Morte sulla collina di Shackelton

Mistero/Horror

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Morte sulla collina di Shackelton

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 11:52



Questa storia l'ho scritta per un contest dove il limite massimo era di 1000 parole


Morte sulla collina di Shackelton

Beatrice ammirava felicemente l'anello con diamante che portava al dito, quel giorno non poteva essere più bello anche se pioveva.
Il suo ragazzo Dante le aveva fatto la proposta e lei aveva accettato.
Alla sua famiglia il ragazzo piaceva, era bello, gentile, onesto e con un lavoro rispettabile.
Voleva comunicare a tutti la bella notizia di persona. Salì in macchina ma la fretta di arrivare le fece premere troppo l'acceleratore e a una curva l'auto slittò sul bagnato e finì contro un albero.

“Oh, mio dio.” disse respirando affannosamente. “Come ho potuto rovinare una così bella giornata? Quanto costerà questo disastro.”

Prese il cellulare per chiamare il carro attrezzi ma non c'era campo.

“Fantastico.” commentò seccata. “Ho dimenticato l'ombrello! Non posso aspettare che spiova devo chiamare qualcuno o i miei si preoccuperanno, ma l'unico posto dove potrei trovare un telefono è...” abbassò tristemente lo sguardo “Chi me lo ha fatto fare?!”

Respirò profondamente, e uscì dalla macchina correndo.
Poteva rimanere sulla strada asfaltata ma, tagliando per i boschi, avrebbe fatto prima. Il terreno diventava sempre più fangoso, rallentandole i movimenti. Con qualche difficoltà, nonostante fosse stanca, bagnata, e infreddolita, riuscì a raggiungere la cima di una collina da dove vide in lontananza una grande villa antica in stile rinascimentale.
Era del professor Davor Bernard.
Si diresse verso di essa e si avvicinò al cancello pronta a suonare il campanello, ma lo trovò aperto e, non volendo perdere altro tempo sotto la pioggia, si affrettò a entrare.
All'interno del giardino c'era un auto della polizia.

“Bene, la polizia mi potrà aiutare a contattare la mia famiglia.”

Avvicinandosi alla porta di casa vide che era aperta ed entrò.

“Scusate il disturbo. Ho avuto un'incidente con la macchina e...” In quel momento si accorse di un cadavere con la gola tagliata e urlò.

“Si calmi signorina” disse un poliziotto andandole incontro tentando di fermarla.

“Stare calma? C'è un tizio morto stecchito, sono stanca, bagnata, e infreddolita, come faccio a stare calma?” Urlò esasperata. Dopo un po' i poliziotti riuscirono a tranquillizzarla. “Ma che diamine è successo?” chiese.

Un altro poliziotto raccontò che il professor Davor Bernard li aveva chiamati dicendo di essere in pericolo, arrivati per controllare la situazione lo avevano trovato morto.

“Abbiamo chiamato i rinforzi. Nel frattempo non tocchi niente.”

“Oh, di sicuro non voglio stare qui più del necessario. Fatemi chiamare casa e poi me ne vado.”

“Non credo sia una buona idea. L'assassino potrebbe essere la fuori.”

Quella prospettiva fu inquietante.

“Ok. Resto qui buona buona.”

“Ci dica,” chiese un poliziotto. “Lei che legame aveva con la vittima?”

“Nessuno, anche se Davor lo conoscevamo tutti era un tipo strambo fissato per l'occulto.
Ho avuto un incidente con la macchina, e questa era l'unica casa in cui avrei potuto chiamare aiuto.”

“Quindi lei non ha un alibi?”

“Non crederete mica che sia stata io?”

“Se è innocente non ha niente di cui preoccuparsi.”

“Comunque non può biasimarci se sospettiamo di lei. L'arma del delitto è qualcosa di piccolo duro e sottile, come il diamante sul suo anello.” Spiegò indicandole l'anulare.

“Posso garantire che non ho mai usato questo anello per ferire qualcuno.”

“Vedremo.”

*

Beatrice si buttò sul letto di una stanza che i poliziotti le avevano assegnato. Dopo aver chiarito di non sapere nulla, aveva potuto chiamare i suoi genitori spiegando l'accaduto e, dopo essersi presa una bella ramanzina per aver guidato imprudentemente, l'avevano rassicurata che sarebbero andati a prenderla.
Dopo qualche ora, non riuscendo più a sopportare l'ansia dell'attesa decise di fare quattro passi dentro quella villa.
Decise di andare prima di tutto nell'ufficio di Davor, pensando di trovare qualcosa di interessante da raccontare una volta fuori di lì. Tutti si chiedevano cosa facesse quel tipo tutto solo in quella casa, e adesso avrebbe avuto la possibilità di scoprirlo. Durante il tragitto trovò una finestra rotta con dei brandelli di stoffa nera impigliati tra i pezzi di vetro.

“Non ho visto niente.” disse andandosene. Meno sapeva sull'omicidio e meglio era. Tanto quei poliziotti dovevano averli già notati.

La stanza era piena di libri sull'occulto e, cercando tra essi, ne trovò uno su Sherlok Holmes.

“Almeno questo non sarà strambo da leggere” lo abbassò e subito si aprì un passaggio segreto tra i libri con delle scale che portavano verso il basso. “E ti pareva.” commentò.

Scese di sotto per vedere cosa ci fosse, e si ritrovò in una piccola stanza, su un tavolo c'era un anello nero con una pietra di ossidiana appuntita sporca di un liquido rosso che capì essere sangue.

“Forse è questa l'arma del delitto. Ma chi può uccidere una persona con un anello?”

Guardandosi intorno notò una radio portatile che accese.
Udì la voce del professore dire:

“Finalmente! Dopo anni di ricerca ho trovato il modo di evocare una creatura soprannaturale: Il mietitore, si nutre delle anime delle sue vittime, impedendogli di trovare pace dopo la morte.” ci fu un attimo di silenzio... poi riprese, ma con terrore “Come ho potuto essere così stupido?! Ho evocato il mietitore e non andrà via. Ho toccato il suo anello e non si arrenderà finché non mi ucciderà. Se sentite questo messaggio non toccate quell'anello.”

In quel momento Beatrice si rese conto di averci inconsciamente giocherellato. Terrorizzata lo buttò a terra. Non sapeva se fosse vero quanto udito ma non intendeva correre rischi. Iniziò a correre per tornare nella stanza rimpiangendo di non esserci rimasta. Improvvisamente sentì un rumore e voltandosi vide un essere ammantato di nero che indossava l'anello. Spaventata continuò a correre, non fece in tempo a risalire le scale che si trovò quell'essere davanti. Ebbe una colluttazione e gli levò il cappuccio, quel che vide la fece urlare con tutto il fiato che aveva in corpo.
I poliziotti arrivarono udendo le grida, e trovarono Beatrice morta. In seguito l'autopsia confermò che la causa del decesso non fu un infarto dettato dalla paura.
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