Una dentatura sana, oltre a migliorare l'aspetto estetico, contribuisce al benessere generale e riduce gli interventi del dentista.
Ma quali sono le cause principali dei problemi dei denti, come il tartaro o la carie? Come prevenirli?
Questa sezione si propone di rispondere a queste ed altre domande sulla salute dentale, ponendo l'accento sulla PREVENZIONE.
Viene ampiamente illustrato come la scarsa igiene orale, un'alimentazione non corretta ed uno stile di vita che causa stress e riduzione delle normali difese immunitarie siano le cause dei problemi della bocca.
I DENTI
Per ogni specie i denti sono l'elemento distintivo più evidente del tipo di alimentazione seguita: i carnivori hanno canini lunghi e appuntiti, i predatori incisivi taglienti, mentre gli erbivori si distinguono per i loro premolari appiattiti e di grandi dimensioni.
LO SVILUPPO
Al sesto mese dalla nascita inizia la fuoriuscita dei denti decidui, che si completa all'incirca verso il 30° mese di vita. A questo punto per ciascuna arcata vi sono 4 incisivi, 2 canini e 4 molari.
L'EROSIONE DENTALE
Per erosione dentale si intende il deterioramento della struttura dura del dente causata da processi chimici avviati dalla presenza di sostanze acide all’interno della bocca. Queste ultime, infatti, vanno ad attaccare e a sciogliere la parte esterna della dentatura rendendosi responsabili di lesioni più o meno importanti.
LA PEDODONZIA
Nei bambini la carie è un problema ricorrente perché lo smalto dei denti da latte è più sottile e quindi più vulnerabile alle aggressioni esterne. Motivo per cui appena spuntati, i denti devono essere mantenuti sani.
L'OPINIONE DEL DENTISTA
I consigli di uno specialista in odontoiatria sui temi che riguardano la salute dentale, sulle pratiche che dividono la comunità odontoiatrica internazionale e su ciò che può causare i disturbi ai denti più frequenti.
LA PREVENZIONE
I consigli di uno specialista in odontoiatria sui temi che riguardano la salute dentale, sulle pratiche che dividono la comunità odontoiatrica internazionale e su ciò che può causare i disturbi ai denti più frequenti.
I DENTI
Per ogni specie i denti sono l'elemento distintivo più evidente del tipo di alimentazione seguita: i carnivori hanno canini lunghi e appuntiti, i predatori incisivi taglienti, mentre gli erbivori si distinguono per i loro premolari appiattiti e di grandi dimensioni.
LO SVILUPPO
Al sesto mese dalla nascita inizia la fuoriuscita dei denti decidui, che si completa all'incirca verso il 30° mese di vita. A questo punto per ciascuna arcata vi sono 4 incisivi, 2 canini e 4 molari.
LA CARIE
La carie è un processo distruttivo del dente dovuto ai batteri presenti intorno ai denti (placca batterica). Sebbene più di 350 specie microbiche siano state isolate dalla bocca, poche sono le specie implicate nell'origine della carie.
LE GENGIVE E IL TARTARO
La cattiva igiene non solo è all'origine della carie dentale, ma è anche la causa principale di infiammazione alle gengive ed agli altri tessuti di sostegno del dente. Il tartaro è placca batterica calcificata che si deposita intorno ai denti; prima infiamma il margine della gengiva e poi, via via, l'infiammazione si può estendere ai tessuti più profondi fino a raggiungere l'osso che si retrae e, di conseguenza, il dente comincia a vacillare e poi a cadere.
LESIONI DELLE MUCOSE ORALI
I principali sintomi di una lesione al cavo orale sono rappresentati da disturbi alla masticazione ed alla deglutizione, dolore e sensazioni anomale locali (bruciore, gonfiore ecc.), alterazioni di forma e di funzione delle strutture interessate.
PROTESI ED IMPIANTI
Lo sviluppo dei materiali e della tecnologia ha molto modificato, in questi ultimi anni, i piani di trattamento, offrendo spesso valide soluzioni alternative, impensabili fino a poco tempo fa.
LO SBIANCAMENTO DEI DENTI
A cura di Francesca Soccorsi
Gli storici raccontano che gli antichi romani, sebbene con scarsi risultati, cercassero di sbiancare i denti utilizzando prodotti naturali. Durante il Rinascimento si ricorreva a un liquido corrosivo detto “acquaforte”, mentre a fine Ottocento venivano utilizzati composti aggressivi tra cui l’acido ossalico. L’uso dell’acido idrocloridrico come sbiancante della dentatura risale ai primi del Novecento, mentre il perossido di idrogeno a diverse diluizioni compare intorno alla metà del secolo scorso per essere poi associato, a partire dagli anni ’80, all’uso di una fonte di calore. Oggi le tecniche sono assai meno aggressive e, a differenza delle precedenti, non presentano rischi per denti e gengive.
Il colore dei denti
Il colore dei denti naturali è determinato geneticamente e ciascuno di noi ha il proprio. I canini, poi, hanno in genere una tonalità più carica degli altri. Al contrario di quanto si possa pensare, non è lo smalto a determinare la colorazione dei denti: esso, infatti, non possiede una tinta propria ma è traslucido e dalla sua superficie traspare il colore della dentina sottostante. Col passare del tempo però può tingersi assorbendo pigmenti da cibi e bevande, mentre la dentina tende a ispessirsi. Ciò fa sì che con l’invecchiamento i denti si scuriscano e perdano la loro originaria brillantezza.
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Le macchie
I denti possono presentare due tipi di macchie:
Macchie estrinseche: esterne al dente, sono causate dal depositarsi di sostanze contenenti cromogeni e da placca e tartaro. Si rimuovono con metodi meccanici, come l’ablazione o il semplice uso di dentifrici sbiancanti che agiscono per abrasione. Le sostanze che possono macchiare i denti sono innumerevoli; tra le più aggressive, il catrame e la nicotina presenti nel fumo, tè, caffè e vino rosso.
Macchie intrinseche: sono contenute all’interno dello smalto del dente. Si eliminano solo con lo sbiancamento dentale mediante perossidi. Tra queste sono incluse le macchie dovute ad anomalie nella mineralizzazione dello smalto determinate da cause genetiche, all’uso di particolari farmaci come le tetracicline durante la formazione dei denti permanenti, all’assunzione eccessiva di fluoro. Queste più che macchie vere e proprie sono aree di smalto in cui manca l’organizzazione tipica di questo tessuto. Per questo sono più difficili delle altre da trattare e spesso richiedono sbiancamenti professionali prolungati nel tempo.
Agenti sbiancanti
Si stima che oggi nel mondo siano stati effettuati finora circa 30 milioni di sbiancamenti professionali in tutta sicurezza. Gli attuali progressi dell’odontoiatria cosmetica consentono di riportare il colore dei denti al bianco e alla luminosità di un tempo: si può anche arrivare a ottenere un bianco tipo porcellana, totalmente privo di sfumature. La capacità di sbiancamento di un prodotto dipende dalla concentrazione del principio attivo e dal tempo di permanenza a contatto dei denti. Nell’ambito dei sistemi di sbiancamento esistono soluzioni professionali, che possono essere usate solo dal dentista, e prodotti domiciliari. Questi ultimi vengono utilizzati in casa dal paziente e sono venduti in farmacia sotto forma di mascherine e gel. Tutte le tecniche si basano sullo stesso meccanismo d’azione: lo sviluppo di ossigeno. La differenza risiede nella concentrazione delle sostanze impiegate e nella loro potenza sbiancante. Sia i sistemi professionali sia quelli domestici sono controindicati nelle persone con gravi malattie sistemiche, nelle donne in gravidanza e allattamento, nei pazienti con allergie specifiche o con denti gravemente danneggiati e ipersensibili.
Queste, in dettaglio, le differenze tra le diverse tecniche:
Domiciliare o “home bleaching”. Si utilizza un gel a base di perossido di carbamide a concentrazioni dal 10 al 20%. Normalmente si ottengono risultati efficaci nel giro di pochi giorni, con una modesta e transitoria ipersensibilità. L’efficacia dei prodotti “fai da te” è più bassa di quella sistemi professionali e il trattamento deve essere ripetuto con maggiore frequenza.
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Professionale o “in office bleaching”. Vengono adoperati gel a base di perossido di idrogeno in concentrazioni tra il 20 ed il 50%, solitamente attivati da un catalizzatore chimico o da una fonte di calore. Con le tecniche professionali di sbiancamento si usano agenti sbiancanti ad alta percentuale di principio attivo, capaci di modificare sia il colore geneticamente determinato, sia le variazioni che lo smalto subisce col passare del tempo. I sistemi professionali sono in grado di operare modifiche positive anche nei casi complessi in cui la colorazione dei denti sia stata alterata dall’assunzione di tetracicline o di fluoro in eccesso, oppure da cause congenite. La tecnica più recente, denominata “Beyond”, è in grado di produrre l’effetto sbiancante dopo appena 30 minuti di applicazione.
Mista. Soluzione che, nei casi più difficili, associa una o più sedute professionali a un breve periodo di trattamento domiciliare.
I rischi
I rischi di un trattamento professionale ben eseguito sono quasi nulli: sia l’ipersensibilità sia l’irritazione gengivale, potenziali effetti collaterali, si annullano attenendosi scrupolosamente ai protocolli indicati e, comunque, nel caso dovessero verificarsi, sono in genere minimi e transitori. Nessuno studio ha evidenziato effetti sulla durezza di superficie dello smalto né alterazioni della sua struttura prismatica superficiale e sottosuperficiale. Lo sbiancamento è sicuro, veloce ed efficace purché effettuato sotto la supervisione di un esperto.
Bibliografia
White D.J., Koraz K.M., Zoladz J.R., Peroxide interactions with hard tissue: effects on surface hardness and surface/subsurface ultrastructural properties, Compendium 2001 (Spec Issue): 42-48
Goldstein R., Metodiche di sbiancamento totale dei denti, Utet
Romaldini V., Cacciatore F., Il dentista racconta. Come mantenere i denti sani fino a 150 anni, Pisani