Magia oltre le stelle

Capitoli 3 e 4

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Magia oltre le stelle

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 11:46



Capitolo 3

Le lezioni di volo furono difficili e faticose. Gabriella nel frattempo aveva imparato i nomi di tutti gli amici di Spark. L'unicorno fucsia si chiamava Tinkle, quella bianca invece Shiny, la pegaso verde si chiamava Emerald, quella rossa Flame e quello bianco, si chiamava Bolt. Tutti loro si prodigavano per aiutarla, e lei fu molto lusingata da tutta questa gentilezza. Dopo che le ebbero spiegato come muovere le ali, tutti cominciarono a galoppare accanto a lei, incoraggiandola ad alzarsi in volo, ma, appena le spalancò, prese male il vento e fece un capitombolo. Alcuni folletti che passarono da quelle parti, ridevano di lei per quanto si rese ridicola.

“Non badare a loro.” La incoraggiò Bolt. “Nessuno ci riesce subito al primo tentativo.”

Gabriella sbuffò e, dopo essersi rialzata, riprovò di nuovo. Ma il risultato fu lo stesso. E anche il tentativo successivo e quello dopo ancora portarono lo stesso risultato, i folletti si sistemarono lì per non perdersi lo spettacolo.

“Devo cambiare tattica, altrimenti non ne esco più.” Pensò tra sé e sé.

Cominciò a riflettere su cosa continuasse a sbagliare. Doveva essere il modo in cui prendeva l'aria con le ali. Poi ripensò anche a quello che aveva letto sui pegaso e su come volavano. Così, dopo essersi rialzata di nuovo, cominciò a galoppare in avanti, aprì le ali, facendo attenzione all'inclinazione giusta, e cominciò a sollevarsi in aria.

“Sì! Ce la sto facendo!” Esultò, facendo attenzione a rimanere concentrata. Se cadeva adesso si sarebbe fatta ancora più male di prima.

“Forza, ci stai riuscendo!” La incoraggiò Flame.

Tutti loro fecero il tifo per lei, e Gabriella si impegnò sempre di più, salendo sempre più in alto, finché alla fine prese lo slancio e riuscì a muoversi in modo più fluido.

*

I giorni successivi furono un vero spasso. Dopo i primi momenti di difficoltà, Gabriella aveva preso maggiore consapevolezza e dimestichezza con il volo, ed era assolutamente fantastico. Più faceva pratica, più le veniva naturale, riuscendo a fare movimenti e acrobazie aeree sempre più complesse. Vedere tutto dall'alto era così bello e l'ebbrezza del volo la faceva sentire libera. Oltre alle lezioni di volo, la pegaso imparò anche le usanze e i passatempi degli abitanti del posto, tra giochi alle cascate arcobaleno, corse ad ostacoli e danze con la musica dei satiri (era così nuovo per lei ballare a quattro zampe). Aveva anche socializzato con altre creature magiche, risultando simpatica a tutti loro, ed era stato simpatico farsi sistemare la criniera più volte dalle fate. Inoltre, i frutti di cui si era nutrita in quel periodo avevano un sapore veramente delizioso. L'assenza di un bagno era sgradevole, ma era qualcosa a cui poteva abituarsi. Non vedeva l'ora di scatenare le idee che le stavano venendo in mente per il suo libro e condividerlo con tutti quando tutto sarebbe finito. Sarebbe stato di sicuro un successo. E questa vacanza ad Apuovia era stata un vero toccasana per il suo umore. Una volta tornata a casa, sarebbe stata fresca, riposta e pronta a riprendere la sua vita.

*

Era cominciata la grande competizione equina. Due gare e due squadre, una di pegaso e l’altra di unicorni. Entrambe le razze dovevano correre e saltare ostacoli ma, nella squadra degli unicorni, alcuni ostacoli erano da contrastare con la magia, mentre i pegaso avevano anche ostacoli in volo. Gabriella volle partecipare alla gara con la squadra dei pegaso. Non se la cavò male. Riuscì a saltare gli ostacoli terrestri e a evitare gli ostacoli in volo, avendo preso finalmente il pieno controllo del suo corpo. Nonostante questo, non riuscì a vincere, avendo a che fare con chi era più esperto, preparato e allenato di lei. Non arrivò neanche tra i primi classificati, ma si divertì molto a partecipare e alla fine della gara, dopo aver ritirato la medaglia di partecipazione, si diresse dai suoi amici per condividere con loro la sua esperienza.

“Allora? Come è stato?” Le chiese Bolt.

“E’ stato fantastico!” Rispose lei.

“Non sei dispiaciuta per non aver vinto?” Domandò Emerald.

“Per niente. Non mi aspettavo di vincere, ma è stata un'esperienza fantastica.” Disse in preda ad una gioia incontrollabile. “Tutti voi siete fantastici. Tutta Apuovia è fantastica. Sulla Terra non avrei mai avuto la possibilità di divertirmi così tanto.”

Spark si mise lo zoccolo sulla testa dalla frustrazione per quello che era appena successo.

“Che intendi con Terra?” Chiese sospettoso Bolt. “Di cosa stai parlando?”

Gabriella si rese conto troppo tardi di quello che aveva detto. Fece per rispondere, ma Spark le si parò davanti.

“Non dire da dove provieni.” Le bisbigliò.

Lei rimase zitta, ma ormai tutti la guardavano con sospetto.

“Quale segreto ci nascondi?” Le chiese Flame, guardandola con occhi sottili.

Gabriella sorrise imbarazzata. Era finita in un brutto guaio e non sapeva come uscirne.

“Lasciatela respirare.” Intervenne Spark. “Gabriella non ha niente da nascondere, posso confermarvelo.”

Rimasero tutti in silenzio per qualche istante. Si guardarono tra di loro e annuirono.

“Va bene.” disse Emerald rompendo il silenzio. “Non faremo più domande.”

“Che ne dite di goderci la gara degli unicorni, adesso?” propose Summer con entusiasmo.

E fu quello che fecero. Si trovarono dei buoni posti e si godettero la gara della squadra degli unicorni, per poi passare il resto della giornata a divertirsi e a fare commenti sui corridori.

*

Il sole era tramontato, gli amici e la sorella di Spark erano ormai andati via e quest'ultimo stava portando di nuovo Gabriella da Bazel. Il satiro li informò che aveva trovato un modo per farla tornare umana e li invitò per spiegare loro i dettagli.

“Ma sei impazzita?” La rimproverò Spark durante il tragitto. “Te lo immagini in che guaio potevi cacciarci tutti se ti scoprivano?”

Gabriella abbassò il muso per la tristezza.

“Non capisco. Perché se la sarebbero presa così tanto?”

“Non è colpa tua. E non credo di dovertelo spiegare, ma fidati che se avessero scoperto che non sei una vera pegaso e vieni da un altro mondo, sarebbe stato certamente un problema.”

In quel momento sentirono un fruscio. I due si voltarono preoccupati che qualcuno li stesse seguendo. Non videro niente e proseguirono per la loro strada.
Arrivati a casa del satiro, quest'ultimo li fece entrare in fretta e furia.

“Allora, qualche novità?” Domando Spark.

“Sì. Ho esaminato i libri di magia sulla trasmutazione e incantesimi difettosi e ho trovato la risposta al nostro problema.” Rispose lui con entusiasmo. “Se tutto procederà come previsto, la nostra cara Gabriella tornerà a casa prima della luna rossa.”

“Ma è fantastico!” Rispose l'unicorno con entusiasmo “Hai sentito, Gabriella? Presto tornerai umana e ti rimanderemo a casa.”

“Sì.” Convenne lei abbozzando un leggero sorriso. “Ne sono davvero felice.” Poi si rivolse al mago. “Allora? Come ritorno normale?”

“Beh, è semplice. Dobbiamo solo...” In quel momento qualcuno bussò alla porta. “Strano. Non aspettavo visite.”

Spark andò ad aprire e davanti all'ingresso trovò tutti i suoi amici e sua sorella.

“Ciao. Che ci fate qui?” Domandò, confuso dalla loro presenza. Posò poi lo sguardo sul muso di ciascuno e vide come tutti lo guardassero in tono serio e accusatore.

“Fratellone. Dimmi che stavi scherzando. Dimmi che quanto ci ha detto Emerald non è vero.” lo implorò Summer.

“Di che stai parlando?” domandò preoccupato.

“Oh, non fare il finto tonto.” Disse la pegaso verde. “Ti ho sentito che dicevi che Gabriella non è una vera pegaso e che viene da un altro mondo.”

“Ci hai spiato?”

“Non sta a te fare domande. Allora?” Lo rimproverò Bolt. “Allora?”

L'unicorno giallo non riuscì neanche a rispondere.

“Come hai potuto farci questo?” Disse con furia Flame. “Ricordi cosa è successo l'ultima volta che uno straniero è stato da queste parti?”

“Certo che lo ricordo. Ma Gabriella non è così.”

Gabriella, che aveva sentito quanto avevano detto, disse a tutti loro

“Posso spiegare, ma vi prego, non ditelo a nessuno.”

“E’ un po' tardi per questo.” Le disse Shiny afflitta.

A quelle parole, dalla vegetazione uscirono altre creature magiche del posto.

“Non potevamo nascondere una cosa simile. Siamo venuti avanti solo perché volevamo sentire prima la tua versione dei fatti.” disse delusa Tinkle “Speravamo davvero che potessi darci una spiegazione plausibile a tutto questo.”

*

La situazione non fu per niente piacevole. Gabriella, Spark, e Bazel furono messi sotto processo. Lei per essere un'umana e Bazel per l'incantesimo che aveva fatto finire sulla Terra, con il rischio di far scoprire il loro mondo, e Spark per aver portato una straniera lì e non averlo detto a nessuno.

“E’ stato un incidente, non l'ho fatto apposta.” Aveva tentato di giustificarsi Bazel.

“Se l'avessero vista in questo stato sulla Terra, anche altri avrebbero scoperto del nostro mondo. Ho solo cercato di limitare il danno.” Spiegava Spark.

Gabriella rimase invece in silenzio per tutto il tempo, non riuscendo a reggere tutti quegli sguardi accusatori. Avrebbe tanto preferito nascondersi in una grotta buia pur di evitare di essere vista in quel modo.

“Immagino ricorderete che è successo l'ultima volta che abbiamo permesso ad uno straniero di stare tra di noi.” Aveva detto l'accusa. “Lo abbiamo accolto, lo abbiamo trattato come uno di noi. Gli abbiamo permesso di studiare le nostre arti, di apprendere i nostri segreti, e lui come ci ha ripagato? Sfruttando il nostro sapere per fare del male a noi e ad altri. Tutta la sofferenza e la distruzione che il nostro e altri mondi stanno subendo è causata dal fatto che abbiamo dato fiducia a uno straniero. E ora dovremmo credere che non rischiamo di scatenare qualcosa di simile, se non peggiore, avendo permesso a questa umana di stare in mezzo a noi?”

Quelle parole erano crudeli, e Gabriella ne sentiva sempre di più il peso. Non sapeva cosa fosse successo in passato e odiava che nessuno glielo dicesse, ma perché doveva pagare lei per le colpe di un altro? Le lacrime le rigavano il muso al solo pensiero, voleva solo che tutto finisse.

“Sentite.” Aveva detto Bazel “Quando passerà la cometa magica, useremo la sua polvere per farla tornare normale. Poi la rimanderemo indietro come se non fosse successo niente.”

Alla fine, si arrivò alla conclusione che Gabriella non aveva imparato cose che avrebbe potuto usare contro di loro. Sarebbe rimasta solo fino alla notte della cometa, e poi Spark l'avrebbe rimandata a casa e si sarebbe accertato che ci rimanesse. Dopodiché avrebbero ripreso il processo per decidere se Spark e Bazel sarebbero stati esiliati oppure no.

*

La notte della cometa era arrivata e Gabriella era già nella radura insieme al resto degli abitanti del posto ad attenderla. Non vedeva l'ora che finisse tutto. Dopo il processo era rimasta chiusa in casa di Bazel, vergognandosi a farsi vedere in giro, dato che tutti l'avevano messa alla gogna e nessuno voleva più rivolgerle la parola. Solo il mago e Spark le volevano ancora bene e continuavano a parlarle, ma neanche loro se la passavano meglio, avevano evitato la punizione solo perché dovevano occuparsi di lei prima di rimandarla a casa, questo la faceva sentire terribilmente in colpa. Sperava sinceramente che dopo la sua partenza sarebbero riusciti a uscire fuori dai guai in cui lei li aveva cacciati.
All'arrivo della cometa, le fate iniziarono a prepararsi. Bazel e Spark le avevano spiegato che quando passava, rilasciava una polvere che veniva raccolta dalle fate per le loro mansioni e che si poteva utilizzare anche per annullare gli incantesimi difettosi e malriusciti. Quando la polvere cominciò a cadere sulla radura e le fate cominciarono a raccoglierla, Gabriella osservò la scena affascinata, dimenticando tutti i suoi problemi. Sembrava una nevicata di glitter argentati, osservò divertita come cadevano anche su di lei, e di come il suo corpo cominciò a brillare. Si sollevò in aria avvolta da una luce rosa, e il suo corpo fu avvolto da un calore piacevole e rassicurante. Quando quella luce si spense, la ragazza si guardò le mani ritrovate, si toccò il volto, e da questo capì, con suo grande sollievo, di essere di nuovo umana. Per sua fortuna, le erano ricomparsi anche i vestiti.
Spark le si avvicinò e la osservò attentamente. La ragazza non poteva biasimarlo, essendo la prima volta che la vedeva nella sua vera forma, la sua curiosità era legittima. Dopodiché aprì un nuovo portale d'innanzi a entrambi, e le fece cenno di seguirlo. Prima di entrare, si volse verso gli amici di Spark, volendo salutarli un ultima volta.

“Vi ringrazio per le vostre lezioni di volo e per avermi permesso di giocare con voi. Non vi dimenticherò mai. Sarete sempre nel mio cuore.”

Loro distolsero lo sguardo, lei fece un sospiro di tristezza e, volendo risparmiarsi altro dolore, si voltò verso il portale e vi corse dentro.

*

Il viaggio di ritorno fu come quello dell'andata, fu solo una questione di pochi secondi, e si ritrovò di nuovo al parco, nel cuore della notte, con Spark al suo fianco. Guardandosi intorno, fu travolta da una serie incontenibile di emozioni. Era a casa. Finalmente a casa. Certo, non c'era nessuno in quel momento, ma era comunque un bene. Non poteva rischiare che vedessero Spark, per il quale era ancora preoccupata.

“Cosa ne sarà di te?” Gli chiese.

“Non lo so.” Rispose lui sospirando.

“Non posso credere che siano stati tutti così cattivi. Credevo che Apuovia fosse un posto paradisiaco, ma mi sbagliavo.” Commentò la ragazza con tristezza.

“Sono solo imperfetti, come chiunque in qualunque mondo. E poi ti sbagli.” la contraddisse Spark “Tu sei rimasta chiusa da Bazel tutto il tempo e quindi non puoi saperlo. All'inizio erano tutti arrabbiati, ma poi, col passare del tempo, si sono calmati e, pensando razionalmente, hanno capito che non sei cattiva e che non volevi fare del male a nessuno. Solo che per sicurezza dovevi tornare indietro perché non possiamo più rischiare con degli stranieri.”

Al suono di quelle parole, Gabriella si tolse un grande peso dal cuore. Quindi in realtà l'avevano perdonata, era sollevata di sapere che non si sarebbero ricordati di lei con odio, ma c'era ancora una cosa che la turbava.

“Ma cosa è successo con l'ultimo straniero? Voglio saperlo prima di dirti addio.”

Spark rimase in silenzio per qualche minuto prima di risponderle.

“Hai presente quel Manphas di cui ti abbiamo parlato?”

“Il cattivo che se ne va in giro a conquistare e distruggere altri mondi? Sì.”

“Era lui lo straniero che accogliemmo l'ultima volta.”

“Cosa?!”

"Era un visitatore che aveva smarrito la via di casa. Lo accogliemmo gentilmente e gli permettemmo di visitare Apuovia. Lui ne fu subito affascinato, e voleva imparare a conoscerlo meglio. Fu affascinato dalla magia, così un Mago lo prese sotto la sua tutela e lo mise alla prova. La superò brillantemente, dimostrando il suo talento. Tutti furono ansiosi di condividere con lui quanto sapevano, ma, col tempo si montò la testa e cominciò a desiderare sempre più potere. Venne corrotto dall'avidità e dall'ambizione. Quando lo scoprimmo, lo cacciammo via, ma era troppo tardi. Credevamo fosse finita, ma ormai aveva imparato troppo. Tempo dopo, scoprimmo che aveva sfruttato i nostri insegnamenti per impadronirsi del suo mondo e cominciare la sua guerra."

“E’ terribile!” Disse lei sconvolta. “Ma non dovete sentirvi in colpa. Come potevate sapere cosa avrebbe fatto? E poi, da quanto ho capito, neanche lui lo aveva pianificato in anticipo. Lo ha deciso sul momento. Da come la vedo io, le persone volubili sono peggio dei bugiardi. Dovreste solo fare più attenzione invece di tagliare i ponti con i mondi esterni.”

“Magari fosse così facile.”

Gabriella decise allora di cambiare argomento.

“Comunque, come pensi di uscire dal pasticcio in cui ti ho cacciato?”

"Non temere." Le rispose. "Andrà tutto bene. In qualche modo si sistemerà tutto."

Lei non riuscì più a controllare le sue emozioni e lo abbracciò sul collo.

“Sei stato un amico fantastico.” Gli disse in lacrime. “Il tempo passato con te è stato bellissimo. Non ti dimenticherò mai.”

Finito l'abbraccio, Spark le fece un sorriso dolce, le strofinò il muso sulla guancia e, dopo averla guardata un'ultima volta, si voltò attraversando il portale scomparendo.
Gabriella rimase a guardare il portale per qualche minuto, prima di cominciare a percorrere la via di casa, pensando a cosa avrebbe detto ad amici e familiari. Dopotutto era scomparsa da chissà quanto tempo e, non potendo dire la verità, avrebbe dovuto inventarsi una scusa credibile per giustificare la sua assenza. Mentre camminava, si diede una pacca sul braccio e, con quel gesto, si accorse che aveva ancora della polvere magica addosso. Sorrise leggermente a quella vista. Era piacevole sapere che una parte di Apuovia fosse rimasta con lei.

*

Il giorno dopo, tutti furono contenti di vederla, e anche lei a sua volta era felice di essere tornata a casa e di rivedere tutti quanti loro. Riuscì a convincerli di essersene andata in un posto isolato in cerca dell'ispirazione. Si prese una ramanzina per non averli avvertiti, ma non fu nulla di grave. Rassicurò tutti che stava bene e che non vedeva l'ora di condividere la storia che aveva ideato e che presto avrebbe trascritto. Ovviamente, passò il resto della giornata con amici e parenti, e quando fu sera tardi si mise in camera sua e si preparò a scrivere il suo nuovo libro. Il computer era acceso, la sua fantasia era scatenata, tutto era pronto ma, quando si preparò a iniziare, qualcosa la bloccò. Non capì cosa fosse. Sapeva cosa voleva fare ma, per qualche motivo, non riusciva a farlo. Poteva essere stress. Iniziò a camminare per la camera e si preparò una tisana per rilassarsi. Mentre la beveva, il suo sguardo si posò sulla frutta di cera sul tavolo, questo le fece venire in mente i frutti bizzarri e colorati di Apuovia, e quanto fossero deliziosi. Fece un sospiro, ripensando al tempo passato in quel mondo e a quanto si fosse divertita. Volare più in alto possibile, galoppare più veloce del vento, sentirsi libera e disinibita, senza preoccuparsi di nulla, senza il bisogno di cose come i soldi, lavoro, e dei vestiti.
La sua mente fu travolta dai ricordi del tempo passato insieme a Spark e ai suoi amici.

*

“Questo è il mio laboratorio.” La introdusse Bazel, mostrandole una stanza piena di pozioni e libri di magia di ogni genere.

“Wow!” Esclamò Gabriella, guardandosi attorno affascinata. “Devi essere un mago davvero potente, dato quello che sei riuscito a farmi.” Il satiro abbassò lo sguardo a quelle parole. “C'è qualcosa che non va?” Chiese lei confusa.

“Il fatto è che io non sono il miglior mago in circolazione.” Ammise con imbarazzo.

“Che vuoi dire?”

“Ecco... vedi... sono ancora un apprendista. E sono anche un incapace. Quello che è successo a te non è l'unico pasticcio che ho combinato.”

“Ma allora...”

“Già. Nessuno mi rispetta e tutti ridono di me. Quando ho attaccato Manphas, speravo che sconfiggendolo avrei potuto riscattarmi di fronte a tutti e diventare un eroe. Ma ho fatto il passo più lungo della gamba.”

“Quindi mi stai dicendo che sono ridotta in questo stato perché tu hai tentato di conquistare la simpatia di tutti?” Gabriella era furiosa. “Almeno sei in grado di farmi tornare normale? O non riesci a fare neanche questo?”

“Sì, posso farlo.” La rassicurò. “Non sarò un genio pieno di talento con la magia, ma con la teoria so cavarmela. Tutto quello che ti ho detto è vero. Tutto ciò che c'è in questi libri è vero. Ti prego, dammi la possibilità di dimostrarti che posso sistemare tutto.”

“Lo fai per aiutarmi o per lenire il tuo ego?”

“Non ti azzardare a giudicarmi.” si lamentò il mago. “Tu non hai idea di come ci si sente con tutti intorno che ti guardano dall'alto in basso, sentirsi inferiore a chiunque, non riuscire a soddisfare le aspettative che hai di te stesso.”

La pegaso si rattristò a quelle parole.

“Sì.” Rispose, abbassando lo guardo tristemente. “lo so eccome.”

“Scusa, non volevo ferirti.”

“No, no. Hai fatto bene a dirmi questo. Sono io che devo scusarmi. Mi sto lamentando così tanto per quello che mi è successo che dimentico di non essere la sola persona al mondo ad avere problemi.”

“Non pensavo che anche tu avessi questi problemi.”

“Neanch'io. Se dici che puoi aiutarmi tu, allora fallo. Voglio fidarmi di te.”

“Ti ringrazio.”

“Magari, intanto che resto qui, possiamo chiacchierare un po' e conoscerci meglio.” Gli sorrise leggermente.

“Volentieri.”

*

“Forza! Puoi farcela!” la incoraggiò Emerald.

“Tira un respiro profondo e salta!” insisteva Flame.

“Non lasciare che la paura ti blocchi!” continuava Bolt.

“Non c'è alcun pericolo. Se anche sbagliassi, devi solo usare le ali per evitare di schiantarti.” aggiunse Summer.

Gabriella guardava gli amici di Spark che l'avevano portata sulla cima di un burrone, e volevano che saltasse da un lato all'altro, oltre il baratro. Tale decisione era derivata dal fatto che avevano notato il suo turbamento e le sue insicurezze, anche se non sapevano da cosa derivassero, e pensavano che questo le avrebbe fatto bene all'autostima.
Il crepaccio era piuttosto largo, ma tutti gli altri del gruppo erano già saltati dall'altra parte.
La pegaso non se la sentiva proprio di farlo. Quando era umana non era mai andata sulle montagne russe, né aveva mai partecipato a qualunque sport estremo perché anche solo l'idea di fare quelle cose la spaventava.
Continuava a restare sull'orlo del baratro. Non sapeva proprio cosa fare. Tutti loro continuavano a fare il tifo per lei, sinceramente convinti che avrebbe potuto compiere quel gesto, come se fosse una cosa perfettamente normale per lei, come lo era per loro. La situazione era così imbarazzante. Per qualche motivo, non voleva deluderli. Alla fine, dopo una lunga riflessione, decise di rischiare e provarci. Tanto, come le aveva fatto notare Summer, non rischiava di sfracellarsi, avendo le ali. Prese quindi la rincorsa, e si lanciò al galoppo verso il baratro.
Mentre si avvicinava al galoppo, si sforzò di rimanere concentrata e di fare la massima attenzione.

“Salta al momento giusto. Né troppo presto né troppo tardi.” si ripeteva nella mente.

Quando fu il momento, si diede una spinta con le zampe e saltò. Tale gesto le sembrò durare un'eternità prima di atterrare dall'altra parte.

“Non posso credere di averlo fatto!” esultò, con il cuore che le batteva all'impazzata. “E’... stato... fantastico! Mi sono sentita così libera e inarrestabile, come se non ci fosse nulla che non potessi fare!” continuò in piena estasi.

“Cosa ti avevamo detto?” le sorrise Shiny “Non c'è niente di meglio di un bel salto oltre il baratro per risollevarsi il morale.”

“Avevate ragione!” Gabriella era completamente euforica “Voglio rifarlo ancora!”

E così cominciò a saltare da un lato all'altro più e più volte, avendoci preso gusto, e non avendo più alcuna paura che la trattenesse.

*

Gabriella era molto felice di vedere quella festa. Come le aveva spiegato Spark, ad Apuovia non c'era la necessità del denaro e la foresta offriva loro tutto quello di cui avevano bisogno per vivere. Quindi, ogni occasione era buona per divertirsi e passare del tempo insieme. Oltretutto, con quello che stava facendo Manphas, dovevano cogliere ogni possibilità che avevano di rilassarsi prima della prossima battaglia.
Quando era umana sapeva ballare ma, essendo ora una pegaso, doveva rimparare di nuovo, essendo ora a quattro zampe. Spark le aveva mostrato come fare, ma ora toccava a lei mettere in atto quello che le aveva mostrato.
Cominciò quindi a ballare, ripetendo nella mente i movimenti che il suo amico le aveva insegnato, cercando di prendere il ritmo.

“Batti lo zoccolo. Muovi le ali. Salta in alto e fai un bel volo. Sinistro, destro, scalcia, salta. Trotta sul posto. Muovi la coda e scuoti i fianchi. Vola in alto e fa una piroetta.” Alla fine riuscì a seguire la musica e a scatenarsi in modo così naturale, come se fosse una seconda natura per lei.

La festa era semplice e bella. Niente fronzoli e niente materialismo. Solo amici che stavano insieme, e lei era una di loro.

*

Gabriella guardava le trecce che le avevano fatto alla coda e alla criniera. Farsi rifare il look dalle fate era stato bello.

“Stai tranquilla. Per gli standard di un pegaso sei bellissima. E quella treccia ti dona.”

“Lo pensi davvero?” domandò lei arrossendo.

“Sì. So che non è il tuo vero aspetto, ma non stai male conciata così.”

“Beh, magari, oltre a giudicarmi per l'aspetto, dovresti giudicarmi anche per come sono dentro.”

“Non ti conosco abbastanza per farlo.”

“Neanche tu conosci me.”

“Forse allora dovremmo iniziare a parlare un po' di noi per conoscerci meglio.”

“Sì. Penso sia il caso.”

Gabriella raccontò di come avesse sempre immaginato dei mondi fantastici quando era piccola, di come avesse fatto molti disegni di essi, e che quando crebbe iniziò a scrivere di quei mondi, dando libero sfogo alla sua immaginazione.
Spark, invece, le raccontò che, quando era piccolo, passava le notti a contemplare il cielo, chiedendosi cosa ci fosse al di fuori da Apuovia. E di come aveva imparato a fare attenzione a quali mondi visitare, acquisendo il potere di creare portali, anche se lui, ogni tanto, aveva infranto le regole all’ insaputa di tutti.

“Quindi Bazel ha mandato te a cercare il suo incantesimo perché eri un vero esperto di altri mondi?”

“Sì. Ero già stato altre volte sulla Terra senza farmi vedere. Quindi so orientarmi perfettamente da quelle parti.”

“Sai, se non dovessi tornare a casa, avresti potuto farmi fare un tour di tutti questi mondi.”

“Sì. Sarebbe bello avere qualcuno con cui viaggiare tra mondi paralleli, specialmente quelli proibiti.” Poi le sorrise. “Non avevo mai conosciuto qualcuno che amasse l'ignoto quanto me.”

“Lo stesso vale per me.” Gli rispose, ricambiando quel sorriso.

*

Tornata al presente, e volendo distrarsi, si buttò sul divano e cominciò a rileggere uno dei suoi libri, ma, nonostante cercasse di concentrarsi, non riuscì a non piangere.


Capitolo 4

La giornata successiva non fu delle migliori per Gabriella. Ogni cosa era tornata normale, ma il punto era proprio questo. Tutto era diventato banale e noioso. Andare in banca e prelevare dei soldi, comprarsi le cose da mangiare, parlare delle cose brutte che dicevano al telegiornale sapendo che si poteva fare poco o nulla per impedirle. Nemmeno la scrittura era più interessante come un tempo. Certo, era ancora bello immaginarsi mondi fantastici pieni di meraviglie, ma viverci di persona, sperimentare direttamente le gioie e i piaceri di quel posto, era stato meraviglioso.
Al tramonto si era già messa il pigiama ed era pronta per andare a dormire.

“Come faccio a riaccendere l'interesse nella mia vita?” Sospirò tra sé e sé.

Come in risposta a quell'affermazione, al centro della stanza si accese una spirale gialla e arancione, e da essa si aprì un portale da cui fuoriuscì Spark.
Il primo pensiero di Gabriella era la gioia per il fatto che fosse venuto a trovarla. Subito dopo si accorse delle innumerevoli ferite sparse per il suo corpo.

“Cosa ti è successo?” Chiese lei in preda al panico. L'unicorno, in risposta, si accasciò a terra.

La scrittrice corse immediatamente a prendere dei medicinali da un armadietto nel bagno.

“Ci hanno attaccato.” Le spiegò Spark, mentre l'amica gli disinfettava le ferite e gli metteva le bende, sforzandosi di resistere al dolore. “Ho lottato finché ho potuto, ma non c'è stato niente da fare. Ho aperto un portale per scappare, e d'istinto ho pensato a te ed eccomi qui. Scusa se ti ho coinvolto di nuovo.” Concluse con rimpianto.

“Non importa. Mi fa piacere poterti aiutare.” Rispose dolcemente. Poi il suo sguardo si fece serio. “Ma chi è stato ad attaccarvi?” In quel momento, nella sua mente riaffiorò quanto l'amico le aveva raccontato. “È Manphas? È stato lui?” L'unicorno annuì. “Come sono messi gli altri? Stanno bene?” Gli domandò con crescente preoccupazione.

“Non lo so. C'era un gran caos non posso dire se qualcuno si è salvato, se è stato catturato o ucciso.” Rispose Spark, mostrando quanto fosse traumatizzato mentre gli scendevano le lacrime.

Gabriella non sopportava di vederlo così. Allora le venne un'idea. Fece cenno all'amico di aspettare, si avvicinò ad uno scaffale della stanza, e prese un barattolo pieno di polvere d'argento.

“Polvere di cometa? Dove l'hai presa?” Domandò Spark sorpreso quando lo vide.

“Quando sono tornata a casa mi sono resa conto di averne ancora addosso. Così l'ho raccolta e messa qui dentro. Volevo tenerla come ricordo di tutti voi, per avervi ancora vicino in qualche modo. Ma vi rinuncio per aiutarvi. Puoi usarla in qualche modo?”

“No, purtroppo. Non sono una fata. Solo loro possono usarla.”

Gabriella si avvilì a quelle parole. Quindi aprì il barattolo e afferrò una manciata di polvere. Guardandola pensò a quanto fosse inutile. A quanto lei si sentisse inutile.

“Vorrei... Vorrei tanto poterli aiutare in qualche modo!” Pensò con tutto il suo cuore.

In quel momento, sia la polvere che aveva in mano che quella nel barattolo si illuminarono di una luce forte e si alzarono in aria iniziando a vorticarle intorno mentre il suo corpo si illuminò e si sollevò in aria. La luce brillava sempre più forte. Gabriella chiuse gli occhi, sentendo il suo corpo avvolto da un calore amorevole e dolce. Poi ci fu una grande esplosione abbagliante. Quando la luce si dissolse, Gabriella aprì di nuovo gli occhi. Si accorse che Spark la guardava con gli occhi e la bocca spalancati dallo stupore. Ma che gli prendeva? In quel momento, acquistò consapevolezza del suo corpo, capì di essere di nuovo a quattro zampe. Guardò in basso e vide che le sue mani erano di nuovo degli zoccoli. Voltò la testa indietro, e notò di avere di nuovo le ali e la coda. Corse allora verso lo specchio della camera ed ebbe conferma di quanto già sapeva. Era tornata ad essere una pegaso. Ma com’era possibile?

"Ma sei impazzita? Cos'hai fatto?" Le chiese Spark, completamente sconvolto.

Gabriella fu ancora più confusa a quella domanda.

“Non so di cosa stai parlando. Se è stata la polvere, non ho idea di come ho fatto.” Continuando a contemplare il suo riflesso, la sua espressione passò dallo stupore alla serietà. “Però so questo.” Aggiunse, voltandosi verso il suo amico “Non so cosa sia accaduto, ma così almeno posso esservi utile. Riportami ad Apuovia! Voglio combattere insieme a tutti voi!”

“Sei sicura che è quello che desideri?” Domando Spark. “Potrebbe essere pericoloso.”

“Sì, sono sicura.” Rispose la pegaso, battendo lo zoccolo sul pavimento con decisione. “Non posso di certo rimanere qui conciata in questo modo. Se il mio mondo scoprisse dell'esistenza di Apuovia, passereste dalla padella alla brace. Quindi verrò con te, sia per proteggere di nuovo il vostro segreto, sia perché desidero davvero aiutarvi. E adesso posso farlo. Non credo tu abbia a disposizione il tempo che ti serve per farmi cambiare idea.”

Spark aprì la bocca per protestare, ma rimase in silenzio. Poi disse:

“Va bene. Però, per favore, stai attenta. Non voglio che ti faccia uccidere. Se ti trovi in pericolo, scappa e non pensare a me.”

“Va bene.” Rispose lei, sperando che non si arrivasse mai a quella situazione.

In risposta a quelle parole, Spark si rialzò e aprì un nuovo portale, che entrambi si sbrigarono ad attraversare.
  • 0

l.pallad
Amico level seventeen
 
Stato:
Messaggi: 809
Iscritto il: 28/02/2016, 9:48
Località: Nettuno
Genere: Maschile

Torna a Storie inventate da noi o da altre fonti

Chi c’è in linea in questo momento?

Visitano il forum: Nessuno e 1 ospite

Reputation System ©'