Ghiaccio e Carta

Storia romantica

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Ghiaccio e Carta

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 12:03



Questa storia l'ho scritta per un contest il cui limite massimo era 3000 parole.


“Bravo, ecco, fammi un contrapposto, ora mani nelle tasche, adesso appoggiato, alza una gamba...”

Si sentiva dire Enrico Bianchi facendosi fotografare nelle varie pose.

“Perfetto.” gli disse il fotografo quando ebbe finito. “Questo sarà un calendario fantastico.”

“Grazie.” rispose dirigendosi verso il suo agente, il metodico Leonardo Guerra, e il suo allenatore, l'atletico Pietro.

“Hai fatto un grande lavoro.” Leonardo

“È merito tuo. Come al solito mi hai trovato un contratto vantaggioso.” si diede una bella stiracchiata “Adesso che abbiamo finito, penso che andrò a divertirmi un po'.”

“Ma sei sicuro?” chiese “Uno come te dovrebbe prendersi molta cura del suo corpo, altrimenti...”

“Uffa.” Rispose Enrico seccato “Ancora con questa storia. Starò attento”

“Non ti preoccupare così tanto.” disse Pietro. “L'ho allenato bene, e saprà cavarsela alla grande.”

“Già. Come diciamo sempre: una vita senza rischi non viene vissuta.”

“Va bene.” cedette Leonardo. “Però fa attenzione, mi raccomando.”

*

Enrico aprì lentamente gli occhi, si sentiva debole e intontito, non riusciva a fiutare gli odori, ed era come se avesse perso sensibilità nel corpo. Leonardo e Pietro erano accanto a lui e lo stavano guardando con immensa preoccupazione.

“Ma... cosa...”

“Fiuu. Si è svegliato finalmente.” disse Pietro.

“Bene. Così lo ammazzo io.” si arrabbiò Leonardo.

“Dove mi trovo?”

“Sei in ospedale idiota.” ribatté il suo agente. “E considerati fortunato a essere ancora vivo. Come ti è saltato in mente di andare fuoripista ignorando i cartelli di pericolo?”

Nella mente di Enrico cominciarono a riaffiorare i ricordi.
Si stava divertendo così tanto a fare snowboard sulla neve, il vento tra i capelli, il brivido del rischio poi era uscito dalla pista, aveva urlato in preda all'euforia per la velocità, veniva sommerso da una valanga, aveva lottato per rimanere sveglio, ma alla fine tutto era diventato buio.

“Mi dispiace.” dovette ammettere. “Da quanto sono qui?”

“Sei rimasto in coma per giorni. I medici hanno faticato per salvarti.” spiegò Pietro.

Dopodiché gli raccontarono di quanto si fossero preoccupati quando non era tornato, di come avessero chiamato i soccorsi avendo saputo della valanga, e di come essi avessero impiegato molto tempo per trovarlo sotto la neve.

“Chi altri è venuto a trovarmi?” chiese.

“C'è anche tua sorella. È corsa a chiamare i medici, avendo visto che ti stavi svegliando.”

“Beh, almeno sono uscito tutto intero da questa tragedia.” A quelle parole i suoi amici assunsero un'espressione imbarazzata. “Che c'è?” domandò.

“Ecco... vedi...” cominciò Leonardo.

“Non sei uscito tutto intero.” concluse Pietro.

“Di cosa state parlando?” domandò.

Loro in risposta presero uno specchio e gli mostrarono il suo riflesso, il volto era coperto di necrosi.

“No.” cominciò a dire il preda all'agitazione.

“Hai riportato delle ustioni da ghiaccio di terzo grado su tutto il corpo,e ti hanno amputato una gamba.”

“No.” ripeté cominciando a piangere.

*

La carriera di Enrico andò a rotoli. Anche quando fu dimesso dall'ospedale, il suo corpo sfigurato non era più adatto per i contratti che Leonardo aveva stipulato per lui, e causa della gamba mancante non poteva più fare sport estremi.
Dovette anche iniziare a fare vari esercizi di riabilitazione, per potersi abituare alla protesi, e riprendere a camminare. Pietro stesso contribuì ad allenarlo, sentendosi in colpa per quanto accaduto, essendo lui quello che lo aveva sempre incoraggiato a correre rischi.

“Non è colpa tua.” gli aveva risposto. “Sono io che ho voluto comportarmi in modo stupido e irresponsabile.”

Non aveva intenzione di arrendersi. Avrebbe trovato il modo di uscire fuori da quella situazione. Purtroppo non sapeva come occupare il tempo e si annoiava sempre di più.

“Perché non vieni con me al mio club del libro?” gli aveva proposto sua sorella Elena.

“Non saprei.” aveva risposto lui. “Non credo di essere adatto a certe cose, e poi sarei l'unico maschio da quelle parti. Non sarebbe imbarazzante, soprattutto se mostro questa faccia?”

“No, dai, non fare il maschilista.” ribatté Elena. “Devi pensare anche ad altro oltre alla riabilitazione. Trovare dei nuovi hobby, divertirti, chiacchierare, occupare il tuo tempo in qualche modo.”

“Ok. Allora vengo.” cedette dopo averci riflettuto attentamente, dovendo ammettere a se stesso che la sorella aveva ragione.

*

Elena, prima che il fratello entrasse, aveva fatto promettere a tutte quelle del club che non avrebbero fatto commenti sulla sua mutilazione e di trattarlo normalmente, promessa che venne mantenuta.
Ma quando iniziarono la riunione, Enrico poté solo sentirle parlare, non riuscendo ad inserirsi nella conversazione, ignaro degli argomenti di cui parlavano.

“Quel libro su Maria Montessori è stato interessante.”

“Già. Lei era una donna tosta che è riuscita a combattere il maschilismo e a rivoluzionare l'insegnamento.”

“Se non si sapesse che è tutto documentato, i più stupidi direbbero che è una storia inventata e che avrebbe fallito nella vita reale.”

“Già. Certe persone dovrebbero capirlo che si può avere un lieto fine, anche se è più difficile rispetto alle favole.”

Su questo potevano avere ragione, ma occorrevano risultati. Non sapendo cosa dire, si alzò un attimo per andare in bagno.
Era appena uscito che urtò contro qualcuno, una ragazza dai capelli lunghi e castani dalla pelle abbronzata e con gli occhiali.

“Scusa.” le disse. “Andavo un po' di fretta.”

“No. Mi scusi lei. Sono un po' in ritardo.”

“Ah, anche lei fa parte del club del libro?”

“Sì, io...” in quel momento la ragazza lo guardò in faccia. “Tu sei Enrico Bianchi.”

Enrico si offese per il fatto che la ragazza lo avesse riconosciuto probabilmente per le cicatrici.

“E tu lo sai perché...”

“Tua sorella mi ha parlato molto di te.”

“Davvero? Ma tu chi sei?”

“Mi chiamo Eva. Eva Vitali. Sono un'amica di tua sorella.”

“Anche tu del club del libro? Perché non ti ho vista subito quando sono arrivato?”

“Beh...” sorrise imbarazzata “Sono arrivata un po' in ritardo. Tutto qui.”

“Niente di che. Tanto non riuscivo ad integrarmi con quello che dicevano.”

“Davvero? Perché?”

Enrico distolse lo sguardo.

“Io non sono un lettore accanito. Ho letto i libri scolastici quando andavo a scuola. Ma dopo il diploma sono stato più un tipo d'azione che da lettura.”

“Capisco. Beh, ora sei qui, ti assicuro che imparerai quanto può essere bello leggere un buon libro. I libri possono portarti in vari mondi senza neanche uscire di casa. Allenano la mente e stimolano l'immaginazione. Alcune storie possono darti preziose lezioni di vita se sai coglierle.”

Il ragazzo ascoltò quello che le disse. Detto in quel modo sembrava interessante. Forse doveva dare una possibilità alla lettura.

“Però che faccio adesso? Non riesco a inserirmi nella conversazione in questo club.”

“Non temere” lo rassicurò lei “Adesso limitati solo ad ascoltare, poi col tempo imparerai come prendere parte alla conversazione senza problemi.”

Enrico annuì e tornò nella stanza, ancora sorpreso per il fatto che lei non avesse badato così tanto alla sua faccia sfigurata.

*

Nelle settimane successive Enrico scoprì i piaceri della lettura. Lesse vari libri di storia, e anche libri fantasy.
Alcuni autori avevano una storia personale davvero affascinante, come JK Rowling, che si era salvata dalla povertà grazie alla saga di Harry Potter, o Mary Shelley, che aveva ideato Frankenstein sognando la creazione del mostro e scrivendo una versione breve della storia per un gioco che doveva essere fatto per ingannare il tempo mentre pioveva, o di come Lovecraft avesse creato i propri mostri ispirandosi ai suoi incubi creando il concetto che ciò che non vedi è più pauroso di ciò che vedi.
Riuscì anche a fare amicizia con le altre ragazze del club del libro e a inserirsi nelle loro conversazioni.
Qualche giorno dopo convinse Eva a uscire con lui, era merito suo se si era interessato alla lettura, e lei lo trattava normalmente più di chiunque altro.

“Mi piace che tu mi tratti normalmente nonostante queste ustioni sulla faccia.” le volle confessare.

“Beh, storie come Frankenstein, la bella e la bestia, e il gobbo di Notre Dame mi hanno insegnato che non bisogna giudicare le persone in base al loro aspetto fisico. Oltretutto non sei uno sconosciuto, ma il fratello di una mia amica. Non faccio nulla di sbagliato.”

Era un po' offeso che lei lo paragonasse a certi personaggi, ma niente di drammatico.

“Un giorno mi piacerebbe pubblicare un libro tutto mio.” gli confidò Eva. “Ne ho scritti alcuni ma non ho mai avuto il coraggio di proporli.”

Enrico le chiese se potesse leggerli e lei accettò. Le tematiche erano interessanti, e i personaggi fantastici.

“Devi provarci a pubblicare qualcosa.” le aveva detto lui. “I lettori li amerebbero se un editore li pubblicasse.”

“E se non piacessero a nessuno? Se criticassero il mio stile di scrittura e dicessero che la trama non va bene? Sento che non potrei sopportarlo.”

“Ma dai, come dico sempre: una vita senza rischi non viene vissuta.”

“Ma guarda cosa ti ha portato il tuo correre rischi.” ribatté lei.

“Ammetto che è stata colpa mia. Ma è solo perché ho osato troppo. Gli esercizi di riabilitazione funzionano, e presto potrò fare di nuovo sport. Leonardo mi ha suggerito di usare questa mia passione per diventare testimonial per disabili. Dimostrerò che se posso farcela anch'io ce la faranno anche loro.. Quindi mi sto riprendendo in qualche modo e mi guadagnerò da vivere facendo quello che mi piace. Non sarà tutto come prima, ma almeno è qualcosa.”

“Vorresti che tutto tornasse come prima?”

“No. Se non fosse stato per quell'incidente non ti avrei mai conosciuta. Mi sembra uno di quei casi in cui si dice: quando si chiude una porta si apre un portone.”.

“Quindi che farai?” domandò.

“Ho intenzione di partecipare ad una gara sciistica quando sarò pronto.”

“E speri di vincere?”

“Non gareggio per vincere, ma solo per divertirmi. Voglio solo finire la gara per dimostrare a me stesso che posso provare di nuovo il brivido del rischio.”

“E se ti succedesse di nuovo qualcosa?”

“Dai, questa volta starò più attento.”

“Leonardo dice che lo hai detto anche l'altra volta. Vuoi che mi preoccupi per te?”

La discussione degenerò con lui che insisteva sul fatto che voleva partecipare alla gara mentre lei era contraria, finché Enrico non se ne andò offeso e rattristato per quanto accaduto.

*

Nei giorni successivi i due si rivolsero a malapena la parola, vedendosi solo nelle riunione del club del libro. Le altre del club furono più favorevoli alla sua decisione di partecipare alla gara sciistica. Anche Pietro fu d'accordo, mentre Leonardo disapprovava quanto aveva intenzione di fare, temendo che fosse ancora troppo presto per rimettersi in gioco, accusandolo di non aver imparato nulla da quel tragico incidente, ma alla fine si arrese e decise di andare a vederlo. Tutti sarebbero andati.
Nel frattempo leggeva libri d'azione per rilassarsi.
Quando arrivò il giorno della gara, Enrico, con suo grande dispiacere, si accorse che Eva non era tra il pubblico. Nonostante il loro litigio avrebbe tanto voluto che lei venisse a vederlo. Le mancava il tempo trascorso con lei, ma entrambi non si erano scusati per quanto detto. Elena aveva tentato di farli riappacificare senza risultato. Scosse la testa decidendo che non poteva permettere all'assenza di Eva di privarlo di lucidità. Doveva rimanere concentrato se non voleva altri incidenti.
La gara cominciò e lui ebbe qualche difficoltà, essendo la prima gara, ma gli esercizi di riabilitazione per abituarsi alle protesi funzionavano. Cominciò a provare di nuovo quelle sensazioni che gli sport estremi gli davano, ma sentiva la mancanza di Eva. Nonostante ciò aveva promesso di essere prudente e concentrato. Si concentrò sul percorso divertendosi senza strafare. Alcuni lo sorpassarono, altri vennero sorpassati.
La gara procedeva alla perfezione, e Enrico riusciva a stare attento a non cadere e a non farsi staccare la protesi. Lui fu il quinto ad arrivare sulla linea del traguardo, un risultato notevole per essere stata la sua prima gara sportiva dopo l'incidente. I suoi amici arrivarono a festeggiare il suo trionfo personale e, con sua grande sorpresa, vide che c'era Eva tra di loro.
Lui la chiamò, lei lo raggiunse e i due si abbracciarono.

“Temevo non saresti venuta.”

“Lo pensavo anch'io. Ma poi ho deciso che non sarebbe stato giusto non essere qui in questo momento importante. Scusa se ho perso l'inizio.
Avevi ragione, devo permetterti di correre rischi e, ho deciso anch'io di fare lo stesso. Sai, ho mandato il mio libro in varie case editrici, adesso aspetterò le loro risposte.”

“Ne sono felice.” rispose abbracciandola.

“Poi i due si guardarono negli occhi e contemporaneamente dissero

“Ti amo.” scambiandosi un bacio dolce e passionale.

*

“Ce l'ho fatta. Il mio libro è stato pubblicato.”

I mesi successivi erano stati molto felici per entrambi. Enrico era riuscito a riprendere a fare sport estremi entro i limiti che la sua protesi gli imponeva e l'idea di Leonardo di farlo diventare un testimonial per disabili era vincente e vantaggiosa. Ora tutti lo vedevano come un eroe che si era ripreso da una brutta situazione e come un faro di speranza per i diversamente abili. Riusciva comunque a trovare tempo per leggere e partecipare al club del libro.
Eva, nonostante il tempo felice che passava con Enrico, riusciva comunque a trovare tempo per scrivere e controllare se aveva ricevuto le risposte dalle case editrici a cui aveva mandato la sua storia. Quando arrivarono, lesse che molte avevano rifiutato il suo libro, ma altre lo avevano accettato. Grazie all'aiuto di Leonardo aveva scelto il contratto più vantaggioso.

“Sono felice per te.” aveva risposto lui alla notizia.

“Beh, è stato bello, ma adesso dovrò di certo trovare l'ispirazione per una nuova storia.”

“Potremmo partire per una vacanza in giro per il mondo.” propose lui. “Più posti si conoscono e più puoi ispirarti, ed io potrò partecipare nel frattempo alle competizioni sportive del posto.”

“Sarebbe fantastico.”

“Possiamo iniziare a organizzarci anche adesso se ti va. Che ne dici?”

“Ci sto”. Rispose lei dopo averci pensato per bene.

Dopodiché i due si scambiarono un nuovo dolce e appassionato bacio.
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