La creatura della foresta

Storia fantasy

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La creatura della foresta

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 12:09



Questa storia l'ho scritta per un contest il cui limite massimo era 3000 parole.


Era iniziato tutto in completa tranquillità, nel cuore della notte, in un villaggio semplice e pacifico nel fitto di una foresta, improvvisamente attaccato a tradimento da uomini in armatura. Le capanne vennero date alle fiamme e gli abitanti massacrati. Il loro capo, Gualtiero Rapidclaw, osservava la scena. Il nero dell'armatura e del suo cavallo risaltavano tra le fiamme, togliendosi l'elmo, si vide un sorriso di soddisfazione sul suo volto alla vista della distruzione causata, per niente inorridito dalle urla e dal sangue che veniva versato.
Gli abitanti più ribelli vennero torturati e uccisi, mentre altri furono rinchiusi nelle gabbie per essere venduti come schiavi.
Tutti rispettavano e temevano Gualtiero, sapendo tutti di come, grazie al suo fascino carismatico e per i suoi metodi spietati ma efficaci, fosse riuscito a scalare in fretta le posizioni sociali, passando da soldato semplice a capitano, da capitano a generale, fino a quando il re stesso lo aveva premiato con oro, terre e il titolo di lord. Alcuni dicevano che l'azzurro dei suoi occhi si tingesse di rosso a ogni massacro che perpetrava. Gli uomini al suo servizio erano timorosi di contrariarlo e ansiosi di compiacerlo.

*

Gualtiero venne svegliato da uno strano rumore. Si accorse che tutti gli uomini dell'accampamento erano addormentati le gabbie aperte e i prigionieri fuggiti.

“Ma cosa...”

Improvvisamente si ritrovò intrappolato all'interno di una bolla e gli indigeni comparvero fuori dalla vegetazione.

“Fatemi uscire maledetti selvaggi!”

“Zitto! Non hai il diritto di parlare dopo quello che hai fatto! Hai distrutto il mio villaggio, ucciso la mia gente, e violato la sacralità dei nostri alberi e per cosa? Avidità.” Disse quello che portava il bastone “Potremmo uccidervi tutti, ma noi non siamo come te. Ora saprai cosa si prova a venire cacciati e perseguitati solo perché diversi.”

A quelle parole una luce verde partì dalle sue mani e lo colpì facendogli perdere i sensi.

*

Dopo essere rimasto svenuto per un tempo indefinito, Gualtiero si rialzò e anche i suoi uomini fecero lo stesso.

“C'era uno stregone nel villaggio. Inseguitelo, uccidetelo, e ricatturate i prigionieri.” si accorse che la sua voce era strana, più profonda e cavernosa e i suoi uomini lo guardavano in modo strano. “Ma che vi prende? Vi ho dato un ordine, ubbidite.”

In risposta loro impugnarono le armi e il suo comandante in seconda, Johan Brightdoom, urlò:

“Uccidete quella cosa.”

Gualtiero si accorse di essere nudo, di avere il corpo ricoperto di pelliccia verde, mani e piedi avevano gli artigli.
Una freccia lo sfiorò di striscio.

“Fermi.” cercò di farsi riconoscere. “Sono il vostro lord.”

Capendo che lo avrebbero ucciso senza dargli la possibilità di spiegarsi, cercò di fuggire, ma venne circondato.

“Fatelo fuori.” ordinò Johan. “Ha ucciso il nostro lord e noi lo vendicheremo.”

Tutti annuirono e gli puntarono contro gli archi. Improvvisamente si sentì uno scalpiccio di zoccoli e Gualtiero vide il suo cavallo, Furia, farsi strada tra gli uomini. Senza pensarci due volte, saltò in groppa al suo destriero, che lo portò via.

*

Seminati gli uomini, Gualtiero si fermò a un ruscello per riprendersi.
Specchiandosi nell'acqua, vide che del suo vecchio corpo non era rimasto nulla. La sua testa era diventata come quella di un lupo, con un corno simile a quello di un rinoceronte e degli aculei che gli passavano per la testa e arrivavano fino alla coda, simile a quella di una lucertola. Tra le braccia e le gambe c'era una membrana che le collegava

“Quello stregone me la pagherà.” ringhiò con rabbia. “Lo costringerò a farmi tornare normale. Costi quel che costi. ” Si rivolse poi al suo cavallo “Ti ringrazio Furia, almeno tu mi hai riconosciuto.”

“Certo.” rispose il cavallo. “Ho visto quell'uomo mentre ti trasformava.”

A quelle parole Gualtiero si zittì.

“Hai appena parlato?”

Il suo destriero gli rivolse uno sguardo sbigottito.

“Hai capito che ho detto?”

“Lo stregone ha fatto un sortilegio anche a te?”

“No non mi ha fatto nulla. Io ti ho sempre parlato, ma questa è la prima volta che mi capisci.”

La situazione diventava sempre più strana ogni secondo che passava ma, usando la logica, capì che, indipendentemente da come stavano le cose, lui rimaneva sempre il suo fidato compagno di battaglie
Ricordava ancora quando lo aveva ricevuto da adolescente. Suo padre glielo aveva dato che era ancora un puledro e gli aveva intimato di addestrarlo per farlo diventare il suo cavallo da battaglia quando sarebbe cresciuto. Lui aveva obbedito ma, nonostante tutto, era riuscito a stringere un forte legame con l'animale, immaginando come avrebbero cavalcato per qualche nobile causa.

“Ora dobbiamo trovare lo stregone. È l'unico che può farmi tornare normale.”

“Agli ordini padrone.”

Non sapendo come cercarlo, i due si avventurarono alla cieca nella foresta. Sentiva le chiacchiere degli animali nascosti tra gli alberi che si chiedevano cosa fosse e che ci facesse da quelle parti. Improvvisamente udì una voce infantile chiamare aiuto. Seguendola vide un cucciolo di lupo grigio intrappolato in una tagliola che cercava invano di liberarsi. Accanto c'erano i suoi genitori, che cercavano di leccargli la ferita sulla zampa e di rincuorarlo sperando che andasse tutto bene.
Sapeva che erano solo menzogne volte a rincuorarlo per l'inevitabile fine, ma, vedendo la madre e il padre ululare il loro dolore, qualcosa dentro di lui si sciolse, e cominciò ad avvicinarsi. I due lupi iniziarono a ringhiargli contro, pronti a combattere, ma Furia si mise in mezzo e spiegò che non aveva intenzioni ostili.

“E allora che vuoi?” chiese il padre del cucciolo.

“Voglio aiutarvi.”

“Perché?” chiese la madre.

“Non lo so.” rispose. “Ma sento il bisogno di farlo.”

Il lupo si avvicinò a Gualtiero, e cominciò ad annusarlo, attentamente, e quest'ultimo rimase fermo lasciandolo fare. Doveva assecondarlo per dimostrare la sua sincerità.

“Sì, non fiuto cattive intenzioni in lui. Aiuta nostro figlio.” gli disse dopo aver finito.

La creatura allora si avvicinò al cucciolo e, afferrando i due lati dei denti della tagliola, cominciò a tirare per aprirla. L'aggeggio si aprì più del dovuto, rompendosi.
Il cucciolo di lupo si avvicinò zoppicando ai suoi genitori, che gli vennero incontro e cominciarono a leccargli la ferita.
Gualtiero osservava la scena in preda alla più assoluta confusione. Perché li aveva aiutati dopo aver compiuto massacri e stragi di ogni genere senza che lo turbassero? Forse perché anche lui aveva una moglie e un figlio e capiva quanto avrebbero sofferto. Oppure capire gli animali lo aveva intenerito nei loro confronti. O perché non aveva di meglio da fare. Qualunque fosse il motivo, quella vista gli fece ripensare a sua moglie Lisanna e a suo figlio Francesco, l'ultima volta che li aveva visti.

*

“Come puoi fare una cosa così orribile?” lo aveva rimproverato.

“Che intendi? Possiamo ottenere molte risorse e ricchezze da quel posto se riusciamo a sfruttarlo.”

“Al costo di molte vite innocenti?”

“Innocenti? Ma sono solo selvaggi.”

“Ma è crudele.”

“Il mondo è crudele. Si può solo essere più crudeli.”

“Ma ti senti quando parli? Questo lo diceva tuo padre.”

“E aveva ragione.”

La moglie abbassò lo sguardo tristemente.

“Ho cercato di negarlo, ma ormai è chiaro. Tu non sei più l'uomo che amavo e che ho sposato. Un tempo non ti importava del denaro e della posizione sociale, eri un uomo semplice, dolce e gentile. Avevi una coscienza. Ma guardati adesso: ti sei fatto plasmare da tuo padre e dalla guerra.”

Lui in risposta se ne andò senza dire una parola, mentre si incamminava si accorse di suo figlio nascosto dietro una tenda.

“Che stai facendo?” gli chiese spostandola.

“Niente padre. Mi stavo solo chiedendo quando potrò venire con te in guerra?”

“Quando sarai pronto.” rispose con tenerezza.


*

La prospettiva che non rivederli più e che l'ultimo ricordo che Lisanna avrebbe avuto di lui sarebbe stata una lite formò un'espressione di tristezza sul suo muso e ravvivò la sua determinazione a trovare lo stregone per costringerlo a ritrasformarlo.

“Ti ringrazio per aver salvato il nostro cucciolo, siamo in debito con te.” gli disse il lupo con un inchino.

A quelle parole gli altri animali cominciarono a uscire dai loro nascondigli. C'erano creature di tutti i tipi, cervi, conigli, scoiattoli volanti, procioni, linci, uccelli. Il suo gesto li aveva convinti che non era pericoloso e adesso volevano conoscerlo.

“Ma davvero vi fidate così facilmente?”

“E perché non dovremmo? Non sei un umano.” gli disse uno scoiattolo volante.

Quella frase lo offese molto.

Il lupo si fece avanti.

“Comunque, c'è qualcosa che posso fare per ripagare il mio debito?”

“Non credo. A meno che non possiate portarmi da un certo stregone?”

L'animale ci rifletté un attimo.

“Intendi forse Inay? Tutti nella foresta lo conoscono.”

“Sì, è vero.” disse un coniglio. “Viene sempre da queste parti. È gentile e si è preso cura di tutti noi.”

A quelle parole le speranze di Gualtiero si accesero.

“Allora portatemi da lui. Vorrei... parlargli.”

“Volentieri.” disse il lupo “Non vive più nello stesso posto, ma posso trovarlo conoscendo il suo odore.”

*

Il viaggio durò settimane, ma Gualtiero scoprì di godere della compagnia degli animali della foresta.
Imparò che loro non avevano nomi, perché non ne avevano bisogno, dato che bastava l'odore a contraddistinguerli. Imparò che i lupi non erano i mostri pericolosi che tutti pensavano, ma erano animali nobili e leali.

“Ma perché gli umani uccidono gli altri umani se non devono mangiarli?” Aveva chiesto il cucciolo durante il viaggio.

“Per prendere il loro oro.”

“Intendi quella roccia gialla luccicante?”

“Sì.”

“E perché abbattono gli alberi?”

“Per costruire armi.”

“E che ci fanno con le armi.”

“Le usano per fare la guerra.”

“Mi sembra stupido farsi del male per un inutile pezzo di roccia.”

Quelle parole esprimevano un punto di vista interessante che lo fece riflettere. Quegli animali in effetti non conoscevano concetti come avidità o bramosia. Eppure vivevano felici e spensierati anche senza oro.
La foresta era un luogo bellissimo dove camminare e nel suo cuore cominciarono a formarsi sensi di colpa e rimpianto per aver abbattuto tutti quegli alberi e aver distrutto quei villaggi solo per arricchirsi. Suo padre gli aveva insegnato che la vita è crudele e che tutti sono solo avidi egoisti che prendono tutto e che quindi bisogna batterli sul tempo, ma ora capiva quanto pensarla in questo modo fosse sbagliato. Certe persone erano davvero malvagie ed egoiste ma non era una ragione valida per imitarle. Doveva pensare a quello che voleva e a come comportarsi senza farsi condizionare dagli altri. Dopo essere tornato umano avrebbe cambiato le cose nel suo territorio e non avrebbe più permesso che suo figlio ripetesse i suoi errori come lui aveva fatto per compiacere suo padre.
Nel viaggio imparò anche a usare il suo nuovo corpo. I lupi gli insegnarono a sfruttare l'olfatto per capire le emozioni e i sentimenti degli altri, dove fossero andati, cosa mangiassero, e cosa toccassero. Dai conigli imparò a usare il suo udito senza venire sopraffatto dai suoni e dai rumori che sentiva. Scoprì inoltre, dagli scoiattoli voltanti, che quella membrana che univa mani e gambe, chiamata patagio, serviva per planare, cosa che gli piacque molto, quando ci provò. Si accorse anche che poteva muoversi più agilmente e velocemente mettendosi a quattro zampe, nonostante fosse libero di non farlo. Furia si avvilì al pensiero che non dovesse portarlo in groppa in quella circostanza, ma Gualtiero rassicurò l'amico e compagno che lo avrebbe montato ancora, tornato umano.
Alla fine il lupo gli confermò che erano arrivati, puntando a una piccola capanna di paglia nel folto della foresta.

“Vi ringrazio tutti. Ora vorrei parlargli in privato.” disse ai suoi nuovi amici.

Gli animali annuirono e si allontanarono, mentre lui si avvicinò alla porta di legno per bussare.
Quando la porta si aprì, Inay lo guardò con un sorriso.

“Sono lieto che non hai fatto irruzione.”

Gualtiero non volle girarci intorno.

“Sai perché sono qui.”

“Vieni, camminiamo un po'.”

I due iniziarono a passeggiare nella foresta.

“Perché sei gentile con me adesso?”

“Perché dal tuo sguardo intuisco che il mio piano ha funzionato.”

“Pensavo mi odiassi.”

“Certo, ti odio e non ti perdonerò mai, ma ti sono superiore, nonostante non sia stato facile per me. Sapevo che uccidendoti avrei vendicato la mia gente, ma non avrei risolto nulla. Dimmi, cos'hai imparato da questo viaggio?”

Gualtiero abbassò lo sguardo.

“Ho imparato quanto la natura sia importante, e che l'ecosistema è delicato, ma è tutto connesso: alberi, piante, animali. L'unica cosa di innaturale è quello che facciamo noi uomini quando distruggiamo tutto per avidità. Ora provo solo un profondo rimorso per tutte le cose che ho fatto e penso di aver sprecato la mia vita.”

“Vedi?” rispose Inay soddisfatto “Anche se la violenza a volte è necessaria, non è solo con essa che si possono far capire le cose. Bisogna influenzare positivamente le persone in modo che non distruggano l'ambiente perché lo vogliono loro, e non perché li costringe qualcun altro.”

“Quindi mi ritrasformerai?”

“Certo. Non te lo meriteresti dopo quello che hai fatto, ma se hai imparato dai tuoi sbagli e cercherai di cambiare le cose quando tornerai a casa è giusto che lo faccia, indipendentemente da quello che penso.”

“Ti ringrazio.” Rispose felicemente Gualtiero. “Farò il possibile per espiare i miei peccati, lo prometto.”

“Bene. Sappi comunque che se questa esperienza non ti avesse cambiato non avresti potuto usare la violenza per costringermi a ritrasformarti.” lo ammonì Inay “Alcuni incantesimi possono essere spezzati solo dallo stregone che li ha lanciati. Se mi avessi ucciso non avresti avuto possibilità di tornare com'eri.”

Felice di sapere che, ragionando con lui, aveva fatto la scelta giusta, si inchinò pronto a tornare umano.
Lo stregone cominciò a recitare le parole dell'incantesimo quando una freccia spuntò fuori dalla vegetazione e lo colpì alla testa.

“No!” Ruggì disperata la creatura vedendo l'indigeno morire.

Sentì poi la voce di qualcuno nascosto tra gli alberi.

“Creatura, lord Johan ha un messaggio per te. Consegnati a noi o Lisanna e Francesco moriranno.”

*

“Ciao mio ex lord.” gli aveva detto Johan una volta arrivato sul luogo dell'appuntamento.

“Quando mi hai riconosciuto?” gli chiese.

“Non subito ma poi ci ho pensato, Furia non si farebbe cavalcare da nessuno a parte te.”

“Quindi ti sei approfittato di quanto accaduto per rubarmi il comando?!”

“Già. Ora sta fermo o tua moglie e tuo figlio moriranno.” lo minacciò indicando Lisanna e Francesco legati e imbavagliati a un palo.

“Non mentirmi. Dopo avermi fatto fuori ucciderai anche loro.”

I due si scrutarono attentamente mentre l'incendio, che Johan stesso aveva appiccato stava divorando la foresta, mentre gli uomini fedeli a Johan tenevano le frecce puntate contro Gualtiero.

“E cosa pensi di fare? Ormai sei solo.”

“No invece. Ho un potente alleato a disposizione.”

A quelle parole le corde che tenevano legate Lisanna e Francesco si spezzarono, rosicchiate da scoiattoli e conigli, e gli uomini di Johan vennero attaccati alle spalle dagli animali del luogo.

*

La creatura avvolse con il patagio sua moglie e suo figlio, felice che fossero salvi. La lotta era stata brutale con perdite da entrambe le parti, ma alla fine avevano vinto gli animali. Johan era morto nella lotta, colpito da un tronco in fiamme e la pioggia, arrivata all'improvviso, aveva spento l'incendio. Sua moglie e suo figlio lo avevano riconosciuto grazie ai suoi occhi e ora erano felici per essersi ritrovati.
Gualtiero si vergognava a farsi vedere in quel modo, ma Lisanna gli disse che era felice di aver ritrovato l'uomo che amava. Non avrebbe potuto tornare da loro, dato che la società in cui vivevano non avrebbe mai accettato il suo aspetto mostruoso, ma era felice di sapere che erano vivi e stavano bene. Affidò quindi a suo figlio il compito che si era prefissato.

“Sii migliore di me.” gli disse quando fu il momento di congedarsi. “Spargi delle voci su di me in modo che le persone abbiano paura di mettere piede nella foresta. Rimedia ai miei errori, ma sii prudente e realista quando devi. Delle persone cercheranno di impedirti di cambiare le cose, fai attenzione a loro. Io resterò qui a fare la guardia. Proteggerò questo posto per espiare le mie colpe, indipendentemente che ci riesca o no. Si fa la cosa giusta perché è giusta, non per accaparrarsi una ricompensa nell'aldilà.”

Da allora circolarono delle voci sul fatto che la foresta fosse un luogo pericoloso e maledetto, dove non bisognava mettere piede.
La creatura che vi abitava divenne una leggenda che ancora oggi si usa per spaventare i bambini cattivi, e scoraggiarli ad avventurarsi nella foresta da soli.
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l.pallad
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