Menopausa e prevenzione disturbi ormonali

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Menopausa e prevenzione disturbi ormonali

Messaggioda Royalsapphire » 19/03/2015, 15:29



Che cos’è

La menopausa corrisponde al periodo della vita di una donna durante il quale cessano le mestruazioni, l'ovulazione e la produzione di ormoni come gli estrogeni. Termina quindi il periodo potenzialmente riproduttivo della donna. E' un processo normale dell'invecchiamento che avviene generalmente tra i 45 e 50 anni, ma in alcuni soggetti può verificarsi anche più precocemente oppure in età più avanzata.

Manifestazioni

La menopausa si preannuncia con una serie di irregolarità mestruali come cicli ravvicinati e di durata maggiore, con un flusso a volte scarso, talvolta intervallati da perdite ematiche intermestruali, chiamate spotting fino alla cessazione completa delle mestruazioni.
La conseguente carenza di estrogeni determina una serie di sintomi che interessano i piu svariati apparati:

apparato neuro-endocrino con variazioni dell'umore, ansia, irritabilità, calo della memoria e della capacià di concentrazione, vampate di calore.

apparato uro-genitale: atrofia della mucosa vaginale e conseguante difficoltà ad avere rapporti, cistiti ricorrenti, prolasso uterino, incontinenza urinaria, calo del desiderio.

apparato muscolo-schelettrico: osteoporosi, dolori agli arti e alle articolazioni

apparato cardiovascolare: aumento del numero degli infarti e coronaropatie


Terapia

La terapia è raccomandata per migliorare la qualità della vita.
Essa consiste nella somministrazione degli estrogeni che le ovaie non sono più in grado di produrre. Essa determina una drastica riduzione delle patologie cardiovascolari, delle fratture da osteoporosi e di tutti i sintomi prima descritti legati alla carenza estrogenica.

La terapia (interamente sostenuta dal Servizio Sanitario Nazionale - Farmaci di fascia A) viene somministrata per via orale o transdermica (cerotti) ed è consigliabile protrarla per almeno 5 anni.

Eccessivi appaiono gli allarmismi relativi ad una aumentata incidenza di tumori alla mammella. Dati scientifici recenti stimano il rischio di tumore della mammella dopo 10 - 15 anni di terapia ampiamente inferiore al vantaggio legato alla drastica diminuzione di patologie cardiovascolari e schelettriche.



RISCHI E BENEFICI DELLA TERAPIA ORMONALE IN MENOPAUSA


A cura del dott. Fabio Raja
"Scusi, dottore, ma lei è favorevole o contrario?". Non è il titolo di un vecchio film sul divorzio, ma la domanda che, sempre più spesso, i medici si sentono rivolgere dalle loro clienti a proposito della terapia ormonale per la menopausa.

La menopausa

Vissuta di volta in volta con angoscia, come la fine della propria femminilità, o con serenità, come un naturale passaggio, la menopausa è, senza dubbio, una fase molto delicata, che deve essere affrontata con la consapevolezza di cosa provoca e di com'è possibile viverla nel modo migliore, cercando di mitigarne gli aspetti negativi.
Con la menopausa, infatti, la produzione degli ormoni sessuali diminuisce considerevolmente: gli estrogeni si riducono del 90% ed il progesterone in pratica scompare.
Si hanno perciò delle conseguenze, alcune immediate, mentre altre si manifestano dopo alcuni anni.

Dall'inizio della menopausa, molte donne cominciano ad avere insonnia, vampate di calore e sudorazioni improvvise, secchezza vaginale, riduzione della libido e alterazioni dell'umore che, in molti casi, provocano un notevole peggioramento della qualità della vita e dell'intesa sessuale con il partner.Anni più tardi, invece, cominciano a farsi sentire altri acciacchi, sempre conseguenti alla mancanza d'estrogeni, come l'osteoporosi, con il relativo rischio di fratture e l'aumento delle malattie cardiovascolari.

La terapia ormonale sostitutiva

Si è pensato che la somministrazione, a partire dall'inizio della menopausa, di ormoni che sostituiscano quelli che le ovaie non sono più in grado di produrre potesse ridurre la gravità dei problemi citati, o, quanto meno, ritardarne la comparsa.


Molte donne, oggi, assumono regolarmente, e per periodi variabili da alcuni mesi a molti anni, la terapia sostitutiva (TOS= terapia ormonale sostitutiva o HRT =hormone replacement terapy) con estrogeni e progestinici in pasticche, cerotti o gel cutanei.
Si ottiene, in tal modo, un innalzamento della quantità degli estrogeni circolanti, anche se il loro tasso si mantiene, in ogni caso, ben al disotto ( circa 1/5) rispetto a quello dell'epoca fertile.
Di fatto è l'estrogeno l'ormone efficace nel ridurre i disturbi della menopausa. Sfortunatamente, somministrato da solo, senza il progrestinico, determinerebbe un certo aumento di tumori dell'utero. L'associazione con il il progesterone annulla questo rischio. Chiaramente le donne isterectomizzate, vale a dire che non hanno più l'utero, non hanno alcuna necessità di assumere progestinici.
Nonostante milioni di donne assumano oggi la terapia sostitutiva, l'argomento dei rischi e benefici di queste cure è ancora oggetto d'accese discussioni negli ambienti scientifici e nella pratica medica d'ogni giorno. C'è, poi, la tendenza, da parte di alcuni medici e di molte donne, ad assumere, al riguardo, atteggiamenti ideologici, pro o contro, basati su emotività e pregiudizi, piuttosto che sulle certezze scientifiche.

Recentemente i media hanno dato gran risonanza ai risultati, pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Jama, di uno studio condotto su 16.000 donne . Questi risultati hanno contribuito a diffondere allarme tra le donne ed hanno ampliato la platea di chi ha un atteggiamento scettico, o francamente ostile nei confronti della TOS.
In realtà questo studio ha aggiunto ben poco a quanto già da qualche tempo noto. E' bene precisare, inoltre, che i suoi risultati potrebbero non essere applicabili a tutti i regimi di cure ; per esempio terapie contenenti estrogeni diversi, in dosi, formulazione, o via di somministrazione diverse, potrebbero avere conseguenze differenti.

Lo studio ha dimostrato che trattando 10.000 donne si avrebbero 8 casi in più di tumore della mammella.
Questo fatto è già noto da anni, così com'è ben noto che i tumori insorti durante la terapia ormonale hanno, in genere un decorso più benigno, sono, vale a dire, meglio curabili. L'aumento di questi tumori si osserva nei primi anni del trattamento ormonale e sembrerebbe diminuire negli anni successivi. Molti hanno ipotizzato, perciò, che la terapia potrebbe accelerare la crescita di tumori già esistenti, anche se non ancora evidenti, ma non causarne di nuovi.

I ricercatori si attendevano, poi, una riduzione di malattie cardiovascolari nelle donne trattate con la TOS, poiché queste malattie sono rare nella donna fertile e aumentano con la menopausa, ma i risultati dello studio non lo hanno confermato.
Accanto a questi effetti negativi ce ne sono altri molto buoni. Ogni 10.000 donne trattate con terapia ormonale si hanno, in meno, 5 casi l'anno di fratture dell'anca e 6 casi di tumori del colon.

Quale decisione?

Tutti questi fatti, tuttavia, poco aiutano le donne ad assumere una decisione, poiché è sempre difficile applicare i risultati degli studi e le statistiche, al proprio personale caso.
Un buon metodo per affrontare il problema, per la donna, è quello di prendere una decisione che riguarda il proprio corpo ed il proprio benessere, partendo dal "come" vive la menopausa,"qual' è" la gravità dei suoi disturbi, che percezione ha di questo passaggio e dei potenziali rischi e dei sicuri benefici della terapia sostitutiva.

Le donne che all'inizio della menopausa accusano disturbi gravi tali da peggiorare di molto la qualità della loro vita, le loro relazioni umane e l'intesa sessuale con il partner, dovrebbero considerare l'ipotesi di iniziare una terapia ormonale sostitutiva che è, senza dubbio, efficace nell'apportare un considerevole miglioramento della loro vita. A condizione, tuttavia, che questa cura sia serenamente accettata: non sia vissuta con disagio, come qualcosa di "innaturale" o con ansia, come possibile causa di malattie. Sarà, in seguito, compito del medico verificare l'esistenza di situazioni che "controindicano", cioè impediscono, l'inizio della terapia.
Nelle donne che decidono di seguirla, oltre agli effetti immediati, la TOS produrrà benefici a lungo termine sulla massa ossea , prevenendo osteoporosi e fratture.
Trattamenti prolungati possono far aumentare il rischio di avere un tumore mammario, ma riducono d'uguale misura il rischio di sviluppare tumori del colon . Sottoporsi a periodiche visite senologiche e Mammografie aiuterà senz'altro a dare tranquillità e permetterà, in ogni caso, una diagnosi precoce.
Una terapia di breve durata, da 1 a 4 anni, è probabilmente caratterizzata da un bilancio rischi/benefici molto favorevole.
Negli anni successivi, sospesa la terapia ormonale, i sintomi vasomotori tenderanno ad attenuarsi, mentre la secchezza vaginale potrebbe persistere. In questi casi possono essere presi in considerazione gli estrogeni per via vaginale e specifici trattamenti per migliorare l'insonnia e gli altri disturbi.
In ogni caso, in assenza di disturbi menopausali importanti, o se si preferisce non intraprendere la terapia ormonale, le donne dovrebbero valutare, periodicamente, con esami appropriati, l'insorgenza dell'osteoporosi. La TOS può prevenirla, ma anche con difosfonati e raloxifene si possono raggiungere gli stessi risultati.
Un caso particolare è quello delle donne che hanno una menopausa precoce, spontanea o provocata dall'asportazione delle ovaie . In queste, la terapia ormonale non comporta alcun rischio "aggiuntivo" se protratta sino all'età in cui mediamente insorge la menopausa. Non assumere la terapia, potrebbe, al contrario, avere effetti negativi nell'età avanzata poiché esse restano più a lungo private dell'effetto protettivo degli estrogeni.
L'assunzione della terapia ormonale non deve far trascurare le altre misure utili a mantenere una condizione di benessere psico-fisico , come l'astensione dal fumo, non ingrassare, fare esercizio fisico, mantenersi attiva, coltivare interessi culturali, relazioni umane e seguire i consigli del medico per prevenire le malattie cardiovascolari. Queste misure, da sole, anche senza essere accompagnate da una terapia sostitutiva, possono assicurare, a lungo, benessere fisico e psichico.
Occorre, infine, essere consapevoli che benessere, felicità e salute non sono garantiti da farmaci o "erbe", ma da una strategia diversa da donna a donna e costituita da un insieme di provvedimenti e non solo da farmaci.



MENOPAUSA? LA SOIA COME PREZIOSO ALLEATO

A cura della
Dott.ssa Elisabetta Macorsini

La soia è una pianta erbacea annuale, originaria della Cina. Presente in Europa fin dal XVIII secolo, fu poi importata anche in America, ai primi dell'800, dove iniziò ad essere coltivata su vasta scala. Oggi le principali coltivazioni di soia sono negli Stati Uniti ed in Brasile.

Appartenente alla famiglia delle Leguminose, come i piselli, i fagioli ed i ceci, è al centro dell'interesse di studiosi di tutto il mondo come alimento dietoterapeutico. Grazie alla lecitina, infatti, abbassa il livello di colesterolo del sangue, previene il rischio dell'arteriosclerosi e dell'infarto al miocardio, e non solo: la lecitina ha effetto ricostituente sul sistema nervoso centrale, in quanto fornisce colina, necessaria alla neurotrasmissione colinergica e per l'alto contenuto in fitoestrogeni è consigliata in donne con lievi disturbi della menopausa.

I benefici della soia in menopausa

I fito estrogeni sono sostanze vegetali, così chiamate perché simili agli estrogeni umani, ma con attività biologica 1.000 volte più lieve. Tuttavia, se introdotti in adeguate quantità, possono esercitare un interessante ruolo nella riduzione dei sintomi menopausali.

I fitoestrogeni possono infatti ridurre le vampate, specie se presenti in forma medio-lieve. In alcuni studi l'integrazione dietetica con farina di soia (in quantità equivalente a 45 mg di proteine di soia al dì) ha ridotto le vampate del 25-40%, in donne che ne avevano almeno più di 14 a settimana. L'effetto si manifestava già nelle prime 6 settimane di cura e persisteva nel tempo continuando l'assunzione di soia.
Trattandosi di estrogeni deboli è probabile che possano quindi trarne i maggiori benefici le donne con sintomi di lieve entità. Per donne con menopausa fortemente sintomatica è invece necessario ricorrere alle più incisive terapie ormonali sostitutive tradizionali, che si mostrano efficaci nel ridurre le vampate nel 60% dei casi.

La soia è un prezioso alleato anche nella prevenzione dell'osteoporosi.
L'osteoporosi dipende da diversi fattori: il sesso femminile, la carenza ormonale, la carenza di vitamina D nella dieta, lo scarso movimento fisico e l'invecchiamento. Studi epidemiologici hanno dimostrato che le popolazioni orientali hanno minore incidenza di osteoporosi delle occidentali. Dopo la menopausa, l'introduzione con la dieta di 45 grammi di soia al dì ha aumentato il contenuto minerale osseo delle donne trattate in modo significativo rispetto alle donne non trattate.


STILE DI VITA E MENOPAUSA

Tra i momenti fondamentali, nella vita di una donna, la menopausa è sicuramente uno di questi. Questo processo fisiologico comporta la cessazione dell'attività delle ovaie e, di conseguenza, la drastica diminuzione della produzione degli ormoni estrogeni. La conseguenza più evidente è la cessazione delle mestruazioni e della capacità riproduttiva della donna.
Normalmente la menopausa, o climaterio, si verifica tra i 45 e i 55 anni, e viene diagnosticata quando le mestruazioni sono cessate da almeno 12 mesi. Essa può però comparire in età più avanzata o al di sotto dei 30 anni: in tal caso si parla di menopausa precoce.
L'età della comparsa non sembra dipendere da fattori come l'età della prima mestruazione (o menarca), il numero di gravidanze o l'uso di contraccettivi ormonali, risulta invece che vi sia una correlazione con l'età in cui la madre è entrata in menopausa. Dunque, l'età del climaterio sarebbe in qualche modo fissata geneticamente.
Nelle donne fumatrici la menopausa può comparire anche con tre anni di anticipo. Anche l'asportazione chirurgica delle ovaie durante l'età fertile produce, ovviamente, una menopausa precoce.

La menopausa

La riduzione o la cessazione delle funzioni ovariche comporta una serie di alterazioni sia a carico degli organi genitali (atrofizzazione dei tessuti interni della vagina, con conseguente sensazione di secchezza, prurito, dolore durante i rapporti sessuali), che di altri tessuti (quello osseo in modo particolare), alterazioni dell’equilibrio ormonale, del sistema nervoso e di quello cardiovascolare. Le modificazioni ormonali che si verificano in concomitanza con il climaterio possono determinare alcuni disturbi.
Tra questi, i più comuni sono le cosiddette "vampate", ossia improvvise sensazioni di caldo accompagnate da aumento del battito cardiaco; episodi di incontinenza, in particolare durante sforzi muscolari o durante la notte (nicturia); sbalzi d'umore o tendenza alla depressione. Questi disturbi spesso possono risolversi spontaneamente, quando l'organismo si adatta al nuovo equilibrio ormonale.

L’insorgenza della menopausa è il momento in cui donne in lieve sovrappeso vanno incontro ad ulteriore aumento di peso, spesso sfociando in obesità conclamata. Ciò avviene perché, in tale periodo, le donne affronteranno le conseguenze dell’ipoestrogenismo in aggiunta alle alterazioni endocrino-metaboliche peculiari dell’obesità, esponendosi così alle relative complicanze cardiovascolari tipiche delle alterazioni del quadro lipidico, dell’assetto coagulativo e dell’insulino-resistenza. E’ proprio in tale periodo che la donna ha le stesse probabilità di manifestazioni cardiopatiche, come l’infarto del miocardio, dell’uomo. Infatti, nella donna, la presenza degli ormoni sessuali durante l’età fertile esercita un’azione protettiva nei confronti delle malattie cardiovascolari. Gli estrogeni sembrerebbero, in particolare, avere un ruolo importante nei meccanismi di vasodilatazione, soprattutto a livello delle arterie coronarie, e determinerebbero nella donna più basse concentrazioni di colesterolo totale e, in proporzione, maggiori quantità di colesterolo HDL.

Con la menopausa, dunque, la mancata produzione degli ormoni sessuali determina un incremento del rischio cardiovascolare ed in effetti, come precedentemente detto, nelle donne dopo il climaterio si riscontra un’incidenza di malattie cardiovascolari simile a quella degli uomini, e pari a quattro volte quella delle donne ancora in età fertile.

Oltre a quanto finora descritto, la caduta estrogenica ed il conseguente squilibrio del rapporto estrogeni / androgeni a favore degli ultimi ed il relativo ipercortisolismo, producono modificazioni della figura corporea rappresentati da:

una relativa virilizzazione
da una diminuzione della massa muscolare
un aumento della massa grassa, soprattutto a livello viscerale.

Osteoporosi

Sicuramente il fenomeno più caratteristico della menopausa è l’osteoporosi. Esso interessa maggiormente le donne perché posseggono una massa ossea inferiore e perché con l’insorgenza della menopausa, a causa della riduzione estrogenica, si assiste ad una demineralizzazione dell’osso che diviene quindi più fragile ed esposto a rischi di fratture anche in seguito a traumi lievi. L’osteoporosi viene suddivisa in due tipi, l’osteoporosi post-menopausale (tipo I ), già descritta, nella quale si assiste ad una rapida perdita della massa ossea nei primi anni successivi alla cessazione della funzione ovarica e può continuare per circa una decade. Le donne obese sono meno suscettibili all’osteoporosi di tipo I rispetto a quelle magre, a causa della maggiore produzione di estrogeni da parte degli adipociti. L’altro tipo di osteoporosi conosciuta è quella correlata all’età (tipo II ), nella quale si assiste ad un’inevitabile perdita, negli anni, di massa ossea posseduta che colpisce sia le donne che gli uomini. Quest’ultima compare solitamente dopo i settant’anni di età: Fattori che possono aumentare il processo sono:

la ridotta concentrazione di vitamina D
l’aumentata attività del paratormone (PTH)
la ridotta formazione ossea.

Esistono anche dei farmaci in grado di accelerare il processo osteoporotico come per esempio: l’eparina, i corticosteroidi e gli ormoni tiroidei.

L’osteoporosi, in particolar modo il tipo I, interessa soprattutto le vertebre dorsali e lombari, la parte prossimale del femore ed il polso, con un’incidenza che cresce con l’avanzare dell’età, basti pensare che all’età di 85 anni circa la metà delle donne ha subito almeno una frattura vertebrale, evento raro prima dell’insorgenza della menopausa. Tra le più gravi fratture emergono quelle del femore che sono responsabili di un aumentato indice di mortalità.

Le prime modificazione incombono intorno ai quarant’anni d’età dove l’eliminazione del calcio a livello ematico supera il deposito.
Ciò indica una riduzione della massa ossea pari a circa l’1% all’anno, con la relativa conseguenza che con il trascorrere degli anni la massa ossea si riduce di circa il 70% rispetto al quantitativo posseduto a 35 anni. Questo è un processo involutivo assolutamente fisiologico, del quale però lo stato nutrizionale deve tenerne conto e nei limiti del possibile cercare di prevenire le eventuali complicanze fin qui descritte. Purtroppo, nella fascia d’età avanzata spesso si assiste a fenomeni di malnutrizione, sia quantitativa (motivi sociali ed isolamento) che qualitativa (un ridotto apporto di proteine nobili, di vitamine A,C,B6,B12,E, acido follico,calcio,fosforo e grassi insaturi). Nel nostro organismo sono presenti circa 20g/Kg di peso corporeo di cui il 99% depositato nelle ossa ed il rimanente 1% in forma ionizzata. Durante il periodo dell’infanzia il calcio viene depositato in maniera costante nello scheletro che cresce, un altro periodo di rapida crescita è il periodo dell’adolescenza nel quale le ossa si allungano rapidamente e si assiste ad un deposito giornaliero di calcio intorno a 400 mg.; dopo ciò anche se la crescita si arresta si assiste ad una progressiva espansione del tessuto osseo che diventerà più spesso e più denso. Questa fase di irrobustimento continuerà fino ai 25 - 35 anni, a seconda della razza (infatti le donne di colore hanno una minore incidenza di osteoporosi). Dopo questo periodo il tono calcico viene regolato da un complesso sistema ormonale, che subisce le già descritte modificazioni che portano all’insorgenza della malattia osteoporotica; per tali motivi si è concordi nell’affermare che “la vecchiaia si fa da giovani”. Al di là del trattamento ormonale il problema osteoporotico va affrontato in senso preventivo.

Prevenzione dell'osteoporosi

Si basa su quattro obiettivi che riguardano lo stato nutrizionale e lo stile di vita:

Evitare che il bilancio del calcio diventi negativo Ciò significa garantire un buon apporto di calcio sin dall’età dello sviluppo ed ampliarlo nei periodi cruciali come la gravidanza, l’allattamento e la menopausa. Il fabbisogno di calcio è stabilito intorno agli 800 mg/die per la donna adulta, ma tale quantità non è sufficiente nella donna in età post-menopausale, dove invece sono necessari almeno 1,5 g/die per prevenire un eventuale bilancio negativo. Tale apporto deve essere garantito attraverso l’assunzione giornaliera di latte, latticini (yogurt, formaggi, ecc.) cibi ricchi di calcio, altra fonte da non sottovalutare è l’acqua che consumiamo quotidianamente. Quest’ultima per fornire un’adeguata quantità di calcio deve contenere almeno 300mg/l. Esistono anche altri fattori da tenere in considerazione che hanno la capacità di ridurre l’assorbimento di calcio. Precedentemente si è fatto cenno alle proteine “nobili” (per esempio carne e latte) poiché queste, al contrario di quelle “non nobili” (legumi, ecc.), hanno la capacità di antagonizzare la perdita di calcio grazie all’elevato quantitativo di fosforo posseduto. Le fibre, anche queste, ed alcune sostanze in esse contenute, come l’acido ossalico e l’acido fitico (contenuto nella crusca di grano), hanno la capacità di impedire l’assorbimento intestinale del calcio contenuto negli alimenti. Inoltre le fibre aumentando il transito intestinale riducono il tempo di contatto con la mucosa e quindi il tempo di assorbimento del calcio. La caffeina, è stato dimostrato che quest’ultima, aumenta le perdite di calcio attraverso il rene e l’intestino. Un introito moderato (200 - 300 mg/die) ha un effetto dannoso minimo, basti pensare che l’assunzione di 150 mg/die determina una perdita di calcio di circa 5 mg/die (mediamente una tazzina di caffè contiene da 50 - 120 mg di caffeina a seconda del metodo di preparazione, moka, espresso o americano). L’alcool, oltre al suo noto effetto anoressizzante ha un effetto tossico diretto sulla formazione della massa ossea.
Garantire un buon apporto di vitamina D Ciò può avvenire attraverso una corretta alimentazione (pesce, cereali, grassi) ma anche attraverso una regolare esposizione ai raggi solari. Nell’uomo infatti la provitamina D è sintetizzata dall’organismo e si trova proprio nella pelle, dove l’irradiazione con raggi solari, grazie ai raggi ultravioletti trasforma la provitamina (forma inutilizzabile) in vitamina D (forma utilizzabile). Le sue principali funzioni sono: - Aumenta la fissazione del calcio e del fosforo nelle ossa - Aumenta l’assorbimento intestinale del calcio e del fosforo - Riduce l’eliminazione fecale del calcio e del fosforo Il quantitativo giornaliero raccomandato è di circa 3 µg/die valore che sale fino a 10 µg/die durante la gravidanza e l’allattamento.
Evitare l’eccesso di peso Correggere tempestivamente le condizioni di sovrappeso. Il peso in eccedenza e l’obesità svolgono un effetto negativo accelerante sul processo osteoporotico e su quello artrosico che si aggravano proprio nel periodo della menopausa.
Svolgere costantemente attività fisica Tale attività deve essere ben coordinata, e finalizzata soprattutto alla colonna vertebrale e alle articolazioni delle anche. L’attività fisica esercita un effetto positivo ritardante sull’osteoporosi e sull’artrosi.

In conclusione si può affermare che oltre ad un adeguato introito dietetico possono essere d’aiuto nel ridurre i rischi di osteoporosi le seguenti raccomandazioni:

Consumare caffeina in quantità moderata (non più di tre tazze)
Evitare diete iperproteiche
Evitare diete con più di 35 g di fibre/die
Evitare l’abuso di alcool
Evitare il fumo
Effettuare un regolare e programmato esercizio fisico
Valutare (dopo un consiglio medico) l’eventuale assunzione di supplementi di calcio e/o di vitamina D.

BIBLIOGRAFIA

Livelli di assunzione raccomandati di energia e nutrienti per la popolazione italiana - SINU - revisione 1996
Vivere: conoscere e prevenire, vivere più a lungo e meglio - SIGE 1989 - M. Coltorti
Guida ad una corretta alimentazione - E. Turchetto - 1986
Obesità postmenopausale - M. Zammataro - EDRA 2000
Dietary calcium and bone mass through the lifecycle - Nutrition Tody - JJB Anderson - 1990



LA TERAPIA OMEOPATICA PER I DISTURBI DELLA MENOPAUSA
A cura di Marta Chiappetta

Il termine menopausa deriva dal greco (“menos” = mese e “pausis” cessazione) ed il suo significato letterale è “cessazione del mese”. Si riferisce dunque al momento in cui nella donna cessano le mestruazioni e si interrompe l’attività ovarica.
In genere la menopausa insorge intorno ai 50 anni d’età ma la sua comparsa può variare in un intervallo normale che va dai 45 ai 55 anni. Il periodo che va dalla fase pre-menopausale a quella che termina con l’interruzione delle mestruazioni viene chiamato climaterio.
Con le indagini appropriate si può confermare l’effettiva cessazione dell’attività ovarica. In genere si eseguono degli esami ormonali per accertare il passaggio a questa fase, in particolare il dosaggio del FSH (Ormone follicolo stimolante).
La menopausa non è una malattia e molte donne non lamentano alcun sintomo mentre in altre procura una serie di disturbi, spesso anche gravi. Tra i sintomi più frequenti ci sono le turbe mestruali o genitali come l’irregolare prolungamento del ciclo, leucorrea, mastite.
Molto frequenti anche i disturbi circolatori: ipertensione, extrasistoli, palpitazioni, gambe pesanti. E poi ci sono le cosiddette “vampate”, improvvise sensazioni di calore intenso che si concentrano nella parte superiore del corpo (in particolare sul viso), durano pochi minuti ma si manifestano a qualsiasi ora del giorno e della notte. Nel caso si verifichino durante la notte, esse sono in grado di disturbare fortemente il sonno perché interferiscono con la fase REM, la più importante per assicurare il riposo.

I sintomi della menopausa sono sia vasomotori (come quelli già descritti) ma anche (e soprattutto) neurovegetativi. Ciò deriva dal calo degli estrogeni (ormoni femminili) che comporta uno squilibrio ma la motivazione più importante è la che donna in menopausa vive una fase emotivamente molto complessa. La cessazione dell’attività ovarica, le modificazioni fisiche ed emotive legate al processo naturale di cambiamento vengono vissute molto intensamente e si trasferiscono sul corpo tutti i conflitti, non a caso è la sfera nervosa a produrre i sintomi più eclatanti: ansia, irritabilità, depressione, tristezza, sbalzi d’umore, forte affaticabilità.
Gli squilibri ormonali e metabolici possono portare a scompensi anche più gravi, come una riduzione dell’assorbimento del calcio a livello delle ossa che può provocare l’osteoporosi oppure una minore protezione del cuore e dei vasi.
Altri sintomi frequenti sono l’aumento di peso, emicranie, stanchezza, calo del desiderio sessuale.

Gli ormoni di sintesi che spesso sono utilizzati come terapia allopatica sono in contrasto con l’azione fisiologica della natura femminile. L’omeopatia interviene invece nella gestione della sintomatologia ed è di grande aiuto per accompagnare e sostenere le donne in questo importante processo in atto.
La menopausa è una fase estremamente delicata per una donna, segnata da un periodo di modificazioni profonde, psichiche e fisiche. Ogni donna reagisce in modo diverso e la sua reazione offre le prime informazioni utili per scegliere il rimedio più adatto.
Prendendo ad esempio l’aspetto più importante della fase menopausale, ovvero la perdita della capacità riproduttiva, si osserva che alcune donne la vivono come un lutto, una perdita di una parte importante di sé mentre per altre invece è un sollievo, un modo per vivere la sessualità senza preoccupazioni.
L’omeopatia specializza i rimedi in base alle personalità e alle risposte individuali.

Lachesis è il rimedio indicato quando la menopausa aggrava tutti i sintomi già presenti, soprattutto quelli a livello cardiovascolare come palpitazioni e turbe epatiche. Altri sintomi sono le vampate di calore al volto, molto intense e frequenti, cefalea congestizia, sudorazione. Tutti i disturbi migliorano con le secrezioni (leucorrea, mestruo, diarrea).
Le donne Lachesis sono estremamente logorroiche. Hanno un carattere diffidente, geloso, ipersensibile. Si offendono facilmente. Durante la menopausa soffrono di crisi depressive con paura di essere abbandonate o escluse.

Anche Sepia soffre di forti stati depressivi durante la menopausa; piange, si sente triste, è irritabile, insoddisfatta, prova indifferenza verso i propri familiari e le persone care. La sfera psichica è più compromessa ma soffre anche di sintomi fisici gravosi come la stanchezza, la cefalea, forti dolori nella regione lombare. La paziente peggiora con l’inattività e il riposo, migliora invece mantenendosi attiva e occupata, con il ballo e lo sport.

Il rimedio più indicato per le vampate è Glonoinum; la paziente durante la menopausa accusa forti afflussi di sangue al volto che provocano un’intensa cefalea con battiti arteriosi al corpo, alla testa e al collo. Tutti i sintomi migliorano in un ambiente fresco.

Le vampate sono presenti anche in Sulphur. È il rimedio adatto ad una donna robusta, calorosa, amante dell’aria aperta. Ha un carattere aggressivo ed autoritario ma è dinamica ed estroversa. Le vampate sono accompagnate da palpitazioni e sudori; soffre di bruciore ai piedi, al corpo e nella zona vulvare (il bruciore peggiora grattandosi).

Thuya si utilizza quando è presente un forte sovrappeso, ritenzione idrica e cellulite localizzata. Il rimedio descrive una donna ansiosa, agitata, ipersensibile che ha paura di avere una malattia incurabile. L’apparato genitale è il più colpito, possono comparire micosi vulvo-vaginali, leucorrea densa e verdastra. Sono molto frequenti anche disturbi più gravi come polipi, cisti e dolori ovarici concentrati sul lato sinistro.

Un altro importante rimedio nella terapia della menopausa è Actaea racemosa (Cimicifuga). Il rimedio descrive una donna eccitata, paurosa, logorroica che durante il malessere ha l’impressione di impazzire o di avere la testa immersa in un nube. I flussi sono abbondanti e dolorosi e questa accentuazione è legata allo stato emotivo. Anche Actaea, come Sepia, soffre di forti stati di depressione e tristezza.

La menopausa si presenta con sintomi più o meno acuti ma abbraccia una fase molto lunga e quindi spesso le problematiche diventano anche croniche. In quel caso il medico curante prescriverà dei rimedi ad alta diluizione (dalla 200 CH in poi). Per la terapia mirata e distribuita nel tempo vanno bene tutte le diluizioni dalla 5 alla 30 CH.

Bibliografia
- Ugolini P., Graziosi S., Terapia omeopatica degli stati acuti, Edi- Lombardo,2007.
- Mandice A., Pronto soccorso omeopatico, Urra - Apogeo, Milano, 2009.
- AA. VV. Omeopatia: il medico risponde, Tecniche Nuove, Milano, 2006
- AA.VV., Dizionario di psicosomatica, Edizioni Riza, Milano, 2007



DIETA E PREVENZIONE NEI DISTURBI ORMONALI
A cura di Barbara Hugonin

Introduzione
Il metabolismo è quel complesso sistema di reazioni e di processi, che nel corpo umano compiono la trasformazione delle macromolecole in elementi semplici o viceversa. Questi meccanismi regolati dall’informazione genetica, contenuta nel Dna, sono finissimi e precisi e basta una piccola mutazione per comprometterne il corretto funzionamento, con conseguenze più o meno gravi. Gli ormoni sono uno dei possibili prodotti del metabolismo, spesso a partire da sostanze, come i precursori, che subiscono una trasformazione tale da diventare ormoni attivi. Queste molecole possono svolgere un’azione sia a breve raggio che ad ampio raggio, a distanza dall’organo dalle quali sono sintetizzate, possono essere di natura steroidea quindi lipidica, di natura peptidica oppure derivati da amminoacidi.
I disturbi causati da una sovrapproduzione o da una carenza di un determinato ormone sono tantissimi, in quanto si viene a perdere quel finissimo meccanismo di equilibrio e precisione insito nel corpo umano. Alcuni dei disturbi ormonali più diffusi interessano la tiroide, l’apparato riproduttore, il sistema nervoso, il pancreas. Indubbiamente la predisposizione familiare in alcuni casi può avere una influenza, come nel caso del diabete, delle disfunzioni tiroidee ma i fattori ambientali, quali esposizione ad agenti cancerogeni, a fumi tossici, piuttosto che ad agenti chimici inalanti oppure a radiazioni nocive possono stimolare la predisposizione a diventare malattia. In alcuni casi anche eventi fisiologici possono determinare uno squilibrio ormonale, ciclo mestruale, menopausa, oppure malattie, quali tumori, oppure assunzione di farmaci, rimozione di ghiandole, con conseguenze assenza della relativa produzione ormonale. Il metabolismo ormonale è regolato oltre che dalla genetica anche da fattori, quali cofattori enzimatici, spesso elementi metallici o ioni, da precursori, come amminoacidi, lipidi, dal supporto di vitamine, da elementi chimici necessari alla struttura chimica della molecola. L’alimentazione, se si mostra carente di taluni elementi specie nelle prime fasi di sviluppo embrionale, quindi in gravidanza, in stati fisiologici delicati o in periodi di stress, può favorire la comparsa di squilibri ormonali, talvolta ripristinabili, talvolta meno.

In primo luogo l’alimentazione deve essere preferibilmente volta a cibi il più possibile di origine controllata, in particolare scegliere prodotti non importati, soprattutto limitare il consumo di carni che possono provenire da allevamenti trattati con ormoni, scegliere carne controllata e consumarla con moderazione, preferendo le carni bianche. La scelta di mangiare frutta e verdura deve andare di pari passo con la consapevolezza di ciò che si acquista. Inoltre si può opportunamente bilanciare l’apporto di alcuni elementi da integrare, a seconda delle necessità.
Di seguito, una rassegna dei casi di maggior interesse studiati negli ultimi anni ed anche quadri meno conosciuti.

Menopausa e cancro
La menopausa è un evento di per sé normale e fisiologico, tuttavia con conseguenti disturbi ormonali, che determinano modificazioni sia fisiche che endocrine, pertanto in molti casi si effettua una terapia ormonale sostitutiva, a base di estrogeni, che tuttavia espone al severo rischio di sviluppare tumori uterini o alla mammella, in quanto le cellule vengono stimolate ad una continua proliferazione. Molti studi di scienze nutrizionali hanno rivelato, che l’introduzione in età di premenopausa, nella dieta di cibi contenenti fitoestrogeni, in quanti pari a 25 g al giorno, determina un graduale compenso della progressiva diminuzione di estrogeni endogeni, con una differenza che se i fitoestrogeni si legano ai recettori degli estrogeni ne mimano l’azione, ma innescano la proliferazione di cellule in maniera più blanda.
La soia è uno degli alimenti contenenti fitoestrogeni, gli isoflavoni, in particolare la genisteina, le noci, i germogli di cavolo e di fagioli che contengono i comedoni, i cereali, le germe di grano, i semi di lino e di sesamo, che contengono i lignami.

Produzione di testosterone
La produzione di testosterone da parte delle cellule del Leydig, nei testicoli, è regolata da altri segnali ormonali che partono dalla ghiandola pituitaria, sollecitata dall’ormone ipofisario GRH, a secernere ormone LH, che stimola i testicoli. L’età, progredendo, indubbiamente favorisce l’abbassamento della produzione di testosterone, ma in realtà l’influenza non è data dall’età anagrafica, quanto dalle modificazioni fisiologiche che ad essa si accompagnano e che potrebbero attraverso una adeguata prevenzione, essere limitate o quantomeno rallentate. In particolare un pessimo stile di vita alimentare soprattutto determina obesità, che a sua volta viene favorita dall’assenza di testosterone e affaticamento epatico, soprattutto a causa di eccessivo consumo di alcol oppure trattamenti farmacologici continui, per non parlare di droghe. Quando si abbassano i livelli di testosterone aumentano quelli di estrogeni, di cortisolo, che ha effetti degenerativi sul sistema immunitario e nervoso. L’obesità, con l’accumulo di cellule adipose, comporta la produzione da parte di queste dell’enzima aromatasi, che trasforma il testosterone in estrogeni, a sua volta la carenza di testosterone incrementa ancora di più l’accumulo adiposo. L’aromatasi viene inibita dall’azione dello zinco, un elemento che dovrebbe arrivare a livelli di 30-90 mg. Il pesce, il latte, le uova, alcuni legumi sono ricchi di zinco, ci sono tuttavia diete nelle quali vengono esclusi alimenti di origine animale, come nelle diete vegetariane strette, oppure nel caso di assunzione di alimenti che ne ostacolano l’assorbimento. Inoltre l’assunzione di alcol, l’intossicazione da farmaci o da altre tossine, interferiscono con il metabolismo epatico, determinando l’impossibilità di metabolizzare gli estrogeni e quindi causandone l’accumulo in circolo con una conseguente competizione testosterone / estrogeni.

L’influenza dei contaminanti negli alimenti sullo squilibrio ormonale
Le ricerche nel campo della contaminazione alimentare sono aumentate notevolmente quando sono cresciute le percentuali di soggetti affetti da particolari squilibri, in correlazione con l’appartenenza geografica e le abitudini alimentari. Le carni ricche di stimolanti, quali l’ormone della crescita, nei soggetti alimentati da questi prodotti, causa un notevole aumento di problemi e disfunzioni ormonali, in primo luogo disfunzioni nella sfera sessuale, in secondo luogo danni ai soggetti cardiopatici, a causa della vasocostrizione procurata dagli steroidi. Inoltre i prodotti derivati dagli animali, quali il latte, possono essere anch’essi ulteriormente contaminati da sostanze ormonali, causando il medesimo danno. Pertanto è necessaria la massima attenzione nell’acquisto e nella scelta degli alimenti.

L’ovaio policistico e la dieta
L’ovaio policistico (PCOS) è una patologia di cui sono affette 1 donna su 10, le cui origini non sono molto definite, ma che provoca un’irregolarità nel ciclo mestruale, spesso causa infertilità e predisposizione a danni cardiovascolari. L’ovaio policistico è associato spesso ad iperinsulinismo, una insulinoresistenza e talvolta una ridotta tolleranza al glucosio. L’Androgen Related Research and Discovery al Cedar – Sinai Medical Center, ha effettuato uno studio clinico sul tessuto adiposo delle donne affette da PCOS, che è incapace di produrre quantità soddisfacenti di adiponectina, l’ormone prodotto dagli adipociti, il quale facilita l’azione dell’insulina. Pertanto l’insulina non riesce nei soggetti affetti da PCOS a metabolizzare zuccheri, grassi e a modulare le infiammazioni, quindi più che mai i ricercatori hanno individuato nella dieta la forma di prevenzione dell’iperinsulinismo associato ad ovaio policistico. Se in circolo il glucosio non viene metabolizzato a causa dell’insulinoresistenza, dal pancreas viene prodotta nuova insulina, ma mentre le cellule adipose e dei tessuti non rispondono, le cellule dell’ovaio sì, producendo le cisti, a causa dell’effetto proliferativo dell’insulina.
La frutta, la verdura, i cereali integrali, la limitazione degli zuccheri, una supplementazione di minerali quali lo zinco ed il manganese, quest’ultimo in una ricerca recente, è stato ritenuto responsabile, se carente del cattivo trasporto di insulina nelle cellule, quindi di insulinoresistenza, sono alla base di un’alimentazione volta a far scendere il peso ponderale della paziente affetta da PCOS.

Bibliografia:
Chazenbalk G., Trivax B. S., Yildiz B. O., Bertolotto C., Mathur R., Heneidi S., Azziz R., Regulation of Adiponectin Secretion by Adipocytes in the Polycystic Ovary Syndrome: Role of Tumor Necrosis Factor in The Journal of Clinical Endocrinology and metabolism.2009.
Cozzani I., Dainese E., Biochimica degli alimenti e della nutrizione, pg.123-127. Piccin, 2006.
Herthoghe T., Enrico M., La dieta ormonale, pg 100-105. Sperling&Kupfer, 2008.
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