Qual è la giusta "ricetta" per essere sereni secondo voi?

[Anonimanessuno]

Avere degli interessi e degli obiettivi
Avere degli affetti stabili
Un lavoro che piace
Uno stile di vita sano

[Navigator63]

Non è che tra tanti è "un comportamento sensato e ragionevole"... è proprio l'unico modo. La tanto qua sul forum nominata (e odiata) "accettazione". Che onestamente un pochino mi lascia basito il vedere non sia minimamente compresa da molti (non riferito solo ad adesso)

Grazie, e applausi!

Hai spiegato piuttosto bene cos'è l'accettazione, e non è facile. Anch'io tante volte ci ho provato, e la reazione media è di perplessità, incomprensione o addirittura ostilità.

- In parte credo sia perché va contro la mentalità occidentale, che spinge sulla volontà, sull'ambizione e sull'idea dell'eroe che supera ogni difficoltà (mentre le filosofie orientali vanno spesso in direzioni opposte). Per cui è un pensiero estraneo alla nostra cultura.

- In parte credo sia dovuto al fatto che alcuni "preferiscono aver ragione che essere felici": cioè preferiscono la soddisfazione del sentirsi arrabbiati o indignati di fronte all'iniquità della vita, piuttosto della serenità che viene dall'accettazione.
Questi ultimi sono "attaccati" alla loro rabbia, perché ne traggono una forma di soddisfazione, per cui non hanno nessuna intenzione di lasciarla andare.

[kathellyna]

alcuni "preferiscono aver ragione che essere felici"

com'è giusto che sia.

[kathellyna]

poi "felici"... non ho mai conosciuto qualcuno che segue queste idee che fosse veramente felice e non lo dicesse palesemente per convincere prima di tutto se stesso della propria "felicità".

[Mr.Eric]

poi "felici"... non ho mai conosciuto qualcuno che segue queste idee che fosse veramente felice e non lo dicesse palesemente per convincere prima di tutto se stesso della propria "felicità".

Ma non è che sono idee da seguire... non è come quando qualcuno arriva e dice: "ah, ho scoperto la dieta del dottor Von Derkulo a base di ghiaia e erba di bosco e devo dire che mi trovo proprio bene ". Non è una tecnica che scopri e attui come fosse un nuovo tipo di esercizio per scolpirti gli addominali. Ripeto... è quasi più una una conseguenza (non scontata). Un qualcosa di extra che fa parte del pacchetto "Sono una persona in equilibrio che sa chi è " e con una discreta forza caratteriale, aggiungo. Sicuramente una persona che non soffre di depressione. Perché se no non solo risulta complesso, ma penso addirittura impossibile. E forse, mi pare di notare, addirittura difficile da anche solo comprendere...
Come base deve tassativamente essere installato quel "pacchetto" (che poi è in assoluto il più importante).
Nessuno può venirti a dire: "Kathellyna, sei stupida?! Fallo! È così semplice, no? Basta accettarsi!" No... anche perché a quel punto il coglio*e sarebbe lui. E ti garantisco che qua nessuno sta facendo questo. Staimo solo parlando dell'argomento... della sua esistenza e di quanto possa essere importante per ottenere un certo tipo di serenità. O comunque, di quanto sia l'unico modo per non essere schiavo dei propri problemi (irrisolvibili).
E sia chiaro che nonostante io faccia tutti sti discorsi non significa io sia in grado di farlo... in una scala da 1 a 10, in momenti ottimali, sento di essere in grado di farlo "6". (Dai... "6 - " ad oggi ). Ma ci sono stati dei periodi, soprattutto nel post depressione, quando ho interiorizzato e capito determinate cose, che lo facevo per un bel "7+". E si... a differenza di quello che pensi, c'è gente che è in grado di farlo per "10". E ho ben chiaro quello che sto dicendo.

[Mr.Eric]

Hai spiegato piuttosto bene cos'è l'accettazione, e non è facile.

Grazie Navigator
Mah... il discorso secondo me (come ho appena scritto nell'altro messaggio, scusate se mi ripeto) è proprio che ci devono essere dei requisiti minimi sia per ovviamente "metterlo in partica" che forse anche proprio solo per comprenderlo. Una persona dispersa in sé stessa che soffre di depressione, non potrebbe mai fare un qualcosa del genere... deve prima comprendere determinate cose e risolvere problemi interiori che hanno sicuramente la priorità. L'accettazione dovrebbe forse viaggiare di pari passo a tutto ciò. ..

[Navigator63]

è proprio che ci devono essere dei requisiti minimi sia per ovviamente "metterlo in partica" che forse anche proprio solo per comprenderlo.

Sì, concordo.
Ci deve prima essere almeno una "base", altrimenti non solo è impossibile fare una certa cosa, ma anche capirla o accettarne la possibilità.

Mi ricordo una mia ex, due anni a parlare di accettazione... e poi un giorno si illumina e fa "Ah, adesso ho capito cosa volevi dire!" (DUE anni solo x afferrare il concetto!).
Ma facciamo un esempio più banale: uno offeso e esagitato e tutto preso dalla rabbia e il desiderio di vendetta, come fa a capire i vantaggi del perdono? Non c'è spazio nella sua testa per quello... non può nemmeno immaginarlo.
Magari dopo 5 o 10 anni passati a rodersi il fegato, forse potrebbe iniziare a dire "Ma che mi**** ci guadagno a restare arrabbiato...?".

ho scoperto la dieta del dottor Von Derkulo

LOL!!! Ma come ti vengono?!?

[kathellyna]

mah, a me continua a sembrare una discreta paraculatа. che discutendo tra noi ci sta pure, alla fine ognuno ha la sua opinione ed è giusto così, ma se avessi pagato 80 euro per sentire "si magari hai ragione tu ma è meglio essere felici che avere ragione" mi sarebbero girate parecchio le scatole.

[Cordis]

Seguire l' istinto naturale ossia cercare di ottenere sempre di più dalla vita, in qualsiasi ambito, ma ahimè impossibile, solo quella è la felicità

Dico, sbaglio o questo è il primo post in cui scrivi qualcosa di positivo?!
La tua conclusione è negativa solo perché non hai letto bene la domanda: Erik non parla di "felicità", ma di essere sereni
e a questo riguardo io dico:

[Spazz]

- In parte credo sia dovuto al fatto che alcuni "preferiscono aver ragione che essere felici": cioè preferiscono la soddisfazione del sentirsi arrabbiati o indignati di fronte all'iniquità della vita, piuttosto della serenità che viene dall'accettazione.
Questi ultimi sono "attaccati" alla loro rabbia, perché ne traggono una forma di soddisfazione, per cui non hanno nessuna intenzione di lasciarla andare.

Non me ne parlare ancora una volta hai colto nel segno
Credo che almeno in parte per me non sia più così