On Fire

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

On Fire

Messaggioda Elliscrive91 » 10/08/2022, 18:26



Capitolo 1


Fiammetta



Estate 2019



Attraversai il parco con lo skateboard in mano alla ricerca di una panchina all'ombra. Non c'era vento in quell'afoso pomeriggio di giugno e la maglietta mi si appiccicava alla pelle.

Mi sedetti. Controllai l'ora sullo schermo del telefono e sbuffai: Helena, la mia migliore amica, era in ritardo, come al solito. Infilai gli auricolari nelle orecchie e feci partire la prima canzone della mia playlist. Persa tra le parole del brano, non la vidi arrivare.

Agitò la mano davanti al mio viso con l'intento di riportarmi alla realtà, mentre toglievo le cuffie. "Terra chiama Fire."

"Se esistesse una classifica sulla puntualità delle persone, tu saresti all'ultimo posto." Alzai gli occhi al cielo e scossi la testa con finto disappunto, per poi ridere e lei mi seguì. Mi piaceva punzecchiarla.

Invece di prendere posto accanto a me, si accomodò sulle mie ginocchia e mi abbracciò. Cominciò ad accarezzarmi la schiena nel punto dove la T-shirt, che avevo arrotolato, mi lasciava scoperta. Per quanto il suo tocco fosse dolce e leggero, non mi provocò alcuna emozione.

"Non hai portato lo skate?" domandai con una punta di rimprovero. "Avremmo potuto allenarci."

"Abbiamo più di un anno per prepararci, rilassati."

"La prendi troppo alla leggera. A settembre inizieremo l'ultimo anno di scuola, perciò avremo sempre meno tempo."

Sospirò. "Ci sono skater più bravi di me. Dovresti esercitarti con loro, anche se quelli ti guarderebbero il sedere e basta."

"Appunto. Ho bisogno di te."

Annuì.

Una donna aiutò un bambino a salire sull'altalena a qualche metro da noi e gli diede una leggera spinta sulla schiena. Lui si protese verso il cielo con la speranza di toccarlo con i piedi. Anch'io c'avevo provato, la prima volta che i miei mi avevano portato al parco. I due se ne andarono dopo poco, tra la delusione e i capricci del piccolo.

Helena mi scostò una ciocca di capelli dietro l'orecchio. "Stasera sono sola a casa. Potremmo ordinare una pizza e guardare un k-drama insieme."

"Non posso..."

Non era una scusa, ciononostante non mi andava di andare da lei: l'ultima volta si era ubriacata e aveva preso a baciarmi proprio nell'attimo in cui lo facevano anche i protagonisti della serie TV in riproduzione. Non avevo sentito nulla. Non sentivo mai nulla.

"È per quello che è successo sabato?"

Scossi la testa e incrociai il suo sguardo. "No, devo badare al figlio dei vicini fino a mezzanotte."

Si spostò dalle mie gambe e restammo in silenzio per un tempo indefinito. Non prestavo attenzione al mondo circostante, continuavo a fissare un punto lontano.

Mi scosse piano. "Allora?" chiese, per poi sbuffare. "Mi ascolti o no?"

"Scusa."

"Ultimamente sei distratta," constatò. "Stai ancora pensando alla tua madre biologica?"

Annuii senza guardarla negli occhi. "Ora che l'estate è cominciata, vorrei provare a cercarla."

"Dovresti dimenticarla. La tua vita è iniziata davvero quando i tuoi genitori ti hanno adottata. Loro sono adorabili e ti amano."

"E io amo loro," risposi.

Quelle parole mi apparvero false. Malgrado mi avessero ricoperta di affetto, ero incapace di ricambiare il loro sentimento.

Mise le braccia intorno al mio collo e sfiorò le mie labbra con l'indice, quindi la allontanai con il gomito.

"Perdonami," disse con la voce incrinata.

"Perché?" le chiesi.

Aggrottò la fronte. "Perché cosa?"

"Tu." Feci una pausa. "Voi. Come mai vi innamorate tutti di me?"

I miei coetanei mi ripetevano di continuo che ero bella, fin dai tempi delle elementari. Maschi e femmine prendevano una cotta per me, senza che io facessi nulla. Avevo spezzato il cuore a molte persone, compreso quello dell'unica amica che avevo mai avuto.

"Ci conosciamo da dieci anni," proseguii. "Q... quando hai capito ciò che provi per me?"

Abbassò lo sguardo. "Tempo fa."

Deglutii. "E hai continuato a comportarti come se niente fosse per mesi e mesi? Ti ho ferita e non me ne sono accorta."

Mi prese le mani tra le sue. "Ho cercato di reprimere i miei sentimenti per non perderti. So che ti piacciono i ragazzi e..."

"Non è questo il punto," la interruppi. "Io non mi sono mai innamorata di nessuno."

Posò la fronte sulla mia e trattenne a stento le lacrime. "Mi dispiace. Mi dispiace tanto."

Ci guardammo negli occhi. I suoi avevano il mare dentro. Forse, se fossi stata una persona diversa, l'avrei amata come meritava.

Presi un respiro profondo. "Non possiamo più vederci."

Quella frase riecheggiò nel parco silenzioso come una nota malinconica, quasi stonata.

"Come puoi essere così insensibile?"

"Lo faccio per il tuo bene."

Si alzò e mi diede le spalle. Serrò i pugni lungo i fianchi. Una nuvola grigia sovrastò il sole e condivise il suo stato d'animo. Ero paralizzata, non riuscivo a trovare le parole giuste per non farle del male. Continuai a restare in silenzio.

"Sei impassibile. Non ti dispiace neanche un po'?"

Scattai in piedi e la raggiunsi. "Certo. Ci sto male anch'io."

Si passò più volte la mano tra i capelli biondi. "Si vede. Dovresti imparare a lasciarti andare e a fidarti degli altri. Non tutti vogliono abbandonarti."

Una goccia di pioggia cadde sulla mia testa.

"Spero tu possa trovarla." Non si voltò.

Scappò via e io mi limitai a osservarla, impotente. Presi lo skateboard, lo misi nello zaino insieme al telefono che avevo nella tasca degli shorts e mi diressi dalla parte opposta.

Iniziò a diluviare. Corsi avanti e indietro, incurante dell'acquazzone, e sperai che mi spronasse a piangere o a tirare fuori un moto di rabbia incontrollabile. Fu tutto inutile: non poteva spegnere un fuoco che non avevo dentro.

Incespicai in un ciottolo e caddi in una piccola pozzanghera. I vestiti inzuppati e sporchi di fango mi si attaccarono alla pelle. I miei passi divennero incerti, appesantiti dagli indumenti.

Mi riparai sotto la pensilina della fermata dell'autobus. Qualcuno aveva dimenticato un libro sul Giappone. L'asfalto era diventato più scuro come il cielo.

Chiusi gli occhi e canticchiai il ritornello della canzone che mi perseguitava da quando avevo quattro anni e che mi riconduceva alla donna che mi aveva messa al mondo.


✰ Ellis Love
  • 0

Elliscrive91
Amico level one
 
Stato:
Messaggi: 10
Iscritto il: 20/01/2022, 17:25
Località: Monfalcone
Genere: Femminile

Torna a Storie inventate da noi o da altre fonti

Chi c’è in linea in questo momento?

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

cron
Reputation System ©'