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Messaggioda Royalsapphire » 02/03/2015, 1:00



La pelle assorbe i vari tipi di radiazione.

Le fonti di radiazione più comuni sono quelle naturali, cioè i raggi del sole, quelli cosmici e i corpi radioattivi, ma esistono anche quelle artificiali costituite dalle lampade al quarzo e ai vapori di mercurio. Le vibrazioni elettromagnetiche sono costituite dai raggi gamma, dai raggi X, dagli U.V. (ultravioletti), dai raggi luminosi (visibili), dagli infrarossi o I.R., dalle onde hertziane e sono caratterizzate da una maggiore o minore lunghezza d'onda.

Il sole è sicuramente la più importante fonte naturale di energia e di radiazioni.Gran parte delle radiazioni solari vengono assorbite nella ionosfera e nell'atmosfera terrestri: sulla terra giunge circa il 7% di questa immensa energia, le radiazioni ultraviolette, quelle visibili e una parte di infrarossi.

Le radiazioni vengono assorbite dalla pelle con modalità diverse e determinano effetti differenti. Le radiazioni ionizzanti, corpuscolari, i raggi gamma e i raggi X attraversano la pelle fino a raggiungere i tessuti più profondi (per queste caratteristiche vengono usati per terapie mediche o per esami radiografici). Alcuni raggi, come i Roentgen, possono determinare lesioni, eritemi, ulcere, caduta di capelli e altri effetti ancora.

I raggi U.V. vengono riflessi dallo strato corneo in minima parte e penetrano negli strati più profondi con un'intensità di riflessione e di penetrazione che aumenta con l'aumentare della lunghezza d'onda e a seconda delle caratteristiche di un soggetto e delle zone corporee. I raggi U.V. sono distinti in :
U.V. -C lunghezza d'onda: 100 - 280 nm
trattenuti dall'atmosfera senza effetti particolari sulla pelle
U.V. -B lunghezza d'onda: 280 - 320 nm
responsabili dell'eritema solare
U.V. -A lunghezza d'onda: 320 - 400 nm
responsabili dell'abbronzatura ed in misura molto minore di eritemi


I raggi ultravioletti hanno varie azioni sulla pelle: stimolano la funzione pigmentogena, cioè la neoformazione di melanina nell'epidermide (l'abbronzatura), svolgono un'azione disinfettante a livello della cute, stimolano la sintesi della vitamina D; tra gli effetti negativi, c'è l'eritema (la scottatura), che coinvolge le cellule e i vasi dell'epidermide e si manifesta con iperemia, rottura di piccoli vasi, bolle, edemi, fuoriuscita di liquido. Inoltre gli U.V. , accelerano la proliferazione di peluria e, talvolta, possono determinare la comparsa di tumori cutanei.


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EFFETTI POSITIVI

Stimolazione della formazione di melanina
Sintesi della vitamina D
Effetto estetico



EFFETTI NEGATIVI

Colpi di sole, eritemi, edemi
Invecchiamento della pelle
Può causare tumori della pelle, melanomi, ecc.


La luce visibile non determina grossi danni alla cute, talvolta può provocare agli occhi il colpo di luce. I raggi infrarossi sono poco nocivi alla pelle, per gli effetti termici che determinano, vengono usati spesso a scopo terapeutico.

La cute si difende dai danni dei raggi ultravioletti con 2 meccanismi:

aumenta la quantità di melanina prodotta dai melanociti dello strato basale dell'epidermide, con conseguente apparizione della tintarella;
ispessendo, in seguito ad un fenomeno di ipercheratosi, lo strato corneo che riveste l'epidermide.

Naturalmente se l'esposizione al sole è graduale, in ore adatte, opportunamente distanziate, la pelle riesce a difendersi da sola dai danni sia immediati che cronici. Se l'esposizione è eccessiva o troppo brutale, la cute diventa anelastica, giallastra, opaca e abbellita solo per brevi periodi da un'abbronzatura temporanea. L'esposizione ai raggi solari può determinare fenomeni di fototossicità, specialmente in persone che utilizzano particolari farmaci, e alcuni effetti endogeni con aggravamento di patologie preesistenti per fattori genetici, immunologici, enzimatici e ormonali.

Per capire meglio le caratteristiche degli individui e la loro possibile risposta all'esposizione solare, è possibile distinguere 3 tipologie diverse di persone in termini di fotosensibilità:

TIPO I Persone con una normale fotoresistenza, con una pigmentazione rapida ed uniforme. Generalmente hanno questi requisiti i bruni e i castano scuri, che possono esporsi al sole senza una particolare attenzione, in modo progressivo e ottenere una veloce pigmentazione.
TIPO II Persone a lenta pigmentazione, mediamente resistenti. Sono i soggetti biondi o castano-chiari, che devono esporsi usando preparati filtranti, iniziando con pochi minuti nelle ore meno calde, soprattutto i primi giorni.
TIPO III Persone poco resistenti, con una pigmentazione assente o non uniforme. Sono gli albini che devono ridurre al minimo l'esposizione solare, usare preparati con filtri solari a dosi elevate.

Ci sono poi persone estremamente fotosensibili a causa di problemi vascolari, oppure anziani ammalati e indeboliti. Per questi soggetti è consigliabile una intensa protezione della pelle e molta cautela nell'esposizione perché il loro tempo di acclimatazione è piuttosto lungo.

Tutte queste caratteristiche diverse, specialmente la scarsa quantità di melanina, evidenziano l'importanza di valutare in modo preventivo le singole capacità difensive della cute nei confronti dei raggi solari con test sensitometrici, che vengono eseguiti utilizzando radiazioni simili a quelle solari, ma facendole reagire su una limitata zona della pelle.

I filtri solari

Con l'applicazione di prodotti cosmetici contenenti filtri solari lo spettro dell'attività fisiologica (eritemica e melanigenica) delle radiazioni U.V. - B viene modificata in funzione delle caratteristiche del filtro solare.

L'indice di protezione solare SPF (Sun Protection Factor ) è definito dal rapporto del tempo in cui si sviluppa una reazione infiammatoria della cute accompagnata da un leggero edema senza filtro solare rispetto al tempo con filtro solare.

Dove MED (Minimal Erithemal Dose) rappresenta appunto l'inizio della formazione di eritema.

Conviene perciò utilizzare filtri solari specialmente nei primi giorni di esposizione e per fotosensibilità del II e III tipo.I filtri devono essere applicati in modo uniforme e, per lunghe esposizioni al sole, ri-applicati ogni due ore. In caso di bagni, il filtro deve essere nuovamente applicato.

Fattori ambientali

Attenzione ai fattori ambientali!

La presenza di superfici riflettenti (acqua, neve, ecc.) aumenta molto il pericolo di eritemi. L'intensità delle radiazioni aumenta con l'altitudine: molto più forte in montagna.Attenzione al vento che può trarre in inganno togliendo la sensazione di caldo sulla pelle.

Alcuni consigli

ESPORSI AL SOLE CON GRADUALITA' Il primo giorno è quello più a rischio: non fidarsi delle sensazioni , ma limitare molto il tempo di esposizione;
NON ESPORSI AL SOLE NELLE ORE CALDE Dalle 11 alle 15 i raggi del sole sono più verticali e perciò più pericolosi;
ATTENZIONE ALLE SUPERFICI RIFLETTENTI (acqua, neve,..) Il rischio di eritemi aumenta;
ATTENZIONE ALL'ABRONZATURA IN QUOTA L'intensità delle radiazioni aumenta con l'altitudine: è molto più pericolosa l'esposizione in montagna che al mare
UTILIZZARE FILTRI SOLARI Specialmente i primi giorni e se si è di carnagione chiara, utilizzare i filtri solari (applicarli ogni due ore e dopo i bagni di mare)

Conclusione

Si può comunque affermare che esporsi al sole con attenzione, cioè utilizzando adeguati filtri solari, evitando gli orari troppo rischiosi ed esponendosi per periodi di tempo ragionevoli, non è nocivo per la pelle, ma dà come risultato un'abbronzatura omogenea e duratura.
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IL FOTODANNEGGIAMENTO

Messaggioda Royalsapphire » 02/03/2015, 1:02



IL FOTODANNEGGIAMENTO


L’apparato cutaneo rappresenta il tramite di correlazione dell’organismo con l’ambiente esterno. Oltre a rivestire il corpo, la cute ha un’ampia gamma di funzioni: dalla protezione dei traumi alla termoregolazione, alla impermeabilizzazione e conservazione dei fluidi corporei. Svolge un ruolo determinante nell’assorbimento dei raggi ultravioletti e nella produzione di vitamina D. Costituisce una barriera verso i batteri patogeni ed adempie la funzione di raccogliere gli stimoli sensoriali.

La pelle si divide in due strati: l’epidermide ed i suoi annessi ed il derma con il sottostante pannicolo adiposo (ipoderma ).

Immagine


Diversi sono i fattori che interessano il colore della nostra pelle: i carotenoidi , l’emoglobina e la melanina.

I carotenoidi hanno colorazione variabile tra il giallo e il rosso; tra questi vi sono il carotene, il retinolo, la vitamina A, e la zeaxantina. Li possiamo trovare nel derma e nel sottocute.
L’emoglobina contenuta in piccoli vasi del derma.
La melanina è il pigmento responsabile dell’abbronzatura , la sua formazione sotto lo stimolo dei raggi ultravioletti, è condizionata dalla presenza di altri aminoacidi come la tirosina, il triptofano e la fenilalanina che sono abbondanti nel latte, nella farina di frumento, di mais e girasole. Essa viene prodotta dal melanocito.


Quindi il normale colore della pelle dipende in gran parte dal tipo di pigmenti melaninici ed in particolare dalla quantità, dimensione, distribuzione e degradazione dei melanosomi. Esistono due gruppi di melanine: le eumelanine (nere e brune) e le feomelanine (gialle e rosso-brune); in base alle quali si determinano i 5 colori di cute e capelli umani: nero, bruno, rosso, giallo e bianco (in assenza di melanina). Particolare attenzione merita quindi la melanina, infatti, ad essa è affidata la funzione di proteggere la cute dall’aggressione delle radiazioni solari, agendo come filtro nei confronti di tutte le lunghezze d’onda della luce. E’ forse il più importante meccanismo di difesa dell’organo pelle nei confronti del cosiddetto invecchiamento fotoindotto o photoaging.

A richiamare l’attenzione sul fotodanneggiamento è proprio la comparsa di macchie o discromie cutanee . Si tratta di disturbi della pigmentazione generale o locale. Distinte in due gruppi:


Le macchie scure cioè le ipercromie o ipermelanosi, caratterizzate da incremento di melanina;
Le macchie chiare cioè le ipocromie, ipomelanosi o leucodermie, contraddistinte da assenza di pigmento nella cute che appare bianca o più chiara del normale colorito.

Le discromie (sia iper che ipo) possono essere la conseguenza di diverse patologie di origine genetica o ambientale. Esempi di ipercromie genetiche sono le lentiggini, le efelidi, alcune sindromi o ipermelanosi ereditarie di tipo nevico. Esempi di forme acquisite sono le macchie indotte da alcuni farmaci, da processi infiammatori, malattie sistemiche, endocrine, o situazioni ormonali anche fisiologiche (gravidanza, ciclo mestruale o assunzione di contraccettivi orali). Il cosiddetto melasma (o cloasma), tipica ipercromia a carico di guance, labbro superiore, fronte e mento, spesso bilaterale, si osserva appunto soprattutto nelle donne, ed addirittura può essere ritenute fisiologica in gravidanza. La causa più comune di fotodanneggiamento è tuttavia l’esposizione solare, specie se prolungata, incauta e priva di protezione, alla luce solare e/o a varie fonti di radiazioni UV (per esempio le docce solari) . Anche la vitiligine rappresenta un disordine della pigmentazione acquisita ma non del tutto ancora ben conosciuta. Le possibilità terapeutiche oggi sono numerose: dal visagismo e cosmetic-camouflage al drenaggio linfatico, dai soft peeling alla biostimolazione intradermica, dall’impianto di fillers (collagene, acido jaluronico)alla diatermochirurgia programmata ai laser, ecc.

Per il fotodanneggiamento, soprattutto nelle ipercoromie legate alla fotoesposizione e nei fototipi a rischio, è fondamentale la prevenzione , ovvero la fotoprotezione continuativa. Inoltre è importante prima di effettuare qualsiasi termoterapia effettuare un esame con la luce wood per determinare la profondità di localizzazione (dermica o epidermica) del deposito anomalo di pigmento. Infatti, più profonde sono le macchie più difficilmente scompariranno e sono solite ripresentarsi. Fra le terapie tuttora più usate vi è il ricorso a cosmetici depigmentanti (per esempio idrochinone, acido azelaico, acido kojico e acido ascorbico), ovvero molecole chimiche, applicate localmente, capaci d’interferire nei diversi stadi della sintesi biologica della melanina. Sono molto utilizzati i peeling chimici, soprattutto i soft peeling ovvero metodiche di esfoliazione accelerata a differenti profondità mediante applicazione di agenti chimici caustici sulla superficie cutanea: in particolare acido glicolico ( a differenti concentrazioni 30%, 50%, 70%) e TCA (acido tricloroacetico al 10% e 30%); efficace è anche l’acido retinoico, derivato dal metabolismo della vitamina A, un vero e proprio ri-programmatore cellulare in grado di schiarire l’epidermide e migliorare i segni clinici del fotodanneggiamento. La dermoabrasione meccanica, la diatermochirurgia o il laser-resurfacing possono rappresentare a volte soluzioni necessarie in caso di danni profondi o particolarmente resistenti alle terapie fin qui elencate.
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ABBRONZATURA - LA DIETA PER IL SOLE

Messaggioda Royalsapphire » 02/03/2015, 1:20



LA DIETA PER IL SOLE


Prima di entrare in merito sui danni solari, è importante ribadire che il sole svolge numerose azioni benefiche per la salute, ad esempio stimola la produzione di vitamina D, indispensabile per fissare il calcio nelle ossa, ma anche di ormoni importanti per il benessere, sia fisico che psichico. Dall’altra parte però rappresenta anche uno stress per l’organismo, che si difende dai suoi raggi provocando l’”abbronzatura”. In effetti, per aumentare le difese nei confronti delle radiazioni, la pelle si abbronza grazie a un pigmento bruno, la melanina, prodotta dai melanociti, cellule presenti nel tessuto cutaneo. E più melanina c’è, più si diventa scuri.
Questa sorta di scudo naturale cambia a seconda dei criteri di esposizione ai raggi solari. Ad esempio, chi si espone nelle ore centrali della giornata avrà una colorazione rossastra più intensa, dovuta però non alla produzione di melanina, che è bruna, ma dall’ustione data del sole.
C’è anche da aggiungere che a prescindere dall’esposizione la produzione di melanina è geneticamente predeterminata. Chi ha una carnagione molto chiara avrà sempre un risultato diverso rispetto a chi è olivastro.

Esistono i cibi abbronzanti?

Da anni alle carote vengono attribuite capacità abbronzanti, ma è proprio così? Sì e no. È vero che il forte consumo di carote o altri vegetali ricchi di vitamina A o di betacarotene, fa depositare a livello della cute alcuni pigmenti colorati. Questo dona un giallino chiaro alla pelle che sovrapponendosi alla melanina intensifica il colore dell’abbronzatura. Si tratta quindi di un effetto cromatico, seppur piacevole. Ma il ruolo che l’alimentazione ricopre per proteggere e favorire l’integrità degli strati sia superficiali che profondi della epidermide è senz’altro molto più importante.

La A è al primo posto

Si comincia con la vitamina A, la più importante per la salute e la bellezza della pelle. Questa vitamina favorisce la sintesi di tutti i mucopolisaccaridi presenti a livello di cute e sottocute. Ed è proprio da queste molecole del tessuto connettivo che dipendono l’elasticità e l’idratazione della pelle, nonché il ritardo nella formazione delle rughe. Si ricordi, infatti, che i raggi solari seccano la cute e tendono a distruggere la componente fibrosa del connettivo: la presenza della A favorisce la moltiplicazione cellulare delle cellule deputate alla produzione di queste fibre e quindi svolge una funzione di protezione. Inoltre, in questi anni sempre più si pone l’accento sul fatto che una prolungata esposizione solare aumenta lo stress ossidativo, ossia la produzione di radicali liberi, sostanze tossiche che accelerano l’invecchiamento delle cellule e, quindi, anche della pelle. Per neutralizzare l’azione di questi composti tossici è indispensabile assumere con la dieta tutti i giorni le ormai note sostanze cosiddette antiossidanti: oltre alla A anche le vitamine C, E e i minerali quali selenio e zinco (si veda il box in fondo).

Tra l’altro uno dei compiti principali della vitamina C è la produzione di collagene, proteina presente nella pelle, capelli, unghie ma anche costituente delle strutture di contenimento quali il tessuto connettivo, le cartilagini, i tendini e così via. Per soddisfare il fabbisogno di questi preziosi alleati della salute, è sufficiente ricordarsi la regola delle famose cinque porzioni di frutta e verdura al giorno, all’interno di un’alimentazione variata ed equilibrata.

No a diete drastiche

L’esposizione solare, anche se provoca i suoi effetti principali sull’epidermide, certamente influisce anche sulla bellezza di capelli e unghie, specie se si passano le vacanze al mare. Va però tenuto presente che diete povere di nutrienti o eccessivamente ipocaloriche – dovute a un’eccessiva fretta di perdere peso prima della partenza - possono influire decisamente sulla salute di pelle e annessi cutanei. Una cute secca e squamosa, capelli e unghie sottili, fragili, possono segnalare decise carenze proteiche già dopo pochi giorni dall’inizio di una dieta troppo rigida. In particolare è nocivo il ridotto apporto degli amminoacidi solforati (costituenti delle proteine) come cisteina e metionina, minerali (zinco, rame, selenio e ferro) e vitamine del gruppo B come la biotina. Una carenza di quest’ultima, chiamata anche vitamina H, facilita inoltre la caduta dei capelli. Una curiosità: l’avidina, una sostanza presente nell’albume crudo, ne impedisce l’assorbimento.

Bere trasparente e mangiare verde

Ma oltre a una dieta corretta, è importante ricordarsi che la pelle si idrata dall’interno, non dall’esterno. Ed è l’acqua il migliore prodotto per combattere la secchezza e mantenere una bella pelle elastica.
In conclusione, per fortuna assicurarsi tutti gli elementi citati non è difficile. Una prima colazione a base di yogurt, pane integrale e frutta, un pranzo leggero a base di cereali e verdure con poche proteine (legumi, un uovo, un po’ di ricotta) e una cena a base di pesce e verdure, soddisfa i fabbisogni necessari. Ancora meglio se si sceglie sempre la frutta come spuntino e se come condimento si utilizza l’olio extravergine di oliva. Insomma, una dieta naturalmente mediterranea, da godersi in riva al Mediterraneo.

Nutrire la pelle in estate

Per aiutare le difese naturali di pelle (ma anche di capelli e unghie) contro “lo stress da sole” ecco i micronutrienti da non fare mai mancare e le loro principali fonti naturali.
Vitamina A e carotenoidi. Mentre la vitamina A è contenuta negli alimenti di origine animale (latte, formaggi), i carotenoidi, che in caso di bisogno l’organismo trasforma in vitamina A, sono contenuti nei vegetali. La A svolge un’azione benefica nei confronti di epidermide e mucose (un segno di carenza è una pelle secca e rugosa); i carotenoidi, che donano il colore giallo, rosso, arancio a ortaggi e frutta, svolgono un’azione prevalentemente antiossidante.
Dove si trova. Albicocche, anguria, asparagi, broccoli, carote, cachi, cavolo, indivia, lattuga, melone, peperoni rossi, pomodori, spinaci, zucca.
Vitamina C. Partecipa alla formazione del collagene, il tessuto di sostegno dell’epidermide, alla quale garantisce l’elasticità; ha un ruolo antiossidante combattendo la formazione di svariati tipi di radicali.
Dove si trova. Agrumi, broccoli, cavoli, fragole, kiwi, lamponi, mango, papaia, peperoni, pomodori, ribes nero, spinaci.
Vitamina E. Sembra particolarmente efficace nella protezione della pelle dai danni provocati dai raggi solari, tanto che spesso viene aggiunta a creme solari e preparati cosmetici.
Dove si trova. Prevalentemente negli oli vegetali (girasole, mais, oliva) ma anche in avocado, mandorle, noci, nocciole, pistacchi.
Selenio. È un oligolemento indispensabile per la formazione di un enzima (glutatione-perossidasi) che ha un’azione antiossidante generale. Il selenio agisce in sinergia con la vitamina E.
Dove si trova. Fonti vegetali: aglio, broccoli, cavolo, cetrioli, cereali (specie se integrali), cipolle, funghi, sedano. Fonti animali: carne (agnello, anatra, maiale, pollo), formaggi stagionati, pesce (crostacei, frutti di mare, sardine, tonno), tuorlo d’uovo.
Zinco. Questo oligoelemento svolge una funzione benefica nei confronti dell’integrità della cute (le cui cellule si rinnovano continuamente) proteggendola dai radicali liberi. Inoltre partecipa alla costituzione del collagene.
Dove si trova. Fonti vegetali: tutti i cereali e i legumi, frutta oleosa. Tra gli ortaggi: carote, cavolo verde, sedano, spinaci. Fonti animali: carne e pesce in generale (acciughe, polipo, seppie, ostriche).
Biotina. Fonti animali: fegato di vitello, latte, tuorlo d’uovo. Fonti vegetali: soia, semi oleosi, lievito di birra, cereali integrali.
Cisteina. Fonti animali: carne, latte e derivati, uova. Fonti vegetali: cereali.
Metionina. Solo fonti animali: carne, pesce, latte, uova.
Rame. Fonti animali: cozze, ostriche, salmone, miele. Fonti vegetali: semi oleosi (anacardi, arachidi, noci), germe di grano, lenticchie, avena e orzo, funghi.
Ferro. Fonti animali: fegato, carne, pesce (corvina, caviale, mormora, scorfano, pagello, salpa, occhiata, boga, spigola, pagello), frutti di mare (ostrica, cozza). Fonti vegetali: cereali integrali, muesli, melassa di canna da zucchero, legumi secchi, semi oleosi, frutta secca, verdure verdi (rucola, radicchio, tarassaco, indivia) e pomodori secchi.
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