Samael

Capitoli da 1 a 5

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Samael

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 12:26



Immagine

Alfie 1

“Alfie, Dalia, sbrigatevi!”

“Arriviamo Franz!”

“Mamma, papà, aspettatemi!”

Nel cuore della notte una famiglia di pesci angelo gialli nuotava il più velocemente possibile, inseguiti da uno squalo. Arrivati alla barriera corallina si sarebbero salvati, ma il predatore li stava raggiungendo.

“Dalia.” lo sguardo di Franz si fece serio “Proteggi nostro figlio.”

A quelle parole si voltò e tornò indietro.

“Papà!” chiamò il pesciolino.

“No Alfie, non voltarti, nuota!”

Lui obbedì muovendo le pinne con tutte le sue forze con il cuore colmo di paura alimentata dalle urla di dolore di Franz seguito dal rumore di ossa che si spezzavano.
Arrivati a pochi metri dalla barriera corallina, l'ombra dello squalo incombette su di loro. Sul muso di Dalia si formò un sorriso.

“Figliolo fai il bravo.” e si voltò verso il predatore.

Il pesciolino non si fermò neanche questa volta e riuscì a raggiungere la barriera corallina, al sicuro tra gli scogli e i coralli. Si nascose in una fessura lontano dal mare aperto non avendo il coraggio di guardare fuori temendo che lo squalo lo trovasse.

*

I raggi del sole attraversarono l'acqua arrivando sulla schiena del pesce angelo, che uscì lentamente dal suo nascondiglio guardandosi intorno con prudenza per accertarsi che lo squalo se ne fosse andato davvero.

“Mamma? Papà? Dove siete?” Cominciò a chiamarli nella speranza di ricevere la risposta.

Ripercorrendo i suoi passi, uscì fuori dalla barriera, sperando di trovare i suoi genitori. Sperava che si fossero salvati, che sarebbero arrivati e lo avrebbero abbracciato rassicurandolo che andava tutto bene. Quelle speranze si infransero d'innanzi a ciò che vide: le teste mozzate di sua madre e suo padre staccate dai denti del predatore. Urlò di disperazione mentre tristezza, paura e orrore invasero il suo essere.

“Alfie, va tutto bene?”

Il pesce angelo si svegliò di soprassalto sbattendo sul soffitto di corallo.

“Wow calmati.”

Si voltò agitandosi verso il pesce palla.

“È successo di nuovo Aaron.”

“Il solito incubo?”

Si afflosciò sulla sabbia.

“Non vuole proprio andare via.”

“Sei in ansia per oggi ma non preoccuparti, andrà tutto bene.” cercò di rassicurarlo. “Ora alzati e andiamo.”

Alfie osservava il panorama fuori dalla grotta dove pesci di ogni forma e colore nuotavano da tutte le parti.

“Ma dobbiamo farlo proprio oggi? Non potremmo rimandare un altro giorno?”

“Se continuiamo a rimandare non lo faremo mai.”

*

“Finalmente siete arrivati. Cominciavo a pensare che Alfie si sarebbe tirato indietro, per fortuna sbagliavo.”

I due pesci erano sul ciglio della barriera corallina accolti dai loro amici.

“Forza.” lo incoraggiò il pesce volante “Questa è una sfida e non c'è niente di meglio che vincerla.”

“Devi solo vederla come un gioco e andrà tutto bene.” continuò il pesce pagliaccio.

“So che hai paura ma non sarai mai felice se lasci che ti controlli.” affermò il pesce chirurgo blu abbracciandolo.

Alfie non si sentiva rincuorato.

“E se ci perdessimo? O se uno squalo tentasse di mangiarci? Qui siamo al sicuro, perché correre dei rischi?”

“Perché i rischi rendono la vita più eccitante.”

“Grazie tante Lampo.” rispose al pesce volante mostrando tutto il suo sarcasmo. “Proprio quello che mi serviva.”

*

Alfie stava gareggiando con Lampo, che lo aveva già distanziato.

“Vedrai, questa volta ti batto.” disse il pesce angelo.

“No, vincerò di nuovo io.” ribatté superando la linea del traguardo. “Visto? Come ti avevo detto.”

“Ma se ci si diverte che importa chi vince?” affermò il pesce pagliaccio.

“Fedro, questo è un atteggiamento da perdenti.” rispose.

“Essere competitivi va bene. Ma bisogna comportarsi anche da sportivi.“ affermò il pesce chirurgo.

“Grazie Billy.” rispose Alfie “Ma non ho intenzione di rimanere un perdente per sempre. Un giorno sarò più forte e veloce di tutti voi.”

“Che vuoi fare allora?” gli chiese Aaron.

“Vi sfido a nuotare fuori dalla barriera corallina nel cuore della notte.”

Quell'affermazione fu una sorpresa per tutti.

“Questa sì che è una bella sfida.” Lampo era su di giri. “Facciamolo.”


*

“Fidati di noi andrà tutto bene.” lo sguardo di Aaron era serio. “Sarà graduale e ti resteremo accanto tutto il tempo.”

“La via è libera. Niente predatori.”

Lampo si gettò in un tifo sfrenato.

“Vai Alfie ce la farai!”

Invece Billy si era messo a recitare una poesia.

“L'aura del pesce si fece scura il giorno in cui affrontava la paura, ma solo guardando oltre quel miraggio riuscirà a trovare il coraggio.”

“Ok.” decise continuando a guardare il vuoto con timore. “Una nuotata veloce e poi torno dentro.” e si gettò fuori dalla barriera.


Alfie 2

“Visto Alfie? Non è successo niente.” commentò Lampo nuotando per la pianura esibendosi in capriole e giravolte.

“Non è detto. Il pericolo può essere in agguato ovunque.” rispose Alfie guardandosi intorno in preda alla paranoia.

Aaron appoggiò la pinna sul dorso dell'amico facendolo sobbalzare.

“Calmati, siamo appena usciti e già ti aspetti il peggio? Torneremo indietro al primo accenno di guai, te lo prometto.”

“Ok.” Rispose nonostante lo sguardo rassicurante dell'amico non lo calmasse.

Il pesciolino cominciò con un giro breve appena a un metro di distanza dalla barriera.

“Forza.” disse tra sé e sé “Arriva alla fine del percorso e torna indietro.”

*

Alfie e Lampo erano già sulla linea di partenza appena fuori dalla barriera corallina..

“Bene amici.” disse Fedro “La gara sarà semplice. Dovete solo nuotare, arrivare al grande scoglio, e tornare indietro.” i due pesci annuirono. “Pronti, partenza, via!”

I due nuotarono con tutte le loro forze, Lampo passò in vantaggio ma Alfie non intendeva arrendersi e nuotò con ancora più foga lanciando un urlo per sfogare la sua determinazione.


*

Nel corso della giornata Alfie riuscì gradualmente ad abituarsi ad andare oltre la barriera corallina trovandolo anche divertente, proprio come quando era piccolo. Lui e i suoi amici iniziarono a nuotare in modo disinibito, facendo slalom tra le alghe e nascondendosi tra gli scogli. Alla fine ci presero la mano ed ebbero anche l'idea di giocare a nascondino tutti insieme.

“Vedrete. Mi divertirò a stare fuori dalla barriera da solo senza che voi ve ne siate andati veramente.”

“Sicuro di non correre troppo?” chiese Aaron “Non vorrei che stessi esagerando.”

“Il coraggio va bene, ma va affiancato alla prudenza.” convenne Billy.

“Ma dai, mi avete portato qui e intendo andare fino in fondo.” protestò lui.

I suoi amici cedettero alla sua determinazione e gli permisero di contare per primo.

“Pronti o no sto arrivando.” ridacchiò una volta finito.

Iniziò a cercarli tra alghe e piccoli scogli, non riuscendo a trovarli. Improvvisamente udì un rumore proveniente da un grande scoglio. Quella vista fece riemergere brutti ricordi.

*

Alfie continuava a nuotare, ma Lampo manteneva le distanze. Era già passato al grande scoglio mentre lui doveva ancora finire l'ultimo giro.

“Alfie!” Sentì improvvisamente urlare suo padre. “Ora sei veramente nei guai!”

“Fermati subito e torna indietro!” Aggiunse sua madre.

Il pesce angelo non si voltò né si fermò. I suoi genitori non gli avrebbero rovinato la gara. Sarebbe andato fino in fondo indipendentemente dal fatto che vincesse o perdesse. Continuò a nuotare fino a raggiungere il grande scoglio. Girando l'angolo, si trovò d'avanti uno squalo gigantesco e spaventoso.


*

Ripensare a quel giorno gli dava ancora i brividi.

“Ma di che mi preoccupo?” iniziò a dire tra sé e sé avvicinandosi. “Sono di certo i tuoi amici. Sarebbe un'assurda coincidenza se si trattasse di un altro squalo.” arrivò quindi all'altro lato dello scoglio. “Vi ho trovato.” disse sorridendo prima di rendersi conto di essere davanti a una fila di denti aguzzi.

Il sorriso si spense trasformandosi in una smorfia di paura mentre alzava lo sguardo verso un grande squalo bianco.

“Hai vinto, sei morto.” Fu tutto quello che disse quest'ultimo per poi buttarsi su di lui.

Fortunatamente riuscì a evitare quelle fauci e cominciò a scappare. Tentò di raggiungere la barriera corallina, ma lo squalo gli tagliò la strada costringendolo a fuggire in mare aperto.
Tutta la paura che aveva represso e ignorato era riemersa, riportandogli alla mente il ricordo della morte dei suoi genitori, travolgendolo così tanto che non si accorse di quello strano pesce di metallo che si trovava in zona né di quella cosa puntata contro entrambi che lì colpì con una strana luce rossa provocandogli uno strano mal di testa.
Cosa stava succedendo? Doveva rimanere lucido se non voleva fare una brutta fine.
L'immagine di se stesso gli comparve davanti, inizialmente credette fosse un'allucinazione dettata dalla paura, poi capì che non stava sognando. Come faceva ad essere lì? Non ebbe neanche il tempo di pensare che l'altro suo corpo si voltò verso di lui e con fare minaccioso cominciò a ruggirgli ferocemente. Continuò a fuggire senza voltarsi, consumato dalla paura. Doveva trovare un posto in cui nascondersi. Qualcosa. Qualunque cosa! Intravedendo un relitto, impresse più forza nelle pinne, riuscendo a raggiungerlo senza farsi vedere.

“Dove caspita si sarà cacciato?” sentì dire allo squalo. ”Ma che diamine è successo? Perché sono uno stupido pesce?”

Alfie non capiva di cosa stesse parlando, ma rimase nascosto continuando a tremare finché non se ne andò.
Sollevato di averla scampata si sollevò per uscire sbattendo la testa.

“Ahi, ma che succede?” Si chiese rendendosi conto che tutto sembrava più piccolo del solito.

Cominciò a guardarsi intorno in preda alla più totale assoluta confusione.
Avrebbe dovuto andarsene da lì, ma non voleva correre altri rischi dopo quello che era successo. Girò tra le rovine del relitto, continuando a nuotare veloce ma si accorse troppo tardi di un altro squalo bianco. Istintivamente si spaventò ma poi si accorse che era solo quella cosa che gli umani chiamavano specchio. Fu allora che capì la verità. Quello squalo era lui!
Cacciò un urlo di terrore.

“Ma non è possibile. Perché sono uno squalo? Non voglio essere uno squalo! Qualcuno mi aiuti!”

Solo la voce era rimasta la stessa nel suo nuovo corpo. Iniziò a prendere a testate le pareti di legno.

“Dev'essere un incubo, è senz'altro un incubo, sto ancora dormendo.”

Le testate sfondarono il muro ma non si svegliò. Iniziò a piangere disperatamente.

“Ecco, cosa ottengo a fare il coraggioso. Avrei dovuto continuare a essere un fifone. Perché non ho rispettato il mio giuramento?”

*

“È solo colpa mia!” continuava a piangere “Se non avessi voluto fare quella stupida gara quello squalo non mi avrebbe preso di mira, e mamma e papà non si sarebbero sacrificati per salvarmi.”

I suoi amici, una volta saputo l'accaduto, si erano prodigati molto per stargli vicino, ed erano rimasti con lui tutto il tempo mentre seppelliva le teste dei suoi genitori in una tomba improvvisata.

“Alfie, non è colpa tua.” gli disse Aaron. “Sono cose che succedono, nessuno ha il controllo di tutto.”

“È vero” continuò Billy “A volte la natura può essere crudele e spietata. Nessuno può farci nulla.”

Ma Alfie non riusciva a rasserenarsi. Era stato il suo comportamento spericolato a uccidere i suoi genitori, se avesse avuto paura non sarebbe successo. Giurò a se stesso che da quel momento in poi non sarebbe più stato un problema per nessuno.


Tyson 1

Essere uno squalo era la cosa più bella del mondo. Tutti avevano paura di lui, andava dove voleva, faceva quello che voleva, mangiava chi voleva e nessuno poteva fermarlo.

"Ma perché mi è successo questo?" continuava a chiedersi. "Come ha fatto quello stupido pesce a rubarmi il corpo?"

Nuotando al massimo della velocità che quel corpo gli permetteva, si recò verso un'enorme corrente marina. Gettandovisi all'interno si ritrovò travolto dalla sua forza.

"Stormy, Glug, Fang, Dread, dove siete?" gridò più che poteva.

A quelle parole venne coperto da un'ombra gigantesca. Per niente intimorito si voltò e vide 4 squali bianchi che lo guardavano con un'aria famelica.

"Oh guardate, questo pesciolino ha la stessa voce di Tyson." disse Stormy.

"Perché ci ha chiamato?" si chiese Glug.

"Magari vuole che lo invitiamo a cena." scherzò Fang.

"Chi siamo noi per deluderlo?" concluse Dread con un velo di minaccia.

Tentarono di saltargli addosso ma lui schivò il loro assalto uscendo dalla corrente marina facendoli sbattere l'uno contro l'altro.

"Fermi idioti, sono Tyson."

"Sì figuriamoci." rispose Fang mentre tutti loro si riprendevano dallo scontro "Avrai anche la sua voce ma Tyson non è un minuscolo insignificante pesce. "

Non riuscendo a convincerli cominciò a scappare mentre loro uscivano dalla corrente marina.

"Che situazione imbarazzante." commentò mentre nel suo cuore si formava un sentimento nuovo mai sperimentato: la paura.

Non era giusto, lui doveva incutere paura non provarla, pensava mentre si nascondeva sotto uno scoglio abbastanza stretto per impedire ai quattro di mangiarlo.
Vedendo dalla prospettiva di una preda, come i suoi sottoposti cercavano di allargare il buco con le loro zanne, Tyson cominciò a capire come dovevano essersi sentiti tutti i pesci che aveva mangiato facendogli mancare ancora più di prima il suo vero corpo.
Il tempo passava e gli squali non demordevano, la paura venne poi sostituita dalla calma e in seguito dalla rabbia.

"Adesso basta idioti senza cervello." urlo. "Come faccio a farvi entrare in quelle teste d'alga che sono proprio io?"

A quelle parole gli squali si fermarono.

"Teste d'alga?" Si chiese Dread "Di solito è Tyson che ci chiama così."

"Nessuno conosce questo insulto." commentò Glut. "E il capo non lo direbbe a qualcuno che sta per mangiare."

"Quindi..." nella mente di Stormy arrivò la soluzione "Questo significa che..."

"Tyson. Sei davvero tu." dissero i quattro squali in coro.

"Uau. Era ora che lo capiste banco di imbecilli." rispose lui uscendo fuori dal nascondiglio.

"Ma che ti è successo?" domandò Dread "Perché sei così minuscolo e giallo?"

"Non lo so." rispose rimanendo sopra di loro "Stavo inseguendo questo bocconcino ma all'improvviso sono diventato lui e lui è diventato me."

"Cosa?" disse Stormy stupito "Vuol dire che adesso c'è in giro un pesce che finge di essere te?"

"Figuriamoci se un pesce riuscirebbe a capire cosa significa essere uno squalo.” ribatté Tyson.

Tutti loro annuirono a quelle parole.

"Beh, che facciamo ora?"

"Non lo so, ma ci inventeremo qualcosa finché non riavrò il mio corpo."


Alfie 3

“Com'è potuto succedermi questo?” Continuava a domandarsi senza trovare risposta.

Erano passate ore da quando si era trasformato in uno squalo e, dopo essersi calmato, stava tornando verso la barriera corallina alla ricerca dei suoi amici, avendo bisogno di loro più che mai. Fortunatamente erano ancora lì.

“Dannazione.” sentì dire da Aaron. “Ma come abbiamo fatto a non accorgerci che c'era uno squalo nascosto?”

“Speriamo che Alfie stia bene.” si preoccupò Billy.

“Non temete.” volle rassicurarli Fedro “Alfie è bravo a scappare. Lo avrà già seminato e presto tornerà da noi.”

“Se gli succede qualcosa non potrò mai perdonarmelo.” concluse tristemente Lampo.

“Ragazzi sono qui! Sono vivo ma ho un grosso problema.” disse Alfie commosso dalla scena.

“Non temere.” rispose Aaron voltandosi “Qualunque sia di certo potremo...” non riuscì a finire la frase che alla vista dello squalo il loro sorriso di sollievo si trasformò in una smorfia di puro terrore.

“Squalo!” gridò Billy.

Tutti scapparono e si infilarono tra le fessure degli scogli a nascondersi.

“Aspettate!” cercò di spiegarsi. “Sono io, Alfie.”

“Bugiardo.” lo accusò Lampo. “Non so come tu faccia a imitare la voce del nostro amico ma sappiamo che non sei Alfie.”

“Ma è la verità, sono davvero io! Posso spiegare.”

In quel momento il suo stomaco cominciò a brontolare.

“Questo dice tutto.” rispose Aaron al rumore di quel suono. “Vattene via squalo, non riuscirai a mangiarci.”

Tutti in coro cominciarono a gridargli e a ripetergli “Vattene.”

Sul muso di Alfie si formò un'espressione di pura tristezza mentre scappava in mare aperto, incapace di sopportare altro.

*

Il grande squalo bianco nuotava allo sbando senza tenere conto del trascorrere del tempo o avere considerazione di ciò che gli succedeva intorno. Non aveva più una casa, era solo e affamato. La cosa più giusta da fare sarebbe stata arrendersi e lasciarsi morire.
Tutto ciò che gli era caro era diventato un ricordo. I suoi genitori, gli amici, la sua vita, il suo corpo, tutto perduto. Cosa ne sarebbe stato di lui adesso?
I suoi pensieri furono interrotti quando urtò contro quello che si rivelò essere uno squalo leuca.

“Chi sei? Che cosa ci fai qui?”


Alfie 4

“Allora? Chi sei? Che cosa ci fai qui?”

Alfie si sforzò a rispondere.

“M-mi chiamo Alfie e mi sono perso.”

“Alfie hai detto?”

“Sì.”

Lo squalo lo studiò attentamente, facendogli venire i brividi in tutto il corpo. Non si era mai trovato così vicino a un predatore senza provare a scappare.

“Tu non me la racconti giusta, ora vieni con me.”

“No.” Rispose cercando di evitare il suo sguardo. “Non vorrei disturbare.”

“Oh, ma insisto.” rispose il predatore afferrandolo per la pinna e cominciando a trascinarlo, senza che opponesse resistenza.

*

Lo squalo leuca, chiamato Nathan, lo aveva portato al cospetto di altri tre squali, che cominciarono a interrogarlo su chi fosse e da dove venisse. Lo squalo martello, di nome Lorentz, lo aveva identificato come lo squalo bianco di nome Tyson, capo di una gang rivale. Alfie capì che doveva essere il nome dello squalo che aveva il suo corpo. Avendo cercato di spiegare che non era chi credevano, era stato percosso così tanto che alla fine aveva ceduto raccontando ogni cosa.

“Questa è bella, un pesce nel corpo di uno squalo. Ma ti aspetti che ci crediamo?” Lo accusò Berard, lo squalo tigre.

“Non saltiamo alle conclusioni.” commentò Lorentz. “L'aspetto in effetti è quello di Tyson, ma la voce è diversa, non combacia col suo corpo.”

“Oltretutto guardatelo.” commentò Umar, lo squalo volpe. “Tyson non si metterebbe a piangere e implorare in modo così patetico.”

“Che tu sia pazzo o dica la verità, cosa dobbiamo fare con te?”

“Che razza di domande mi fate? Lo so che volete mangiarmi. Quindi fatelo e facciamola finita.” rispose esasperato.

“Se devo suggerire qualcosa.” si fece avanti Lorentz “Questa potrebbe essere un'opportunità di studio interessante.”

“Che intendi dire?” domandò Berard.

“Semplice. Se è pazzo lo aiuteremo a guarire. Ma se dice la verità non sarebbe interessante vedere una preda imparare a comportarsi da predatore?”

“Quindi ci suggerisci di usarlo come cavia per un esperimento?” chiese Nathan.

“Ovvio. Teniamolo con noi e vediamo che succede.”

Lo squalo leuca si rivolse allo squalo volpe.

“Tu che ne pensi?”

“Beh, se devo essere obiettivo...” rispose Umar “...forse dovremmo lasciarlo fare. Se il suo piano funziona, guadagneremmo un nuovo membro per la nostra gang e un nuovo amico. Altrimenti lo mangeremo. Amico o spuntino ci guadagniamo in entrambi i casi.”

Nathan ci rifletté un attimo e poi si rivolse ad Alfie.

“Congratulazioni. Hai appena guadagnato la possibilità di unirti a noi.”

“No.” rispose continuando ad agitarsi. “Non voglio essere uno squalo, non voglio diventare come voi! Rivoglio il mio corpo, la mia vita.”

Berard in risposta lo schiaffeggiò con la pinna.

“Credo che tu non capisca la delicata e precaria situazione in cui ti trovi. Noi non sappiamo come farti tornare normale e neanche tu. Cosa preferisci? Essere come noi o venire mangiato?”

Alfie posò lo sguardo sui quattro squali in attesa di una risposta. Non voleva fare del male ad altri pesci e la sola prospettiva lo faceva sentire un mostro. Ma l'unico modo per evitarlo era lasciarsi mangiare e lui aveva troppa paura per permetterglielo.

“Va bene.” cedette rassegnato. “Insegnatemi ad essere uno squalo.”

“Eccellente.” rispose Nathan. “Quando avremo finito con te non ti riconoscerai nemmeno. In caso contrario... beh... almeno ci faremo una bella mangiata.”
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