GRAVIDANZA: Palestra, preparazione al parto & training autogeno, omeopatia, pelle

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GRAVIDANZA: Palestra, preparazione al parto & training autogeno, omeopatia, pelle

Messaggioda Royalsapphire » 19/03/2015, 13:36



LA PALESTRA PER LE FUTURE MAMME


A cura di Rocco Di Simone

Gravidanza non significa necessariamente abolire ogni tipo di esercizio fisico. Al contrario se la futura mamma non ha particolari problemi, una adeguata attività fisica durante i 9 mesi può aiutare sia lei che il bambino.
Luoghi comuni come “in gravidanza bisogna mangiare per due” oppure “in gravidanza bisogna evitare qualsiasi movimento perchè potrebbe compromettere la salute del nascituro” sono ormai superati. I recenti studi hanno dimostrato che una moderata attività fisica non agonistica oltre a non fare male aiuta il decorso della gestante sia sotto il profilo fisico che psichico. Inoltre, permette un recupero post parto più veloce ed efficace.
Naturalmente, visto che ogni gravidanza è diversa dall’altra, prima di intraprendere un qualsiasi esercizio fisico, è fondamentale consultare il medico curante che dovrà rilasciare un certificato medico da presentare al centro sportivo. In secondo luogo è fondamentale affidarsi ad istruttori specializzati che sappiano come comportarsi in situazioni di questo tipo. La gravidanza non è di certo una malattia ma è sicuramente uno stato psico-fisico particolare durante il quale gli sconvolgimenti a livello ormonale modificano sia la struttura fisica che l’umore della donna. È fondamentale quindi un approccio adeguato sia sotto il profilo fisico che sotto quello psicologico.
Chiarire quali sport praticare e quali evitare è prioritario.

Sport da evitare
Sci da discesa, tennis, calcio, arti marziali, equitazione non dovrebbero rientrare tra le attività sportive di una donna in stato interessante. In generale bisogna evitare tutti quegli sport di impatto o estremi che potrebbero compromettere l’integrità del feto. Sono inoltre da scartare dopo il terzo mese tutte quelle attività che richiedono un grado di coordinazione ed equilibrio elevato come la bicicletta o il motociclismo.

Sport consentiti
Camminare, nuotare, svolgere esercizio in acqua, fare esercizio in palestra, ballare in maniera moderata è sicuramente possibile con qualche piccolo accorgimento. Praticare inoltre stretching in maniera costante insieme ad un po’ di Yoga o Pilates può addirittura aiutare durante la fase di travaglio.

Prima di iniziare l’esercizio fisico è utile tenere presente alcune linee guida fondamentali:

È preferibile svolgere una attività fisica più leggera che non affatichi troppo ma nel contempo consenta di tenere sotto controllo il peso della futura mamma. Sono da preferire esercizi aerobici moderati a movimenti anaerobici pesanti. L’utilizzo dei pesi deve essere mirato è consentire l’esecuzione di un numero medio alto di ripetizioni (tra 15 e 20). Meglio le macchine che i pesi liberi perché consentono un maggior controllo dei movimenti. Per quanto riguarda lo sforzo aerobico, è sempre meglio che la frequenza cardiaca non superi il 60/65% della FC Max.

Esempio di donna di 33 anni: FC Max=220-33=187 bpm 65% 187=120/130 bpm

In mancanza di un cardio-frequenzimetro, considerare che durante la camminata si deve essere in grado di parlare senza eccessivo fiatone.

Le donne incinte hanno una capacità respiratoria ridotta a causa dell’innalzamento del diaframma, causato dal maggior volume dell’utero. Durante gli esercizi bisogna respirare sempre in modo fluido senza rimanere mai in apnea, in caso evitare i movimenti che inducono questa condizione. Potrebbe interrompere il trasporto di ossigeno al feto.
Il ritmo degli esercizi deve sempre essere lento e controllato senza stressare troppo l’apparato muscolo-scheletrico, particolarmente provato durante i 9 mesi. La gravidanza è di per sé un allenamento, immaginare di dover passare l’intera giornata con una coppia di manubri da 5 Kg in mano!
Gli allenamenti dovrebbero durare circa 30/45 minuti. Un tempo superiore potrebbe essere eccessivo. Le puerpere si stancano prima, meglio delle brevi pause tra un esercizio e l’altro o comunque dopo non più di 15/20 minuti di attività.
In caso di attività fisica considerare un po’ di sonno extra nelle ore pomeridiane.
Prevedere sempre qualche minuto di stretching a fine seduta per mantenere un buon grado di elasticità generale.
La ginnastica pre parto può tranquillamente integrare la normale attività fisica.
Lavorare sempre in un ambiente fresco e ventilato. Evitare eccessive temperature corporee specialmente durante i primi mesi, potrebbero creare problemi al feto. Se si decide di fare delle passeggiate all’aperto evitare i periodi troppo freddi, troppo caldi o i luoghi piene di smog, meglio lavorare in un ambiente chiuso.
L’alimentazione deve essere adeguata specialmente se si pratica un po’ di sano esercizio. Prediligere i cibi sani e nutrienti aggiungendo una quota sostanziale di proteine. La formazione del feto è una fase plastica cioè di costruzione durante la quale è richiesto un apporto proteico maggiore. Frutta e verdura dovrebbero essere consumate ad ogni pasto per fornire il giusto apporto di vitamine. Bere spesso acqua è importante in una condizione normale ma diventa fondamentale in gravidanza.
Evitare l’esercizio nelle ore più critiche della giornata (quando ad esempio le nausee sono più forti).
Nella scelta del programma di lavoro, tener conto della condizione atletica di partenza della gestante. Da un punto di vista fisiologico è meglio praticare già una attività fisica nel momento in cui si decide di rimanere incinta, in caso contrario si può sempre iniziare dopo ma con più cautela.
Evitare tutte quelle attività ad alto impatto, potrebbero interrompere il flusso sanguigno verso la placenta e quindi verso il feto.
Dal 3° al 7° mese si può eseguire una attività fisica moderata. Le prime 12 settimane di gestazione sono le più delicate per la formazione del feto. È bene evitare grossi sforzi.
Dall’8° mese concentrarsi maggiormente sugli esercizi di respirazione e relax, lo Yoga ed il Pilates sono molto indicati seppure con le dovute cautele. Evitare la posizione supina mentre si possono adottare posizioni in quadrupedia, seduta e laterali.
Dopo il 4° mese evitare tutti gli esercizi in posizione supina. Potrebbero provocare la compressione della vena cava inferiore da parte dell’utero, interrompendo il ritorno di sangue al cuore.
Considerare che una donna incinta consuma più velocemente le riserve di glicogeno nel sangue. Per evitare possibili cali di zuccheri, consumare una piccola merenda con una quota di carboidrati 90/120 minuti prima di fare attività fisica.
A tutte le donne che decidono di rimanere incinta, si consiglia una adeguata attività fisica prima, concentrando l’attenzione sui muscoli addominali e quelli della schiena. In questo modo si riuscirà a ridurre il mal di schiena nei mesi finali della gestazione.
Ricordarsi di includere sempre esercizi specifici per la postura. Il maggior peso del seno potrebbe provocare ipercifosi dorsale, mentre il pancione potrebbe facilitare l’iperlordosi lombare. È essenziale includere qualche esercizio per la cuffia dei rotatori (per l’extrarotazione della spalla) e gli erettori spinali della colonna vertebrale. Un ottimo movimento in questi casi è la trazione alla Lat Machine in tutte le varianti (presa prona, supina, parallela) senza utilizzare un carico eccessivo.
Il riscaldamento prima dell’allenamento è fondamentale. In gravidanza, si riduce la produzione da parte del corpo di liquido sinoviale (il lubrificante delle articolazioni).
Nella scelta degli esercizi tener presente della diminuita capacità di equilibrio e stabilità. È utile evitare tacchi troppo alti, indossare scarpe da palestra comode. La distorsione alla caviglia è molto frequente nelle puerpere.
Durante l’attività motoria, bere frequentemente piccoli sorsi di acqua, per garantire sempre una adeguata idratazione.

Vantaggi di una adeguata attività fisica durante il periodo di gestazione

L’attività fisica induce il corpo nella produzione di endorfine, eccezionali per innalzare la soglia del dolore anche durante il parto.
Aiuta a controllare il peso corporeo.
Aumenta il tono e l’elasticità dei muscoli.
Dona il buon umore e aiuta a superare i momenti difficili (legati anche agli sconvolgimenti ormonali e fisiologici a cui la donna incinta è soggetta).
Tiene impegnata la futura mamma facendola sentire attiva e vitale. Molte donne sono costrette ad abbandonare momentaneamente il lavoro. A parte le gravidanze a rischio, alcuni lavori non possono essere svolti in gravidanza, si pensi alle attività pesanti o a quelle a contatto con sostanze a rischio per la salute.
Migliora la postura ed allevia i frequenti mal di schiena.
Aiuta la circolazione sanguigna messa a dura prova durante i 9 mesi.
Migliora le capacità respiratorie, vitali per un miglior trasporto di ossigeno al feto.
Tiene in allenamento i muscoli addominali e quelli del perineo.
Combatte la stanchezza cronica a cui le future mamme sono soggette. La crescita del feto richiede uno sforzo cardiaco maggiore di circa il 30/50 %.
Aiuta le mamme a ritrovare la forma fisica dopo il concepimento.
Dopo il parto, trascorse appena 4/6 settimane, è possibile tornare alla pratica sportiva. L’imperativo è però di procedere con calma, il corpo è ancora affaticato dal cambiamento subito. Gli addominali vanno allenati dolcemente mentre i movimenti con grosse catene cinetiche (squat pressa,…) vanno ripresi non prima di qualche mese. L’ideale è ricominciare con 2 sedute settimanali e prediligere un numero di ripetizioni medio/alto (8/12) e carichi moderati.
Cercare di allattare prima degli allenamenti o dopo circa 90 minuti. La produzione di acido lattico post allenamento potrebbe rendere il latte più acido e quindi meno gradito al bambino.


Programma di allenamento settimanale:
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NB: Evitare i movimenti multiarticolari a rischio con carico articolare eccessivo (Squat, Affondi, Leg Press, Saltelli, Step, Corsa intensa).

Lo Yoga ed il Pilates, come detto, sono ottime attività da eseguire durante tutta la gravidanza. Meglio però che la futura mamma le conosca già prima di restare incinta.

Il Pilates in particolare aiuta l’equilibrio, previene il mal di schiena, rinforza il pavimento pelvico fondamentale per la spinta durante il parto, aumenta la flessibilità articolare, tonifica i muscoli addominali, rafforza il diaframma con conseguenti vantaggi respiratori durante il travaglio, dona calma e serenità.

La Ginnastica in Acqua è ottima perché diminuisce il carico su legamenti ed articolazioni. Inoltre dona una piacevole sensazione massaggiante su tutto il corpo.



ATTIVITA’ FISICA IN GRAVIDANZA

L’interesse nei confronti del problema attività fisica in gravidanza è sicuramente aumentato in questi anni. Il problema si pone anche perché atlete di alto livello tendono a ridurre al minimo l’interruzione degli allenamenti.

L’attività fisica in gravidanza pone le seguenti problematiche:

che tipo di attività?
quale carico di lavoro?
fino a quale mese è consigliata?
come si ripercuote l’attività fisica sul feto?
quale effetto ha l’attività fisica sul decorso della gravidanza?

Che tipo di attività? Quale carico di lavoro?

Si suggerisce attività aerobica di livello medio-leggero.Risulta che la risposta cardiovascolare allo sforzo nella donna gravida è del tutto normale, pertanto, il problema principale è rappresentato dall’aumento della massa corporea il che rappresenta un impedimento notevole in tutte le attività di tipo antigravitazionale (corsa, marcia, salire le scale), infatti il costo energetico aumenta in proporzione all’aumento della massa.
Sono sconsigliate attività fisiche che presentano rischi di infortuni, cadute o traumi.

Fino a quale mese è consigliata?
Tenuto conto dell’aumento della massa corporea, piuttosto variabile, si può indicativamente suggerire di diminuire l’entità dell’impegno fisico oltre i 4 mesi. Se l’attività fisica non è di tipo antigravitazionale (nuoto) il problema dell’aumento della massa ovviamente non si pone. Una gestante può tranquillamente nuotare ben oltre i 4 mesi. Gli studi disponibili indicano che esercizi di intensità media (marcia) non comportano una riduzione del flusso di sangue all’utero. Sicuramente un esercizio strenuo comporta una riduzione del flusso di sangue all’utero.
Un altro fattore da considerare è il problema della dispersione termica; infatti si può supporre che una relativa ipertermia (riscaldamento) si possa sviluppare nelle zone profonde dell’addome.

Come si ripercuote l’attività fisica sul feto?

Non esistono dati che indicano se l’attività fisica rappresenta un vantaggio o una controindicazione relativamente allo sviluppo del feto, al travaglio e al parto.

Quale effetto ha l’attività fisica sul decorso della gravidanza?

Una regolare attività fisica sicuramente aiuta nel controllare l’aumento della massa corporea, inoltre mantiene una buona funzionalità cardiovascolare cui si accompagna sensazione di benessere.



LA PREPARAZIONE AL PARTO
A cura di Barbara Celani, Psicologia in movimento

Allo sviluppo e all’accrescimento del feto durante i nove mesi di gravidanza, corrisponde una maturazione delle competenze alla base del rapporto tra la madre e il suo bambino. Per dirla con Stern, la gestazione e la nascita non riguardano solo il bambino, poiché a nascere è anche una madre: ciò che avviene è un graduale processo maturativo che riguarda lo sviluppo psichico femminile e che coinvolge in modo particolare le relazioni stabilite nel corso della vita con le figure parentali, in particolare con la figura materna. Il test di gravidanza positivo, i segnali del corpo, i primi cambiamenti fisici che per alcune donne sono immediati, trasportano la donna in un nuovo stato psicologico che non è più solo quello di “figlia” ma certamente riattiva, sul piano emotivo, tracce - consapevoli e non - dell’esperienza con la propria madre, durante la quale si è state oggetto di pensiero e cure amorevoli. Il recupero e il riconoscimento di quella fase della propria vita, favorisce il reperimento interno di risorse e capacità per svolgere a propria volta tale funzione materna nei confronti del proprio figlio.
Dal momento del concepimento, e anche precedentemente, la donna inizia quindi un percorso di cambiamento che coinvolge aspetti emotivi, relazionali, modificazioni a livello corporeo, alimentare, dell’intimità di coppia, ridefinizione di ruoli, di rapporti con le famiglie di origine, dei ritmi e degli impegni quotidiani oltre alla riorganizzazione degli spazi.

I corsi pre-parto
Alcune donne possono incontrare difficoltà nel gestire i nuovi vissuti spesso contrastanti (gioia, timori, senso di incertezza, di autorealizzazione, di conferma, ansia etc ) e le novità pratiche che comporta la gravidanza e possono dunque aver bisogno di un sostegno e di uno spazio di accoglienza, elaborazione e comprensione con figure professionali specifiche, così come con altre future mamme con le quali confrontarsi e condividere.
In questo senso rivestono grande importanza i corsi pre-parto, organizzati anche gratuitamente presso le Asl, generalmente condotti da più figure professionali tra le quali uno psicologo, un'ostetrica, un assistente sociale, un ginecologo e un pediatra prevedendo, ove possibile, la partecipazione di entrambi i futuri genitori, anche se alcuni incontri sono indirizzati in modo più specifico alla gestante. Le tematiche proposte sono molteplici anche se l’aspetto più incisivo è probabilmente rappresentato dal gruppo che si crea: uno spazio di condivisione e confronto con persone che vivono la stessa situazione, con le quali scambiare esperienze, informazioni, emozioni e con le quelli spesso si creano legami di amicizia e di aiuto reciproco, utili soprattutto dopo la nascita dei bambini.
La donna supera quindi il vissuto di solitudine che spesso sperimenta durante questa fase densa di cambiamenti e di novità non sempre facilmente comprensibili e gestibili, ove il "gruppo" si pone come un fattore protettivo contro le depressioni post-partum e come “contenitore” per ansie, fantasie, paure che possono essere espresse e rielaborate con l’aiuto dello psicologo. In alcuni corsi quest'ultimo propone, tra l'altro, delle attività da svolgere collettivamente per favorire l’emergere di quei vissuti positivi e negativi legati alle varie fasi della gravidanza: l’emozione del test e la comunicazione dell’esito, le visite, le paure legate alla salute del bambino, la scelta degli esami cui sottoporsi, i rischi, i fastidi come nausee, problemi digestivi, gonfiori e stanchezza, i primi movimenti percepiti e la condivisione con i papà e con i familiari, i cambiamenti nelle azioni quotidiane, il rapporto di coppia e con il lavoro etc. Il corso di preparazione alla nascita, soprattutto per la parte condotta da psicologi, si pone come supporto fondamentale per aiutare i futuri genitori a vivere in maniera più consapevole e serena un'esperienza che non si conclude al momento del parto, ma che prosegue ben oltre la nascita del bambino.

Altrettanto importante di quella psicologica, è la preparazione fisica, il lavoro sul corpo: tecniche di rilassamento, massaggio e respirazione sono utili per preparare il corpo al parto e importanti per affrontare il travaglio e la fase espulsiva. Esistono, ad esempio, tecniche specifiche come il training autogeno (Schultz) dal quale deriva anche la rielaborazione di Piscicelli, il metodo R.A.T. (training autogeno respiratorio) che mirano al rilassamento e alla disattivazione del circolo vizioso tra paura–tensione–dolore, preparando la donna a sopportare le contrazioni uterine con una minore sensazione dolorosa (viene eliminata quella causata da paura e tensione) ma con tutta la consapevolezza e la capacità percettiva necessarie. Nel R.A.T. di Piscicelli, viene stimolata la capacità creativa della gestante di elaborare autonomamente le proprie fantasie, di sostituire pensieri negativi con altri positivi. Inoltre il respiro che caratterizza il R.A.T. (il respiro autogeno, cioè), determina il rilassamento muscolare che a sua volta conduce ad una tranquillità psichica che si riflette sulla respirazione stessa. Il R.A.T. comprende anche fasi durante le quali la gestante si esercita in movimenti di tensione e rilassamento muscolare che le consentono di identificare ciò che produce rilassamento ed eliminare ciò che causa tensione. Con tale metodo, la donna sarà maggiormente in grado di abbandonarsi con fiducia e consapevolezza al lavoro svolto dal proprio corpo e al contatto con le figure che la assisteranno durante il parto.
Un’altra figura importante sotto molti punti di vista, già nella fase di preparazione al parto, è quella dell’ostetrica, cui è affidato il compito di illustrare la fisiologia del parto, le posizioni migliori per gestire le contrazioni e la fase espulsiva, proponendo anche esercizi che coinvolgono i padri, nella consapevolezza che la loro capacità di sostegno può fare la differenza nelle delicate, emozionanti e anche dolorose fasi che la donna vive nei momenti tra la fine della gravidanza e il parto. Infine, nei corsi pre-parto vengono trattati argomenti come gli interventi di routine praticati in ospedale al momento del parto e del periodo del post parto, l’allattamento, i bisogni e la cura del bambino e della mamma, il massaggio infantile etc.
Anche la figura del ginecologo ha un peso rilevante fornendo informazioni sulle norme di comportamento per la propria salute e quella del nascituro, gli esami da affrontare, i rischi, i metodi contraccettivi dopo la nascita etc.


Oltre ai cambiamenti fisici ed emotivi, la coppia si troverà a gestire anche una serie di incombenze burocratiche quali l’astensione dal lavoro, la maternità facoltativa, i permessi per l’allattamento e la malattia del bambino, la registrazione alla nascita, il codice fiscale, la scelta del pediatra di base etc. Tutte queste informazioni vengono fornite dall’assistente sociale, esaurendo anche il bisogno di chiarezza negli aspetti pratici.
Infine, la presenza del pediatra preparerà le donne in dolce attesa alle prime cure del neonato, all’alimentazione da tenere in allattamento e alle caratteristiche del comportamento dei neonati affinché si riducano il più possibile ansie e timori non sempre giustificati.

Riferimenti bibliografici
• Ammaniti M., (2008), Pensare per due. Nella mente delle madri, Editori Laterza
• Buonocore S., Il metodo R.A.T. nella preparazione al parto. Tu non partorirai nel dolore! http://www.psicoterapie.org
• Randaccio S., De Padova, M. (2004), Aspetti emozionali: modificazioni psicologiche in gravidanza, Una medicina a misura di donna, CIC Edizioni Internazionali. S.S. Psicologia Clinica, Ospedale S. Anna - Azienda Sanitaria Ospedaliera O.I.R.M. - S. Anna, Torino
• Stern D. N., (1998), Nascita di una madre. Come l’esperienza della maternità cambia una donna, Oscar Mondadori



IL TRAINING AUTOGENO IN GRAVIDANZA
A cura di Monica Monaco

Numerose indagini rivelano da tempo che esiste un’evidente differenza nel vissuto della gravidanza che viene sperimentato dalla donne che seguono un percorso significativo, individuale o di gruppo, di psicoprofilassi al parto.
Uno dei metodi più utili che può essere adottato efficacemente per mantenere un equilibrio ed una serenità emotiva, tra le naturali oscillazioni ormonali e le altrettanto normali insicurezze legate ai cambiamenti corporei, di abitudini e di ruoli, è indubbiamente quello del Training Autogeno che è stato preso in considerazione secondo diversi approcci e che spesso viene combinato con ad altre tecniche di rilassamento e di cosiddetta igiene e prevenzione psicologica pre-parto.

Approcci tradizionali per la preparazione al parto
Esistono numerose prospettive e conseguenti metodologie adottate per l’assistenza psicologica al parto sviluppate in diversi paesi del mondo. Tra esse il comune denominatore è l’uso di metodologie di rilassamento e di autogestione degli aspetti psicologici e fisici che in gravidanza possono essere fonti di stress e che possono aumentare il vissuto del dolore al momento del parto.

Uno dei più noti approcci sviluppati nei paesi anglosassoni è quello definito “metodo Read”, anche noto come “parto senza paura” o più semplicemente “parto naturale”. A strutturarlo è stato Grently Dick Read che lo ha centrato tutto sull’educazione e sulla riacquisizione di una prospettiva più naturale nei confronti del parto.
Egli infatti sosteneva che spesso le problematiche di paura, rifiuto o dolore che accompagnano la gravidanza in molte donne, e che alimentano disturbi psicosomatici anche persistenti che rendono la gravidanza un periodo di grande disagio, sono frutto di una educazione disadattiva alla gestazione, ricca di false convinzioni, di pregiudizi e centrata sulla trasmissione di racconti di esperienze deformati.
Per queste ragioni culturali, la paura viene amplificata e trasformata da meccanismo adattivo in dispositivo spropositato rispetto alla reale minaccia che diviene persino controproducente.
Read riteneva dunque che l’ansia del parto tende così ad aumentare la tensione in differenti aree muscolari di una donna in gravidanza, rendendola più sensibile al dolore e più propensa a respirare scorrettamente (aumentando ulteriormente il dolore e contrastando la dilatazione).
Il suo metodo, a partire da questa premesse, tende ad utilizzare innanzitutto dei mezzi psicologici di suggestione per il rilassamento che mirano a migliorare la tolleranza al dolore, insegnando a riconoscere nel corpo i segnali associati ad ansia e paura, quali posture ricche di tensione, cattiva respirazione e contrazioni nei muscoli.
A questi esercizi, in questo approccio è stata associata la chinesiterapia fino a giungere a sviluppare il cosiddetto “parto attivo” (Balaskas J., 1983), un approccio moderno che deriva dal metodo di Read e che comprende massaggi, stretching, danza del ventre ed esercizi di contatto con alcuni muscoli per aumentarne il controllo consapevole, vocalizzi, visualizzazioni e allenamenti di posture per supportare il parto naturale. Tutte le attività vengono svolte da guide esperte che puntano all’obiettivo di far aumentare nelle gestanti la conoscenza del proprio corpo in modo da poterlo guidare verso l’acquisizione di schemi motori che possano essere poi adottati positivamente durante il parto.

Un altro metodo per la preparazione al parto che è nato con l’obiettivo di preparare alla gestione psicofisica del dolore è il metodo sovietico-francese che si fonda sul concetto di apprendimento di Ivan Pavlov e sul meccanismo del riflesso condizionato che sono stati applicati al parto prima da diversi autori sovietici e poi dal francese Lamaze (1956).
Il fulcro originario del metodo è l’ipotesi che una donna, a causa della comune educazione all’idea del parto con dolore, finisce per creare all’atto del parto un binomio “contrazione-dolore” che diventa un riflesso artificiale.
Per contrastare la costituzione di questo riflesso in questo approccio si tende a fornire alla donna uno strumento ritenuto importante: la “respirazione alitante”, che consiste nell’uso di un particolare ritmo del respiro superficiale e accelerato da associare ad un ritmo respiratorio che faciliti la fase espulsiva. In questa prospettiva si ritiene infatti che questa modalità respiratoria sia in grado di inserirsi in questo legame psicofisico (o riflesso condizionato) tra utero e dolore, spezzandolo e creando un nuovo riflesso condizionato “contrazione-respirazione” che agevola il parto.

L’assistenza psicologica al parto con il training autogeno
Oggi, senza dubbio il metodo del Training Autogeno, associato ad altre tecniche e attività psico-educative, è la forma più diffusa di preparazione e di assistenza psicologica al parto adottata nel nostro paese.
Alcuni professionisti preferiscono adottare ancora gli efficaci esercizi della metodologia tradizionale di Shultz, mentre altri sono più propensi ad adottare il metodo sviluppato da Umberto Piscicelli, definito R.A.T., ossia Respiratory Autogenic Training.
Nel primo caso si adottano i sei esercizi del T.A. del ciclo inferiore dopo aver svolto l’esercizio propedeutico ed alcuni esercizi supplementari che possono essere scelti o coniati per affrontare le insicurezze e l’ansia legate al parto e alla maternità.
Nel metodo R.A.T. invece è stata sviluppata una procedura con degli esercizi speciali che hanno in comune con il T.A. di Shultz l’approccio al rilassamento con procedure che tendono a far generare in modo autonomo e attivo nella gestante il rilassamento, differentemente da ciò che avviene nei metodi che adottano delle eteroinduzioni impartite sistematicamente da un conduttore.
L’obiettivo originario di questo metodo era quello di utilizzare delle metododologie autogene per contrastare stati di squilibrio emozionale in gravidanza e nel corso del parto, ma oggi viene adottato prevalentemente per fornire aiuto al momento del travaglio.
Il R.A.T. comprende sette esercizi che integrano tecniche respiratorie, esercizi di rilassamento progressivo e tecniche immaginative.

Più precisamente il primo esercizio della serie è definito esercizio di rilassamento attivo e progressivo e consta di una sequenza di cinque figure che consentono il rilassamento muscolare secondo una procedura ad hoc che coinvolge la parte superiore del corpo ed il viso.

Il secondo esercizio di questo metodo è l’esercizio dell’immaginazione e della propriocezione unitaria del corpo ed è un esercizio in cui si chiede di immaginare dal punto di vista sensoriale la successione delle figure comprese nel primo esercizio. In questo modo l’evocazione immaginativa del rilassamento nel corpo consente di ottenere effetti di distensione in alcune zone o in tutto il corpo senza più eseguire la sequenza. L’esercizio si continua con una visualizzazione dell’immagine corporea dall’esterno e con una nuova assunzione di prospettiva interna, in modo da consolidare ulteriormente la capacità di uscire e rientrare nelle sensazioni di rilassamento che vengono archiviate nella memoria.

Il successivo esercizio è l’esercizio dell’immaginazione e della propriocezione frazionata attraverso il quale si procede con un ascolto frazionato delle sensazioni di una serie di distretti muscolari e si comincia anche a conoscere mentalmente e concettualmente il proprio respiro naturale e il movimento associato ad esso nell’area perineale del canale del parto.

Il quarto esercizio è l’esercizio dello spazio pieno attraverso cui si mira a raggiungere la cosiddetta “commutazione autogena globale”, completando e ingrandendo i vissuti propriocettivi di rilassamento e fissando la propria attenzione sulle sensazioni ottenute dalla concentrazione sulle zone speculari del corpo, secondo una procedura che richiama l’esercizio supplementare del T.A. messo a punto da Luthe e chiamato “esercizio degli spazi”.

Il quinto esercizio è l’esercizio del respiro autogeno o della commutazione respiratoria e comprende la precedente propriocezione frazionata che gradualmente lascia spazio alla consapevolezza del respiro, poi all’esercizio dello spazio pieno per terminare con la concentrazione sul respiro tipica del T.A. tradizionale.

Il successivo è l’esercizio delle risposte paradossali che inizia secondo le modalità del precedente esercizio e poi diventa un compito di ascolto delle cosiddette “risposte paradossali”, ossia delle variazioni del respiro (amplificazioni in grado di aumentare il rilassamento muscolare) che si verificano nella commutazione autogena di fronte a degli stimoli disturbanti. Questi ultimi vengono prodotti per la durata di un minuto per alcune serie e generalmente sono costituiti da un battito di mani o dal suono di un gong.

Il settimo esercizio del metodo R.A.T. è l’esercizio del condizionamento semantico e dell’abitudine alla contrazione uterina in cui, una volta ottenuto l’incremento della risposta paradossale del respiro autogeno, si cerca di creare un riflesso condizionato “contrazione-risposta respiratoria paradossale”, trasformando il battito di mani in una rappresentazione simbolica delle contrazioni attraverso una frase-guida.

In questo metodo i sette esercizi vengono generalmente appresi a partire dal 4° mese e, dopo il primo ciclo, si continua simulando le fasi del travaglio in modo che ogni gestante possa immedesimarsi nel respiro autogeno, ascoltando il rilassamento muscolare che ne consegue, secondo dei ritmi tipici del parto.
Come è stato osservato da alcuni autori, il problema di questo metodo è che esso risulta mediamente più difficile da ricordare del metodo tradizionale e quindi spesso si finisce per non adottarlo fuori dalle sedute condotte dalla guida.
Anche per queste ragioni è sempre più frequente il ricorso, anche in gravidanza, al Training Autogeno condotto a partire dal metodo di Shultz la cui procedura viene costantemente preferita da molte istituzioni e professionisti che si occupano dell’assistenza alla gravidanza, dal momento che gli esercizi del T.A. tradizionale si sono rivelati molto utili e pratici in gravidanza e durante il parto, nonché per aiutare ad affrontare le altre frequenti problematiche psicologiche che possono accompagnare questo delicato periodo della donna.

Le possibilità del training autogeno per le gestanti
Come per ogni metodo che viene adottato per la cura psicologica delle future mamme, anche il Training Autogeno, se condotto e seguito da un professionista esperto e seguendo un approccio idoneo alle necessità specifiche, dimostra di poter svolgere alcune funzioni importanti per la salute psicologica della gestante e del nascituro.
Esso infatti permette di attenuare le oscillazioni degli stati emotivi e di umore della futura mamma, che accompagnano spesso tutto il periodo della gravidanza ma anche le fasi che seguono il parto, svolgendo un’azione di protezione e di prevenzione delle problematiche più serie come i disturbi di ansia della gestante e la depressione post-partum.
L’impiego del Training Autogeno in gravidanza inoltre ha mostrato di agevolare la riduzione di tutti i disturbi della gravidanza che hanno una componente psicologica che può aumentarne il malessere percepito (es. nausea, vomito, insonnia, irritabilità, stitichezza, anomalie respiratorie e del ritmo cardiaco da ansia, sbalzi di pressione, stanchezza e dolori tensivi).
Questo metodo, da solo o associato ad altre efficaci tecniche di allenamento mentale, consente altresì di abituarsi a ridurre o a recuperare velocemente il dispendio energetico psicofisico, perché allena corpo e mente a tenere degli atteggiamenti e dei comportamenti che agevolano un minore dispendio di energie psicologiche e fisiche e che permettono di rispondere meglio ai maggiori bisogni di energia richiesti dal puerperio o che si presentano in modo ancora più impellente nel post-partum e in tutto il primo periodo di maternità.

L’utilizzo di appositi esercizi supplementari di T.A. inoltre può aiutare a centrarsi soprattutto sulle funzioni positive che accompagnano i cambiamenti fisici della gravidanza che in questo modo possono essere vissuti in modo più positivo ed essere accettati e tollerati.
Altri esercizi possono essere d’aiuto per abituarsi gradualmente ai cambiamenti di ruolo e di abitudini, poiché mirano a far superare le incertezze e i dubbi sulle proprie capacità di gestire i futuri momenti quotidiani attraverso allenamenti mentali che incoraggiano a stabilire un primo contatto naturale e positivo con tali esperienze che, in tal modo, iniziano ad integrarsi nella nuova “immagine di sé” ancora in fase di strutturazione (e per questo instabile e piena di dubbi).
Questi benefici sono stati spiegati dalla capacità che le tecniche di controllo dello stress come il T.A. esercitano, al di là della possibilità da parte della gestante di adottarle anche al momento del parto.
Con l’esercizio infatti l’allenamento autogeno è in grado di stimolare anche la produzione di endorfine, particolari prodotti chimici del cervello che contrastano l’ansia e l’agitazione, favorendo anche il controllo dei dolori (es. sciatica o altri fastidi frequenti in gravidanza o normali nel post-partum) e il riequilibrio di messaggi nervosi come quelli che regolano la nausea gravidica e il vomito.
Al contempo esso attiva una diminuzione dell’attivazione del sistema nervoso vegetativo che viene prodotta attraverso la concentrazione autogena su stati mentali positivi che tende a produrre un graduale decremento risposte viscerali e muscolo-volontarie che si associano ai vissuti di tensione (es. contrazioni muscolari e crampi, fastidi digestivi, eccessiva trasmissione di messaggi nervosi, ecc.).

Tali risultati dimostrano naturalmente di essere tanto più efficaci quanto più la donna si impegna ad eseguire gli allenamenti nel corso della settimana e quanto più il professionista che conduce il percorso è competente sulle dinamiche mentali in gravidanza e post-partum, sulle tecniche di aiuto specificamente utilizzate e se riesce a gestire le reazioni, adattando gli esercizi alle esigenze specifiche, facendo comprendere con quale atteggiamento e obiettivi essi vadano eseguiti.

Riferimenti bibliografici sull’argomento

- Balaskas J., 1983, Manuale del parto attivo: gli esercizi per arrivare al parto con la sicurezza e le energie necessarie, Red.
- Lamaze F., 1956, Il parto senza dolore mediante metodo psicoprofilattico, Enciclopedia Medica Chirurgica francese.
- Piscicelli U., 1991, Training Autogeno Respiratorio e psicoprofilassi ostetrica, Piccin.
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LA TERAPIA OMEOPATICA PER I DISTURBI DELLA GRAVIDANZA
A cura di Marta Chiappetta

La gravidanza, il periodo compreso tra la fase del concepimento e il parto, ha una durata di circa 280 giorni durante i quali l’organismo della donna subisce una rivoluzione ormonale che comporta una complessa serie di cambiamenti, fisici e psichici.
L’essenza della trasformazione è resa visibile da evidenti modifiche del corpo della gestante: l’utero si dilata e aumenta fino a mille volte il suo volume e la regione pelvica riceve un maggior afflusso di sangue con conseguente aumento delle secrezioni vaginali e dilatazione delle vene emorroidarie. La grande quantità di estrogeni presenti nel sangue determina un aumento di volume del seno che diventa sensibile e dolente, soprattutto all’inizio della gravidanza. I cambiamenti avvengono anche a livello cutaneo attraverso una maggiore crescita di unghie e capelli.
I sintomi più importanti ed evidenti di questa trasformazione, tuttavia, si manifestano nel cuore, nell’apparato digerente e nel sistema nervoso centrale. Durante la gravidanza, infatti, il cuore aumenta il suo lavoro e quindi aumenta anche la frequenza cardiaca, una condizione che si traduce in palpitazioni e senso di affaticamento.
La pressione arteriosa subisce una riduzione significativa sia nei valori massimi che nei valori minimi, per questo la futura mamma avverte una forte stanchezza e sonnolenza che spesso è accompagnata da svenimenti.
L’apparato digerente e quello nervoso risentono maggiormente dell’azione ormonale. Sete e appetito aumentano, il transito intestinale è rallentato e questo genera fenomeni di stipsi. I sintomi più comuni - nausea, vomito e iperacidità gastrica - derivano da due cause (oltre quella ormonale): una meccanica, legata alla compressione del feto sugli organi addominali ed una emotiva, legata alla somatizzazione delle ansie e alle paure della futura mamma.

Qualsiasi terapia che si sceglie per la cura dei disturbi della gravidanza non può non tenere conto del delicato e complesso aspetto psichico della gestante, a partire dal fatto che fin dai primi mesi si instaura un rapporto speciale tra madre e figlio che, fusi nello stesso corpo, sono impegnati in un dialogo profondo e continuo.
Durante tutti i nove mesi la donna attraversa tre fasi distinte:
- nel primo trimestre i sintomi fisici sono evidenti, inizia la fase della trasformazione durante la quale compaiono spesso fenomeni di ansia, depressione e stanchezza legati al cambiamento ormonale ma anche e soprattutto alla condizione psichica caratterizzata da un sentimento iniziale di ambivalenza (amore/rifiuto) nei confronti del bambino.
- nella fase centrale i sintomi si attenuano, la donna è più tranquilla e comincia a vivere pienamente la gravidanza e il legame con il piccolo che cresce giorno dopo giorno; ha imparato a conoscere le reazioni del suo corpo e a gestire meglio la sua emotività.
- nella fase finale (gli ultimi tre mesi) molti sintomi iniziali ritornano ma in forma diversa. Le ansie, le paure e le energie della gestante si focalizzano sul parto, sulla preoccupazione per la salute del bambino e su ciò che il suo arrivo comporterà. In questa ultima fase, che perdura anche nei primi mesi di vita del nascituro, la futura madre sviluppa una forte sensibilità ed entra in profonda sintonia con i bisogni del piccolo, mettendosi in ascolto di tutti i segnali che riceve da lui.

La donna nel suo percorso di amore e trasformazioni acquisisce un nuovo stato mentale, una vera e propria organizzazione psichica che lo psicanalista Daniel Stern ha definito “costellazione materna”. Questo nuovo status è fatto di azioni, sensazioni, sentimenti, desideri e paure che sono immerse nella rete dei vissuti personali della gestante che si confronta con una serie di interrogativi più o meno consapevoli, anche sulle sue capacità di prendersi cura di una nuova vita. Inoltre la donna rielabora il rapporto con la sua figura materna di riferimento e si mette in contatto con i suoi vissuti e sentimenti di figlia. Il quadro, ovviamente, varia in base alle caratteristiche, al modo di essere, alle dinamiche passate e alle modalità di ogni persona.

La scelta di utilizzare la terapia omeopatica in gravidanza è motivata da una serie di fattori, primo fra tutti quello di alleviare la sofferenza con una cura che non procuri gravosi effetti collaterali alla donna e che non rappresenti un pericolo per la salute del feto. L’uso dei rimedi omeopatici non ha solo uno scopo curativo ma anche preventivo, in quanto essi agiscono sulla reattività individuale dell’organismo nei confronti dei disturbi, hanno un’azione riequilibrante a livello psico-fisico e accompagnano la donna nelle fasi della gestazione fino al momento del parto.
I rimedi per la gravidanza sono tantissimi e, nella scelta di quello più adatto, vengono presi in considerazione tutti i sintomi del quadro patologico, la costituzione della paziente, la storia familiare e la risposta agli stimoli ambientali e ai cambiamenti relazionali che avvengono durante la gestazione.
Questo approccio permette di individuare il rimedio simillimum (il più simile alla costituzione del paziente) che spesso viene prescritto come terapia di base per tutta la durata della gravidanza. Gli stessi rimedi costituzionali possono essere usati anche nella cura dei sintomi specifici, sia in fase acuta che come prevenzione.

Nonostante il forte incremento della diffusione e dell’uso dei prodotti omeopatici, soprattutto negli ultimi anni, l’informazione scarsa e non corretta riguardo questo tipo di terapia lascia spazio a dubbi ed incertezze. In particolare sul tema della gravidanza si concentrano le maggiori controversie riguardo l’affidabilità dei rimedi e sugli eventuali effetti dannosi per il feto.
I prodotti omeopatici sono privi di effetti collaterali, controindicazioni o interazioni poiché non presentano tossicità chimica per la loro elevata diluizione. Tuttavia la prescrizione non va mai fatta con superficialità pur trattandosi di farmaci che inducono una reazione di guarigione dell’organismo. Sia in gravidanza che in tutte le altre patologie la scelta del rimedio, della potenza e della posologia dovranno essere affidate al medico che ha in cura il paziente.

I rimedi
I rimedi che verranno elencati, suddivisi in base al tipo di disturbo, sono solo alcuni di quelli utilizzati per la maggior parte dei sintomi fisici e psichici comuni in gravidanza, per la preparazione al parto e per il travaglio. In questi casi le potenze utilizzate sono quelle più basse (5-6 CH).
Molti di questi si ripetono perché, spesso, il sintomo singolo che curano si colloca in un quadro psico-fisico più ampio che corrisponde a quello individuato dal simillimum. Per questi rimedi si utilizzeranno potenze più alte (30 CH) seguendo sempre la posologia indicata dal medico curante.

Nausea, vomito e disturbi gastrici
Ipeca soffre di nausea e vomito costante, mucoso e abbondante con lingua pulita, ipersalivazione e forte sudorazione. Il vomito non placa la nausea, la paziente è debole e prostrata. La sete è assente e qualsiasi alimento provoca disgusto.
Sepia è il rimedio che si prescrive per le nausee che iniziano al mattino e che sono scatenate dall’odore del cibo. È presente una forte astenia e il malessere è associato a introversione, irritabilità, angoscia e tristezza che peggiorano soprattutto la sera. La gestante è apatica, indifferente all’ambiente esterno e desidera la solitudine.

Cocculus si prescrive quando la nausea e il vomito peggiorano con il movimento e con l’odore e la vista dei cibi. La gestante avverte un gusto metallico in bocca, con forte salivazione e sete intensa. Le nausee sono accompagnate da vertigini e astenia profonda. I sintomi migliorano con il calore e al chiuso.
Le vertigini sono presenti anche in Tabacum che è indicato per la nausea accompagnata da pallore e sudori freddi e per il vomito con ipersalivazione e miglioramento all’aria aperta. Tipico del rimedio è un senso di mancamento all’epigastrio descritto come “debolezza di stomaco”. A differenza di Ipeca, la nausea di Tabacum migliora con il vomito. Passato il primo trimestre di gravidanza nausea e vomito migliorano mentre compaiono gradualmente sintomi gastro-intestinali più evidenti, legati all’aumento delle dimensioni del feto: iperacidità, bruciore gastrico e stipsi.
Nux vomica è uno dei rimedi più usati in gravidanza perché copre quasi tutti i sintomi più importanti. La paziente avverte una sensazione di peso sullo stomaco dopo i pasti accompagnato da eruttazioni e bruciore gastrico. L’appetito è presente con una preferenza per i cibi saporiti. La stipsi si manifesta con uno stimolo costante all’evacuazione che rimane insoddisfatto e procura crisi emorroidarie. La mamma Nux accusa forti crampi allo stomaco, non tollera di essere contraddetta e spesso i sintomi si scatenano con la collera e l’agitazione.
La sensazione di peso sullo stomaco è presente anche in Pulsatilla ed è accompagnata da bruciore, dolore epigastrico, gonfiore ed eruttazioni soprattutto dopo aver mangiato cibi grassi, creme, gelati, latticini e bevande fredde. Il rimedio è indicato per la donna di umore mutevole, facile al pianto, insicura, che ha bisogno di rassicurazione. I sintomi peggiorano con il calore e migliorano con l’aria fresca e la consolazione.
Arsenicum album si prescrive alle mamme agitate, ansiose che soffrono di bruciori gastrici violenti, dolori e forte spossatezza. I sintomi migliorano con il calore e le bevande calde. La paziente peggiora di notte, si sveglia nel sonno e teme di restare sola.
Molte donne, durante la gestazione, soffrono di reflusso gastroesofageo; l’omeopatia in questi casi consiglia Iris versicolor. Il rimedio agisce in presenza di forte bruciore, rigurgiti acidi, ipersalivazione, vomito mucoso. Ai sintomi descritti si associa spesso un’emicrania oftalmica tipica del rimedio.
Robinia, come Iris, ha una forte ipersecrezione acida con reflusso di liquido che brucia le pareti dell’esofago. La gestante soffre di gastralgia con acidità notturna e cefalee frontali.

La stanchezza e la sonnolenza sono gli altri due sintomi chiave di ogni gravidanza. Nella terapia omeopatica vengono trattati in associazione con il quadro psichico che comprende umore mutevole, ansie, paure, grande esaurimento energetico, soprattutto negli ultimi mesi della gestazione.
Ignatia amara è uno dei rimedi più usati in gravidanza soprattutto per la sfera psichica. La stanchezza di Ignatia si associa a tristezza, peggiora con lo stress fisico e le contrarietà. La paziente è triste, depressa, sviene spesso, ha forti crisi d’angoscia che le impediscono di parlare. L’umore è mutevole, stati d’animo e disturbi sono contraddittori. Tutti i sintomi migliorano con la distrazione.

Sepia è un altro dei grandi rimedi usati in gravidanza. La paziente è irritabile, introversa, si sente stanca, apatica, sola e triste. L’angoscia peggiora la sera e procura risvegli notturni improvvisi e sonnolenza diurna. A differenza della mamma Ignatia, Sepia rifiuta le distrazioni sociali e tutto la annoia. I sintomi peggiorano con la consolazione.
Pulsatilla, al contrario, migliora se viene consolata. La gestante è triste, depressa, piange senza motivo o mentre racconta i suoi problemi. Il rimedio è indicato quando in gravidanza è presente una grande variabilità d’umore, forte emotività e fragilità. La paziente fa fatica ad addormentarsi e accusa una grande stanchezza al risveglio.

Negli ultimi due mesi della gravidanza lo stato ansioso aumenta e si concentra sul delicato momento del parto che ogni donna teme di affrontare.
Molti dei rimedi indicati per la sfera psichica vengono prescritti per la preparazione al parto e per il travaglio. La loro azione ha quattro funzioni fondamentali:
- Favorire la dilatazione uterina;
- Rendere le contrazioni più efficaci;
- Ridurre la fase di dilatazione e di espulsione;
- Migliorare la risposta fisica e psichica della madre intervenendo sulla sua condizione emotiva e sulle sue paure.
I rimedi che agiscono sulle contrazioni dell’utero vanno assunti due volte alla settimana nell’ultimo mese di gravidanza e ogni 10 minuti dopo l’inizio del travaglio.
Actaea Racemosa diventa triste nei giorni che precedono il parto; le sue paure sono molto forti e ha pensieri e immagini negative che scorrono senza sosta nella sua mente come quelle di morire durante il parto, di perdere il senno, di scoprire malformazioni del bambino. Il rimedio viene prescritto a quelle donne che vivono con tristezza il distacco del bimbo dal loro corpo. I sintomi psichici si associano a contrazioni uterine irregolari, acute, dolorose ma spesso inefficaci. La paura forte determina la rigidità del collo dell’utero che blocca il parto.

La mamma esausta e stremata viene trattata con Gelsemium. La paura e l’angoscia del parto è intensa e profonda e si manifesta anche nell’ambito relazionale. Crisi di cefalea presenti in passato si riacutizzano in questa fase o si manifestano per la prima volta con dolori alla nuca e disturbi visivi. La donna ha forti tremori e sensazione di punture di aghi sull’utero che si irrigidisce per gli spasmi della muscolatura ostacolando l’inizio del travaglio.
Caulophyllum è il rimedio d’elezione per la preparazione al parto; viene prescritto nell’ultimo mese di gravidanza per ridurre gli spasmi uterini e diminuire la rigidità del collo dell’utero. L’azione del rimedio è simile a quella dell’ossitocina (ormone proteico che induce le contrazioni e favorisce l’espulsione del feto). La paziente è sfinita, fa fatica a parlare e a gridare. Il rimedio viene spesso associato ad actaea racemosa.
Arnica montana è usato per tutti i traumi psichici e fisici. Viene prescritto quasi sempre nell’ultima settimana prima del parto per agevolare le contrazioni. Indicato per le donne fortemente debilitate che hanno paura di essere toccate.
Chamomilla si prescrive in presenza di dolore intollerabile associato a collera e indifferenza per l’ambiente esterno. Più aumenta la paura più il dolore diventa acuto. Il collo dell’utero è rigido e il travaglio inefficace.

Bibliografia
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- Trapani G., Gravidanza e allattamento, curarsi con l’omeopatia, Red Edizioni,Milano, 2008
- Greco J., Omeopatia in ginecologia, Tecniche Nuove, Milano, 1995
- Ammaniti M., Pensare per due: nella mente delle madri, Laterza, Roma, 2008



LA PELLE IN GRAVIDANZA
A cura di Maura Peripoli

È l’organo più grande del corpo umano, è quello che difende dallo smog e da tutte le “aggressioni” esterne. Può essere chiara, scura, liscia o ruvida la pelle, l’involucro che riveste il corpo umano.
Ma com’è formata questa membrana? Da uno strato superficiale che si chiama epidermide, dal derma e da un tessuto adiposo ad esso sottostante, chiamato ipoderma. Il 70% della cute è formato da acqua, il 25% da proteine, il 2% da grassi e lo 0,5% da altri minerali. Questo organo subisce costantemente un rinnovamento delle cellule, specialmente nel caso in cui viene danneggiata (i motivi possono essere diversi, dalla scarsa cura e attenzione dell’individuo, all’eccessiva esposizione al sole, alle ferite occasionali ecc….), anche perché la pelle è continuamente soggetta ad aggressioni esterne e spesso diventa difficile preservarla in modo corretto. Ma occorre anche considerare che “una cute malata” più difficilmente riuscirà a mettere in atto i meccanismi di difesa sopra indicati e quindi inevitabilmente subirà anche in modo piuttosto repentino, un processo di invecchiamento. Fortunatamente però usufruirà di un rinnovamento tramite cellule nuove con conseguente processo di rimodellazione per cui le proteine danneggiate vengono rimosse e sostituite con altre sane. Essa ha anche un ben definito “ciclo di vita” che comporta quindi un rinnovamento tramite cellule nuove. Ciò avviene specialmente in caso di scottature o eccessiva esposizione al sole, per cui la cosa meno grave che può capitare è quella di ritrovarsi con antiestetiche rughe o cicatrici.

Ma cosa succede durante il delicato periodo della gravidanza? Quali sono le trasformazioni alle quali va incontro la pelle delle donne e come preservarla da eventuali danni?
Tutti sanno che, durante la delicata fase della gravidanza, più facilmente la cute è esposta alle aggressioni esterne, quali ad esempio lo smog e altri agenti e facilmente si può “stressare”. La conseguenza di ciò è che viene accelerato di molto il processo di invecchiamento e spesso, quando le cellule sono irrimediabilmente danneggiate avviene “spontaneamente” la fase di rimodellazione mediante cellule nuove e sane. Tra le cause che maggiormente possono “rovinare” la pelle, c’è sicuramente una scarsa attenzione ad essa (è importantissimo tenere sempre la pelle idratata) Infatti le rughe, le macchie della cute e le smagliature, dipendono proprio da questo e quando ci si trova in questa condizione, bisogna attendere pazientemente che si rigenerino nuove cellule per accelerare il più possibile il processo di rimodellamento.

Il periodo di gravidanza di una donna, anche indicato con il termine “stato di grazia” è molto delicato e l’organismo femminile va incontro a notevoli variazioni, sia dal punto di vista immunulogico, sia per quanto concerne il metabolismo. Addirittura esistono delle forme di dermatiti particolari che insorgono esclusivamente quando la donna è in attesa di un bebè. Sono proprio le modificazioni ormonali a creare tutto ciò e ogni organo si deve “riorganizzare” per fare spazio al nuovo “ospite”. Nel caso della pelle, le trasformazioni avverranno soprattutto esternamente (la pelle, specialmente quella della pancia tende via via ad assottigliarsi e tendersi) e dal punto di vista estetico. Esistono tutta una serie di trasformazioni della cute in gravidanza e primo tra tutti è il fenomeno dell’iperpigmentazione (ne vanno soggette il 90% delle donne). La causa di ciò è da attribuire ad un aumento del MSH, un ormone stimolante composto da estrogeni e progesterone che sollecita la melanogenesi. Le zone nelle quali è maggiormente visibile questo “diverso” colore, sono le ascelle, la parte interna delle cosce, la pelle intorno all’ombelico e le areole mammarie. Questa trasformazione avviene quindi già dai primi mesi della gravidanza, per aumentare progressivamente e le donne potranno facilmente osservare ciò: le cicatrici e le lentiggini tenderanno anch’esse a scurirsi con il passare del tempo e questo avverrà in maniera più consistente per chi ha la pelle già scura. Subito dopo il parto, tutto tornerà come prima anche se i tempi di recupero sono molto soggettivi. Ci sono anche casi in cui l’iperpigmentazione regredisce ma non scompare del tutto. Anche le eruzioni cutanee fanno la loro comparsa in gravidanza e la più comune di queste è denominata PUPPP (papules urticarial pruritic e piastre della gravidanza), inizia generalmente dall’addome e può espandersi anche alle cosce, ai seni e qualche volta alle natiche.

Anche l’acne rappresenta un problema per le donne in “dolce attesa”: strettamente collegata ai cambiamenti ormonali del periodo, per alcune “incide”di più, per altre meno. La pelle, per essere conservata bene, deve sempre essere sufficientemente idratata, ma in alcuni casi si assiste al fenomeno della pelle oleosa che “colpisce” un gran numero di donne e in questo caso sarà bene rivolgersi ad uno specialista per farsi consigliare prodotti “ad hoc”. Un’altra caratteristica patologia delle pelle in gravidanza, è il “cloasma” o “melasma”, meglio conosciuto come “mascherina della gravidanza” e consiste in una pigmentazione più scura in alcune zone del viso, specialmente in quelle parti che sono maggiormente esposte al sole quali la fronte, il naso e le guance. Anche la dermatite atopica o eczema può fare la sua comparsa in questo delicato periodo e per chi già ne soffre, i problemi saranno sicuramente superiori. In ogni caso, con alcune accortezze, non sarà difficile mantenere la pelle sana e bella anche in gravidanza: a tale proposito si riporta il parere del chirurgo plastico Dott. Gimmy Blasio

Come si potrebbe definire la pelle e che importanza ha per l’individuo?
La pelle è l’organo più grande che abbiamo, quello che ci difende dallo smog e da tutte le aggressioni esterne. Questo organo perfetto, viene sollecitato in un momento così bello quale quello della gravidanza, dagli ormoni che inviano messaggi nel ventre della donna per avvisarla che sta arrivando qualcosa che occuperà spazio e quindi la pelle si dovrà estendere e quindi i ricettori ormonali l’aiuteranno per attuare una distensione e preparare il ventre per i nove mesi di gravidanza.

Questo processo fa aumentare di peso?
Assolutamente no, la pelle si assottiglia e il derma si allarga formando una linea scura vicina all’ombellico, denominata “linea alba” che non si scurisce ed è come se dicesse alla donna di prepararsi per il nuovo arrivato. Questo è un aiuto che gli ormoni danno, altrimenti la pelle si romperebbe come un sacco tirato.

La pelle dopo il parto tornerà nella condizione iniziale?
Ci penserà l’ossitocina a farla ritornare come prima anche se qualche danno potrebbe essere possibile, perché oggi le gravidanze vengono portate avanti anche in età avanzata mentre una volta si partoriva da giovani e le 20enni avevano gli ormoni più preparati a questo per aver il minor danno possibile. Naturalmente ciò vale per una sola gravidanza e non per parti gemellari o più parti: sono proprio gli ormoni che danno consigli alla pelle tornare nella situazione originale.

Questo processo è uguale per tutti?
Non c’è niente di uguale all’altro, la natura cerca di aiutare i diversi tipi di persone, le molteplici razze ed etnie. La donna, fin dai tempi antichi, ha pensato sempre a salvaguardare il ritorno alla normalità e trattandosi di un organo che ci “deve” riparare, non è facile. Far penetrare qualcosa all’interno è quasi impossibile ma mantenere la pelle idratata è possibile.

Non esiste un farmaco per questo?
Una volta si usava l’olio d’oliva perché nutriva la pelle ed evitava che si seccasse: era un olio simile a quelle delle borse… però veicolare determinati farmaci attraverso la pelle è difficile perché la pelle blocca tutto, figuriamo i farmaci. Attualmente l’industria farmaceutica ha cercato di migliorare i componenti delle creme che possono dare elasticità e sono nate ad esempio creme al collagene che danno un buon risultato. Ma l’utilizzo di farmaci per via transcutanea in questo momento non è corretto, perché è bisogna pensare principalmente alla mamma che deve necessariamente aumentare di peso per alimentare il nuovo nascituro.

Quindi si deve agire preventivamente…
Si, attraverso una dieta equilibrata e corretta, senza andare incontro ad aumenti di peso eccessivi, ma il processo per mantenere la pelle sana è lento anche se c’è tutto il tempo per migliorare la situazione della cute nella regione addominale durante tutti i nove mesi di gravidanza e generalmente, una cosa che fanno tutte d è usare delle creme in grado di dare tonicità e idratazione.

Esiste chi è più fortunato?
Certamente, ci sono alcune sindromi in cui il derma è molto elastico e in questo, ogni persona è differente dall’altra. Quando la pelle non è sufficientemente elastica, si creano le cicatrici e alcune donne hanno le smagliature, proprio nel loro patrimonio genetico. Quindi tutto ciò è estremamente soggettivo e legato all’evento e all’evoluzione della gravidanza.

Parliamo delle cicatrici…
Quando la pelle non viene sufficientemente idratata, le cicatrici si formano inevitabilmente: all’inizio rosse a causa della vascolarizzazione, per poi diventare più scure. Le donne che lavorano con l’immagine (e personalmente ne seguo un gran numero) chiedono ritocchi (60% di esse) subito dopo la gravidanza e quelle che hanno allattato, arrivano da me anche dopo 4 o 5 anni.

Quanto dura l’effetto del ritocco?
Anche qui è strettamente soggettivo e varia da persona a persona a seconda dei tipi di pelle: in ogni caso bisogna vedere se quella sarà l’unica gravidanza o se sono in programma altri figli: in questo caso il discorso è completamente diverso.

Testo realizzato grazie al gentile contributo del Dott. Gimmy Blasio , specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed estetica.
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