che la bocca sia sana e curata e programmare visite costanti dal dentista;
- compiere periodicamente un autoesame della la bocca, prestando particolare attenzione alla lingua, alle guance e al palato;
- consultare tempestivamente uno specialista se in bocca compaiono lesioni come macchie o placche bianche e/o rosse, ferite croniche che non tendono a guarire, denti guasti e/o gengive gonfie o malate;
- le persone oltre i 40 anni (soprattutto di sesso maschile) che fumano e/o consumano quotidianamente alcolici e superalcolici o non hanno una bocca curata devono programmare ogni anno una visita di prevenzione.

I principali esami per individuare i tumori del cavo orale, in assenza di sintomi, sono l’ispezione e la palpazione del pavimento della bocca e della lingua. In linea generale, la sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi è del 52 per cento e oscilla tra il 79 per cento dei pazienti con tumori “confinati” alla sede di insorgenza e il 19 per cento dei pazienti con tumori metastatici. Proprio per aiutare i cittadini in questo percorso di autovalutazione, è disponibile in internet il sito http://www.obiettivosorriso.it nel quale è possibile consultare una video-guida realizzata da esperti del settore.

I giovani rischiano la vita più degli adulti a causa di fumo e alcol
Alcol e fumo, nemici giurati non solo della bocca, ma anche della vita. Un atteggiamento “malsano” è alla base di un’aspettativa e qualità di vita più basse, rispetto ad esempio a quella dei propri genitori. A lanciare l'allarme è Walter Ricciardi, Ordinario di Igiene e Medicina Preventiva presso l'Università Cattolica di Roma, in base ai dati emersi dalla presentazione del Libro Bianco dell'Osservatorio Nazionale sulla Salute della Donna (Onda). "In Danimarca" - ha spiegato l'esperto - "negli anni passati, si è registrata una diminuzione dell'aspettativa di vita per i fattori di rischio sopraelencati. Il governo ha quindi avviato campagne di prevenzione e sensibilizzazione e la situazione è andata migliorando; è anche vero che gli eccessi giovanili ci sono sempre stati, ma oggi l’eccessivo consumo di alcol e il fumo, vengono associati anche ad una situazione ambientale non favorevole e ciò peggiora di molto il problema. Se non si interviene tempestivamente, questi giovani tra 20 anni, avranno un’aspettativa di vita minore di quella dei propri genitori”.

Sintomi
I sintomi da tenere sotto controllo sono essenzialmente:
- placche bianche o rosse sul rivestimento interno della bocca;
- ulcere e ferite alla bocca che non guariscono;
- ferite o placche che assomigliano a delle verruche sulle labbra;
- mal di gola persistente;
- escrescenze su un labbro, sulla lingua o sul collo;
- difficoltà a masticare, a deglutire o a parlare;
- dolori alle orecchie o alla mascella.
Da tener presente anche che ferite, irritazioni o gonfiori alla bocca che persistono da più di due settimane, vanno tempestivamente esaminate da uno specialista. Nel caso di dubbio su eventuali lesioni precancerose, lo specialista provvederà alla biopsia orale e quindi preleverà una piccola parte del tessuto interessato (in anestesia locale) che verrà analizzato. La diagnosi precoce di tumore orale nella maggior parte dei casi, salva la vita, così come una visita preventiva dal dentista che dovrebbe essere effettuata almeno una volta l’anno. Gli esami diagnostici per individuare una possibile lesione cancerosa oltre alla biopsia sono: radiografia a raggi X, ecografia, scanner, risonanza magnetica e scintigrafia ossea.

La cura
Partendo dal presupposto che ogni caso è diverso dall’altro, lo specialista per individuare la cura giusta dovrà tener contro essenzialmente del tipo di cancro diagnosticato, del grado di malignità e della sua estensione. La cura dei tumori del cavo orale, inizia con l’asportazione chirurgica del tumore e dei linfonodi circostanti. Si procede poi con la radioterapia e la chemioterapia che fungono da “adiuvanti” nella fase post operatoria e raramente in alternativa alla chirurgia.
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