Samael

Capitoli da 6 a 10

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Samael

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 12:35



Alfie 5

Alfie era in iperventilazione mentre nuotava con Berard, Nathan e Umar dietro di lui con Lorentz che guidava il gruppo. Ancora ricordava quanto lui e i suoi amici parlassero male degli squali da giovani.

“Sono dei veri mostri.” diceva Lampo. “Non meriterebbero di esistere.”

“Peccato che il mio veleno non gli faccia niente. Altrimenti compirei una strage.” si era lamentato Aaron.

“Sono la morte con le pinne.” predicava Billy.

“Già. Vorrei tanto che si estinguessero.” aveva risposto lui.

Quei pensieri, uniti all'attuale situazione, gli causarono una stretta al cuore. Odiava non sapere cosa gli avrebbero fatto fare, dando per scontato che non gli sarebbe piaciuto.
Un'ombra improvvisa oscurò la superficie dell'acqua e Alfie capì che si erano diretti verso una nave degli umani.

“Ci siamo ragazzi.” disse Lorentz indicandone la prua con la pinna.

“Vuoi dire che ci stavi portando qui di proposito?” chiese sorpreso Alfie. “Ma come facevi a sapere che c'era?”

“Semplice.” rispose lo squalo martello. “Come presto imparerai, ogni squalo ha delle capacità diverse. Quelli come me sanno sentire il campo magnetico terrestre e degli altri pesci permettendomi facilmente di trovarli.”

Questa rivelazione per Aflie fu interessante e allo stesso tempo una brutta notizia. Significava che anche se fosse riuscito a scappare avrebbero sempre potuto trovarlo.

“Ma non ci sono pesci. Perché ci hai portato qui?”

Ma Lorentz fece cenno di nuovo con la pinna indicando un banco di pesci a strisce bianche-grige e nere che nuotavano intorno alle alghe della poppa. Quella vista gli fece venire i brividi. Ora gli avrebbero chiesto di mangiare quei poveretti.
Gli altri squali nuotarono verso di loro e lui si voltò per non guardare, preparandosi alle grida di paura e dolore del massacro imminente.

“Ciao ragazzi. Come state?”

La voce non sembrava spaventata. Continuando ad ascoltare sembrava che stessero ridendo e scherzando allegramente. Voltandosi lentamente vide che stavano interagendo come dei buoni amici.

“Ma... Ma... Credevo dovessimo mangiarli.”

Gli squali cominciarono a ridere a quelle parole.

“Mangiarli?” rispose Berard continuando a ridere “Non sei ancora pronto a compiere la tua prima caccia.”

“Questi sono pesci pilota.” spiegò Lorentz. “Noi squali viviamo in simbiosi con loro. Si nutrono dei nostri avanzi e parassiti. Figurati se li mangiamo.”

“Sì.” commentò uno dei pesci pilota. “Servizio di pulizia completo per uno squalo felice”.

Ogni squalo aveva il proprio pesce pilota personale. Quello di Lorentz si chiamava Gas, Berard aveva Gel, Umar Ice, e Nathan Juice.

“Vedi, prima di iniziare la tua squalizzazione è giusto che anche tu abbia il tuo pesce pilota.” spiegò Umar. “Per darti una ripulita dopo mangiato.”

Quelle parole fecero tirare ad Alfie un sospiro di sollievo. Era felice che non fosse già arrivato il momento di scegliere tra essere vittima o carnefice.

“Conoscete qualcuno di disponibile?” Chiese Nathan rivolto al banco.

I pesci pilota rifletterono con attenzione.

“Ma certo.” rispose Juice “C'è Lisca che non ha ancora il suo squalo personale. Potremmo chiedere a lei.”

“Allora andiamo” disse lo squalo leuca.

*

Lisca era stata trovata nella sua casa in un banco di meduse e Alfie imparò che i pesci pilota si riparano negli ombrelli delle meduse da giovani e solo da adulti si associavano a navi, tartarughe marine, mante, razze e squali per trovare cibo. Gli avevano spiegato che era da poco entrata nell'età adulta, ed era pronta per lasciare la medusa, sapendo già come provvedere alla pulizia. Perciò le avevano parlato di lui spiegandole ogni cosa.

“Quindi mi state dicendo che dovrei essere il pesce pilota di uno squalo che non è ancora capace di essere uno squalo?” domandò seccata.

“Guarda che neanche a me piace questa situazione. Se sapessi come riprendere il mio corpo lo avrei già fatto.” rispose Alfie esasperato.

La pesce pilota lo guardò attentamente. L'ormai squalo bianco non sapeva se gli credesse o no, ma in fondo non era un dettaglio importante. Dopotutto lei voleva solo uno squalo con cui rispettare il rapporto di simbiosi che avrebbero dovuto stringere, indipendentemente da chi fosse.

“Va bene.” rispose alla fine. “Proviamoci e vediamo come funziona. Ma ti avverto, io mi occuperò delle pulizie, ma assicurarti di fare anche tu la tua parte. Voglio uno squalo, non un morto di fame.”

Alfie annuì. Sapeva che il momento in cui avrebbe ucciso la sua prima preda si avvicinava sempre di più e ne temeva l'inevitabilità.


Tyson 2

“Ahahahahahahah!!!!!!!!!”

“Olaf! Vuoi smetterla di ridere?” urlò Tyson furibondo

“Scusa ma non ci riesco.” rispose il pesce pilota. “Guardati. Prima eri grande, feroce, e spaventoso, ma adesso sei un innocuo pesciolino piccino picciò.”

Le risate si interruppero quando Tyson lo colpì con una codata per poi afferrarlo con la pinna.

“Stammi a sentire, sarò anche intrappolato in uno stupido pesce finché non trovo una soluzione, ma sono sempre io. Intesi?”

La stretta di Tyson non era molto forte, ma Olaf non riusciva comunque a reggere lo sguardo intimidatorio e feroce del capo. Era piccolo fisicamente, ma grande emotivamente.

“Ok. Ora che si fa?”

Dopo essersi fatto riconoscere dai suoi compagni aveva raccontato cos'era accaduto anche ai loro pesci pilota, compreso il proprio. Era stato così umiliante e aveva dovuto impegnarsi per ristabilire la sua autorità. Ora stava nuotando nei pressi della barriera corallina, in posti dove non era mai potuto andare a causa delle sue dimensioni.

“Ci sto pensando.” rispose seccato. “Senza di me quelle teste d'alga non saprebbero cavare un verme dall'amo.”

“Di cosa state parlando?”

Si voltò verso la voce che veniva da un banco di triglie gialle.

“Oh... beh... niente.”

“Ah Olaf, che ci fai da queste parti?” chiese una triglia. “Non stavi cercando qualcosa da mangiare con il tuo squalo?”

“Beh, diciamo che non è molto in sé in questo periodo.” rispose imbarazzato.

“Meglio per noi. Non ci teniamo ad essere mangiati.” Poi il loro sguardo si posò su Tyson.

“Vedo che hai un nuovo amico. Ciao, come ti chiami?”

“Tyson.” rispose brontolando.

“Che strano vocione inquietante che hai.”

“Cosa intendete? Non vi faccio paura?” chiese sorpreso.

“E perché dovresti? Dopotutto sei un pesce angelo, una preda come noi. Dall'aspetto sembri un tipo a posto. Vuoi fare amicizia?”

Quelle parole sorpresero enormemente l'ex predatore.

“Aspettate? Vuol dire che vi fidate di me?”

“Ma certo. Perché non dovremmo?”

Sul muso del pesce si formò un ghigno mentre un'idea cominciava a formarsi nella sua mente.

“Volentieri. Sarei molto lieto di diventare vostro amico. Anzi, voglio fare amicizia e conoscere chiunque da queste parti.”

I pesci esultarono a quelle parole mentre Tyson rifletteva sulla situazione. Gli era capitata una grande opportunità tra le pinne e doveva sfruttarla al meglio.


Alfie 6

Lorentz, su richiesta di Nathan, portò l'intero gruppo d'innanzi a dei sub.

“Umani? Che cosa ci facciamo con gli umani? Non dovremmo mica mangiare loro?” chiese Alfie terrorizzato.

“No non temere.” lo rassicurò Nathan “Anche se ci provassimo non ci riusciremmo.”

“Che intendete?” chiese confuso.

“Vedi, come ben saprai, certi umani sono pericolosi.” spiegò lo squalo martello. “Normalmente sarebbe meglio non averci niente a che fare. Ma questi sono dei ricercatori, e ci studiano.”

“Perché?”

“Perché per colpa di umani di altro genere noi squali siamo finiti nella lista delle specie in pericolo.”

“Davvero?” domandò Alfie sorpreso. Per tutta la vita aveva sempre visto gli squali con un'aura di timore e invincibilità. Come facevano ad essere una specie in pericolo?

“Certo.” rispose Lorentz. “Tutta colpa degli umani. Ma, come ho detto, non questi. Loro vogliono semplicemente studiarci. E noi approfitteremo della cosa per farti fare un po' di pratica.”

“Come?”

“Beh, ora stanno misurando la potenza del nostro morso. Vedi? Hanno degli spuntini legati lì.”

Alfie vide che stavano impugnando un bastone di metallo su cui era legato un pesce morto. A quella vista avrebbe vomitato se non avesse avuto la pancia vuota.

“Devo mordere quelli?”

“Esatto.” rispose Berard. “Prima impari a mordere e poi a mangiare. Accomodati.”

La cosa era preoccupante ma almeno ancora non doveva uccidere qualcuno. Tirò un respiro profondo per rilassarsi, spalancò la bocca, e affondò i denti sul pezzo di metallo. Era così duro ma era estremamente sorpreso dalla forza delle sue mascelle e che i suoi nuovi denti non si fossero rotti.

“Il morso di uno squalo è così forte?”

Mollò la presa e si voltò verso la gang.

“No non va bene.” disse Berard “Hai dato forza solo alla bocca. Quando mordi devi usare i muscoli di tutto il corpo.”

“Posso mordere anche più forte di così?” chiese sorpreso.

“Ma certo. Gli squali bianchi sono bravi a mordere, dopo gli squali tigre ovviamente.” commentò con un sorriso di vanità. “Prova ancora.”

Si voltò verso gli umani e, facendo come avevano detto, affondò i denti con una forza immensamente superiore a prima.
Sia gli squali che e i pesci pilota cominciarono a fare il tifo per lui con grande vigore.

“Mordi.” Gli ripetevano in coro.

Con la forza delle sue fauci riuscì a strappare il bastone metallico dalle mani del sub e a scaraventarlo via. Tutti iniziarono ad applaudire la sua performance.

“Ce l'hai fatta.” gli disse lo squalo tigre con orgoglio. “Come ti è sembrato.”

Alfie alzò lentamente lo sguardo in alto.

“È... stato... fantastico!” Disse cominciando a nuotare a destra e a manca in preda all'euforia. “Non mi sono mai sentito così vivo.”

“Bene.” rispose soddisfatto Nathan.

In quel momento il suo stomaco emise un brontolio.

“Direi che abbiamo finito appena in tempo. Sei pronto per il tuo primo pasto.” annunciò Umar.

A quelle parole ebbe di nuovo paura. Era arrivato il momento di uccidere e mangiare un povero pesce indifeso?
Non gli diedero neanche il tempo di elaborare la cosa che Lorentz stava già ascoltando il campo magnetico per localizzare qualcosa da mangiare.

“È fatta.” disse infine. “Ho trovato qualcosa di molto grande e gustoso.”

“Bene. Allora andiamo a farci una bella scorpacciata.” esultò Nathan.

Tutti lo imitarono tranne Alfie, sempre più preoccupato di quello che lo avrebbero costretto a fare.

*

“Questa si che è una manna dal cielo.” commentò Berard guardando la megattera morta che galleggiava d'avanti a loro.

Alfie aveva delle opinioni contrastanti a riguardo. Da un lato gli dispiaceva della morte di quella povera balena, qualunque cosa le fosse successo, ma in parte era sollevato, il suo primo pasto da squalo sarebbe stato con qualcuno già morto.

“Grasso di balena stagionato.” disse Berard con la lingua a penzoloni. “Non c'è niente di meglio. Che la scorpacciata abbia inizio!”.

Si lanciò verso il mammifero morto quando Nathan si mise in mezzo.

“Aspetta.” disse “Dato che è il suo rito di iniziazione, tocca ad Alfie dare il primo morso.”

Tutti posarono lo sguardo su di lui.

“Va bene.” cedette lo squalo tigre. “Ma che si spicci.”

Guardò esitante la carcassa. Anche se la sua prima uccisione era ancora rimandata, l'idea di nutrirsi di carne non riusciva proprio a piacergli anche se i brontolii allo stomaco si facevano ancora più fastidiosi e insistenti.

“Che cosa stai aspettando? Vai!” lo infastidì Lisca.

Sentendo la pressione dello sguardo di tutti si avvicinò alla carcassa.

“Coraggio.” cercò di convincersi. “Non l'hai uccisa tu, è già morta, non devi sentirti in colpa.” ricordando poi che lo avrebbero mangiato se non li assecondava, fece un respiro profondo, spalancò le fauci e affondò le zanne in quel corpo.

Sentì il sapore della carne e del grasso riempirgli le papille gustative, mentre masticava e inghiottiva il tutto.

“Allora? Che te ne pare?” domandò Berard.

Il grande squalo bianco rimase in silenzio per qualche istante.

“Ne... voglio... ancora!” disse in preda al delirio.

Tutti lo applaudirono vedendolo buttarsi a capofitto sul cibo, strappando, masticando, e inghiottendo pezzi di megattera, prima di unirsi anche loro al banchetto.

*

Alfie emise un rutto poderoso, sentendosi in piena estasi, con lo stomaco pieno, mentre Lisca provvedeva a ripulirgli i denti dai frammenti di carne.

“Non ho mai mangiato niente di più buono in vita mia.” disse quando ebbe finito.

“E trovare tutto questo ben di Dio è stata fortuna.” disse Nathan “Aspetta di procedere alla tua prima caccia. Sarà un po' difficile acchiappare una preda, ma ti piacerà la soddisfazione e il senso di vittoria quando ci riesci.”

“Sì, certo.” rispose evitando di guardarlo.

Odiava ammettere che il suo primo pasto da squalo era stato qualcosa di incredibile, ma ancora non voleva mangiare dei pesci vivi. Forse avrebbe potuto nutrirsi di pesci già morti ma, come gli fece notare Umar, trovarli non era una garanzia. Ora era solo più confuso di prima su chi voleva essere e cosa voleva.


Tyson 3

“Siete sicuri che non ci sia pericolo da queste parti?” domandò Tyson nuotando per la barriera corallina insieme ad altri pesci.

“Certo, sta tranquillo.” gli rispose un cavalluccio marino del quale non si era curato di chiedere il nome. “Questa è una zona sicura dai predatori. Come puoi vedere c'è un intricato sistema di coralli e grotte e i predatori sono troppo grandi per passarci.”

“Quindi nessuno squalo potrebbe entrare qui dentro?”

“Ovviamente no.”

“Capisco.”

Durante l'esplorazione Tyson non faceva altro che guardarsi intorno e parlava quanto bastava per non farli insospettire.

“Beh,” aveva detto. “Mio padre non l'ho mai conosciuto, e mia madre era una tipa autoritaria. Sempre a spronarmi a essere forte e a non farmi mettere le pinne in testa da nessuno.”

“Davvero?” aveva chiesto una manta “Doveva essere una tipa tosta.”

“La migliore.” convenne lui.

Olaf lo aveva rassicurato che non c'era nessuno da quelle parti che conoscesse il proprietario del suo corpo attuale e questo fu un sollievo. Non poteva permettersi di dire o fare qualcosa di sbagliato che facesse saltare la copertura.

*

“Tutto sta procedendo alla grande.” aveva detto ad Olaf dopo il tramonto ed essersi assicurato che tutti i pesci fossero andati a dormire.

“Suppongo tu abbia in mente qualcosa.” intuì quest'ultimo.

“Ovvio. Non ho mai dovuto sforzare così tanto le meningi ma ne vale la pena.”

“Davvero? Stare in quel corpo ti sta cambiando.”

“Possibile. Questa spiacevole situazione può essere un'opportunità per affinare il mio intelletto.”

“Va bene.” rispose il pesce pilota non volendo ribattere. “Cos'hai in mente?”

“Vedrai.” disse il pesce Angelo con un ghigno. “Tu devi solo passare i miei ordini a quelle teste d'alga.”

“Che devo dirgli?”

Tyson si assicurò nuovamente che nessuno li stesse spiando.

“Memorizza tutto con attenzione. Non te lo ripeterò di nuovo.”


Alfie 7

Alfie nuotava per conto proprio con la sola compagnia di Lisca. Erano passati giorni da quando avevano mangiato la megattera e aveva voluto un po' di privacy permettendo solo a lei di seguirlo.

“Qualcosa ti turba?” gli aveva chiesto.

“Ecco... vedi... ancora non riesco a raccapezzarmi di essere uno squalo.”

“Che intendi? Credevo che ti fosse piaciuta quella megattera.”

“È questo che mi spaventa.” rispose “In quel caso non l'avevo uccisa io. Non è un problema mangiare qualcosa di già morto ma so che prima o poi dovrò mangiare qualcosa di vivo, qualcosa che sarò io a uccidere e l'idea non mi piace.”

“E allora?”

“Dovrei parlarne a Nathan e agli altri, ma non me la sento.”disse iniziando ad agitarsi.

“Gran bel dilemma.” convenne lei. “Da un lato penso che dovresti dirglielo, per essere onesto con loro, ma dall'altro sappiamo entrambi cosa ti farebbero se non diventi uno squalo anche dentro.”

“Già. Sono proprio messo male.” commentò continuando a nuotare con lo sguardo abbassato “Per favore non dirgli che te l'ho detto.”

“Va bene.” rispose “Sono il tuo pesce pilota, non il loro. La mia fedeltà è riposta in te.”

“Grazie.” disse tirando un sospiro di sollievo.

Dopodiché i due continuarono a nuotare cercando di rilassarsi godendo la compagnia l'uno dell'altro.

*

“Vi prego lasciatemi andare.” si agitava lo sgombro intrappolato tra le fauci di Berard.

Alfie era tornato dalla gang e le cose erano andate bene all'inizio ma poi gli squali, ridendo e scherzando, avevano deciso che era arrivato il momento per Alfie di mangiare la sua prima preda viva. Lo squalo bianco aveva provato a dire che non si sentiva pronto per cacciare qualcosa, ma loro in risposta avevano catturato una preda per lui affermando che in questo modo avrebbe potuto imparare prima a uccidere, e poi a cacciare.

“Prenditi il tuo tempo.” gli disse Nathan, vedendo quanto fosse agitato. “Capisco che è un passo difficile per te ma sapevi che sarebbe successo. Dai un morso e non pensarci più.”

Si avvicinò allo sgombro che ancora lottava per liberarsi. Con le sue narici da squalo poteva fiutarne la paura che anche lui condivideva. Volevano che lo mangiasse e sapeva cosa sarebbe successo se rifiutava. Era questa la scelta: Predatore o preda?

“Come ti chiami?” chiese al pesce senza neanche pensare.

“M-m-mi chiamo Gombo. Ma perché mi fai questa domanda?” chiese confuso.

“Non lo so, ne sento il bisogno. Hai una famiglia? Una moglie, dei figli?”

“S-sì. Ho una moglie e ben 400 figli. Mi adorano tutti, uno ha anche una pinna atrofica, non può cavarsela senza di me.”

“Che puoi dirmi di te?”

“Beh, i miei genitori sono stati mangiati da uno squalo, vivo con mia moglie in un ambiente povero, e riesco a malapena a procurarmi da mangiare per tutti. Se non provvedo a loro moriranno di fame.”

Alfie, commosso dalla cosa, si rivolse alla gang.

“Non posso mangiare qualcun altro? Guardate il povero Gombo. Cosa faranno i suoi figli senza di lui?”

Nathan scosse la testa

“Senti Alfie, non capisci? Ti sta prendendo in giro per intenerirti e scappare. Dovevi mangiarlo subito, ora ti sei reso le cose ancora più difficili.”

“E se dicesse la verità?”

“Forse è così o forse no. Non è un nostro problema.” ribatté Umar “Credi che quella megattera non avesse una storia? Tutte le prede ce l'hanno.” lo sguardo dello squalo volpe si fece più duro “O mangi questo sgombro, o lo faremo noi.”

“E non sarà l'unica cosa che mangeremo.” aggiunse Nathan con un velo di minaccia.

Alfie sentiva il peso di tutti quegli sguardi e sapeva chi altri avrebbero mangiato se non procedeva. Guardò di nuovo Gombo e, mentre quest'ultimo continuava a implorar pietà raccontando storie strappalacrime, lo addentò strappandolo dalle fauci dello squalo tigre e, dopo averlo masticato per bene, lo ingoiò.

“Bravissimo.” disse Nathan con orgoglio. “Come è stato allora?” chiese con curiosità infantile.

Alfie rimase qualche momento in silenzio con lo sguardo perso nel vuoto. Tutti attesero con trepidazione la sua risposta.

“È... stato... delizioso.” il suo tono era completamente privo di entusiasmo.

“Ne sei sicuro?” chiese dubbioso Umar. “Come ti senti?”

“Tutto a posto.” rispose. “In effetti è stato strano. Per tutta la vita ho avuto paura ma adesso sono io a fare paura. Mangiare quello sgombro mi ha fatto sentire potente, come se avessi potere di vita e di morte sugli altri, ma non sono sicuro che mi piaccia.”

“Non temere.” lo rassicurò Nathan “Devi solo abituarti. Tutto qui. Un passo alla volta.”

Gli altri squali si misero intorno a lui sorridenti, e facendogli i complimenti per la sua prima uccisione. Alfie si sforzò di partecipare alla loro gioia, ma qualcosa lo bloccava. Si era imboccato in una strada terribile dove, se fosse arrivato in fondo, sarebbe diventato la cosa che aveva più temuto e odiato: un automa divoratore di pesci.
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