Peter Pan: Inferno all'Isola che non c’è

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Peter Pan: Inferno all'Isola che non c’è

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 11:30



Avviso subito che questa storia contiene qualche scena splatter. Quindi mi scuso in anticipo se nel postarla ho violato qualche regola del forum.

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Peter Pan: Inferno all'Isola che non c’è

Era stata una giornata bellissima. Il sole era tramontato e i Darling stavano rientrando a casa ridendo e scherzando allegramente. Wendy era splendida con i suoi capelli castani, che erano messi in risalto dal suo costume da fata. Gianni e Michele stavano ancora giocando con le loro spade di legno, il primo aveva un costume da Capitan Uncino, e il secondo era vestito da Peter Pan.

“Il diavolo ti porti Peter Pan!”

“Arrenditi, Capitan Uncino!”

“Mai! Devo vendicare la mano che mi hai tagliato!”

Wendy sorrise felice, vedendo i suoi fratelli divertirsi così tanto.

“Bene. È stata una bella giornata. Potete togliervi i costumi. Ora a letto.”. Disse la loro mamma, entrando nella stanza.

“No, dai. Possiamo tenerli ancora? Ci stiamo divertendo tanto.” Chiese Wendy.

“Va bene.” Rispose la madre. “Ma dopo li togliete. Ormai Carnevale è finito.”

Dopodiché, i tre fratelli ripresero a giocare. Poi, Gianni e Michele chiesero a Wendy di raccontare loro un'altra avventura di Peter Pan, il bambino che non cresceva mai e che affrontava il malefico Capitan Uncino in un posto chiamato “Isola che non c'è”, dove tutti possono volare e nessuno diventa adulto. Un luogo bellissimo dove i tre fantasticavano di poter vivere.
La storia era una delle tante che conosceva; Peter Pan insieme ai Bimbi Sperduti che giocavano e si divertivano nell'isola che non c'è e che combattevano i pirati in spettacolari battaglie. Una volta finita la fiaba, i tre andarono a dormire, continuando a tenere indosso i costumi, troppo emozionati per poterli togliere.
Le luci si spensero, e il buio calò nella stanza. Era tutto silenzioso, si udivano solo i respiri dei tre bambini. Improvvisamente, un'ombra di nascosto si infilò sotto la finestra, aleggiando per tutta la stanza. La sagoma passò sopra i letti dei Darling. Qualcuno all'improvviso bussò alla finestra. L'ombra, assunse la forma di un essere etereo di colore nero con occhi bianchi e luccicanti. Voltandosi aprì la finestra, da dove entrò fluttuando qualcuno che guardò i piccoli Darling e disse, rivolgendosi all'essere nero:

“Sì, loro andranno bene. Puoi andare. Avvisa gli altri che avremo nuovi ospiti.”

L'ombra uscì fuori dalla finestra mentre Wendy venne svegliata da quella che sembrava essere la voce di un ragazzo.

“Peter Pan!” Disse con il cuore colmo di gioia. Non riusciva a crederci. Era davvero lui, con tanto di calzamaglia verde, capelli rossi e orecchi a punta.

“Bene, sai già chi sono. Questo semplificherà le cose.”

Peter spiegò che le fiabe su di lui erano vere, che veniva dall'Isola che non c'è e voleva portarla con sé per farle raccontare le favole ai bimbi sperduti.

“Ma certo che vengo.” Rispose lei. Solo l'idea di andare in un posto ricolmo di meraviglie la rendeva davvero felice.

Chiese poi se potevano venire con loro anche i suoi fratellini. Peter annuì, così si voltò verso di loro e li scosse per svegliarli.
I due furono molto contenti quando seppero della notizia. Peter spiegò loro che per poter volare serviva la polvere di fata e che bisognava avere pensieri felici.
In quel momento, entrò una luce piccola e gialla, emanata da una creaturina con le ali.

“Ragazzi, questa è Trilli.” Disse Peter.

L'entusiasmo dei Darling cresceva sempre di più. Stavano davvero vedendo una fata? Peter la prese senza preavviso e, agitandola, fece cadere la sua polvere su di loro. I tre cominciarono a sollevarsi in aria.

“Voliamo! Voliamo!” Esclamarono tutti.

Peter, dopo che Gianni prese il suo ombrello e Michele il suo orsetto di peluche, li condusse fuori e i tre si sollevarono nel cielo stellato, seguendo il ragazzino volante e ignorando completamente l'abbaiare di Nana, il loro cane, che tentava disperatamente di liberarsi dalla catena.

*

Il viaggio fu piacevole.

“Da questa parte!” disse Peter “Seconda stella a destra e poi dritto fino al mattino”.

Volarono a lungo, in direzione della stella. Alla fine, arrivarono a destinazione. Tra le nuvole, videro l'isola ed era come se la immaginavano. Verde, incontaminata e piena di meraviglie. Non fecero in tempo a godersi la vista, che per poco non vennero colpiti da una palla di cannone. Abbassando lo sguardo, videro il galeone di Capitan Uncino.

“Non temete.” Disse Peter. “Finché siete con me non riuscirà a prendervi. Voi andate in quella radura al centro dell’isola. Al resto ci penso io.”

I Darling si sbrigarono ad andare. Ma improvvisamente Trilli volò davanti a Wendy, generando una scia di fuoco che le offuscò la vista e la fece cadere. Riuscì per fortuna a riconquistare la concentrazione prima che fosse troppo tardi, ma si ritrovò vicino alla nave di Uncino. Quest'ultimo comparve dal bordo della nave, con indosso una camicia rossa, aveva due lunghi baffi e dei folti capelli neri, proprio come lo aveva sempre immaginato mentre raccontava le fiabe. Agitando l'uncino, gridò con foga:

“Stai alla larga o sarà peggio per te!”

Terrorizzata da quello che il pirata poteva farle, volò subito il più lontano possibile dalla nave, raggiungendo i suoi fratelli verso la radura indicatagli da Peter Pan.
Una volta atterrati, i tre tirarono un sospiro di sollievo.

“Wow.” Disse Michele. “Che spavento quelle cannonate. Temevo mi avrebbero colpito.”

“Ma hai sentito l'adrenalina della nostra prima battaglia con i pirati.” disse Gianni “E spero non sia l'ultima.”

“Non vedo l'ora di scoprire le altre meraviglie dell'isola.” Commentò Wendy in piena estasi.

“Non temere. Vedrete tutto.” Disse loro Peter comparendo di sorpresa dall'alto.

I tre furono molto contenti di vederlo.

“Non preoccupatevi per i pirati. Per il momento non ci daranno più fastidio.” Proseguì, alzandosi in aria. “Vado a chiamare i Bimbi Sperduti, così giocheremo tutti insieme.”

“I tuoi seguaci? Saremmo molto felici di conoscerli.”

“Anche loro ne saranno lieti. State tranquilli, gli piacerete da morire.”

Poi, mentre se ne andava, si voltò un'ultima volta verso di loro.

“Vi troverete bene, qui. Non dovrete più diventare grandi.” e scomparve volando nella vegetazione.

I Darling si divertirono nella radura: Wendy si sdraiava sul prato pieno di margherite, godendone il profumo e la carezza dell'erba; Gianni, agitava l'ombrello, fingendo di duellare con un pirata, mentre Michele giocava con il suo orsetto di peluche. Non potevano essere più felici pensando alle avventure che avrebbero vissuto.
Improvvisamente, il fruscio di un cespuglio interruppe quello che stavano facendo.

“E’ tornato Peter.” disse Michele, correndo verso il cespuglio. Infilò la mano per spostarlo, quando sentì un dolore lancinante che lo fece urlare. La mano non c'era più. Al suo posto era rimasto un moncherino da cui fuoriusciva un fiotto di sangue. Dal cespuglio fuoriuscì un bambino dai capelli biondi, aveva una bocca enorme piena di denti aguzzi sporchi di sangue, occhi completamente bianchi privi di iride e pupilla e stava ancora masticando la sua mano. Michele indietreggiò terrorizzato, urlando sia per la paura che per il dolore. Poco dopo, inciampò. Il bambino mostro si mise sopra di lui e spalancò le fauci pronto ad azzannarlo. Ma fu trafitto a un occhio dalla punta dell'ombrello di Gianni, impugnato da Wendy, e scaraventato all'indietro.

“Michele, presto, scappa! Dobbiamo andarcene di qui!”

Il bambino si alzò, e si accorse, terrorizzato, che altri bambini mostri stavano uscendo fuori dai cespugli. Il povero Michele per colpa della perdita di sangue stava perdendo i sensi, e Gianni dovette prenderlo in braccio per portarlo via. Mentre scappavano, Michele continuava ad urlare e a piangere per il dolore al moncone. I tre tentavano di pensare a qualcosa di felice per volare via, ma in quel momento erano tutto fuorché felici.
Che stava succedendo? Perché l'Isola che non c'è ospitava simili mostri? Si accorsero poi che il sangue di Michele stava lasciando una scia che poteva farli rintracciare.

“Voi andate a destra, io li attiro verso di me!” Disse Wendy tornando indietro in modo da farsi vedere dai mostri, mentre i suo fratelli continuavano a scappare.

Il piano inizialmente sembrava funzionare. I mostri stavano inseguendo lei, ignorando i suoi fratelli. Ma il fiato cominciava a mancarle. Se non fosse riuscita a volare, l'avrebbero divorata! All’'improvviso avvertì qualcosa afferrarla per le braccia e si sollevò in aria. Alzando lo sguardo, vide con sua grande gioia Peter Pan.

“Peter, aiuto! Che sta succedendo? I miei fratelli sono in pericolo! Salva anche loro!”

Lui la portò in cima ad un albero e le disse:

“Non temere. Ci penso io.”

“Ok, ma sbrigati! Non voglio che li mangino.”

Lui annuì e si inoltrò in volo nella vegetazione.
Il tempo passava e la notte diventava sempre più buia. Wendy continuava a tremare terrorizzata. Quanto ci metteva Peter? Cosa doveva fare? Il cuore le batteva forte e respirava sempre più affannosamente. Quando fu del tutto buio capì che non poteva più aspettare il suo ritorno. Quindi scese giù dall’albero, dopodiché spezzò un ramo e lo portò con sé, per potersi difendere in qualche modo. Iniziò ad avventurarsi nel buio nell'isola. Il posto non sembrava più così fiabesco come immaginava. Perfino il verso dei gufi che si udiva in lontananza la terrorizzava. Continuando ad avanzare, udì il suono di una cascata, e seguendolo, trovò una laguna che, con sua grande sorpresa, era popolata da sirene che nuotavano giocosamente tra gli scogli. Erano così belle. Non potevano essere malvagie. Avanzò cautamente verso di loro.

“Scusate?” Le sirene si voltarono. “Avete visto due bambini da queste parti? Sono più piccoli di me e sono maschi.”

Una sirena dai capelli rossi si avvicinò a lei con un sorriso.

“Ma certo che li abbiamo visti. Vieni qui e ti diremo tutto.”

Wendy si avvicinò all'acqua, chinandosi verso la sirena.

“Sai dove sono?”

“Prestami orecchio. Qualcuno potrebbe sentirti.”

Wendy girò la testa, porgendo l'orecchio alla sirena, sperando di ricevere novità sui suoi fratelli il più presto possibile. All'improvviso, si sentì tirare la vestaglia e venne trascinata sott'acqua. Girandosi, vide di nuovo il volto della sirena. Non c'era più dolcezza o gentilezza nel suo sguardo, ma appetito e voracità. La creatura spalancò la bocca, rivelando file di zanne. Wendy provò ad urlare, ma era inutile e l'acqua iniziava ad entrarle nei polmoni. Intanto, anche le altre sirene cominciavano a circondarla. Provò a difendersi, ma la creatura le tolse facilmente di mano il bastone e avvicinò minacciosamente le zanne verso il suo viso. Per Wendy tutto divenne buio.

*

Quando la ragazzina riprese i sensi, si ritrovò in una gabbia di legno sospesa in aria. Non aveva idea di come fosse finita lì, ma soprattutto non riusciva a capire come poteva essere ancora viva, ma una cosa era sicura: voleva uscire fuori da lì.

“Non dovevi andartene in giro da sola.” Udì la voce di Peter Pan, mentre si sollevava in volo d'innanzi alla gabbia.

“Peter? Ma che sta succedendo? Cosa ci faccio qui? Dove sono i miei fratelli?”

“Ti ho messa io qui. Così sarai al sicuro.”

“Perché ci sono dei mostri sull'isola?”

In risposta a quella domanda, dagli occhi di Peter scomparvero l'iride e la pupilla, mentre la sua bocca si allargò in modo innaturale e i denti diventavano sempre più acuminati. Wendy urlò a quella vista, mentre una terribile verità si insinuava nella sua mente.

“Che cosa hai fatto ai miei fratelli?!”

“Sono qui, tranquilla.” Rispose malignamente.

Solo in quel momento la ragazza si accorse che Peter aveva in mano una borsa di tela gocciolante di sangue. Lui ci infilò dentro le mani e tirò fuori le teste mozzate di Gianni e Michele. Sui loro volti erano rimaste congelate espressioni di puro terrore.
Wendy urlò di nuovo a quella vista, indietreggiando velocemente dall'altro lato della gabbia e coprendosi il volto con le mani.

“Lo avevo detto che qui non dovrete più diventare grandi. Per i tuoi fratelli il tempo ormai si è fermato, ma purtroppo anche il divertimento. Tu hai ancora la possibilità di divertirti ancora un po' se mi racconti delle fiabe. In caso contrario...” Azzannò i volti di Gianni e Michele d'innanzi a lei e una volta finito di divorare le due teste, se ne andò via ridendo beffardamente.

Wendy iniziò a gridare aiuto, piangendo disperatamente e tremando, anche se non sapeva chi avrebbe potuto salvarla. Quell'isola era un inferno. Tra mostri, sirene e pirati, come avrebbe fatto ad andarsene di lì?

*

I giorni passavano, e Wendy cominciava ad essere assetata e deperita. Ogni notte continuava a raccontare favole a Peter Pan e ai Bimbi Sperduti, per fortuna a loro piacevano le sue storie, altrimenti sarebbe morta, ma nel suo cuore aveva paura che prima o poi avrebbe esaurito le idee assieme alla fantasia.
Peter arrivò perfino a farle mangiare i resti dei suoi fratelli e a farle bere il loro sangue per tenerla in vita.
Per lei era la peggiore delle torture, ma doveva sopravvivere in qualche modo.

*

Una notte, mentre cercava di dormire, Wendy vide la gabbia aprirsi. Non era più sospesa in aria, ma si trovava a terra. Non ebbe il coraggio di uscire perché non sapeva se si trattava di un altro gioco perverso di Peter.

“Vieni. Sbrigati prima che torni.” Disse la voce di un adulto.

Wendy fu rincuorata da quelle parole. Forse qualcuno era venuto a salvarla. Corse fuori, abbracciando il suo salvatore. Ma, appena lo toccò, sentì odore di pesce e rum. In quel momento, la luce di una lanterna illuminò l'uomo dietro di lui, e si accorse con grande orrore che era Capitan Uncino e con lui c'erano anche altri pirati.
Lei iniziò di nuovo ad urlare, ma il pirata che stava abbracciando le mise la mano sulla bocca.

“Fatela tacere o ci scopriranno!” Bisbigliò Uncino.

A quel punto, uno dei pirati imbavagliò Wendy e la legò mentre lei provava a divincolarsi. Ormai il terrore dentro di lei aveva superato ogni limite possibile, l'unica cosa che la faceva andare avanti era il suo istinto di sopravvivenza. Ma non bastò, e un altro pirata le diede una botta in testa facendola svenire. Subito dopo, la misero in spalla e si avviarono verso la nave

*

Quando si svegliò, sentiva uno strano calore, come se fosse in un posto familiare, protetta e al sicuro. Era sotto le coperte con la testa su un morbido cuscino. Quella sensazione era così piacevole. Forse quello che era successo era solo un brutto incubo. Pensò che Gianni e Michele stavano bene. Si era sicuramente immaginata tutto.

“Gianni! Michele! Come state?” Disse preoccupata, tirando fuori la testa da sotto le coperte.

In quel momento, le sue nuove speranze andarono in frantumi. Guardandosi attorno vide che non era a casa sua. Quella stanza era completamente diversa e sconosciuta per lei. Le tornarono alla mente i pirati che l’avevano aggredita. Capì di trovarsi sulla nave di Capitan Uncino. Enormi lacrime iniziarono a rigarle il viso, già sporco di terra e sangue. Aveva sperato con tutta se stessa che i suoi fratelli fossero ancora vivi.
In quel momento, la porta si aprì e Uncinò entrò nella stanza.

“Stai bene piccola?”

Wendy iniziò ad agitarsi di nuovo alla vista del pirata e si nascose sotto le coperte, tremando dalla paura.

“Calmati. Non voglio farti del male.”

Wendy non gli credette, e cominciò ad agitarsi sempre di più mentre lui avanzava verso di lei.
Appena Uncino sollevò le coperte la ragazza era sul punto di urlare, ma lui le tappò la bocca con la mano, minacciandola poi col suo uncino.

“Sta’ zitta o qui finisce male!”

Lei, intimidita dal pirata, obbedì. Quest'ultimo, che si era calmata, la accarezzò delicatamente sulla testa con la sua unica mano. Wendy percepì una sincera preoccupazione, possibile che non volesse farle nulla?
In quel momento entrò nella stanza un omuncolo grassoccio, con i sandali una maglietta a strisce bianche e blu, e un cappello rosso in testa. In mano aveva un vassoio con tè e biscotti.

“Ottimo lavoro, Spugna!” Disse Uncino sorridendo a quel tipo prima di congedarlo. Poi si rivolse a Wendy. “Immagino avrai fame dopo quello che hai passato. Prendine un po’, vedrai che dopo starai meglio.”

Wendy ancora non si fidava del tutto; e se il tè fosse stato avvelenato?
Avvicinò la lingua al tè e lo toccò delicatamente. Il sapore era buono, iniziò a bere con foga e ad abbuffarsi con i biscotti, piangendo di gioia per poter mangiare finalmente qualcosa che non fossero resti umani.

“Non capisco,” Disse. “Perché mi aiuti? Tu sei il malefico Capitan Uncino. Le favole di Peter dicono...”

“E tu continui a credergli dopo quello che ti ha fatto? Non sono io il cattivo di questa storia.”

Uncino cominciò quindi a raccontarle tutto, sorseggiando anche lui una tazza di tè. Una volta anche lui aveva una madre e una famiglia. Ma durante il giorno di Carnevale, Peter lo portò all'Isola che non c'è insieme al suo amico Roger, con le sue promesse di meraviglie e divertimento. Entrambi ci credettero ma si ritrovarono a lottare per la sopravvivenza quando il mostro rivelò la sua vera natura. Uncino riuscì a scappare con una zattera, ma Roger venne divorato.

“In seguito, venni trovato alla deriva dai pirati. Non mi riportarono mai a casa. Mi misero a lavorare con loro come mozzo. Era dura, ma era sempre meglio che avere a che fare con Peter Pan. In quel vascello feci carriera, diventai capitano e tornai qui per uccidere Peter e salvare altri bambini dallo stesso destino di Roger. Purtroppo quel moccioso ha fatto credere a tutti che sono io il cattivo. E questo mi ha ostacolato molto.” Guardò l'uncino che aveva al posto della mano. “Fa credere a tutti di avermela semplicemente tagliata e poi gettata in pasto a un coccodrillo, ma in realtà è stato lui a mangiarmela.”

Wendy, ripensando a quanto accaduto a Michele, si convinse ancora di più della veridicità delle sue parole. Era sconvolta nell'apprendere che tutte le storie che aveva sentito su di loro erano false. Si mise le mani sul volto, riprendendo a piangere. Come aveva fatto ad essere così stupida? Se solo non avesse lasciato casa sua, i suoi fratelli sarebbero ancora vivi.

“Ma come può un ragazzo fare tutto questo?”

“Quello non è un ragazzo. È il figlio del demonio. Nel tempo che ho passato sull'isola ho imparato tutto su di lui.”

E le raccontò quanto aveva scoperto. Il padre di Peter era un lupo muta forma che assumeva le sembianze di chi mangiava. Aveva divorato il marito della madre e, spacciandosi per lui, aveva concepito Peter, per poi divorare anche lei una volta nato. Il suo ciclo vitale finì e ci pensò Trilli a portarlo sull'Isola che non c'è. Appena compiuti dodici anni, aveva ucciso tutti i lupi muta forma insieme a molti ibridi, diventando il capo di chi non aveva ucciso.

“Non ha avuto pietà per nessuno qui. Ha sterminato gli indiani, ma non i cannibali. Loro lo aiutavano a far del male, assieme alle fate e alle sirene”. Si rivolse poi a Wendy “Hai due scelte adesso. Puoi unirti alla ciurma e combattere con noi, oppure ritornare a casa.”

Wendy non ebbe alcun dubbio su cosa fare. Non voleva stare in quel posto un secondo di più.

“Come puoi riportarmi a casa? Solo volando si può andare via di qui.”

“Non è un problema. Ho già quanto necessario.” In quel momento afferrò con l'uncino una lanterna e, mostrandone l'interno a Wendy, vide con sua grande gioia che c'era Trilli al suo interno. “E’ stata dura catturarla, ma ora possiamo portarti via da questo posto maledetto.”

Le speranze di Wendy si riaccesero. Andarsene da lì era tutto quello che voleva. Non vedeva l'ora di riabbracciare di nuovo la sua mamma e starsene al sicuro tra le mura di casa sua. Uncino sorrise, essendo riuscito a salvare almeno lei da quel mostro di Peter Pan. Però, in cuor suo, sperava che Wendy restasse con lui sulla sua nave. Non aveva più avuto una mamma da moltissimo tempo e quindi nessuno gli aveva mai più raccontato le fiabe, e se fosse rimasta avrebbe potuto raccontarle a lui e al resto della ciurma a fine giornata, per rallegrare gli animi di tutti. Anche se in fondo, sull'Isola che non c'è, nessuno riusciva ad essere allegro.

“Ora sta’ tranquilla. Sei al sicuro adesso. Io e i miei uomini ti riporteremo a casa.” Le disse, accarezzandole di nuovo i capelli.

Lei lo abbracciò con forza. Avrebbe voluto piangere, ma ormai non aveva più lacrime da versare. Il capitano ricambiò il suo abbraccio, facendola sentire sempre di più al sicuro.

“Ora datti una ripulita.” Le disse, porgendole un secchio d'acqua, del sapone e delle salviette pulite. “E’ giusto che tu ti rimetta a nuovo prima di tornare dai tuoi genitori.” Dopodiché si alzò e uscì dalla cabina.

Wendy guardò il suo riflesso nell'acqua e, immergendo il sapone, cominciò a pulirsi. Per quanto cercasse di apparire al meglio fuori, dentro era completamente distrutta. I suoi fratelli erano morti e niente sarebbe stato più come prima. Come avrebbe potuto dare una notizia così terribile ai suoi genitori? In quel momento sentì la nave vibrare, e guardando fuori dall'oblò vide che stava volando. Un leggero sorriso le illuminò il volto. Almeno se ne stava andando via da lì ed era già qualcosa.
Si sdraiò di nuovo sul letto. Era molto stanca dopo tutti quei giorni orrendi. Chiuse gli occhi, sperando di poter sognare di nuovo cose belle.

*

Un forte boato la svegliò. Non sapeva quanto tempo fosse passato, ma non potevano essere già arrivati. Un brivido di terrore le passò per la spina dorsale. Aveva un brutto presentimento. Si avvicinò lentamente alla porta, la aprì, e vide che le sue paure erano fondate. La nave era in fiamme, bruciata dalle fate malvagie. Alcuni pirati cercavano di spegnere l'incendio, mentre altri bruciavano e si buttavano in acqua nel tentativo di spegnere le fiamme.

“Spugna! Spugna, dove sei?” Gridava Uncino mentre correva all'impazzata sulla nave.

“Sono qui, capitano.” Rispose quest'ultimo.

Uncino si voltò verso di lui, ma gli bastò guardarlo negli occhi per capire la verità.

“Ti sei preso anche lui alla fine, moccioso insolente!”

A quelle parole, Spugna iniziò a cambiare ed assunse le sembianze mostruose di Peter Pan, che gli gettò addosso la testa mozzata del vero Spugna in tono derisorio.

“Questa volta non scapperai, James!”

“Almeno venderò cara la pelle!” Rispose Uncino sguainando la spada.

Peter fece lo stesso con il suo pugnale, e i due cominciarono a duellare. Wendy assistette con orrore a quanto accadeva. Peter l'aveva inseguita fin lì. Perché non voleva lasciarla in pace?
In quel momento si sentì afferrare ma non urlò. Voltandosi vide con suo grande sollievo che era solo un pirata.

“Vieni, presto!” Le disse “Peter non ti ha ancora visto!” Lei si affrettò a seguirlo.

La portò su una scialuppa di salvataggio e, mentre la faceva salire, le disse:

“Se non si accorge che manca una scialuppa puoi ancora salvarti. Nasconditi qui dentro. Lascia che la scialuppa ti porti verso la seconda stella, ormai non manca molto. Non uscire per nessun motivo. Torna a casa prima che sia troppo tardi.”

Lei annuì debolmente. Il pirata le diede una spada e mise una coperta sopra la scialuppa per coprirla bene, poi ci lanciò sopra della polvere di fata e tagliò le funi. Wendy non osò sbirciare per paura che Peter potesse trovarla. Sentiva la barca che si muoveva e le urla di morte che si facevano sempre più lontane. Il tutto mentre lei rimaneva immobile sul fondo della scialuppa.
All'improvviso sentì un sibilo muoversi verso di lei la coperta si alzò di botto rivelando l'immagine minacciosa di Peter. Wendy urlò di nuovo, poi afferrò la spada e la usò per allontanarlo per cercare di alzarsi.

“Vattene via! Vattene via!”

Diceva mulinando la lama all'impazzata mentre Peter, messosi a quattro zampe all'interno della scialuppa si avvicinava minacciosamente verso di lei.
Bang.
Peter Pan venne colpito ad una spalla da un colpo di pistola. Uncino era venuto a salvarla. E stava volando.

“Bene bene.” Disse Peter rivolto al pirata “Non sapevo che ti rimanesse qualche pensiero felice.”

“Il mio pensiero felice è poterti uccidere e salvare altri bambini da te!” Gli disse Uncino sparandogli di nuovo.

Questa volta Peter rapidamente evitò il colpo e gli fece poi volare via la pistola con un fendente. Uncino sguainò la sua spada e cominciò un nuovo duello. Il ragazzo mostro teneva ferma la scialuppa con una mano duellando con l'altra. Wendy osservava la scena del tutto paralizzata dalla paura.

“Forza, Wendy! Puoi farcela! Colpiscilo e scappa!”

Mentre tra Peter Pan e Uncino avveniva una colluttazione e il mostro tentava di azzannarlo con i suoi denti, Wendy fece un respiro profondo e con un fendente tagliò la mano a Peter. La scialuppa riprese ad avanzare e, nel momento in cui attraversava la stella, sentì la voce di Uncino dirle:

“Vai! Torna a casa e non scappare mai più!”

E quelle furono le ultime parole che sentì prima di essere risucchiata nel portale. Arrivata dall'altra parte, vide, con sollievo, Londra.
Nuove lacrime le bagnarono il viso, ma questa volta di gioia. Era tornata nella sua città natale. E, continuando a volare, vide finalmente casa sua.
Si sbrigò a saltare dalla scialuppa, dimenticandosi anche la spada al suo interno. Rientrò nella sua stanza dalla finestra che, con sua grande gioia, i genitori avevano lasciato aperta per lei e i suoi fratelli.
Rientrata, vide la madre addormentata nella sua stanza.
Wendy corse a svegliarla e lei, appena la vide, le diede un caloroso abbraccio, piangendo.
Fu un ricongiungimento molto piacevole. Chiamò anche suo padre, che fu a sua volta contento di rivederla. Wendy avrebbe tanto voluto che quel momento durasse per sempre. Ma sua madre le fece quella fatale domanda:

“Wendy, dove sono Gianni e Michele?”

Lei si sentì mancare il fiato. Doveva dire ai suoi genitori cosa era accaduto, ma non sapeva come fare. In quel momento la madre vide il suo costume da fata strappato e sporco di sangue, e la gioia per aver ritrovato la figlia si trasformò in puro orrore.

“Wendy! Cosa hai fatto?”

*

Wendy, sotto pressione, disse tutta la verità ma, come era prevedibile, non le credettero, e pensando che fosse pazza, la fecero rinchiudere in un manicomio. Gli psicologi pensarono che fosse stata lei ad uccidere i fratelli e la sua mente aveva inventato questa storia per sfuggire dal senso di colpa.
La povera Wendy finì rinchiusa in cella di isolamento con la camicia di forza, e i genitori non andarono mai a trovarla. In lacrime, rimpianse tutto quello che aveva perduto. Ormai non le era rimasto più nulla. Ed era stata lei a distruggere tutto quello che aveva di più caro al mondo. Se solo non fosse andata con Peter quel giorno. Se non avesse portato con sé i suoi fratelli, forse ora sarebbero ancora vivi. Sarebbe anche potuta rimanere con Uncino quando gliel’aveva chiesto. Con lui almeno sarebbe rimasta libera, ma aveva rifiutato la sua offerta e alla fine probabilmente lui aveva perso la vita per cercare di farla tornare in una casa che ormai non era più sua.
Finite le lacrime, si rannicchiò in un angolo per provare a dormire, anche se ormai aveva smesso da tempo di sognare. Il tempo passò. Durante una notte buia, Wendy fu svegliata da uno strano rumore. Il suono veniva da dietro la porta.
Guardando verso di essa, vide un'ombra passare da sotto la fessura. Poi quell'ombra iniziò a gonfiarsi, ed assunse la forma umanoide con gli occhi luminosi.
Wendy respirava affannosamente, mentre indietreggiava in trappola in quell'angolo, non riusciva ad urlare, e tentò di liberarsi dalla camicia di forza, mentre l'ombra si avvicinava minacciosamente verso di lei. Quando le fu praticamente davanti, sentì di nuovo la voce di Peter Pan.

“Coraggio, Wendy. Raccontami una favola.”
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