SALUTE DENTALE

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SALUTE DENTALE

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:31



Una dentatura sana, oltre a migliorare l'aspetto estetico, contribuisce al benessere generale e riduce gli interventi del dentista.

Ma quali sono le cause principali dei problemi dei denti, come il tartaro o la carie? Come prevenirli?

Questa sezione si propone di rispondere a queste ed altre domande sulla salute dentale, ponendo l'accento sulla PREVENZIONE.

Viene ampiamente illustrato come la scarsa igiene orale, un'alimentazione non corretta ed uno stile di vita che causa stress e riduzione delle normali difese immunitarie siano le cause dei problemi della bocca.



I DENTI

Per ogni specie i denti sono l'elemento distintivo più evidente del tipo di alimentazione seguita: i carnivori hanno canini lunghi e appuntiti, i predatori incisivi taglienti, mentre gli erbivori si distinguono per i loro premolari appiattiti e di grandi dimensioni.



LO SVILUPPO

Al sesto mese dalla nascita inizia la fuoriuscita dei denti decidui, che si completa all'incirca verso il 30° mese di vita. A questo punto per ciascuna arcata vi sono 4 incisivi, 2 canini e 4 molari.



L'EROSIONE DENTALE

Per erosione dentale si intende il deterioramento della struttura dura del dente causata da processi chimici avviati dalla presenza di sostanze acide all’interno della bocca. Queste ultime, infatti, vanno ad attaccare e a sciogliere la parte esterna della dentatura rendendosi responsabili di lesioni più o meno importanti.



LA PEDODONZIA

Nei bambini la carie è un problema ricorrente perché lo smalto dei denti da latte è più sottile e quindi più vulnerabile alle aggressioni esterne. Motivo per cui appena spuntati, i denti devono essere mantenuti sani.



L'OPINIONE DEL DENTISTA

I consigli di uno specialista in odontoiatria sui temi che riguardano la salute dentale, sulle pratiche che dividono la comunità odontoiatrica internazionale e su ciò che può causare i disturbi ai denti più frequenti.



LA PREVENZIONE

I consigli di uno specialista in odontoiatria sui temi che riguardano la salute dentale, sulle pratiche che dividono la comunità odontoiatrica internazionale e su ciò che può causare i disturbi ai denti più frequenti.



I DENTI

Per ogni specie i denti sono l'elemento distintivo più evidente del tipo di alimentazione seguita: i carnivori hanno canini lunghi e appuntiti, i predatori incisivi taglienti, mentre gli erbivori si distinguono per i loro premolari appiattiti e di grandi dimensioni.



LO SVILUPPO

Al sesto mese dalla nascita inizia la fuoriuscita dei denti decidui, che si completa all'incirca verso il 30° mese di vita. A questo punto per ciascuna arcata vi sono 4 incisivi, 2 canini e 4 molari.



LA CARIE

La carie è un processo distruttivo del dente dovuto ai batteri presenti intorno ai denti (placca batterica). Sebbene più di 350 specie microbiche siano state isolate dalla bocca, poche sono le specie implicate nell'origine della carie.



LE GENGIVE E IL TARTARO

La cattiva igiene non solo è all'origine della carie dentale, ma è anche la causa principale di infiammazione alle gengive ed agli altri tessuti di sostegno del dente. Il tartaro è placca batterica calcificata che si deposita intorno ai denti; prima infiamma il margine della gengiva e poi, via via, l'infiammazione si può estendere ai tessuti più profondi fino a raggiungere l'osso che si retrae e, di conseguenza, il dente comincia a vacillare e poi a cadere.



LESIONI DELLE MUCOSE ORALI

I principali sintomi di una lesione al cavo orale sono rappresentati da disturbi alla masticazione ed alla deglutizione, dolore e sensazioni anomale locali (bruciore, gonfiore ecc.), alterazioni di forma e di funzione delle strutture interessate.



PROTESI ED IMPIANTI

Lo sviluppo dei materiali e della tecnologia ha molto modificato, in questi ultimi anni, i piani di trattamento, offrendo spesso valide soluzioni alternative, impensabili fino a poco tempo fa.



LO SBIANCAMENTO DEI DENTI
A cura di Francesca Soccorsi

Gli storici raccontano che gli antichi romani, sebbene con scarsi risultati, cercassero di sbiancare i denti utilizzando prodotti naturali. Durante il Rinascimento si ricorreva a un liquido corrosivo detto “acquaforte”, mentre a fine Ottocento venivano utilizzati composti aggressivi tra cui l’acido ossalico. L’uso dell’acido idrocloridrico come sbiancante della dentatura risale ai primi del Novecento, mentre il perossido di idrogeno a diverse diluizioni compare intorno alla metà del secolo scorso per essere poi associato, a partire dagli anni ’80, all’uso di una fonte di calore. Oggi le tecniche sono assai meno aggressive e, a differenza delle precedenti, non presentano rischi per denti e gengive.

Il colore dei denti
Il colore dei denti naturali è determinato geneticamente e ciascuno di noi ha il proprio. I canini, poi, hanno in genere una tonalità più carica degli altri. Al contrario di quanto si possa pensare, non è lo smalto a determinare la colorazione dei denti: esso, infatti, non possiede una tinta propria ma è traslucido e dalla sua superficie traspare il colore della dentina sottostante. Col passare del tempo però può tingersi assorbendo pigmenti da cibi e bevande, mentre la dentina tende a ispessirsi. Ciò fa sì che con l’invecchiamento i denti si scuriscano e perdano la loro originaria brillantezza.
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Le macchie
I denti possono presentare due tipi di macchie:
Macchie estrinseche: esterne al dente, sono causate dal depositarsi di sostanze contenenti cromogeni e da placca e tartaro. Si rimuovono con metodi meccanici, come l’ablazione o il semplice uso di dentifrici sbiancanti che agiscono per abrasione. Le sostanze che possono macchiare i denti sono innumerevoli; tra le più aggressive, il catrame e la nicotina presenti nel fumo, tè, caffè e vino rosso.
Macchie intrinseche: sono contenute all’interno dello smalto del dente. Si eliminano solo con lo sbiancamento dentale mediante perossidi. Tra queste sono incluse le macchie dovute ad anomalie nella mineralizzazione dello smalto determinate da cause genetiche, all’uso di particolari farmaci come le tetracicline durante la formazione dei denti permanenti, all’assunzione eccessiva di fluoro. Queste più che macchie vere e proprie sono aree di smalto in cui manca l’organizzazione tipica di questo tessuto. Per questo sono più difficili delle altre da trattare e spesso richiedono sbiancamenti professionali prolungati nel tempo.

Agenti sbiancanti
Si stima che oggi nel mondo siano stati effettuati finora circa 30 milioni di sbiancamenti professionali in tutta sicurezza. Gli attuali progressi dell’odontoiatria cosmetica consentono di riportare il colore dei denti al bianco e alla luminosità di un tempo: si può anche arrivare a ottenere un bianco tipo porcellana, totalmente privo di sfumature. La capacità di sbiancamento di un prodotto dipende dalla concentrazione del principio attivo e dal tempo di permanenza a contatto dei denti. Nell’ambito dei sistemi di sbiancamento esistono soluzioni professionali, che possono essere usate solo dal dentista, e prodotti domiciliari. Questi ultimi vengono utilizzati in casa dal paziente e sono venduti in farmacia sotto forma di mascherine e gel. Tutte le tecniche si basano sullo stesso meccanismo d’azione: lo sviluppo di ossigeno. La differenza risiede nella concentrazione delle sostanze impiegate e nella loro potenza sbiancante. Sia i sistemi professionali sia quelli domestici sono controindicati nelle persone con gravi malattie sistemiche, nelle donne in gravidanza e allattamento, nei pazienti con allergie specifiche o con denti gravemente danneggiati e ipersensibili.
Queste, in dettaglio, le differenze tra le diverse tecniche:
Domiciliare o “home bleaching”. Si utilizza un gel a base di perossido di carbamide a concentrazioni dal 10 al 20%. Normalmente si ottengono risultati efficaci nel giro di pochi giorni, con una modesta e transitoria ipersensibilità. L’efficacia dei prodotti “fai da te” è più bassa di quella sistemi professionali e il trattamento deve essere ripetuto con maggiore frequenza.
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Professionale o “in office bleaching”. Vengono adoperati gel a base di perossido di idrogeno in concentrazioni tra il 20 ed il 50%, solitamente attivati da un catalizzatore chimico o da una fonte di calore. Con le tecniche professionali di sbiancamento si usano agenti sbiancanti ad alta percentuale di principio attivo, capaci di modificare sia il colore geneticamente determinato, sia le variazioni che lo smalto subisce col passare del tempo. I sistemi professionali sono in grado di operare modifiche positive anche nei casi complessi in cui la colorazione dei denti sia stata alterata dall’assunzione di tetracicline o di fluoro in eccesso, oppure da cause congenite. La tecnica più recente, denominata “Beyond”, è in grado di produrre l’effetto sbiancante dopo appena 30 minuti di applicazione.
Mista. Soluzione che, nei casi più difficili, associa una o più sedute professionali a un breve periodo di trattamento domiciliare.

I rischi
I rischi di un trattamento professionale ben eseguito sono quasi nulli: sia l’ipersensibilità sia l’irritazione gengivale, potenziali effetti collaterali, si annullano attenendosi scrupolosamente ai protocolli indicati e, comunque, nel caso dovessero verificarsi, sono in genere minimi e transitori. Nessuno studio ha evidenziato effetti sulla durezza di superficie dello smalto né alterazioni della sua struttura prismatica superficiale e sottosuperficiale. Lo sbiancamento è sicuro, veloce ed efficace purché effettuato sotto la supervisione di un esperto.

Bibliografia
White D.J., Koraz K.M., Zoladz J.R., Peroxide interactions with hard tissue: effects on surface hardness and surface/subsurface ultrastructural properties, Compendium 2001 (Spec Issue): 42-48
Goldstein R., Metodiche di sbiancamento totale dei denti, Utet
Romaldini V., Cacciatore F., Il dentista racconta. Come mantenere i denti sani fino a 150 anni, Pisani
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LO SBIANCAMENTO DEI DENTI

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:33



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I DENTI

Per ogni specie i denti sono l'elemento distintivo più evidente del tipo di alimentazione seguita: i carnivori hanno canini lunghi e appuntiti, i predatori incisivi taglienti, mentre gli erbivori si distinguono per i loro premolari appiattiti e di grandi dimensioni. Essendo onnivoro, l'uomo dispone sia di incisivi taglienti, sia di canini appuntiti, sia di premolari relativamente piatti e di molari.

I denti sono elementi anatomici duri, di varia forma, nei quali si distinguono le seguenti parti:

CORONA la parte emergente dalla gengiva
RADICE immersa nell'osso
COLLETTO la zona limite tra radice e corona

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Lo smalto è il tessuto più mineralizzato e quindi più duro presente nell'organismo: ricopre la corona.La dentina è un tessuto anch'esso duro, ma meno dello smalto: compone la maggior parte del dente ed è rivestita dallo smalto nella parte della corona e dal cemento in quella radicolare. La polpa dentale (comunemente chiamata "nervo") è un tessuto molto ricco di cellule, vasi e nervi che occupa la cavità interna di ciascun dente (camera pulpare). Questo tessuto provvede a far sì che da esso originino i denti, poi provvede a dare nutrizione e sensibilità a tutto il dente.

I denti sono sostenuti in bocca da un insieme di strutture di sostegno che nel loro complesso formano il PARODONTO. Il PARODONTO è costituito da gengiva (quella parte di mucosa della bocca che circonda il colletto dei denti e si estende a ricoprire l'osso sottostante), legamento parodontale (un complesso sistema di fibre che lega il dente alla sua sede nell'osso), cemento (il rivestimento esterno della radice dentaria) e osso alveolare (forma la parete interna dell'alveolo, che è la sede del dente nell'osso).
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LO SBIANCAMENTO DEI DENTI

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:34



CURARE LA BOCCA E IL SORRISO: LE TECNICHE SUGGERITE DAGLI ESPERTI E DALLE STAR PER APPARIRE PIÙ BELLI E IN FORMA

Ormai è un fatto accertato, anche se ancora poco conosciuto: mal di testa, dolori alla schiena e altri disturbi articolari spesso hanno origine dalla posizione non corretta dei denti.
Infatti, in caso di malocclusione dentale, cioè quando alcuni denti si toccano tra loro prima degli altri, i muscoli della masticazione cercano di rimediare al problema spostando la mandibola, per trovare un contatto dei denti migliore.
Ormai è un fatto accertato, anche se ancora poco conosciuto: mal di testa, dolori alla schiena e altri disturbi articolari spesso hanno origine dalla posizione non corretta dei denti.
Infatti, in caso di malocclusione dentale, cioè quando alcuni denti si toccano tra loro prima degli altri, i muscoli della masticazione cercano di rimediare al problema spostando la mandibola, per trovare un contatto dei denti migliore.
Nell’attuazione di questo movimento però, può succedere che qualche muscolo del collo e della colonna vertebrale rimanga sempre in tensione, per continuare a correggere la chiusura della mandibola. Questa perenne tensione si traduce in uno squilibrio generale: alcuni muscoli sono soggetti ad un superlavoro, mentre altri, alleggeriti del loro carico “naturale”, si concedono una improvvisa e inusuale rilassatezza.
In questo modo si crea un rapporto sbilanciato tra i muscoli, che genera ulteriori tensioni muscolari e quindi dolori al collo, alla schiena, alla testa, all’articolazione della mandibola.
I casi di malocclusione si possono verificare a seguito di traumi, come ad esempio un incidente, o conseguentemente alla realizzazione di otturazioni, corone e ponti dentali non correttamente eseguiti.
Dolori muscolari o mal di testa ricorrenti quindi non vanno trascurati.
In alcuni casi il dentista potrà intervenire prontamente, ad esempio consigliando l’utilizzo di un bite, una mascherina che crea una barriera protettiva tra le due arcate dei denti, mettendo a riposo i muscoli masticatori. Oppure, potrà indirizzarvi verso altri specialisti, se avrà la percezione che il problema sia legato ad altre cause, quali la postura generale del corpo, problemi neurologici, o lo stato di salute generale.

Negli ultimi anni si è affermata la consapevolezza che avere un bel sorriso non è solo una questione di apparenza, significa avere una bocca più sana. Estetica e salute oggi viaggiano assieme. Tutto ciò è possibile grazie alle ultime conquiste in campo odontoiatrico, a cominciare da materiali d’avanguardia che solo fino a 15 anni fa non avremmo esitato a considerare “fantascientifici”.
Lo zirconio è considerato attualmente il materiale d’elezione per la realizzazione di capsule nel campo dell’implantologia perché essendo in assoluto il materiale più biocompatibile non provoca allergie e abbina la straordinaria leggerezza alla lunga durata; offre inoltre un’estetica eccezionale. Un’altra frontiera tecnologica è il laser che consente interventi non dolorosi, in molti casi senza necessità di anestesia locale in quanto, trattandosi di un fascio di luce (ad alta energia), opera senza contatto con la struttura dentale e le mucose.
Nel campo della correzione, la novità è l’apparecchio invisibile che nulla ha a che vedere con gli apparecchi tradizionali metallici. Al posto della banda metallica infatti si indossa una mascherina in plastica trasparente.
Gli speciali allineatori invisibili riposizionano gradualmente i denti per correggere vari problemi come per esempio l'affollamento dentale e la spaziatura eccessiva tra i denti. Anche nel campo delle otturazioni le biotecnologie offrono il meglio, con i restauri privi di metallo (metal-free), che impiegano materiali nobili di colore bianco, sicuri e di lunga durata.
Dal punto di vista della cosmesi dentale i moderni trattamenti di sbiancamento professionale (bleaching) garantiscono ottimi risultati.
Un altro punto di forza è la disponibilità di una grande varietà di accessori, ognuno deputato ad una funzione specifica per perfezionare la pulizia, la freschezza e la bellezza del sorriso, per esempio l’apposita coppa in gomma per lucidare e facilitare la rimozione delicata delle macchie superficiali.
In ogni caso, se da un lato le nuove tecnologie hanno portato sulla poltrona del dentista metodiche migliori e più raffinate per una bocca più bella e sana, per mantenere un sorriso bianco e brillante è comunque fondamentale una corretta e quotidiana igiene dentale.
Per eseguirla a regola d’arte è opportuno usare lo spazzolino elettrico, per due volte al giorno.
Oggi, infatti, i più moderni spazzolini elettrici consentono una pulizia efficace e profonda e sono in grado di rimuovere il doppio della placca rispetto allo spazzolino manuale, stimolando al contempo delicatamente le gengive. Offrono prestazioni e precisione notevoli, grazie alla tecnologia oscillante-rotante delle testine che offrono più di 7000 oscillazioni al minuto.

I veri protagonisti di una dentatura smagliante quindi non sono i dentisti ma siamo noi che, in prima persona e armati di spazzolino, possiamo avere una bocca sempre fresca e sana curando l’igiene di denti e gengive.

Il sorriso può essere estremamente seduttivo: lo sanno bene le star dello spettacolo che dedicano alla bocca dei veri e propri programmi di bellezza.
Ecco alcuni trucchi per esibire una dentatura perfetta senza ricorrere a trattamenti professionali o “hi tech”:

quando non avete la possibilità di lavarvi immediatamente i denti, cercate di non esagerare con cibi come cioccolato, dolci e insaccati, che producono acidi dannosi per i denti.

limitate il consumo di sigarette e ricordate che, per evitare che i denti si macchino, è bene lavarli subito dopo aver consumato alimenti come la liquirizia e il caffè. Il consiglio della nonna per avere uno smalto bianchissimo: strofinare i denti con polpa di limone è un ottimo rimedio contro le macchie!

Non trascurate le gengive: evitate spazzolini con le punte frastagliate, ma optate per modelli con punte arrotondate, come per esempio quelli con setole sintetiche, che non trattengono i batteri ed evitano irritazioni alle radici, con il rischio di gengiviti.

Utilizzate un dentifricio specifico che, grazie al suo gusto piacevole e rinfrescante, vi aiuti a mantenere il sorriso “fresco” per ore.

Tra i dentifrici in commercio, quelli proposti da AZ assicurano effetti visibili già dopo pochi giorni. In particolare la linea Complete è stata studiata per proteggere i denti a fondo e garantire i 7 segni dei denti belli e sani*: protegge dalla carie; protegge dal tartaro; protegge dalla placca; protegge le radici; protegge le gengive; rinfresca l’alito; dona denti naturalmente bianchi.
AZ Complete è disponibile in diverse varianti, a seconda delle specifiche esigenze: da quello “Classico” alla versione “Notte”, da quello “White” per denti naturalmente bianchi a quello alle “Erbe” per un alito fresco e profumato, fino al nuovissimo “Extra Fresh”, per una “ventata di freschezza”.
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LO SBIANCAMENTO DEI DENTI

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:35



PREVENZIONE

La prevenzione è il cardine di una corretta igiene orale e costituisce il miglior strumento per scongiurare il sopraggiungere della carie e le lesioni del cavo orale.

Una corretta pulizia dei denti e un'alimentazione adeguata sono la base della prevenzione.

PULIZIA DEI DENTI

Consigli utili per la salute dei tuoi denti:

Chiedete al vostro dentista se la tecnica che state usando per la pulizia dei denti sia quella più adatta a voi.
Usate uno spazzolino da denti con setole morbide.
Assicuratevi che lo spazzolino sia della misura giusta (di solito é meglio più piccolo che più grande).
Inclinate le setole verso i denti ad un angolazione di 45 gradi. Fate scorrere le punte della spazzola sotto le gengive.
Ondeggiate le setole delicatamente in modo che tutta la placca che cr esce sotto la gengiva si rimuova.
Siate sicuri di lavare tutti i lati del dente - quello esterno, quell o interno e la superficie con cui si mastica.
Per i denti anteriori, lavate le superfici interne delle arcate super iori e inferiori. Inclinate lo spazzolino e fate vari movimenti su e giù.
La parte anteriore dello spazzolino dovrebbe superare i denti ed i tessuti della gengiva.
Lo spazzolino pulirà solamente uno o due denti alla volta. Cambiate dunque la sua posizione per pulire correttamente ogni dente.
Per prevenire danni causati dalla placca, assicuratevi di lavare alme no una volta al giorno i denti, la cosa migliore é prima di andare a lett o. Aggiungendo una seconda pulizia dopo colazione aumenterete la vostra pro babilità di rimozione quotidiana completa della placca.
Non affrettatevi nella pulizia. Una pulizia dei denti dovrebbe durare almeno 3 minuti.
È sufficiente una piccola quantità di dentifricio fluorato.
Sostituite il vostro spazzolino quando le setole iniziano ad allargar si. Uno spazzolino che porta verso l'esterno non pulirà più correttamen te i vostri denti.

Spazzolamento

I denti vanno puliti bene fuori, dentro, dietro e negli spazi interdentali perché la placca batterica si annida su tutte le superfici.
Muovere lo spazzolino in senso orizzontale non dà una pulizia accurata. È preferibile fargli fare un movimento verticale, partendo sempre dalla gengiva e andando verso il dente, mai viceversa. Sia le superfici interne del dente che quelle esterne si puliscono con un movimento rotatorio diretto verso l'esterno.

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Dentifricio

Il dentifricio facilita la rimozione della placca batterica e apporta sostanze antisettiche e curative.

Filo interdentale

Si tratta di uno strumento molto efficace per rimuovere la placca batterica interdentale e sottopapillare.
Si deve far passare il filo attorno ai denti raschiando la placca. Per ogni applicazione bisogna utilizzare segmenti puliti di filo. Se si verifica sanguinamento, ciò è dovuto alla presenza di placca o tartaro sotto la gengiva.

ALIMENTAZIONE

C'è una correlazione tra incidenza di carie e il consumo di carboidrati (glucidi). Essi forniscono il substrato fermentabile per i batteri cariogeni.L'effetto cariogeno dei carboidrati può essere modificato dalla presenza di altri nutrienti che, come il calcio, il fosforo ed il fluoro, hanno effetti protettivi


Fattori lesivi

Carboidrati (glucidi) fermentabili
Alimenti ad elevata acidità (agrumi, bevande gasate ecc.)

Fattori protettivi

Composti non fermentabili (proteine, lipidi, minerali)
Alimenti ricchi di calcio, fosforo e fluoro

L'azione lesiva dei carboidrati è favorita dalla permanenza degli zuccheri nel cavo orale, favorita dall'adesività ai denti di alcuni alimenti. Dopo ogni pasto bisogna effettuare un'adeguata pulizia dei denti.
Si deve limitare i fuoripasto e ridurre il consumo di prodotti dotati di particolare adesività alla superficie dei denti, come le caramelle. La pulizia dei denti permette di rimuovere i detriti alimentari e di abbassare la carica batterica ma se non si pulisce l'ampia superficie linguale, i batteri prolificano ed oltre a generare composti maleodoranti passano sui denti e sulle gengive provocando carie, paradontiti, placca e tartaro.
Anche l'Helicobacter pylori è presente sulla lingua. Un lavoro a metà!!!
Studi dimostrano che lo spazzolino non sempre permette un'efficace pulizia ed anzi a volte può provocare microlesioni. Alcuni già usano uno strumento specifico che consenta di raggiungere la parte retrostante della lingua: il puliscilingua.

PULIZIA DELLA LINGUA E PULISCILINGUA

La pulizia della lingua, in Italia, viene trascurata dalla maggior parte delle persone compreso i professionisti dell'igiene orale.

Purtroppo la superficie irregolare della lingua risulta essere una sede ideale per diverse tipologie di batteri. Diverse ricerche scientifiche hanno identificato sulla superficie della lingua i batteri responsabili di:

alitosi (composti prodotti dai batteri nel 90% dei casi)
carie
tartaro
placca
gengiviti
Helicobacter pylori (HP)

L'HP infatti é stato individuato nella placca e sulla lingua e viene sostenuto che il cavo orale possa essere un rilevante serbatoio per questo batterio responsabile di diverse malattie fra le quali ricordiamo le ulcere, gastriti, carcinomi allo stomaco, glaucoma.

Altre ricerche ipotizzano un legame tra i batteri presenti sulla superfice della lingua e le principali malattie paradontali. Bisogna considerare che i batteri tramite la saliva e le correnti d'aria orali, migrano poi dalla lingua alle arcate dentali ed all'apparato digerente. Finora si è sempre ritenuto di controllare queste colonie batteriche tramite il solo trattamento chimico senza utilizzare la rimozione con un puliscilingua. La superficie irregolare e la presenza delle delicate papille non permettono una igiene ottimale.
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Una ricerca pubblicata nel 2002 su "Assistenza e Prevenzione dentale" ha mostrato che lo spazzolino, frequentemente utilizzato da molte persone, in realtà, rimuove i batteri solo in minima parte (meno del 10%)) e gli oggetti rigidi (cucchiai, plastiche, raschietti in metallo), non permettono una sufficiente pulizia ma anzi possono portare danni alla superficie stessa.

Il Puliscilingua permette la rimozione meccanica di questi batteri fino ad ottenere una riduzione anche dell'80% della carica batterica. Consigliato alla mattina per rimuovere la patina prodotta nelle ore notturne e dopo ogni pasto insieme alla pulizia dei denti eventualmente coadiuvato con un colluttorio per aumentare l'azione battericida.
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LO SBIANCAMENTO DEI DENTI

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:40



LA PEDODONZIA


A cura di Francesca Soccorsi, con la consulenza
del Dott. Luca Lorenzo Dalloca, odontoiatra

Già prima dei 5 anni circa il 75% dei bambini è affetto da carie. A provocarle è la placca batterica, costituita da batteri e residui organici di origine alimentare. La placca si forma costantemente all’interno della bocca, aderisce ai denti, ne intacca lo smalto e prosegue attraverso i cunicoli dentinali in direzione della polpa. Nei bambini la carie è un problema ricorrente perché lo smalto dei denti da latte è più sottile e quindi più vulnerabile alle aggressioni esterne. Motivo per cui appena spuntati, i denti devono essere mantenuti sani: prevenire è meglio che curare, oltre che più economico. Per questo motivo è fondamentale un incontro precoce con lo specialista, che darà ai genitori i chiarimenti necessari per una corretta igiene orale del bambino.


La prima visita

La prima visita dal pedodonzista è consigliabile già a partire dai 6 mesi, periodo in cui iniziano a spuntare i denti da latte. Nei bambini così piccoli i sintomi sono salivazione abbondante, arrossamento e rigonfiamento delle gengive, inappetenza e bisogno di mordere. Tutte manifestazioni che preludono proprio all’eruzione dei primi dentini.
Un ritardo eccessivo nella loro comparsa potrebbe, invece, in casi rari, derivare dalla mancanza congenita di dentizione (agenesia). Situazione verificabile solo con una radiografia e un attento esame da parte dello specialista.

Le conseguenze della carie nei denti da latte

Si pensa erroneamente che i denti da latte non richiedano cure e controlli e che, una volta caduti, anche se cariati o rovinati, non si presentino problemi per i denti definitivi. Al contrario, i denti da latte sono molto importanti per:

la masticazione e quindi per il primo periodo dello sviluppo, quello in cui l’organismo deve assimilare tutte le sostanze necessarie alla crescita;
lo sviluppo sano delle ossa mascellari e della seconda dentizione: se la carie procede può arrivare a interessare la polpa, l’osso alveolare e danneggiare irrimediabilmente il germe del dente permanente, essendo a stretto contatto con esso;
“tenere il posto” ai denti permanenti. Se un dente da latte cariato deve essere estratto, il posto del dente permanente non è più “garantito” e c’è il rischio che vengano compromessi l’allineamento e la corretta masticazione dei denti definitivi.


La prevenzione

Alcune semplici regole da insegnare precocemente ai bambini aiutano a prevenire la formazione delle carie:

igiene orale quotidiana;
igiene alimentare;
visite periodiche dal dentista (profilassi professionale).



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Igiene orale quotidiana

Per igiene orale si intende la rimozione della placca e dei residui alimentari con lo spazzolino. L’operazione dovrebbe avvenire dopo ogni assunzione di cibo. I bambini molto piccoli non sono in grado di provvedere da soli, quindi sono i genitori a dover eseguire la pulizia tramite una garza imbevuta d’acqua. Dai 2 ai 3 anni è possibile iniziare a utilizzare lo spazzolino con dentifricio ad hoc che non contiene abrasivi. Dai 6 anni il bimbo può diventare autonomo, ma deve essere sempre sorvegliato dai genitori affinché la pulizia avvenga nel modo corretto.
È molto importante la scelta dello spazzolino, che deve essere di dimensioni adeguate, con manico dritto, testina piccola, setole artificiali con punte arrotondate e durezza media. È fondamentale anche insegnare ai bimbi la corretta tecnica di spazzolamento, per asportare la maggior parte di placca possibile, con un movimento che deve partire dal braccio e non dal polso per avere un maggiore controllo sia sui denti anteriori sia su quelli posteriori. Per divertire i bambini, e allo stesso tempo verificare se la pulizia viene effettuata correttamente, si possono utilizzare le pastiglie rivelatrici di placca che la colorano di rosso e quindi indicano dove c’è maggior bisogno di pulizia.

Igiene alimentare

La capacità degli alimenti di provocare carie (cariogenicità) non è dovuta solo alla quantità di zucchero contenuto nell’alimento stesso ma anche alla sua consistenza. Più un cibo è appiccicoso, più rimarrà sui denti e quindi favorirà la formazione della placca e la sua adesione al dente. Di seguito la tabella relativa al potere cariogeno dei principali alimenti:

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Ogni volta che si mangia, nella bocca entrano in funzione gli acidi che favoriscono la digestione. Dopo circa 20 minuti dalla fine del pasto, la secrezione di saliva riporta nella bocca il corretto ph. L’ingestione continua di cibo non permette alla saliva di agire da soluzione tampone. Molto spesso accade che siano proprio i genitori a impartire errate abitudini alimentari ai propri figli. Queste le principali:

intingere il succhiotto nello zucchero o nel miele per far stare tranquillo il neonato;
mettere nel biberon, soprattutto durante la notte, liquidi molto zuccherati;
aggiungere zucchero alla frutta grattugiata o alle spremute.

Visite periodiche dal dentista (profilassi professionale)

I bambini devono essere sottoposti a un controllo odontoiatrico periodico almeno ogni 6 mesi affinché vengano loro assicurati pulizia dei denti, diagnosi precoce, corretta profilassi ed eventuale terapia. Accanto a tutto ciò che un genitore deve fare per mantenere la bocca dei figli in salute esistono, infatti, accorgimenti professionali:

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Fluoroprofilassi

Il fluoro svolge un ruolo importante nell’alimentazione umana e per la salute di bocca e denti. Il suo meccanismo di azione è complesso ed è ancora frutto di indagini epidemiologiche e scientifiche: fortifica i denti proteggendoli dall’azione degli acidi e fa parte della struttura chimica dello smalto, quindi lo indurisce fino a farlo diventare più resistente alle sostanze in grado di intaccarlo e distruggerlo progressivamente. La sua presenza è determinante ai fini della remineralizzazione dello smalto nella fase iniziale della carie.
Tutti i cibi, in quantità diverse, contengono fluoro: a ogni pasto viene assimilato il fluoro presente negli alimenti che si mangiano, fortificando così, giorno dopo giorno, i denti. I bambini devono, invece, creare la loro scorta di fluoro e possono essere aiutati nella protezione dei denti tramite la fluorizzazione.
La fluoroprofilassi professionale (topica) consiste nell’applicare direttamente sui denti un gel contenente un’alta concentrazione di fluoro che, rimanendo a lungo in bocca, esplica la sua azione benefica. Per essere efficace deve essere ripetuta ogni 4/6 mesi. In aggiunta, ma non in alternativa, si può praticare la fluoroprofilassi sistemica, somministrando quotidianamente al piccolo pastiglie o gocce a base di fluoro: queste possono essere assunte da tutti i bambini, dai 6 mesi ai 12 anni.

Sigillatura dei solchi

È conosciuta anche come “vernicetta anticarie” e nasce dalla constatazione che il 50% delle lesioni cariose si forma nei solchi masticanti dei denti. La superficie occlusale dei denti posteriori è, infatti, caratterizzata da un susseguirsi di montagne (cuspidi) e valli (solchi). Non è facile tenere pulito il fondo dei solchi, spesso irraggiungibile anche dalle setole dello spazzolino: qui la placca si accumula e inizia il meccanismo di disgregazione dello smalto che porta alla sua distruzione. È possibile riempire il fondo di queste valli, dopo avere pulito perfettamente la superficie e reso lo smalto ricettivo, con una resina fluida che occupa la spazio dove dovrebbe annidarsi la placca, rilasciando lentamente fluoro e prevenendo così la carie.

Bibliografia

Van der Linden F., Duterloo H.S., Atlante dello sviluppo della dentizione umana, Piccin-Nuova Libraria
Slegers L., Il dentista, Clavis
Romaldini V., Cacciatore F., Il dentista racconta. Come mantenere i denti sani fino a 150 anni, Pisani
Del Monaco F., Del Monaco L., Cento e più di cento consigli del dentista. La prevenzione odontoiatrica per tutti, Piccin-Nuova Libraria
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LO SBIANCAMENTO DEI DENTI

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:45



MOBILITA' DEI DENTI


A cura del Dott. Stefano Giustini
Si muovono i denti: che succede?

A molti sarà già capitato di sentire uno o più denti muoversi, e oscillare sotto la spinta della lingua o durante la masticazione.
Cominciando a trattare questo argomento, è doveroso ricordare subito che i denti non hanno una posizione assolutamente ferma, ma, anche in perfetta salute, sono leggermente mobili rispetto all'osso. Come immagine mentale potremmo pensare ad una nave ormeggiata ad un molo: fa piccoli movimenti, ma non si muove più di tanto. Ora, di solito questo movimento naturale (sicuramente inferiore al millimetro) non è mai percepito a livello conscio, semplicemente perché… ci siamo abituati.
Se invece tale mobilità si comincia ad avvertire, consideriamolo come un campanello d'allarme.

Il movimento fisiologico

Questo fenomeno dipende dal fatto che gli elementi dentari non sono infissi come chiodi nel legno, ma ciascuno alloggia, con la parte radicolare, in una sede dell'osso (detta alveolo) che è leggermente più grande della radice stessa.
Alle pareti dell'alveolo la radice è legata, tramite il cemento che ha sulla superficie, da una quantità di corte fibre connettivali (dette legamento parodontale), che fanno sì che la radice non tocchi facilmente le pareti dell'alveolo osseo, ma rimanga "sospesa".
Questo perché l'osso non sopporta bene la pressione, ma invece benissimo la trazione: essendo sospesa dal legamento, la radice in questa maniera non viene in contatto con le pareti alveolari, e l'integrità dell'osso è preservata.

Tale anatomia, dato che le fibre del legamento possono tendersi o rilassarsi, consente quindi una certa mobilità ai denti, che entro certi limiti è pertanto assolutamente normale.

I denti e il loro "sistema di ritenuta" (praticamente: cemento, legamento parodontale e alveolo) in realtà sono "progettati" per essere sottoposti ad un certo carico (e non di più), che si eserciti da una certa direzione che, anche se con un certo margine, sia ben definita.

Da una qualsiasi rx ortopanoramica è facile constatare, infatti, che le radici dei denti non sono disposte parallelamente le une alle altre, ma, con una certa approssimazione, sono disposte come raggi che partono da uno stesso centro, posto (più o meno) alla base del cranio.
Questo è più visibile nei denti dell'arcata inferiore, ma è presente anche nei superiori.

Tale disposizione risponde ad una precisa necessità: la posizione dell'asse delle radici è in funzione dell'asse del carico che devono sopportare. Precisamente il carico deve "pesare" sulla verticale del dente. In questa maniera le forze vengono scaricate lungo l'asse della radice, e sollecitano il legamento parodontale in maniera uniforme per tutta la circonferenza.

Fintanto che la direzione della sollecitazione è assiale, l'osso non è sottoposto ad alcuna conseguenza negativa, a patto che non vengano superati i limiti di carico: se questo fosse eccessivo si produrrebbero infatti ispessimenti della parete alveolare in corrispondenza dell'apice del dente, ma non se ne incrementerebbe la mobilità (che anzi potrebbe esserne diminuita).

Il sintomo mobilita'

Ma allora quando si produrrà una mobilità abnorme?

E' presto detto.

Ci sono tre possibilità (e una non esclude l'altra, anzi le prime due spesso coesistono):

genesi meccanica
genesi biologica
genesi infiammatoria

Vediamoli in dettaglio.

GENESI MECCANICA

Se il dente non viene sottoposto a forze assiali, ma disassate, il legamento non basterà a tenerlo sospeso nell'alveolo, e l'elemento dentario andrà perciò a spingere contro una parete dell'alveolo stesso.
Come già ricordato, l'osso sopporta bene la trazione, ma male la pressione: perciò la radice che spinge a contatto della parete alveolare produrrà un riassorbimento della medesima.
Il risultato sarà uno spazio aumentato tra radice e alveolo soprattutto nella parte più coronale della radice (la parte meno profonda nell'osso, per intenderci), e una diminuzione delle capacità di ritenuta delle fibre del legamento, che vengono quasi "snervate".
Quindi il dente avrà più "libertà" nell'osso, e si muoverà.

Se il dente non viene sottoposto a forze assiali, ma disassate, il legamento non basterà a tenerlo sospeso nell'alveolo, e l'elemento dentario andrà perciò a spingere contro una parete dell'alveolo stesso. Come già ricordato, l'osso sopporta bene la trazione, ma male la pressione: perciò la radice che spinge a contatto della parete alveolare produrrà un riassorbimento della medesima. Il risultato sarà uno spazio aumentato tra radice e alveolo soprattutto nella parte più coronale della radice (la parte meno profonda nell'osso, per intenderci), e una diminuzione delle capacità di ritenuta delle fibre del legamento, che vengono quasi "snervate". Quindi il dente avrà più "libertà" nell'osso, e si muoverà.

Questo avviene per forze transitorie, non costanti. In effetti in ortodonzia si sfrutta proprio questo comportamento dell'osso per spostare i denti. Ma le forze utilizzate sono perfettamente dosate: costanti e con una ben precisa intensità e direzione.

L'aumento della mobilità con genesi meccanica si verifica in maniera caratteristica quando ci sono disallineamenti dentari o protesi incongrue. In tali casi si creano veri e propri "piani inclinati" tra denti superiori ed inferiori, e ogni volta che i denti vengono a contatto si ottiene una forza breve ma intensa, e totalmente fuori asse, spesso solo su pochi elementi dentari, che nel tempo crea mobilità anche notevole.
Un altro caso in cui questo fenomeno si verifica è nei pazienti bruxisti, anche se connesso (e spesso mitigato) dall'abnorme usura dei denti.
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GENESI BIOLOGICA

Tale fenomeno è tipico della malattia parodontale: i batteri si infiltrano nello spazio tra radice e alveolo, e la loro presenza e la conseguente risposta dell'organismo fa sì che le strutture che assicurano la "tenuta" del dente vengano progressivamente distrutte.

In tale maniera il "sistema parodonto" (ovvero alveolo, legamento, cemento), diminuendo di resistenza può diventare insufficiente, nell'aggravarsi della lesione, a contrastare efficacemente i carichi masticatori, anche quelli fisiologici, così come la spinta della lingua (infatti è tipico nei pazienti parodontali lo "sventagliamento" degli incisivi inferiori, e il diastema tra gli incisivi centrali superiori).
Questo produce la mobilità, che spesso è il primo sintomo che viene avvertito dal paziente parodontale, e anche l'ultimo, in quanto, in ultima analisi, produce la lussazione degli elementi dentari interessati e la loro perdita.

I due meccanismi di "produzione" del sintomo mobilità che abbiamo visto possono anche sovrapporsi e innescarsi a vicenda…

Da meccanica a biologica:
è facile notare come, in presenza di mobilità dentale notevole dovuta a carichi incongrui, ci siano quasi sempre fenomeni infiammatori a carico della gengiva circostante, dovuti allo stimolo meccanico ripetuto e costante. Questo può portare ad una diminuita resistenza del paziente all'attacco batterico, quindi ad una maggiore suscettibilità ad una malattia parodontale.

Da biologica a meccanica: come abbiamo visto, spesso il paziente parodontale manifesta spostamenti dei denti, e può accadere che gli elementi dentali, muovendosi, finiscano in una posizione che li sottopone a forze incongrue. Peggiorando quindi ulteriormente il sintomo mobilità.

GENESI INFIAMMATORIA

E' quanto avviene nelle flogosi.
Processi infiammatori, di solito acuti, a carico della polpa del dente o del periodonto (gli ascessi, per dirla con parole comuni, sia endodontici che parodontali) provocano quasi sempre una mobilità abnorme dell'elemento dentario interessato, sia perché i tessuti molli attorno all'alveolo saranno resi dalla flogosi ancora più… molli, sia perché il fluido naturalmente presente in piccola quantità nello spazio tra radice e alveolo può essere molto aumentato dal processo infiammatorio.
Il risultato è una sorta di "galleggiamento" della radice nell'alveolo.

Inoltre le stesse fibre del legamento potrebbero risultare temporaneamente distrutte dalla eventuale fuoriuscita di pus (in questo caso è tipica la misurazione di una tasca parodontale molto profonda in un solo punto della circonferenza del dente: è una fistola).

Prognosi e terapia

GENESI MECCANICA

Se il problema è puramente meccanico occorre porre in atto, possibilmente con sollecitudine, tutta una serie di strumenti terapeutici, che vanno valutati caso per caso.

La ratio che ne sta alla base è però sempre la stessa: impedire che sull'elemento con accentuata mobilità continuino a gravare quelle forze incongrue che l'hanno reso tale.

Poi, qualche tempo dopo l'allontanamento dei fattori causali, è opportuno rivalutare la mobilità.
Se è tornata in un ambito normale la terapia è finita, invece se essa permane può essere necessario "bloccare" il dente in una data posizione, in maniera da ridurre il discomfort del paziente e la possibilità (neanche tanto remota) di una lussazione involontaria del dente (praticamente un'estrazione) durante la masticazione; evento, tra l'altro, molto doloroso e spiacevole, perché il sanguinamento di solito è notevole.

Le soluzioni terapeutiche spaziano da molaggio selettivo a ortodonzia o protesi.

Soprattutto se il paziente è in età adulta, va ricordata l'utilità di un costante monitoraggio parodontale, perché, come già visto, può succedere che la mobilità meccanica sia la "porta d'ingresso" ad una malattia parodontale.

Se la mobilità è di grado molto elevato e non regredisce, può rendersi necessaria addirittura l'estrazione dell'elemento interessato.

Scelta difficile ma alle volte obbligata, perché volta ad un miglioramento della qualità di vita del paziente.

La prognosi pertanto varia fortemente in base a fattori come: grado della mobilità, elemento interessato, possibilità di sostituirlo protesicamente, età e stato del paziente, ecc.

GENESI BIOLOGICA

In questo caso, la riduzione della mobilità non è l'obiettivo primario: lo è, invece, l'arresto della progressione della malattia parodontale.

Terapie, quindi, volte ad ottenere una diminuzione della mobilità (come lo splintaggio, ovvero un forma di unione meccanica - un filo d'acciaio, una rete di materiale plastico - o la protesizzazione degli elementi più mobili con altri meno mobili, o tra di loro - al fine di creare un insieme più solido) possono certamente essere effettuate, ma sono accettabili solo se non riducono la possibilità di curare il problema principale.

La necessità di permettere le terapie parodontali ha la precedenza, quindi, su ogni altra considerazione.

In altri termini, se ad esempio si esegue un ponte sui quattro incisivi inferiori per diminuirne la mobilità complessiva "legandoli" insieme, tale ponte deve essere realizzato in maniera da non precludere le manovre di pulizia del paziente e quelle professionali (scaling e curettaggio della lesione) che possono dare buoni risultati nel controllo del problema parodontale.
Se ciò non è possibile, il ponte è preferibile non eseguirlo affatto.

La prognosi del "sintomo mobilità", pertanto, sul lungo termine è strettamente dipendente da quella della malattia parodontale.

GENESI INFIAMMATORIA

Di norma, l'accentuata mobilità regredisce del tutto dopo la guarigione dell'infiammazione (che può essere anche spontanea, senza intervento medico).

Pertanto non si attua, generalmente, alcuna terapia specifica contro la mobilità.

La prognosi, se si domina l'infiammazione, è ottima.

Conclusioni

"Sentire" che un dente è più mobile degli altri deve essere un campanello d'allarme da non sottovalutare.
Una visita da un odontoiatra dirimerà ogni dubbio, ma va ricordato che sarebbe bene fare un check-up odontoiatrico COMUNQUE, anche in perfetta salute, almeno una volta l'anno, perché moltissime patologie che hanno una cura lunga, costosa, "antipatica" e dall'esito incerto, se scoperte all'inizio della loro insorgenza sono sicuramente molto meno gravi.
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LO SBIANCAMENTO DEI DENTI

Messaggioda Royalsapphire » 08/05/2015, 17:49



LE GENGIVE E IL TARTARO

La cattiva igiene non solo è all'origine della carie dentale, ma è anche la causa principale di infiammazione alle gengive ed agli altri tessuti di sostegno del dente.

Il tartaro è placca batterica calcificata che si deposita intorno ai denti; prima infiamma il margine della gengiva e poi, via via, l'infiammazione si può estendere ai tessuti più profondi fino a raggiungere l'osso che si retrae e, di conseguenza, il dente comincia a vacillare e poi a cadere.

Gli episodi acuti di questo processo si chiamano ascessi parodontali e causano problemi e dolore.
I primi batteri a colonizzare la superficie sono soprattutto gram-positivi, cocchi, principalmente della specie streptococcus, e dei coccobacilli come l'antinomyces. La colonizzazione iniziale è caratterizzata da un transitorio e reversibile attaccamento al dente.
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Col tempo, l'attaccamento diventa più forte e meno facilmente distruttibile. Compaiono batteri filamentosi che gradatarnente rimpiazzano i microbi coccoidi. Gradatamente si evidenziano anche alterazioni di tessuto soffice nell'adiacente gengiva, inclusi il gonfiore e il rigonfiamento, che danno origine alla formazione di un profondo solco gengivale, ambiente ideale per lo sviluppo di microbioti anaerobi (non hanno bisogno di aria per svilupparsi). I batteri anaerobici che colonizzano questa regione subgengivale includono bastoncelli mobili e spirochete. La maggior parte delle specie batteriche attualmente sospettate di essere causa della malattia parodontale sono specie anaerobiche, gram-negative, la cui principale nicchia ecologica è la regione subgengivale. In questo ambiente protetto si trovano in una posizione eccellente per partecipare alla distruzione dei tessuti intorno al dente, con il successivo mantenimento ed espansione del loro babitat subgengivale. La presenza di specifici batteri nel solco è elemento indispensabile per determinare le malattie parodontali infiammatorie. La presenza dei microorganismi da sola non è sufficiente a produrre le distruzioni che si verificano a carico dei tessuti di supporto dei denti. La flora batterica infatti innesca una complessa risposta immunitaria (reazione di difesa a stimoli irritanti) dell'organismo ospite; tale risposta, in ultima analisi, è responsabile della distruzione che si verifica a carico dei tessuti parodontali.

Si distinguono le gengiviti che interessano la gengiva marginale e sono reversibili dopo adeguata terapia e le parodontiti che causano una irreversibile distruzione dei tessuti di sostegno del dente (legamento parodontale, osso alveolare).

Gengiviti

Interessano la gengiva marginale e sono caratterizzate da arrossamento del margine gengivale, edema (gonfiore), sanguinamento e, talvolta, ipertrofia (aumento di dimensioni) gengivale.
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Parodontiti

Sono un gruppo di malattie caratterizzate dalla distruzione dell'apparato di supporto del dente. Clinicamente si manifestano con perdita di attacco e di osso, formazione di tasche e talvolta formazione di recessioni.

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Sono classificate, secondo la Federazione Europea di Parodontologia , in:

parodontiti ad insorgenza precoce , che si sviluppano in giovane età
parodontiti dell'adulto , che si sviluppano dopo i 35 anni di età (le più comuni)
parodontiti necrotizzanti .

Le malattie parodontali sono strettamente legate agli stili di vita, sono provocate da alcune specie batteriche e sono influenzate nel loro decorso da numerosi fattori locali (cattiva igiene orale) e generali o sistemici (predisposizione genetica, fumo, diabete, stress, assunzione di alcuni farmaci).
Attualmente le parodontiti sono la principale causa di perdita di denti in Italia. In molti casi non sono diagnosticate o lo sono solo tardivamente.
Le parodontiti possono rappresentare un fattore di rischio per il possibile insorgere di infezioni nel sangue, nel cuore, nelle protesi cardiache.

La malattia parodontale va dunque attentamente diagnosticata e curata. Il più delle volte è sufficiente instaurare una terapia di mantenimento per controllare la sua evoluzione (visite di controllo dal dentista, rimozione degli irritanti locali con procedure non complicate come l'ablazione del tartaro o il courettage (pulizia) gengivale da ripetersi periodicamente, accurata igiene orale a domicilio), senza ricorrere ad interventi più indaginosi e costosi.
La prevenzione e la terapia sono molto efficaci ed efficienti nella maggior parte dei casi.
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