Samael

Capitoli da 11 a 15

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Samael

Messaggioda l.pallad » 13/02/2023, 12:44



Tyson 4

Tyson, con il corpo pieno di tagli e graffi, ansimava terribilmente mentre veniva soccorso dagli altri pesci.

“Cosa è successo?” chiese una manta.

“Non lo so.” rispose “Stavo nuotando con altri pesci quando all'improvviso degli squali ci hanno attaccato. Sapevano dove ci nascondevamo, prevedevano le nostre mosse. Non ho mai visto dei predatori così furbi in tutta la mia vita. Mi sono salvato per miracolo ma gli altri non ce l'hanno fatta.” concluse mettendosi le pinne sugli occhi.

“Va tutto bene.” cercarono di dirgli gli altri pesci. “Sono cose che succedono.”

“Ora se non vi dispiace vorrei riposarmi. Non voglio neanche pensare a tutti quei morti.” disse recandosi in una piccola grotta in mezzo alle alghe.

Gli altri pesci annuirono e lo lasciarono solo. Rimase rannicchiato per qualche ora fino a quando sobbalzò per il tocco di una pinna.

“Olaf!” lo rimproverò. “Fai più attenzione. Questi tagli fanno male.”

“Scusa ma era proprio necessario ferirti in quel modo?”

“Beh, dava un tocco più drammatico alla mia esibizione.” disse con un filo di vanità.

I due poi scoppiarono in una fragorosa risata.

“Non posso credere che il tuo piano abbia funzionato così bene.” commentò Olaf.

“Sì. Era un bello spettacolo vedere tutti quei pesci che provavano a scappare e venivano divorati.”

“Già. Le indicazioni che ci hai dato erano giuste.”

“E non posso credere che quelle teste d'alga siano riusciti a seguirle.”

I due risero ancora.

“È stato un banchetto fantastico.”

“Già. Mi dispiace solo non avervi partecipato.” Tyson era completamente su di giri. “Questo corpo sarà piccolo e debole ma la riuscita del mio piano mi ha fatto sentire grande e potente come non mai. Ottenere le cose usando il cervello invece che i muscoli da molta più soddisfazione. Devo ricordarmene semmai riuscissi a tornare squalo.”

“Lo faremo ancora?” chiese Olaf incuriosito.

“Ovvio. Con questa strategia potrete mangiare più di quanto abbiate mai fatto in tutta la vostra vita.” concluse con un ghigno malefico.


Alfie 8

Alfie era di nuovo un pesce angelo e stava nuotando felicemente nella barriera corallina insieme ai suoi amici. Giocavano, facevano gare di velocità, si nascondevano tra le alghe ridendo e scherzando insieme.

“Vi voglio bene.” disse a tutti loro con un abbraccio di gruppo.

“Ti vogliamo bene anche noi ma c'è solo un problema.” gli rispose Aaron.

“Che cosa?” chiese confuso.

Ponendo fine all'abbraccio tutti gli puntarono le pinne contro con fare accusatorio.

“Vattene via da qui squalo.”

A quelle parole tutto divenne più scuro, Alfie cominciò a diventare più grande, la bocca si riempì di denti appuntiti, il suo colore passò dal giallo al grigio sopra e al bianco sotto. Era di nuovo uno squalo! Cominciarono a comparire pesci di ogni forma e colore, mutilati, con brandelli di carne strappata, con le ossa scoperte, che lo circondarono e lo guardarono con un tono accusatore.

“Come hai potuto mangiarci?” Lo accusarono con una voce spettrale. “Eri uno di noi una volta. Assassino.”.

Avrebbe voluto dire qualcosa, giustificarsi, ma in quel momento dalla sua bocca cominciò a fuoriuscire un flusso di sangue che gli impediva di parlare.
Uno squalo avvolto da acqua scura si erse tra i pesci morti. Spalancando le fauci comparvero i suoi genitori completamente masticati.

“Come hai potuto?” lo accusò suo padre.

“Ti avevo chiesto di fare il bravo ma guarda cosa sei diventato.” continuò sua madre.

“Avremmo dovuto lasciarti mangiare.” gli dissero insieme.

“No.” avrebbe voluto rispondere. “Non volevo fare tutto questo.” ma non riusciva a parlare.

“Non puoi più giudicarmi per aver ucciso i tuoi genitori. Adesso sei proprio come me.” gli disse lo squalo oscuro con una voce simile a quella di un demone, inghiottendo Franz e Dalia.

Alfie cercò di muoversi, ma non ci riusciva. L'essere bloccato gli impediva anche di respirare, mentre tutti continuavano a dirgli.

“Mostro.” o “Assassino.”

“Non sono un Mostro! Non voglio essere un mostro!” urlò Alfie riattivando le parti spente del suo cervello.

“Un altro incubo?” gli chiese Lisca con un grande sbadiglio. “È il quinto che fai in questi giorni.”

“Non posso farci niente.” commentò lasciandosi guidare dalla corrente. “Mi sento come bloccato in questo momento.”

“Come è possibile?” chiese confusa “Credevo che ormai ti stessi adattando e che cominciasse a piacerti essere uno squalo.”

“Beh... commentò lui. “Non sono ancora sicuro di questo.”

In quei giorni Alfie aveva mangiato altri pesci senza lasciarli parlare in modo da semplificarsi le cose. Imparò le varie tecniche di caccia e come sfruttare ogni parte del suo corpo da squalo. Scoprì anche, con sua enorme sorpresa, che gli squali devono usare il cervello mentre cacciano. Una volta diventato uno specialista nei pesci piccoli Nathan e gli altri lo avevano sottoposto alla prova definitiva. Uccidere e mangiare un pesce grosso. Ricordava ancora come era andata. Lorentz ne aveva trovato uno specifico apposta per lui.

*

“Vil marrano” gli aveva detto Ramon il pesce spada. “Non sarò la tua prossima preda. En garde.”

Alfie guardò il pesce spada che gli puntava contro la spada. Lo sguardo degli altri squali e dei pesci pilota era su di lui. Ma era pronto a compiere questo passo.

“Come vuoi.” rispose. “Fatti sotto.”

I due nuotarono l'uno verso l'alto e Ramon iniziò a sfruttare le sua abilità con il naso per tentare di colpire Alfie, che fece altrettanto con i suoi denti.
La lotta tra i due fu uno scambio tra morsi, tagli, forza, e strategia.
Alla fine fu Alfie ad avere la meglio e, con un morso, strappò il ventre a Ramon.
Mentre mangiava il suo nemico sconfitto, gli altri squali lo acclamarono e, dopo che ebbe finito, lo portarono in trionfo.

“Ce l'hai fatta.” gli disse Berard. “Sei stato bravo e letale.”

“Un lavoro impeccabile. Devo ammetterlo.” aggiunse Umar.

“Ora sei uno di noi a tutti gli effetti.” annunciò Nathan.

“Ti rimarrà qualche cicatrice, ma non importa.” concluse Lorentz “Perché esse sono solo una prova della tua forza e del tuo valore.”


*

Ricordava ancora quanto quelle parole lo avessero colpito. Mai nella vita avrebbe pensato che si sarebbe guadagnato l'amicizia e il rispetto di un gruppo di squali, ma era successo. Aveva sempre desiderato essere forte e potente, e sconfiggere Ramon in combattimento lo aveva fatto sentire tale. Quest'ultimo aveva una reputazione di abile duellante col naso e loro lo avevano scelto come sua preda proprio perché credevano in lui ed erano convinti che sarebbe stato un modo grandioso per diventare uno squalo a tutti gli effetti.

“Pronto? Terra chiama Alfie.” lo chiamò Lisca bussandogli sulla testa.

“Scusa.” rispose “ È che continuo ad avere dubbi e incertezze.”

“Che intendi?”

“Da un lato mi piace il sapore della carne. Ho cacciato e ucciso vari pesci in questo periodo, e mi sono sentito potente e inarrestabile. Mi piace il brivido della caccia, l'esaltazione e il piacere della sfida quando inseguo o tendo un agguato a una preda.” abbassò lo sguardo “Ma dall'altro lato non riesco a smettere di sentirmi in colpa, dato che ero uno di loro e il fatto che mi piaccia peggiora le cose. Per questo non dormo sereno la notte.”

La pesce pilota rifletté attentamente prima di rispondere.

“Beh, è comprensibile che ti senti così. Sei ancora incatenato alla tua vita passata e non riesci a lasciarla andare. Non hai accettato del tutto quello che sei diventato.”

“Il problema è che non sapere cosa mi ha messo in questo corpo mi impedisce di capire se potrei tornare normale. Se mai accadesse, come potrei guardare in faccia gli altri pesci dopo quello che ho fatto?” spiegò Alfie.

“Forse è proprio questo il problema.” rispose Lisca “Ti aggrappi alla speranza che un giorno potresti tornare quello di prima. Ma è un dato di fatto che le cose cambino senza possibilità di tornare indietro. Dovresti semplicemente metterti l'anima in pace e accettare che ormai è questo ciò che sei.” gli poggiò una pinna sul fianco con fare consolatore. “Forse un giorno potresti trovare il modo di tornare com'eri ma, se accadesse, lo vorresti davvero?”

Il grande squalo bianco dovette ammettere che non aveva tutti i torti. Il problema era non sapere cosa fare ed essere. Voleva passare il resto della sua vita a mangiare gli altri pesci? Oppure tornare a essere una preda debole e indifesa? Una volta avrebbe accettato fin da subito di riavere il suo corpo, ma ora non ne era più sicuro.


Tyson 5

Il terrore stava dilagando sempre di più nella barriera corallina con la voce che si diffondeva a macchia d'olio di una gang di squali pericolosa e inarrestabile che distruggeva tutto quello che incontrava al suo passaggio.
Tyson aveva predisposto le cose in modo da evitare sospetti. I suoi sottoposti non attaccavano unicamente dove lui era presente, ma anche dove non c'era, seguendo sempre le istruzioni che gli recapitava, lasciando altri superstiti in modo che non sembrasse strano che fosse il solo a sopravvivere a quegli attacchi. Tutto stava andando meglio del previsto e Tyson adorava la sensazione di potere che gli dava spargere tutto quel terrore usando solo la mente.
In quel momento era rannicchiato in un buco, recitando la parte del povero pesciolino traumatizzato e impaurito, pensando alla sua prossima mossa quando all'improvviso sentì delle voci chiamarlo, anche se non con il suo nome.

“Alfie eccoti finalmente. Ma dove eri finito?”

“Eravamo così preoccupati. Guarda come sei ridotto. Perché non sei tornato da noi?”

Tyson vide un pesce palla, un pesce chirurgo, un pesce volante, e un pesce pagliaccio. Il loro atteggiamento preoccupato e amichevole fu la peggiore delle notizie. Quelli dovevano essere dei pesci che conoscevano il vero proprietario di quel corpo. Se avesse parlato avrebbero potuto smascherarlo, avendo ancora la sua voce.
Gli dissero che lo avevano cercato in lungo e in largo e dello squalo che aveva tentato di imbrogliarli imitando la sua voce e di come avessero sentito di un pesce angelo smarrito da quelle parti.

“Ma perché gli altri ti chiamano Tyson?” gli chiese Aaron. “C'è qualche motivo in particolare?”

“Su, dicci qualcosa.” gli disse Billy.

Tyson rimase zitto senza mascherare la sua preoccupazione. Come poteva rispondergli?

“Ah.” udì la voce di Olaf. “Voi dovete essere suoi amici. Lieto che vi siete fatti vivi.”

“E tu chi sei?” chiese Lampo “Non ti abbiamo mai visto.”

“Scusate, non ci siamo presentati. Mi chiamo Olaf e sono un amico del vostro Alfie.”

“Allora puoi darci delle spiegazioni.” disse Fedro “Perché non parla? Perché è così spaventato? E perché i pesci di queste parti dicono che si chiama Tyson?”

“Semplice.” rispose il pesce pilota. “Quando l'ho trovato aveva sbattuto la testa perdendo la memoria. Ricordava solo di essere scappato da uno squalo. Così l'ho chiamato Tyson in attesa di scoprire il suo vero nome. Questi terribili attacchi di squali lo hanno spaventato ancora di più e adesso non riesce a parlare.”

“Povero Alfie, come è potuto succedergli questo?” commentò Billy rattristato.

“Ma adesso ci siamo noi. Grazie per quello che hai fatto ma ora lo riporteremo a casa.” disse Aaron.

“Bene, ma è meglio che vi accompagni. Non si sa mai cosa potrebbe accadere.”

Tyson tirò un sospiro di sollievo per come le cose si fossero sistemate. Non doveva temere di essere scoperto per il momento. Bastava reggere quella storia e tutto sarebbe andato bene.
Quando partirono, il pesce pilota si mise accanto al suo padrone e, assicurandosi che non lo sentissero, bisbigliò:

“Immagino che avrai già un piano in mente.”

“Ovvio.” rispose “Quei ficcanaso sanno chi è questo pesce. Dobbiamo sbarazzarcene per continuare a spadroneggiare per i mari.”

“Ok. Informerò gli altri appena ne avrò l'occasione.”


Alfie 9

Il grande momento di Alfie era arrivato. Anche se era diventato un cacciatore esperto conquistando l'amicizia e il rispetto di Nathan e gli altri, lo attendeva una sfida particolare. Nella parte dell'oceano in cui si trovavano, giravano voci di uno squalo longimano molto ingordo che stava causando non pochi problemi da quelle parti e Tyson e la gang avevano proposto ad Alfie di combatterlo. Ramon aveva saputo difendersi, ma non era un predatore. Questa volta la posta in gioco della sfida sarebbe stato mangiare per non essere mangiato.

“Puoi farcela, a noi hai già dimostrato di essere uno squalo bianco coi fiocchi.” gli aveva detto Nathan. “Ora potrai confermarlo anche a te stesso.”

“Dovrò combattere da solo?” chiese incerto.

“Ovvio.” rispose Berard. “Noi ci proteggiamo e aiutiamo a vicenda ma non siamo dei bulli codardi che approfittano della loro superiorità numerica per maltrattare gli altri.”

“Ognuno di noi è forte e ci sa fare individualmente. Più siamo forti da separati, più lo siamo quando collaboriamo insieme.” spiegò Lorentz

“Ma non temere, semmai perdessi, cosa che non succederà, penseremo noi a vendicarti.” concluse Umar.

Nonostante fosse turbato dall'ultima affermazione, si limitò ad annuire e a seguirli senza ribattere.

*

“Guarda guarda. Un branco di squali rammolliti e fifoni.” disse Andrew in tono derisorio.

Avrebbero potuto trovarlo anche senza l'aiuto di Lorentz. Bastava solo seguire la scia di cadaveri che si era lasciato dietro. Lui stesso si era fatto vedere appena avevano fiutato il suo odore, avendoli fiutati a sua volta.

“No. Sei tu a essere una vergogna per il buon nome degli squali.” ribatté Nathan. “Cacci più del necessario, uccidi per il puro piacere di farlo invece che per necessità. Siamo qui per fermarti.”

Alfie fu sorpreso da quell'affermazione. Non sapeva che gli squali tenessero al loro buon nome ma ne avrebbe parlato dopo.

“Come no.” commentò con sarcasmo lo squalo longimano “Tanto gli altri pesci ci vedono comunque come mostri, quindi tanto vale esserlo davvero e spassarsela il più possibile.” e scoppiò in una folle risata.

“Basta parlare, di te mi occupo io. Fatti sotto!” Si fece avanti Alfie non riuscendo più a sopportarlo.

Il suo avversario ridette di nuovo.

“Ma guarda, un duro con la voce buffa, ora penso di averle viste tutte nella vita.”

“La mia voce non sarà adatta a uno squalo, ma ti assicuro che sono comunque pericoloso.” rispose.

“Bene.” sorrise Andrew. “Divertiamoci.” e a quelle parole i due squali nuotarono l'uno addosso all'altro a fauci spalancate.

La lotta fu molto feroce, con morsi, schivate, pinnate e codate l'acqua iniziò a tingersi di rosso con il sangue di entrambi. Non avendo abbassato la guardia, vide subito che il suo avversario, nonostante fosse completamente pazzo, era abile e attento nella lotta. Sarebbe già morto se non fosse per tutte le esperienze fatte nel suo nuovo corpo.
Dopo essere stato morso da Andrew a un fianco, Alfie gli diede una doppia codata agli occhi, accecandolo. Questi si orientò seguendo l'olfatto ma non fu abbastanza. Il grande squalo bianco, con un'abile mossa, gli strappò la pinna dorsale, dopodiché affondò i denti nel collo del nemico fino a spezzarglielo, per poi lasciarlo affondare nel fondo dell'oceano.
Gli altri squali, che avevano assistito al duello col fiato sospeso, corsero subito in aiuto del loro amico.

“Stai bene?” chiese Berard. “Eravamo davvero preoccupati.”

“Sapevo che potevi farcela, sei un tipo tosto dopotutto.” gli disse Nathan con orgoglio.

“Ti rimarrà una brutta cicatrice questa volta.” commentò Lorentz.

“Ma le cicatrici sono prova di valore.” rispose Alfie.

“Sta fermo, adesso ti do una pulita.” si sbrigò a dire Lisca prima di mettersi al lavoro facendo cenno agli altri pesci pilota di aiutarla.

Alfie non era ancora abituato a tutto questo. Se da piccolo gli avessero detto che avrebbe fatto amicizia con altri squali dopo essersi trasformato in uno di loro non ci avrebbe mai creduto.

“Beh, sei uno squalo in tutto e per tutto ormai.” dichiarò Umar dopo che i pesci pilota riuscirono a bloccare la fuoriuscita del sangue.

“Non ancora.” rispose.

“Perché?” chiesero tutti confusi.

Alfie decise che era giunto il momento della verità.

“In questa circostanza mi è piaciuto vincere il combattimento e uccidere quello squalo senza provare rimorso. Mi piace questa sensazione di vittoria unita al sapore della carne e del sangue. Da quando sono in questo corpo mi sento sempre più in grado di affrontare le mie paure. Purtroppo non riesco a non sentirmi in colpa quando mangio altri pesci. Mi sembra così immorale e sbagliato e io non voglio diventare un predatore malvagio.”

“Malvagio?” chiese sorpreso Nathan. “Pensi quindi che noi squali siamo malvagi?”

“Beh... è quello che mi dicevano nella mia vecchia vita. Ma voi non mi sembrate così male, a parte il fatto che mangiate i pesci.”

Tutti fecero una risata fragorosa.

“Senti, devi capire una cosa.” gli disse Nathan gentilmente “Noi squali non siamo dei parassiti. Noi siamo parte integrante della natura. Non mangiamo i pesci per divertimento sadico, ma per fame.”

“Quello squalo, Andrew, era un folle e uccideva i pesci per divertimento. Per questo abbiamo scelto lui come predatore da farti combattere. Dovevamo fermarlo in qualche modo, ma non tutti gli squali fanno come lui.” continuò Umar.

“È vero. Il ruolo di noi squali è mantenere l'equilibrio tra le specie marine e gli ecosistemi. Se noi con la nostra predazione non limitassimo il numero di prede nell'oceano, si riprodurrebbero più del dovuto e potrebbero cibarsi di troppe alghe portando una riduzione di ossigeno nell'acqua. Il nostro compito è impedire la proliferazione di specie invasive, o potenzialmente tali. Senza di noi si aggraverebbero gli effetti dei cambiamenti climatici e nel crollo degli ecosistemi che vanno anche oltre quello marino.” concluse Lorentz.

Alfie era allibito da quella spiegazione, ma come facevano a sapere tutte quelle cose?

“Uau. Non l'avevo mai pensata in questo modo. Credevo che foste dei mostri privi di sentimenti ma invece fate qualcosa di molto importante. Ora che lo so le mie certezze passate continuano a vacillare ancora di più. Forse anche lo squalo che ha mangiato i miei genitori non l'aveva fatto per cattiveria, ma aveva solo fame. Non posso dire che lo perdonerei se lo incontrassi e non dimentico la paura che ho provato quel giorno ma adesso so che forse non c'era niente di personale in quel gesto. E mi dispiace di aver visto solo il peggio in tutti quanti voi.”

“Scuse accettate. Dopotutto la vita può essere più complicata di quanto sembri.” rispose Nathan. “Allora dimmi, sei finalmente pronto a lasciarti il passato alle spalle e a diventare uno squalo in tutto e per tutto?”

Alfie ci rifletté per qualche minuto.

“Sì. Ma c'è un'ultima cosa che devo fare.”

“Che cosa?”

“Devo confrontarmi un'ultima volta con i miei vecchi amici di quando ero un pesce. Devo dare una conclusione al mio passato una volta per tutte. Forse è questo che mi blocca. Se non lo risolvo temo rimarrò ancora un pesce nel corpo di uno squalo.”

“Capiamo.” disse lo squalo leuca. “Se senti il bisogno di farlo vai. Ma ti accompagneremo in questo passo importante.”

Detto ciò, dato che ci sarebbe voluto tempo prima che la sua ferita guarisse, si misero accanto ad Alfie e lo aiutarono a muoversi in modo da accompagnarlo alla sua vecchia casa.


Tyson 6

Tyson aveva continuato a recitare la parte del pesciolino traumatizzato e impaurito per tutto il tempo, lasciando che fosse Olaf a parlare per lui. Per fortuna gli amici di Alfie lo assecondavano senza fare domande. Grazie alla scusa dell'amnesia la sua incapacità di riconoscere certi luoghi non sorprese nessuno. Come aveva fatto in precedenza, imparò il più possibile sulla nuova zona della barriera corallina per prepararsi a una nuova razzia e sbarazzarsi di testimoni scomodi che avrebbero potuto rovinare i suoi piani.

“Allora è il momento?” chiese Olaf.

“Sì. Più aspettiamo e più questi stuzzichini potrebbero sospettare qualcosa.”

Il pesce pilota annuì e poi se ne andò.

“Alfie? Puoi venire un momento?” si sentì chiamare da Aaron.

Tyson li raggiunse, vedendo che erano tutti ad attenderlo con un sorriso amichevole.

“Dov'è Olaf? Beh, non importa. Abbiamo pensato a come potresti recuperare la memoria.” gli annunciò Fedro.

“Già. Vieni con noi.” disse Lampo facendogli cenno di seguirli.

Lui obbedì e nuotò insieme a loro, raggiungendo il posto dove ricordava di aver inseguito Alfie quando era ancora uno squalo.

“Abbiamo provato a farti rivedere tutti i luoghi che abbiamo frequentato, ma non ha funzionato niente. Forse ripercorrere i tuoi passi potrà aiutarti a ricordare.” propose Aaron.

Tyson annuì. Doveva resistere finché i suo compari non fossero arrivati, poi avrebbe posto fine a quella maledetta farsa.
I pesci lo portarono fino alla roccia in cui aveva teso l'agguato ad Alfie rimembrando di nuovo l'accaduto e i loro sensi di colpa.

“Ma siamo felici che stai bene e sei tornato, ci assicureremo che non succeda più niente di terribile.” disse Billy.

Tyson ascoltò quello che stavano dicendo, poi fece un ghigno.

“Qualcosa non va?” chiese confuso Fedro.

In risposta si mise le pinne sulla testa e assunse un'espressione confusa e dolorante.

“Alfie? Stai bene?” chiese preoccupato Billy. “Ti sta tornando la memoria?”

Tutti si misero intorno a lui con espressioni preoccupate. In quel momento un'ombra gigantesca li avvolse da tutti i lati, e i pesci si trovarono circondati dagli squali.

“Oh, io sto bene.” disse Tyson con un ghigno malefico. “Ma voi non lo starete ancora per molto.”

A quelle parole si formò un'espressione di puro orrore nei musi di tutti loro.

“Tu non sei Alfie!” Fu tutto quello che riuscì a dire Aaron quando uno degli squali spalancò le fauci per mangiarlo.

Il pesce palla fece in tempo a gonfiarsi, e Glut non riuscì ad affondare le zanne per colpa degli aculei. Lampo lo afferrò e cominciò a spingerlo via insieme a Billy e Fedro.

“Cosa fate idioti? Prendeteli!”

Tutti loro li inseguirono dopo aver soccorso Glut ma, per loro sfortuna, riuscirono a entrare in un buco con Aaron che fece da tappo per impedire agli squali di entrare.

“Ora provate a prenderci.” li intimò quest'ultimo.

“Non potrete rimanere lì per sempre.” disse Tyson quando li ebbero raggiunti. “Oltretutto non ci serve mangiarvi per sbarazzarci di voi.”

“Che intendi?”

“Voi siete tra gli unici a sapere chi era il proprietario di questo corpo. Noi vogliamo solo che moriate, non importa come.” si voltò verso la gang. “Fate crollare quel buco.” ordinò.

Gli squali cominciarono a prendere lo scoglio a codate, e a testate, aiutati dai loro pesci pilota arrivati nel frattempo. Inizialmente le rocce ressero, ma poi cominciarono a creparsi, a crollare e il buco cominciò a reggersi solo sul peso di Aaron.
Tyson osservò con piacere come per il pesce palla era sempre più difficile resistere. Presto avrebbe ceduto e tutti loro sarebbero morti.
Accadde in un attimo. Le rocce cedettero e i pesci dovettero uscire fuori per non essere schiacciati, costringendo Aaron a sgonfiarsi. Gli squali si avventarono sui di loro per finirli, quando un altro squalo spuntò fuori dal nulla e li spintonò via.

“State lontani dai miei amici.”

Disse mettendosi con fare protettivo sulle loro prede.
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