Musicoterapia

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Musicoterapia

Messaggioda Royalsapphire » 19/03/2015, 13:22



LE ORIGINI DELLA MUSICA COME TERAPIA


In tutte le culture dell'antichità musica e medicina erano praticamente una cosa sola. Il sacerdote medico (lo sciamano) sapeva che il mondo è costituito secondo principi musicali, che la vita del cosmo, ma anche quella dell'uomo, è dominata dal ritmo e dall'armonia. Sapeva che la musica ha un potere incantatorio sulla parte irrazionale, che procura benessere e che nei casi di malattia può ricostituire l'armonia perduta.

Anche Platone ed Aristotele furono, oltre che pensatori e filosofi anche dei musicologi e musicisti convinti che le arti del ritmo contribuissero a migliorare la calma interiore, la serenità e la morale.

Il pensiero platonico poggiava su cinque costanti:

II mondo è costituito secondo principi musicali;
La musica ha un potere incantatorio sulla parte irrazionale dell'Io;
La vita intera dell'uomo è dominata dall'armonia e dal ritmo;
Una giusta educazione musicale può garantire la formazione del carattere;
La filosofìa è l'espressione più alta della musica.

Raffaello, particolare tratto da La scuola d'Atene, 1508 c.

Aristotele affermava che la musica possiede la caratteristica di migliorare la morale, ha un potere liberatorio, alleviante e catartico delle tensioni psichiche.

Per Pitagora erano tre gli orientamenti della musica:

di adattamento : la musica deve adattarsi alla personalità dell'individuo, nel contempo l'individuo deve saper lentamente adattarsi a musiche diverse e lontane dalla sua personalità accettandole.
di cambiamento : la musica può modificare lo stato d'animo profondo dell'individuo, consentendogli una maggiore accettazione di sé ed un maggiore uso delle proprie capacità epossibilità.
di purificazione : la musica può liberare l'anima e il corpo dalle tensioni giornaliere.

Nella cultura cinese appare intorno al terzo millennio A.C il primo libro di medicina, che è contemporaneamente un libro di musica, dove viene indicata la struttura della prima scala pentatonica.


Nel nostro medioevo i depositari sia della scienza medica, sia della musica, sono i monaci. Significativo è l'esempio di Nokter Balbulus , monaco, terapeuta e musicologo nella abbazia di SanGallo in Svizzera.

L'uso del flauto come mezzo terapeutico nella stessa epoca era già conosciuto dagli arabi che lo usavano per curare i disturbi mentali.

Con il Rinascimento in Europa prende vigore l'influsso laico nelle scuole di Salerno e Montpellier. Arnaldo da Villanova crea la nozione di simpatia universale, stabilendo i rapporti di vibrazione che si creano tra i corpi sonori, tra i quali quello umano.

Nella stessa epoca molti medici sono convinti che imparando a suonare qualche strumento musicale, la loro capacità di ottenere guarigioni si affini e si sviluppi.

Il primo trattato di musicoterapia risale alla prima metà del 1700 a cura di un medico musicista londinese, Richard Brockiesby . Il suo volume fece il giro d'Europa sollevando interesse ed anchescetticismo.S. Porgeter fu uno dei primi medici a capire la necessità di una conoscenza molto approfondita della scienza Musicale per applicarla con successo nella cura di certi disturbi mentali.

Nei secoli successivi le osservazioni intorno ai poteri dei suoni e della musica sulla mente e anche sul corpo umano si moltiplicano. Si incominciano a scoprire relazioni tra ritmi corporei e ritmi musicali, fra pulsazioni e battute musicali, tra ritmo del respiro e ritmo musicale.Louis Roger esaminò in modo critico gli effetti della musica sul corpo; Hector Chamet pubblicò l'opera dal titolo Effets et influence de la musique sue la sante et sur la melodie , in cui riportava una ricca casistica di terapie musicali.

Karl Strumpf in Germania, verso la fine del 1800 studiò la nozione di psicologia del suono e mise l'accento sull'impatto sonoro vissuto da chi ascolta la musica. Era la base degli studi della musicoterapia moderna che si differenza da quella antica perché non si basa più su nozioni empiriche o rituali, ma su studi scientificamente testabili, ciò sottintende esperienze cliniche e biologiche serie.



PRINCIPI TEORICI DELLA MUSICOTERAPIA



La Musicoterapia si basa sui seguenti principi:

Principio dell' ISO

ISO vuol dire uguale e caratterizza l'identità sonora di un individuo. E' un elemento dinamico che ha in se tutta la forza di percezione presente e passata.

ISO UNIVERSALE E' una identità sonora che caratterizza o identifica tutti gli esseri umani, indipendentemente dal particolare contesto sociale, culturale, storico, e psico-fìsiologico. Farebbero parte dell'iso universale le caratteristiche particolari del battito del cuore, dei suoni di inspirazione ed espirazione nonché la voce della madre al momento della nascita e nei primi giorni di vita.
ISO GESTALTICO Si tratta di un fenomeno sonoro e di movimento interno che riassume i nostri archetipi sonori, il nostro vissuto sonoro intra-uterino, il nostro vissuto sonoro alla nascita. dell'infanzia fino allanostra età attuale. E' un suono strutturato all'interno di unmosaico sonoro e che fondamentalmente è in perpetuo movimento.

ISO COMPLEMENTARE E' l'insieme di piccole modifiche che si attenuano ogni giorno o in ogni seduta di Musicoterapica sotto l'effetto di circostanze ambientali e dinamiche.

ISO GRUPPALE E' intimamente connesso allo schema sociale all'interno del quale l'individuo evolve. L'Iso di gruppo è fondamentale allo scopo di raggiungere una unità di integrazione in un gruppo terapeutico. E' una dinamica che pervade il gruppo come sintesi stessa di tutte le identità sonore. Raccoglie in sé un insieme di fattori psico-fisiologici di suoni e di movimenti che dipendono in ultima istanza dall'Iso gestaltico di ciascun individuo. (R. Benenzon Manuale di Musicoterapica)
Il suono come oggetto intermediario

Un oggetto intermediario è uno strumento di comunicazione in grado di agire terapeuticamente sul paziente in seno alla relazione senza dar vita a stadi di intenso allarme e con le seguenti caratteristiche:

Innocuità : non da vita di per da vita a reazioni d'allarme;
Malleabilità : può essere usato a volontà per qualsiasi ruolo;
Trasmettitore : permette la comunicazione, sostituendosi al legame e mantenendo la distanza;
Adattabilità : si adatta ai bisogni del soggetto;
Assimilabile a sé stessi : consente una relazione molto intima, in quanto il soggetto può identificarlo con se stesso;
Strumentale : in quanto può essere utilizzato come prolungamento del soggetto;
Identifìcabile : può essere riconosciuto immediatamente.Il suono può essere considerato oggetto intermediario e la corretta scelta dell'oggetto intermediario dipenderà dall'abilità del Musicoterapeuta nell'identificazione dell'identità sonora o iso gestaltico del paziente. L'oggetto intermediario dipende dalla gerarchizzazione dello sviluppo dell'individuo e dunque dell'iso universale, gestaltico, complementare e in misura minore dall'iso culturale.

Il suono come oggetto Integratore

Un oggetto integratore è uno strumento di comunicazione in grado di integrare le dinamiche di comunicazione in un gruppo uniformandole.



Nelle esperienze di gruppo si è evidenziato che i pazienti leaders, tendono a scegliere strumenti che divengono facilmente strumenti leaders. Essi sono di grande volume, di facile uso, ritmici e potenti. Appartengono spesso alla classe degli strumenti a percussione. Tali strumenti divengono guida agli altri e ci si concentra intorno ad essi. L'oggetto integratore è dunque lo strumento musicale che in un gruppo prevale e assorbe in sé la dinamica del gruppo e del legame tra i pazienti e il terapeuta. L'oggetto integratore dipende dall'iso gruppale, culturale, complementare e in misura minore da quello gestaltico.


Obiettivo principale è quello di aprire CANALI DI COMUNICAZIONE

Per canali di comunicazione si intendono tutti quei procedimenti per mezzo dei quali una mente può interferire sull'altra. I canali di comunicazione possono essere intrapsichici, extrapsichici coscienti, extrapsichici inconsci e la comprensione di tutti i fenomeni dinamici psichici hanno luogo in un contesto non verbale.

Per poter aprire canali di comunicazione, è necessario che il TEMPO MENTALE del paziente coincida con il TEMPO SONORO-MUSICALE del terapeuta , dove appunto il suono diviene intermediario fra uno e l'altro (ISO). Nel paziente le energie provengono dall'iso gestaltico (inconscio) e dal'iso complementare (preconscio) che divenendo coscienti si aprono verso l'esterno. Stabilito e aperto il canale di comunicazione si è nel pieno del processo terapeutico nel corso del quale si restituisce al paziente la rielaborazione dei modelli dinamici del suo psichismo, della sua interrelazione.

Le risposte porteranno in sé anche delle caratteristiche del terapeuta, poiché in ogni processo terapeutico, (luogo in cui si svolge un processo temporale), non si può cancellare la persona del Musicoterapeuta che diviene parte integrante nella costruzione della terapia per via delle influenze reciproche tra le parti. Il lavoro pedagogico (sviluppo delle capacità ) e il lavoro psicologico (rafforzamento dell'io, delle relazioni interpersonali, della socializzazione) in questo ambito si intrecciano e si amplificano.



ELEMENTI DI MUSICOTERAPIA


Per lo sviluppo della sanità mentale ed il benessere, le attività creative sono la chiave per il raggiungimento dell'equilibrio psichico. Attraverso esse si può mirare all'evoluzione dell'essere umano nella sua totalità e far emergere tutte le capacità potenziali.Attività come il cantare, suonare, danzare, sono direttamente creative, essendo la musica sì una disciplina mentale che ha bisogno di ordine, di attenzione e concentrazione, ma che permette la manifestazione della propria espressività.

E' importante ricordare che la musica è un mezzo di comunicazione anche là dove le parole divengono inaccessibili.
Dopo una lesione cerebrale, il pensiero musicale può rimanere completamente integro come lo era sempre stato.Nella sindrome autistica, caratterizzata da isolamento da parte del paziente che sfocia nel silenzio della comunicazione intesa come chiusura al rapporto umano, il soggetto vive in un mondo fatto di riti, di ossessioni, di fobie, dietro i quali si rifugia trovandosi sempre nello stato di paura patologica tipica del prigioniero. In questo caso il linguaggio sonoro può divenire strumento privilegiato per superare questo isolamento; un mezzo di informazione e formazione ed anche di esperienza creativa, poiché contiene elementi suggestivi e suadenti che penetrano nel subconscio influenzando il corpo e la mente permettendo di entrare in un mondo più vasto e ricco di emozioni ed espressioni.

Molti studi hanno dimostrato il duplice effetto psicoterapico della musica sia nell'ambito fisiologico che psichico. La musica evoca sensazioni, stati d'animo, può far scattare meccanismi inconsci, aiuta a rafforzare l' e serve da ponte tra il conscio e l'inconscio . Può aiutare a sbloccare repressioni e resistenze permettendo agli impulsi ed ai complessi che producono conflitti e disturbi neuro-psichici di affiorare a livello di coscienza, anche attraverso il processo catartico (tensione-liberazione). Invia segnali al cervello ed in particolare al sistema limbico , la zona cerebrale detentrice dei più arcani sentimenti e istinti posseduti dall'uomo riguardo ad una filogenesi evolutiva di tutto il sistema nervoso centrale.

La musica sembra essere l'unica funzione superiore dell'encefalo, che direttamente coinvolge in ugual misura l'emisfero destro e l'emisfero sinistro.

EMISFERI CEREBRALI

In breve, mentre l'emisfero sinistro ha un peso determinante sull'esplicazione dei processi linguistici e a tutti gli approcci di tipo analitico-logico-relazionale; l'emisfero destro svolge una serie di funzioni definite analogiche, consistenti nella possibilità di apprezzare ed elaborare criteri ritmici, musicali, spaziali, ecc. ..., dove tutto viene colto in maniera immediata.
Il linguaggio della musica, dei suoni come protolinguaggio, come linguaggio degli affetti, delle emozioni, attraverso il quale vengono richiamati stati d'animo, memorie, immagini, appartiene certamente all'emisfero destro. Se invece consideriamo il linguaggio musicale per le sue caratteristiche timbriche, ritmiche-armoniche e compositive, ricco di tutti quegli aspetti che implicano l'applicazione di leggi fisico-acustiche, ci accorgiamo che questo rientra in un'area logico-matematica che interessa l'emisfero sinistro.

Merita di essere ricordato H.Gardner (1983) che definisce la musica come una competenza che non dipende da oggetti fisici del mondo. L'intelligenza musicale ha una sua traiettoria di sviluppo come pure una sua rappresentazione neurologica; le operazioni centrali della musica non hanno connessioni intime con le operazioni centrali di altre aree; perciò la musica merita di essere considerata un ambito intellettuale autonomo.

La musicoterapia è una disciplina che studia il rapporto:
SUONO - ESSERE UMANO

Essa permette di comunicare attraverso un codice alternativo rispetto a quello verbale . Attraverso la comunicazione analogica ci si esprime con un sistema di simboli più ricco e in più le stimolazioni musicali possono suscitare miglioramenti nella sfera affettiva, motivazionale e comunicativa.

Utilizza il suono, la musica, il movimento per provocare effetti regressivi ed aprire canali di comunicazione, con possibilità di un'apertura comunicativo - relazionale e una finestra nel mondo interno.

E' chiaro che si può usare la musica per catturare l'attenzione, stabilire un dialogo e quindi ancora condurre la persona ad un obiettivo voluto. In questa ottica le tecniche psicomusicali, offrono un mezzo di espressione e comunicazione complementare. Fattore di sviluppo per l'uomo normale , esse sono una vera terapia per il disadattato . Attraverso la terapia musicale vengono messe in gioco le abitudini, i significati palesi e inconsapevoli, le aspirazioni, i problemi vivi e angoscianti, la ricerca di significati che vanno al di là dell'apparente infantilità di certi testi, rendendo l'esperienza sonoro-musicale molto meno banale di quanto possa apparire a prima vista e di notevole valore se affrontata correttamente.
Bisogna però scartare l'idea semplicistica di alcuni per i quali qualsiasi disco o cassetta di musica può andar bene (proponendo molto spesso alcuni generi musicali pre-confezionati, spesso propinati e spacciati come terapeutici, non adatti allo scopo da raggiungere). In questa ottica naturalmente i risultati non saranno soddisfacenti e di conseguenza il metodo criticato, ridicolizzato e abbandonato


L'esperienza musicale nell'iter della vita

L'esperienza musicale è e rimane sempre esperienza radicata nel corso della vita, intesa sia come linguaggio pre-verbale all'origine della vita e della crescita originaria del feto nel grembo materno, sia perché continua ad avere profondi agganci nella vita quotidiana, nell'espressione della propria cultura di base, delle proprie emozioni e sentimenti, nella rievocazione dei ricordi ecc.

Canzoni conosciute, imparate nell'infanzia e ripetute per tutta la vita restano impresse permanentemente nella memoria. In virtù di ciò, quando si evoca una melodia ben memorizzata con il paziente in stato di confusione temporale si può stabilire immediatamente un contatto.

La musica come terapia

La musica dal punto di vista terapeutico, diviene attiva stimolazione multisensoriale, cognitiva, relazionale, emozionale, impiegata come prevenzione, sostegno e recupero. Essa può offrire nei casi in cui l'ascolto viene integrato dalla partecipazione attiva del corpo (ritmare, sonorizzare, muoversi ritmicamente, cantare etc.), un momento valido per riorganizzare le condotte relazionali ed il lavoro terapeutico consiste nella attivazione-riattivazione delle abilità personali e delle capacità espressive e relazionali mediante setting organizzati secondo il metodo socio-psico-educazionale che consentono da un lato la possibilità di osservazione valutativa, d'altro canto pongono gli agenti in condizione favorevole alla espressione immaginativa, alla comunicazione, alla partecipazione emotiva dell'evento.

Musica come intervento riabilitativo

L'intervento riabilitativo è efficace sia nel bambino che nell'adulto. Se il paziente è un bambino si comincia a costruire insieme a lui una comunicazione sonora non ancora influenzata da successive esperienze ritmico-musicali; mentre nell'adulto bisogna eseguire un'azione regressiva volta a recuperare una storia corporeo - sensoriale passata. Ogni essere umano ha dentro di sé una identità sonora (ISO), in quanto vi è l'esistenza di un suono o di un insieme di suoni che lo caratterizzano e lo individualizzano. Questi sono rappresentati dagli archetipi sonori ereditati geneticamente a cui si aggiungono l'esperienza sonoro - vibrazionale e di movimento durante la vita intrauterina, e più tardi si arricchisce con le esperienze vissute durante il parto, con di seguito il resto della vita.
L'espressione musicale, all'inizio linguaggio non verbale originato nelle profondità della vita affettiva, diventerà fonte di motivazione per una espressione grafica, un'espressione verbale, un'espressione scritta. Per beneficiare di queste tecniche non è necessario imparare la musica ; basta sentire, comprendere e creare senza coercizione, scegliendo uno strumento piuttosto che un altro , per un suo timbro, utilizzando una cellula melodica in cui si sente bene, in un vissuto corporeo completo.



LE SEDUTE DI MUSICOTERAPIA



Il trattamento di musicoterapia è strutturato in incontri settimanali a seconda delle esigenze del paziente. Le sedute possono essere: individuali o di gruppo della durata di circa 60 minuti ognuno; in alcuni patologie, come ad esempio nella malattia di Alzheimer, sono consigliati tempi di partecipazione molto più brevi.

I due principali campi di intervento

Un primo indirizzo che è di orientamento psico-pedagogico o pedagogico , che trova applicazione nell'ambito delle strutture educative. L'aggiornamento degli insegnanti diviene uno specifico ambito di intervento della musicoterapia nel contesto istituzionale della scuola.
Tale aggiornamento, congiunto alla prevenzione della disabilità dell'apprendimento, alla riduzione dell'abbandono scolastico e al successo formativo, si può collocare tra le attività di sostegno psico-pedagogico previste dalla circolare 257 del 9 agosto 1994 del Ministero della Pubblica Istruzione.
Un secondo indirizzo è di tipo clinico e psichiatrico dove si prospettano attività nell'ambito in enti ospedalieri, in case di cura e centri di assistenza e riabilitazione. La varietà dei campi di applicazione della musicoterapia trova giustificazione nel fatto che i vari orientamenti di questa disciplina perseguono obiettivi differenti.

Esempi di campi applicativi

Disturbi emotivi del bambino e dell'adulto (ansia, depressione, disturbi da attacchi di panico, insonnia);
Disturbi relazionali del bambino e dell'adulto;
Corso di preparazione al parto;
Disturbi mentali (nevrosi, psicosi ed altre malattie psicosomatiche del bambino e dell'adulto, anoressia);
Handicap psichico, psichico, fisico e sensoriale;
Disturbi del linguaggio e deficit uditivi;
Esiti di coma;
Patologie neurologiche (ictus, morbo di Parkinson etc...) ;
Senescenza;
Senescenza patologica (demenza senile, morbo di Alzhaimer, disturbi relazionali dell'anziano).

Obiettivi generali delle sedute di musicoterapia

Aprire canali di comunicazione (intrapsichici - extrapsichici);
Vincere le proprie paure, saper contenere ed orientare le emozioni e l'aggressività nel rapporto interpersonale, sviluppare la capacità di dominare impulsi irrazionali;
Canalizzare le ansie;
Stimolare l'espressione dei sentimenti per favorire la motivazione, la gratificazione e l'autostima;
Favorire la creatività;
Migliorare la socializzazione e l'interazione, incoraggiando al sorriso, al gusto di vivere, cercando di far vivere esperienze positive e gratificanti;
Abituare alla verifica, ad accettare le regole, riconoscendo le proprie capacità ed i propri limiti;
Stimolazione attiva e multisensoriale;
Sviluppo dell'espressione corporea;
Stimolo al contatto con la realtà, aprendo più canali di comunicazione: espressivi, affettivi, di percezione e di comprensione;
Stimolo del ricordo (Vissuto /identità);
Stimolo delle funzioni cognitive, attivando le capacità di base partendo da ciò che la persona oggetto e i terapia è in grado di fare: attenzione, concentrazione, percezione, osservazione, prontezza di riflessi, analisi e sintesi, valutazione, memoria, classificazione, senso cronologico, rapporto spazio-tempo;
Stimolo delle capacità sensoriali ed intellettive;
Migliorare le capacità ortofoniche del linguaggio attraverso attività di discriminazione prosodica, simbolico-gestuale e grafico-ritmica della parola;
Aiuto allo sviluppo psico-motorio, all'accettazione del proprio corpo, schema corporeo ,del coordinamento oculo - audio- motorio, della manualità della prontezza dei riflessi, del controllo muscolare e del corretto coordinamento globale motorio.

Il percorso di intervento

Viene quindi impostato attraverso le suddette fasi:

Analisi ed osservazione del caso (valutazione della motivazione).
Raccolta dell'anamnesi, dati, ecc. ...;
Approfondimento diagnostico iniziale;
Compilazione anamnesi sonoro - musicale;
Elaborazione di un progetto di intervento dettagliato;
Verifiche periodiche tramite osservazione durante le attività, protocolli, colloqui con i parenti e responsabili.

Le sedute terapeutiche possono essere:

interpretativa;
di osservazione;
di sostegno e appoggio;
di rinforzo;
di autovalutazione realistica;
di orientamento comportamentale (indicazioni operative);
propositiva, ricostruttiva;
di sblocco, provocatoria, paradossale;
riabilitativa;
di co-esperienza vitale, sistematica.

Le sedute si svolgono naturalmente seguendo dei modelli tecnici

Osservazione;
Associazione corporeo - sonoro - musicale;
Espressione e/o associazione libera;
Isolamento affettivo-attivo;
Riflessione;
Compilazione dei protocolli.

Gli strumenti



Si utilizzano come strumenti:

l'ambiente;
il proprio corpo;
strumenti elettronici;
strumenti musicali creati dal paziente;
strumenti musicali propriamente detti, comprendenti: tamburi, triangoli, piatti oscillanti, legnetti, wood block, piastre sonore, xilofoni, metallofoni ecc.

Vengono anche utilizzati strumenti Medio-Orientali es. Bendir, Satz; Sud Americani es: Congas, Bonghi, Calimba, Caxixi, Maracas, Berimbau, Tambora; Irlandesi es: Bodran; Africani es: Djembè, Ingungu, Ntenga, Belafon, Xilofono Bantù; Indiani es: Santur (55 corde o 75 corde), Tabla etc....Inoltre strumenti quali: chitarra, pianoforte, Flauti ,etc...

Gli strumenti propriamente detti devono possedere le seguenti caratteristiche:

Manipolazione semplice;
Facilità di spostamento;
Potenza sonora.

Devono essere rivolti verso l'estroversione e non all'introversione. Devono possedere chiare possibilità sonore con la possibilità di poter creare strutture ritmiche e melodiche facilmente comprensibili.

A seconda di come il paziente si rapporterà allo strumento musicale, questo potrà divenire:

Oggetto Sperimentale;
Oggetto Catartico;
Oggetto Difensivo;
Oggetto Incorporato;
Oggetto Intermediario;
Oggetto Intermediario Corporale;
Oggetto Integratore.

IL CORPO
Noi abbiamo nel corpo umano implicitamente il membranofono, l'idiofono e l'aerofono. Di tutti i fenomeni sonori del corpo umano, la voce e il canto sono i più profondi, in quanto essi sono gli elementi più regressivi e capaci di risonanza e perciò devono essere utilizzati con grande attenzione.

La seduta

Il terapeuta ha a disposizione come materiale di lavoro i suoni, i silenzi, il proprio corpo, i rumori, la musica ed i singoli elementi che compongono la musica:

II RITMO che agisce sulla sfera intuitiva;
La MELODIA che agisce sulla sfera sentimentale;
L'ARMONIA che agisce sulla sfera intellettiva.

Si lavora seguendo una precisa tecnica con diverse sequenze:

Partendo dalle capacità del soggetto, dove tutto può cambiare ed essere contemporaneamente tenuto a memoria ordinando determinati eventi secondo una successione temporale, di conseguenza compiere, se pur in forma irriflessiva e ristretta ai limiti del presente psicologico, un'insieme di operazioni mentali. L'attività musicale appare come una opportunità di procedere a semplici e possibilmente autonome e consapevoli trasformazioni fra differenti codici: SONORO-GESTUALE-GRAFICO-VERBALE, basandosi sulla percezione, interpretazione, riproduzione, selezione, alternanza, cambiamenti ritmici e/o melodici etc...;
Dando importanza all'improvvisazione, alla spontaneità e libera produzione, dove ogni paziente autonomamente e inizialmente propone una personale sonorizzazione e dove l'elemento sonoro diviene oggetto intermediario tra paziente e terapeuta.

Le tipologie delle sedute di musicoterapia si dividono a seconda dei casi in:

Sedute di Musicoterapia recettiva;
Sedute di Musicoterapia attiva.


La Musicoterapia recettiva si basa sull'ascolto guidato e strutturato in considerazione del fatto che gli stimoli sonori permettono il rilascio di neurotrasmettitori e neuromodulatori che modulano il comportamento e l'affettività dell'essere umano. E' stato dimostrato che la loro concentrazione si modifica in ogni individuo all'ascolto della propria musica. Le vibrazioni captate dall'orecchio intemo, penetrando a varie profondità provocano trasformazioni nei processi elettrobiochimici all'interno della mente e dell'organismo (effetto diapason della Fisica) per cui si entra in vibrazione quando si vibra sulla stessa lunghezza d'onda del suono.

Nelle sedute di Musicoterapia attiva, il paziente diviene protagonista, è portato a sentire, comprendere, creare, senza coercizioni, libero di scegliere lo strumento che per lui in quel momento è più significante, comunicare con se stesso e agli altri ritmo, timbri, melodie, volumi in cui si sente bene, con una esperienza di sé globale. Le tecniche psicomusicali attive sono considerati degli autentici metodi psicoterapici che hanno come finalità:

l'esplorazione del mondo interno dell'individuo;
la mobilitazione delle energie e delle dinamiche psichiche;
la ricostruzione e riorganizzazione della vita interiore, per accettare se stesso, gli altri, la realtà del suo divenire.

Sedute di gruppo

Nelle sedute di gruppo, il gruppo permette di situarsi in rapporto con gli altri, mettendo in evidenza le reazioni e le difficoltà individuali; confrontarsi ed essere stimolati ad una maggiore presa di coscienza di sé; ad una osservazione e alla critica analitica.
Il mettersi in gioco ogni volta, spinge ad una maggiore espressione individuale. In questo modo è opportuno creare un setting dove il piccolo gruppo sia omogeneo per rendere più facile condurre secondo l'obiettivo voluto, ma allo stesso tempo eterogeneo per ridurre il giudizio di capacità propria e quindi una maggiore classificazione.
Il terapeuta dovrà applicare tutta la propria abilità d'elaborazione dei pensieri non verbali, i suoi progetti d'apertura di canali di comunicazione, la propria comprensione dei livelli del paziente, la capacità di scoperta nell'impiego degli oggetti intermediari e integratori, dell'Iso dalla persona oggetto di terapia, dell'esecuzione di molteplici forme d'espressione sonora, musicale e di movimento che servono da stimolo alle risposte e cercherà di condurre i pazienti alla ricerca di una identità sonora di gruppo con possibilità di classificazione degli strumenti di tipo analitico-proiettivo del tipo seguente:

Fetali: campana con battaglio, sonagli, kultrum, sfera con acqua, bottiglia con acqua e semi, scatola con lumache o altri oggetti alimentari, maracas;
Materni (vaginali): tamburo, timpano, chitarra, cembalo, tamburello, atabaque, calimba, congas, tumbadoras, bongos, xilofono, metallofono, balafon, marimba, lira;
Paterni (fallici): flauto, clavicordo, bastoncini, birimbaum, bastone della pioggia, reco-reco, raschiatoio, porongo, bacchette, flauto di pan, corno, tromba, fagotto, clarinetto, sibilatore, trombetta, oboe, sirena, tamburi a frizione;
Ermafroditi: cuica, putipù napoletano, caccavella spagnola, tamburo.



Quando un medico comunica ad un paziente una diagnosi di tumore, questi e la sua famiglia vedono concretizzarsi tutte le paure e le ansie che erano presenti nel periodo di attesa del responso clinico.
Come aveva intuito Balint già nel 1957, quando pubblicò a Londra il suo famoso testo “Medico, paziente, malattia”, rivoluzionando quelle che erano le teorie in campo di Psicologia Medica, il paziente, che già sta compiendo una faticosa lotta contro la malattia di cui è affetto, va dal medico che “sa” chiedendogli informazioni ed aiuto ed instaurando, così, una specifica situazione relazionale medico-paziente, all’interno della quale l’esistenza di ciascuna delle due figure è funzione dell’esistenza dell’altra.

Al momento della diagnosi i malati di cancro, i loro parenti e amici provano un senso di panico, disperazione e incertezza. Ciò si ripercuote su tutti gli aspetti della loro vita, soprattutto sui rapporti interpersonali e sul modo di vedere la propria condizione e il proprio futuro. D’altra parte maggiore è la gravità della malattia e maggiore è l’ansia che ne deriva.
I malati di cancro abbandonano un mondo con il quale hanno dimestichezza e nel quale si sentono sicuri per entrare in un nuovo mondo fatto di ospedali, specialisti, terminologia medica, medicine e trattamenti.
Se già con la diagnosi di tumore il paziente vede spesso modificato il suo ruolo, non essendo più attivo e dovendosi appoggiare agli altri, a questo si deve aggiungere la paura di interventi o di terapie e l'incognita di ciò che succederà dopo.
Altre volte nel soggetto scatta un meccanismo psicologico di negazione della patologia, che serve ad allontanare l'ansia e la paura: "Hanno sbagliato, non è possibile". Ma questo atteggiamento è controproducente perché negare la realtà non modifica quanto è avvenuto, anzi espone al rischio di sottovalutare o addirittura di ignorare le terapie mettendo a repentaglio la propria vita.

D’altra parte in un’era moderna qual è la nostra, in cui pur non volendo cercare ci si trova a contatto con informazioni, i pazienti tendono ad essere sempre più interessati a sapere.
Spesso il soggetto che ha appreso la diagnosi, decide di non parlarne con i familiari "perché non voglio che mi vedano preoccupato, che stiano in ansia per me". Pertanto esclude l'argomento malattia dalle conversazioni evitando ogni riferimento al tumore e creando una falsa situazione in cui apparentemente non è successo nulla. A loro volta i familiari spesso confermano tale comportamento tacendo sia col paziente che con gli altri componenti della famiglia, al fine di evitare loro preoccupazioni. In tal modo si instaura un meccanismo perverso del tipo "io so che tu sai che io so", nel quale l'ombra del tumore è comunque presente, perché presenza fissa nella mente di tutti, anche se non verbalizzata. Questo atteggiamento è fortemente controproducente per diversi motivi. Innanzitutto perché impedisce a ognuno, e in particolare al paziente, di esprimere i propri sentimenti e i propri bisogni; in questo modo ogni persona coinvolta porta sulle spalle un peso enorme di emozioni, paure, angosce che è costretto a reggere da solo senza per questo alleviare il peso agli altri. Inoltre la comunicazione non verbale (espressa da atteggiamenti, gesti, mimica del viso) rimanda messaggi contrastanti rispetto alla comunicazione verbale, creando confusione all'interno del sistema familiare. La discrepanza tra comportamento verbale positivo e non verbale negativo può indurre il paziente a sentirsi abbandonato e non amato mentre il familiare potrà sentirsi frustrato e impotente nell'aiutare il malato. È pertanto importante capire che il non comunicare su quello che si sta verificando non aiuta nessuno: non pronunciare la parola "cancro" non lo fa sparire. Parlare di un problema, di qualsiasi natura esso sia, non solo permette di dare libera espressione alle emozioni, ma aiuta anche a dargli la giusta dimensione.
Con l’obiettivo da un lato di gestire le emozioni, le paure, le ansie e le angoscie proprie della malattia e dall’altro di contribuire ad una migliore accettazione e sopportazione anche fisica della malattia e del suo trattamento, vari approcci terapeutici sono stati proposti. Tra questi annoveriamo la musicoterapia.
Negli ultimi 10 anni sono stati pubblicati vari studi riguardanti l’applicazione della musicoterapia in campo oncologico. Essi hanno dimostrato che la musicoterapia può determinare una riduzione dei livelli di ansia e di stress, un miglior controllo del dolore, una migliore compliance ai trattamenti antiblastici e può fornire un supporto psicologico al pazienti e ai loro familiari.

Il termine musicoterapia nasce nell’Antica Grecia e oggi indica il ricorso ad esperienze musicali attive, in cui s’impiega la musica per coltivare l’espressione creativa, o passive in cui predomina l’ascolto.
Con il termine di musicoterapia si intende l’utilizzo della musica e degli elementi musicali (armonia, melodia, ritmo, timbro) per favorire l’integrazione fisica, psicologica ed emotiva dell’individuo.
La musicoterapia è una disciplina che utilizza l’elemento sonoro/musicale all’interno della relazione utente/operatore in un processo sistemico di intervento con finalità preventive, riabilitative e terapeutiche.

Come citato sopra, la musicoterapia viene applicata attraverso due metodologie:

musicoterapia ricettiva o passiva , con l’ascolto di musica registrata scelta dal paziente o programmata dal terapeuta;
musicoterapia attiva , in cui la musica è creata dal paziente attraverso strumenti musicali, suoni e rumori emessi dal paziente.

Tra i possibili campi di applicazione della musicoterapia vi è l’oncologia con le seguenti finalità:

Riduzione di ansia e stress
Miglior controllo del dolore
Migliore compliance ai trattamenti
Supporto psicologico al paziente e ai familiari


Già oltre 15 anni fa era stata evidenziata l’importanza della musicoterapia nel controllo del dolore oncologico e da allora varie esperienze sono state condotte in questo settore.
Più recentemente, in uno studio condotto su pazienti in trattamento radioterapico, 42 pazienti sono stati randomizzati in un gruppo sperimentale (n=19) e in un gruppo di controllo (n=23). Il gruppo sperimentale ha ascoltato musica scelta direttamente dal paziente per tutto il periodo del trattamento, mentre il gruppo di controllo non ha ascoltato musica. Malgrado la mancanza di una differenzazione significativa tra il gruppo sperimentale e il gruppo di controllo lungo il periodo del trattamento radioterapeutico, l'intervento di musicoterapia ha mostrato effetti positivi per pazienti con elevati livelli d’ansia nella fase iniziale della radioterapia.
In un’ulteriore esperienza condotta su pazienti oncologici, 33 pazienti sottoposti a chemioterapia ad alte dosi sono stati randomizzati in un gruppo di controllo sottoposto a protocollo antiemetico standard, e in un gruppo sperimentale sottoposto a protocollo antiemetico standard più intervento di musicoterapia effettuato durante le 48 ore di somministrazione del farmaco ciclofosfoammide ad alte dosi. Lo studio ha evidenziato una riduzione sia dei sintomi di nausea sia del numero di episodi di vomito a favore del gruppo sperimentale.
Vari studi sono stati condotti, inoltre, sui pazienti oncologici nella fase avanzata della malattia, al fine di migliorare gli effetti delle terapie di supporto.
In una recente esperienza realizzata in un centro oncologico svizzero, 251 pazienti nella fase avanzata di malattia neoplastica hanno ricevuto un approccio integrato con musicoterapia, psicoterapia ed assistenza spirituale che ha contribuito ad alleviare il dolore e a ridurre l’ansia e la disperazione, migliorando lo stato di speranza e serenità.
Oltre alle esperienze sopracitate se ne possono annoverare molte altre, ma per lo più si tratta di studi condotti su piccoli gruppi di pazienti che necessitano ovviamente di ulteriori conferme.
È indubbio, comunque, come sosteneva Oliver Sacks, che “il potere della musica di integrare e curare… è un elemento essenziale, è il più completo farmaco non chimico”.
È ovvio che la musicoterapia non può sostituirsi alle terapie tradizionali per la cura delle neoplasie, ma può senz’altro potenzialmente offrire un valido supporto alle stesse.

Bibliografia

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Brewer JF. Healing sounds.Complementary Therapy in Nurses and Midwifery 1998;4(1):7-12
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Ezzone S., Baker C., Rosselet R.,Terepka E. Music as an adjunct to antiemetic therapy. Oncology Nursing Fo-rum 1998;25(9):1551-1556
Janelli LM., Kanski G. Music for untying restrained patients.Journal of New York State Nurses Association 1998;29(1):13-15
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White JM. Music as intervention: a notable endeavor to improve patient outcomes.Nurses Clinical North Ameri-can 2001;36(1):83-92



IL MASSAGGIO SONORO
A cura di Stefania Foti

Un modo singolare di affrontare il malessere psicofisico, non convenzionale, ancora poco conosciuto ma dalle grandi potenzialità, è quello di utilizzare l’energia della musica. Essa può, infatti, fare in modo che il sistema nervoso e la psiche si rilassino, poiché la forza di suoni puri fluisce là dove il corpo è bloccato. Come gli orchestrali che accordano i loro strumenti, così il fisico viene rimesso in sesto dal suono che, per il suo elevato potere vibrazionale, è in grado di riequilibrare i chakra, i centri di energia vitale.

Il massaggio sonoro è basato sull’efficacia di suoni primordiali che erano già in uso nell’antica “arte di guarigione” indiana, più di 5000 anni fa. In seguito, diversi studi scientifici legati alle neuroscienze hanno messo in luce quanto le vibrazioni sonore possano intervenire in maniera positiva su diversi disturbi: vari studiosi sostengono che le informazioni musicali, dal suono al ritmo e alla melodia, attivano i meccanismi propri del sistema neurovegetativo. E gli esperimenti hanno dimostrato che ascoltando determinate frequenze si raddoppia il battito del cuore e si aumenta la pressione sanguigna. Ecco perché, oggi, la musicoterapia è ampiamente impiegata in medicina. Oltre che in casi estremi come il coma, grandi risultati si sono avuti nel sostegno di molti disturbi comportamentali, in caso di difficoltà di socializzazione, nei deficit mentali e sensoriali, in casi di autismo, di Alzheimer, etc. È quindi stato ampiamente dimostrato il potere delle vibrazioni nel combattere i disturbi psicofisici.

Il sistema energetico del corpo - tutti gli organi, le ossa e i tessuti - hanno una propria vibrazione e una propria frequenza di risonanza. Su questo lavorano i terapisti del suono. Ma, a differenza della musicoterapia che utilizza anche suoni registrati, la terapia del massaggio sonoro invece adopera solamente strumenti acustici ad alta gamma come le campane tubolari. L’inventrice del termine 'terapia armonica' Daniela Risser, terapeuta del suono a Cetona (Siena), spiega: “È un metodo unico nel suo genere, che ripristina l’armonia globale, come in un cammino di autoguarigione dove l’obiettivo finale è la pace interiore. Questo non può che comportare benefici su tutti i fronti, allentando tutte le tensioni, da quelle fisiche a quelle mentali.”


Come funziona
Quando l’essere umano è felice ed è in armonia con ciò che lo circonda e con le persone con cui si relaziona, allora vive una situazione di benessere, uno stato di tranquillità assoluta che non può che giovare alla sua psiche e di conseguenza al suo fisico. Ma se le emozioni, i pensieri e l’intelletto non sono in sintonia e quindi non si accordano come dovrebbero, secondo i terapisti del suono si crea una disarmonia tra corpo e mente che si esplicita con stanchezza, turbamento o addirittura malattia. E allora ascoltare o produrre delle singole note, permette di riscoprire la propria 'accordatura originale', grazie al principio della risonanza secondo cui la vibrazione si espande dall’esterno verso l’interno diffondendosi su tutto il corpo e accordando ogni singola cellula. Un esempio di facile attuazione per chi lo volesse provare è il seguente: se si batte un diapason, questo emetterà delle vibrazioni e se questo è situato vicino ad un altro diapason, anche pur non essendo stato toccato, vibrerà a suo volta sulla medesima frequenza del primo. Lo stesso vale per il corpo umano: quando il fisico entra in contatto con un suono, vibrano tutti i tessuti, la struttura ossea e gli organi.
Per recuperare l’armonia perduta si utilizzano diversi strumenti come l’arpa monocorde, le campane tubolari d’ottone o le campane in puro cristallo di rocca, ai cui suoni si aggiunge un massaggio delicato ma costante, donando un totale relax.

Per ottenere dei buoni risultati con il massaggio sonoro non basta affidarsi esclusivamente a delle mani esperte: solo chi è in grado di abbandonarsi totalmente al suono, rilassandosi completamente, potrà ottenere i giusti benefici. Comunque sia, nella maggior parte dei casi non è difficile ottenere un allentamento assoluto delle tensioni poiché ciò non comporta sforzo di alcun genere.
Per conseguire questo stato, normalmente il terapeuta prepara il fisico tramite tecniche di respirazione, di meditazione e anche con il massaggio nei punti nevralgici dove passano i meridiani, i cosiddetti chakra. Tramite questi diversi metodi si allontanano i pensieri negativi e si induce la persona ad uno stato di totale abbandono.

Il massaggio sonoro può essere declinato in più varianti poiché la scelta degli strumenti da utilizzare è ampia. Le caratteristiche comuni degli strumenti sono legate alla loro capacità di estensione del suono armonico e della sua lunga durata.

Di seguito alcuni esempi di seduta in base al tipo di strumento:

Arpa monocorde. È un pregiato strumento proveniente dalla Mongolia e dal Vietnam. Attraverso il suono prodotto dalla cassa dell’arpa si favorisce l’allontanamento delle tensioni e si attua una sorta di “micromassaggio”. Nella seduta tipo, della durata di circa 30-40 minuti, la persona viene fatta stendere su un lettino sotto cui è stata posta una cassa acustica con 55 corde di fosforo-bronzo accordate sulla stessa nota.
Prima di suonare lo strumento, il terapeuta attua un massaggio sui punti di riflesso dei chakra come collo, testa, spalle, mani, piedi, etc. Questo permette di sciogliere le tensioni. Gli oli essenziali utilizzati, inoltre, amplificano l’effetto del massaggio. In questa fase il terapista può anche far riaffiorare, attraverso il dialogo con il “ricevente”, i problemi e le cause di preoccupazione e stress.
In seguito si procede con il vero e proprio massaggio sonoro. Il terapeuta suona l’arpa in modo da produrre una base musicale continua. La persona percepisce di essere avvolta all’interno di una bolla di onde sonore e questo stato permette l'avvio del meccanismo di autoguarigione.

Campane d’ottone. Strumenti musicali d’alta precisione con un suono duraturo e denso e un range di vibrazioni tra i 86, 54 Hz e i 1478, 59 Hz (vibrazioni molto intense che si percepiscono bene in tutto il corpo).
26 campane tubolari d’ottone vengono sintonizzate con frequenze diverse e appese al soffitto con l’aiuto di corde. Ogni campana è allineata ad un chakra e di conseguenza ad un organo interno. Anche qui un massaggio agli oli essenziali precede la seduta vera e propria. durante la quale il terapeuta fa vibrare le corde sotto il lettino e poi fa risuonare le campane tubolari. Il suono delle campane è accompagnato dal tocco delle mani del terapista sui punti delle zone di agopuntura.


Campane tibetane. Strumento a forma concava, simile ad una ciotola, tipico del Tibet, Nepal, India e Giappone. In Italia vengono chiamate campane tibetane ma sono definite anche campane a tazza o coppe tibetane mentre in Inghilterra sono denominate "tibetan singing bowls" (che significa ciotole che cantano). Nella seduta l’operatore le applica direttamente sulle parti del corpo che corrispondono ai punti energetici da riarmonizzare. Con il tocco di un piccolo pestello, esso fa vibrare le campane tibetane costruite con una lega di 7 metalli (numero simbolo per la filosofia indiana per cui sono 7 i chakra principali) così da produrre appunto un massaggio sonoro, fatto da forti vibrazioni che si propagano su tutto il corpo. Anche in questo caso ogni cellula ritrova la sua corretta frequenza.

Campane di cristallo. Il massaggio sonoro si può praticare anche mediante delle campane in puro cristallo di rocca. Piuttosto pesanti, le campane di cristallo puro producono delle vibrazioni sottilissime e dei suoni purissimi in grado di mutare il ritmo delle onde cerebrali, creando sia le onde “alpha”, che portano ad uno stato di pace interiore, che quelle “theta” tipiche del stato di sonnolenza o di profondo abbandono.
Il trattamento inizia con una breve meditazione per predisporre il corpo all’ascolto e poi procede facendo adagiare la persona in un lettino futon per mantenere il contatto con la terra. Quindi il terapista è pronto a suonare dalle 10 alle 13 campane di cristallo, tutte diverse l’una dall’altra sia per dimensioni che per suono prodotto. Durante la seduta, il ricevente entra progressivamente in uno stato di estremo relax, tanto da sembrare 'in trance', facendo affiorare alla mente ricordi del passato e stimolando la visualizzazione di paesaggi naturali, oltre che a suscitare piacevoli emozioni.

Il massaggio sonoro risulta particolarmente utile contro disturbi come lo stress, l'insonnia, la cattiva circolazione, le cefalee, la stanchezza cronica, i blocchi interiori e anche per migliorare le funzioni intestinali. I terapeuti del suono sostengono però che qualunque malessere psico-fisico può essere combattuto, ristabilendo la primordiale armonia tra corpo e mente, che richiama la stabilità tra tutte le energie e gli elementi dell’ Universo. Per essere efficace e duratura, la terapia deve essere praticata con costanza e per un ciclo di almeno 10 sedute.



LE ATTIVITÀ DI MUSICOTERAPIA IN GRAVIDANZA E PARTO: APPLICAZIONI E RISULTATI


a cura di Maria Teresa Nardi

Le ormai numerose esperienze di musicoterapia italiane ed estere confermano l’utilità di affiancare attività sonoro-musicali ai tradizionali corsi di preparazione al parto, poiché la musica può aiutare la gestante a rilassarsi, a contenere l’ansia e a raggiungere uno stato di generale benessere psicofisico.

Musica per la mamma

La gravidanza comporta una serie di cambiamenti non solo fisici ma anche psicologici; i mutamenti che avvengono durante i nove mesi sono talvolta accompagnati da momenti di ansia, stress, paura e affaticamento che possono impedire alla donna di vivere questo straordinario momento della vita in serenità. La musica in questo contesto può essere un valido strumento per aiutare la gestante a migliorare la sua salute emotiva: nelle sedute di musicoterapia la madre si prepara alla nascita del suo bambino abituandosi ad ascoltarne le azioni-reazioni motorie in risposta al suono della voce e della musica, ascoltando se stessa, i suoi ritmi interni ed il loro modificarsi con il procedere della gravidanza. Con attività musicali appositamente studiate si permette alla futura mamma di vivere con serenità i nove mesi dell’attesa, ma anche di imparare alcune tecniche che potrebbero servirle concretamente nel momento del parto. Questo le permette di vivere la nascita con consapevolezza e serenità, attenta e pronta ad assecondare i segnali provenienti dal suo corpo e dal suo bambino (AUDITORE-PASINI, 1998).

Musica per il bebè

La musicoterapia prenatale prevede anche una serie di attività per stimolare il piccolo e per favorire così la comunicazione fra mamma-bambino. La musica durante l’attesa è il canale privilegiato di questa comunicazione e le varie attività ritmico-sonore permettono di preparare una relazione affettiva equilibrata e serena, nonché di stimolare adeguatamente lo sviluppo strutturale e funzionale del sistema nervoso del feto stesso. Infatti, tutti gli stimoli presenti nell’ambiente nel quale il feto cresce (suoni interni ed esterni alla madre), contribuiscono allo sviluppo delle e vie sensoriali acustiche, favorendo anche il processo di maturazione strutturale e funzionale del Sistema Nervoso (AUDITORE, 1998). Ma la musica per eccellenza che piace al piccolo è senza dubbio quella prodotta dalla mamma, ossia la sua voce: la colorazione timbrica e melodica della voce materna è veicolo di emozioni ed affetti, è una carezza ed una “coccola sonora”, ma anche un vero strumento per comunicare al piccolo stati di "trepidante accoglienza o al contrario di gelido rifiuto" (BENASSI, 1998).

Il canto prenatale

Il canto aiuta la gestante a migliorare il respiro, ma anche a farle scoprire il piacere di cantare per il bebè, contribuendo così anche al suo sano sviluppo. Dagli studi di psicofonia effettuati dalla cantante Maria Luisa Aucher in collaborazione con Paul Cauchard, neurofisiologo della Sorbona, è emerso che la voce investe interamente il corpo del feto: in pratica quella più grave del papà è potenzialmente in grado di stimolarlo dai piedi all'addome, mentre la voce più acuta della madre, dalla vita alla testa. Dall'osservazione di neonati, figli di cantanti professionisti, si è riscontrato che dove era la madre a cantare per tutta la gravidanza il bambino mostrava alla nascita solidità alla nuca e vigore degli arti superiori, quando invece era il padre si assisteva ad una precoce deambulazione. Il canto prenatale svolge anche un'azione auto-analgesica, poichè la pratica aiuta la partoriente a produrre le endorfine, sostanze che attenuano spontaneamente la percezione del dolore. La respirazione distesa, invece, influenza positivamente il tono muscolare, che perciò risulta meno contratto (BENASSI, 1998).

Uso spontaneo della voce

Alla psicofonia si affianca anche l’uso spontaneo della voce in tutta la sua gamma espressiva, affinché con una attività di canto libero la mamma impari ad usare la voce in modo non convenzionale, come mezzo di comunicazione e trasmissione degli stati affettivi materni, ma anche a regolarizzare naturalmente il suo ritmo respiratorio. La ricerca di “ninna nanne”, filastrocche e nenie da cantare al bambino, fa sì che la madre ed il padre vengano aiutati a scoprire un proprio modo sonoro per rivolgersi al bambino, e quindi a formare pensieri per lui, a “prendersi cura” di lui, anche grazie al benefico massaggio attivo che viene fatto al feto con le vibrazioni prodotte dalla voce dei genitori (AUDITORE 1998).

L’ascolto musicale

L'ascolto musicale rilassa, distende, favorisce il contenimento dell'ansia e aiuta la gestante a creare immagini positive e piacevoli: le musiche più adatte allo scopo sono lente, dolci e tranquille e spesso rievocano scene di vita infantile, paesaggi montani e naturali. Queste stesse immagini vengono richiamate alla mente durante le fasi del travaglio, tra una contrazione e l'altra, e aiutano moltissimo la partoriente a distrarsi, a recuperare le forze e ad agevolare il riposo, prima di una nuova spinta. Le “visualizzazioni” solitamente vengono conservate e ricordate dalla donna anche senza l'aiuto della musica; l'ascolto, infatti, è accettato solo nelle prime fasi del travaglio, quando i tempi di recupero sono abbastanza ampi e cessa, invece, quando le contrazioni si susseguono a ritmi più frequenti, che non coincidono più con quelli musicali del brano e con quelli mentali della partoriente. All'ascolto sono assolutamente esclusi brani a carattere depressogeno, ansiogeno, ricchi di dissonanze e poco rassicuranti; sono eliminate anche quelle composizioni che possono amplificare la ricezione del dolore, se riascoltate nel corso del travaglio (BENASSI, 1998).

Movimento e danze libere

Grazie al movimento come espressione di Sé, ricerca di equilibrio, fonte di benessere, la futura mamma prende confidenza con il proprio corpo in trasformazione, impara a percepirlo nelle diverse parti, lo distende e ne sperimenta le varie posizioni nello spazio. Le danze proposte hanno anche lo scopo di migliorare la circolazione degli arti inferiori, di aumentare la tonicità corporea, di attivare nella gestante il movimento rotatorio dei fianchi e di controllare il movimento di basculazione del bacino, nonché di massaggiare e coccolare il piccolo in grembo (AUDITORE, 1998).

Strumenti musicali

L’uso di strumenti musicali molto semplici (tamburi, maracas, triangoli, sonagli, piatti, legnetti … sono subito facilmente utilizzabili da tutte e non serve nessuna conoscenza teorico-musicale) offre alla gestante la possibilità di esprimersi musicalmente con libertà, ricercando il proprio ritmo interiore: alcuni strumenti facilitano la relazione con il feto attivando uno scambio di segnali ritmico-sonori, che avvicinano la madre al suo bambino in un dialogo reale (AUDITORE, 1998).

Attività complementari

Sempre accompagnati da ascolti musicali adatti, a volte si propongono anche massaggi ed auto-massaggi che avviano la mamma ed il papà al “reincontro” con le sensazioni del contatto tonico, li aiutano a recuperare il piacere del contatto corporeo e in genere della comunicazione tattile, elementi preziosi e fondamentali nel rapporto con il bambino anche dopo la nascita. Le ricerche mostrano che le donne che ricevono dei massaggi durante la gravidanza hanno un travaglio migliore e sono più sensibili nei confronti dei loro bambini dopo la nascita. La psicopedagogia pre e post natale consiglia ai futuri genitori di “recuperare” il piacere del gioco, attività di estrema importanza durante i primi anni della vita del bimbo. Gli adulti sono invitati a partecipare attivamente per riappropriarsi delle dinamiche del gioco, per riscoprire quelli infantili e per risvegliare le sensazioni vissute quand’erano piccoli, per porre già le basi di una affiatata comunicazione con il piccolo (ZORRILLO PALLAVICINO, 2002).

… e durante il parto

In sala parto l’ascolto musicale è consigliato anche dai medici, soprattutto per le primipare, nelle quali la paura e l’intensità delle contrazioni possono avere effetti negativi sul travaglio, causando eventuali traumi alla partoriente e al nascituro. Esperienze australiane ad esempio confermano che l’ascolto di musica rilassante serve per favorire la distensione, la calma e per far sì che la donna si concentri su se stessa con lo scopo di ridurre e di gestire meglio il dolore, ma anche per diminuire il panico, per distrarre e per agevolare il riposo/sonno tra una contrazione e l’altra; si ricorre, invece, a brani coinvolgenti ad alto volume per cercare di distogliere l’attenzione dal bisogno di spingere e per far sì che la partoriente rimanga vigile. Studi statistici, inoltre, evidenziano una riduzione significativa dei tempi del travaglio e della richiesta di analgesici e antidolorifici. Inoltre il personale sanitario ha osservato che le neo mamme impiegano minor tempo per apprendere subito “il mestiere del genitore”, cioè sono subito disponibili a passare del tempo con il piccolo e ad allattarlo al seno, rispetto invece alle donne che hanno un parto doloroso (ALLISON, 1995).

La psicofonia

Fondata dalla cantante M.L.Aucher intorno agli anni ’50, la psicofonia studia il processo grazie al quale le sonorità prodotte dalla voce sollecitano precise parti del corpo: ogni suono emesso è in grado di colpire una vertebra e i gangli paravertebrali (noduli che fanno parte del sistema nervoso) che le stanno ai lati, da cui si dipartono i nervi diretti ad uno o più organi interni. Perciò a seconda della gravità e dell’acutezza dei suoni prodotti, il corpo fa vibrare una specifica parte, per la precisione le note contenute nell’ottava del pianoforte che va da do 2 a do 3 stimolano gli arti inferiori a partire dal tallone, quelle da do 3 a do 4 investono la zona del bacino sino al diaframma, da do 4 a do 5 interessano il torace, da do 5 a do 6 fanno risuonare la zona cervicale e cranica. Il lavoro psicofonetico in gravidanza è importante poiché il bambino in utero viene sollecitato dalla voce di entrambi i genitori, in particolare l’emissione vocale della madre “colpisce” il piccolo sia dall’interno che dall’esterno del corpo materno (BENASSI, 1996,1998).

BIBLIOGRAFIA

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E.BENASSI, Aspettar cantando: la voce nella scena degli affetti prenatali, in Musica e Terapia Quaderni italiani di musicoterapica, vol.5, n°2, Ed. Boccassi, Alessandria, giugno 1997.
E.BENASSI, Il feto apprende in utero in Nuove prospettive in ostetricia e neonatologia, Aspetti del benessere fetale e interazioni biologiche madre-nascituro, a cura di C.Zara e F.Polatti, Università degli Studi di Pavia , 1998.
M.VIDESOTT, Musicoterapia preventiva: suono e musica nella preparazione alla nascita, in Musica e Terapia-Quaderni di Musicoterapia, Ed. Cosmopolis, Torino, 1998.
A. ZORRILLO PALLAVICINO, Nascere in musica, Ed. Borla, Roma, 2002.
A.AUDITORE–F. PASINI, Musicoterapia preventiva e profilassi della gravidanza e del puerperio, in Le applicazioni della musicoterapica: ambiti di intervento e aspetti formativi, IX Convegno APIM – Conservatorio “G.Verdi” Torino, 2002.
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