Oro e pallottole

Western

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

Oro e pallottole

Messaggioda l.pallad » 07/07/2023, 7:29



Nel bel mezzo del deserto, non troppo lontana dalle montagne, era edificata la città di Goldfield.
Gli sguardi di tutti si posarono sull'uomo appena entrato, indossava cappello e poncho marroni da cui si intravedeva una colt peacemaker, lo sguardo duro e inflessibile, reso ancora più inquietante da una leggera barba. Avanzò ignorando tutto e tutti dirigendosi verso un uomo che indossava un cappello bianco, e aveva capelli e barba lunga, sul cui petto brillava una stella metallica con la scritta sceriffo.

“Vedo che lei è arrivato abbastanza presto.” gli disse andandogli incontro “Lei è King Spade, giusto?”

“In persona. Sono stato ingaggiato.” rispose con fare serioso il nuovo arrivato “Ora bando ai preamboli, il sindaco vuole parlarmi.”

“Oh, un tipo diretto.” disse lo sceriffo “Allora andiamo. Mi chiamo Cole Dynamite.”

“Non mi interessa.”

Cole si offese, ma non insistette.

*

Il sindaco John Billy, seduto alla scrivania, era un uomo grassottello e indossava un frac con una grossa tasca frontale e la bombetta. Seduto, dall'altro lato, vi erano King e un altro uomo robusto con i capelli corti e neri in contrasto con i suoi folti baffi, indossava dei vestiti color sabbia e portava un fucile Winchester 1866.

“Devo lavorare con lui?” aveva chiesto indicandolo.

“Certo.” Rispose il sindaco “Qualche problema?”

“No. Non ha importanza. Ora mi spieghi perché ci ha chiamati.”

“Semplice.” rispose John “Come saprete questa città porta il nome dell'oro perché costruita nei pressi di una miniera. Ultimamente siamo stati attaccati dalla banda dei due Willy.”

King sussultò a quelle parole. I due Willy erano una coppia di criminali a capo di una delle bande più pericolose di quelle parti. Su di loro pendeva una taglia davvero alta per la loro crudeltà.

“Mi sorprende che la vostra non sia già diventata una città fantasma.” rispose King.

“Non ancora.” disse il sindaco imbarazzato “Ma ci siamo vicini.” fece un respiro profondo e tirando fuori un fazzoletto dalla tasca, si asciugò il sudore e continuò “Se non fosse per il nostro sceriffo saremmo rovinati, ma qualche danno lo hanno fatto. Per fortuna abbiamo trovato un nuovo giacimento d'oro nella nostra miniera. Una parte è già stata estratta per essere portata in città.”

“Voi volete che proteggiamo l'oro dai banditi durante il tragitto, giusto?”

“Ovviamente. Allora siamo d'accordo?”

“Se fosse altrimenti non saremmo venuti affatto.” commentò il grassottello baffuto.

King non gradì che il suo collega parlasse per lui e anche se aveva ragione si limitò ad annuire.

“Allora è deciso.” rispose il sindaco raggiante “Vi pagherò al ritorno.”

*

I due mercenari si diressero verso la montagna dove c'era la miniera del morto, chiamata così perché il cercatore che aveva trovato il primo giacimento morì nel crollo di una galleria.

“Visto che lavoreremo insieme penso dovremmo conoscerci meglio.”

“Comincia tu.” rispose King.

“Va bene. Mi chiamo Pancho Jack e come potrai vedere dal mio fucile...” rispose mostrando la sua arma “Io sono un cecchino, mi occupo di coprire le spalle ai miei alleati. Ho una mira infallibile, ma ho bisogno di tempo per concentrarmi.”

“Io sono molto veloce con la pistola.” rispose King con fare nostalgico “Quando ero piccolo sognavo di diventare un eroe , di combattere i cattivi e far trionfare la giustizia. Mi sono allenato tutta la vita per diventare un pistolero veloce. Ma ora me ne pento.”

“Perché?”

“Mio padre non voleva che io entrassi nell'esercito. Mi avvertì di pensarci bene prima di prendere una simile decisione, perché se avessi agito impulsivamente non sarei più potuto tornare indietro. Purtroppo non volli ascoltarlo e continuai ad allenarmi, mi arruolai e partecipai alle guerre indiane.” a quelle parole gli tornarono in mente gli indigeni che morirono uno dopo l'altro sotto i colpi della sua pistola “Credevo nella nobiltà della causa e che i nemici fossero solo degli sporchi selvaggi.” il suo sguardo si abbassò “Poi Il 29 novembre del 1864 è cambiato tutto.”

“Eri presente al massacro di Sand Creek?”

“Già. È stato orribile. Veder morire vecchi e bambini e guardare i soldati infierire come animali sui loro cadaveri prendendone perfino dei pezzi come trofeo. Gli indigeni erano come noi, avevano interessi, sogni, speranze e stavano combattendo per la loro terra. Li abbiamo derubati e sterminati guidati da avidità e bramosia. Da quel giorno non ho più voluto avere niente a che fare con politici e militari, ma ormai era troppo tardi. Non potevo resuscitare chi avevo ucciso ed essendomi dedicato all'uso della pistola non sapevo fare altro per guadagnarmi da vivere.”

“Mi dispiace per quello che ti è successo.” disse tristemente il cecchino “Quella è stata una brutta storia. Per me invece nulla di drammatico. Ho scoperto di avere una buona mira, ho imparato a sfruttarla e nient'altro.”

“Non voglio la tua compassione.”

“Ok. Ma se tu te la cavi meglio con il confronto diretto e io con i colpi a distanza, toccherà a me guardarti le spalle.”

“Proprio quello che temevo.”

“Imparerai a fidarti di me, vedrai.”

*

Giunti all'ingresso della miniera, scavato nei pressi di una montagna, i due trovarono la diligenza già pronta e piena d'oro con i minatori che li stavano aspettando.

“Salve. Siete quelli mandati dal sindaco per proteggerci?” chiese il postiglione incaricato di trasportare l'oro.

“Lieto che sapeste già del nostro arrivo.” commentò Pancho con un sorriso.

Anche King era soddisfatto, potendo velocizzare i tempi senza altre formalità.

“Allora partiamo il prima possibile, se non è un problema per voi.”

Il trio, quindi, intraprese la via del ritorno dopo una breve pausa per mangiare e bere.

*

“Il sindaco vi pagherà bene?” chiese il postiglione.

“Certo, perché?” rispose Pancho lievemente confuso.

“Di solito è un gran taccagno. Farebbe di tutto per evitare di pagare adeguatamente un servigio, tranne quando gli fa più comodo. Temevo avesse scelto degli incapaci per non spendere troppo, ma sono lieto di essermi sbagliato.”

“Doveva essere di buon'umore.” commentò il cecchino ridacchiando.

“No. Probabilmente era una situazione disperata se non ha badato a spese.” disse King con indifferenza.

Improvvisamente, passando davanti ad una duna, un malvivente sparò un colpo di fucile che uccise uno dei cavalli, facendo imbizzarrire l'altro, poi anche il secondo cavallo venne abbattuto, King fece subito mettere al riparo il postiglione, mentre lui e Pancho si prepararono a combattere dopo aver fatto fuggire i propri destrieri.

“Facciamo come abbiamo stabilito.” disse il cecchino. “Io provo ad aprirti un passaggio e tu passi all'attacco.”

King annui ed aspettò che il compagno facesse la sua mossa.
Quest'ultimo puntò il fucile e aspettò, come se fosse in uno stato di trance. Perché ci metteva tanto? I nemici si avvicinavano. La sua attesa fu premiata quando sparò colpendo uno dopo l'altro i ladri nascosti dietro la duna. I banditi esitarono per un istante e King ne approfittò per uscire allo scoperto cominciando a sparare a sua volta. Ne colpì alcuni, altri si buttarono a terra evitando le pallottole, ma non riuscirono a competere con la velocità del loro nemico che scaricò i colpi rimanenti su di loro.
Scampato il pericolo, Pancho e il cocchiere uscirono fuori. Il primo era estasiato dalla vittoria, mentre il secondo era lieto di essersi salvato.

“Ce l'abbiamo fatta. Siamo proprio una bella squadra.” disse Pancho.

King non rispose e tolse le maschere ai banditi morti. Nessuno di loro era un Willy, e commentò con sospetto:

“O il sindaco ha esagerato con la sua paranoia o c'è sotto qualcosa.”

“Beh, qualunque cosa sia, saremo in grado di affrontarla.” commentò con orgoglio Pancho.

King gli si avvicinò non condividendo il suo entusiasmo e disse:

“Spiegami perché ci hai messo tanto? Ancora un po' e ci avrebbero raggiunto.”

“Ho bisogno di tempo per prendere la mira.” rispose Pancho “Quando mi concentro devo analizzare tutto quello che mi circonda per capire quando sparare. Ma anche tu hai un problema.”

“Quale?”

“Sei veloce ma ho notato la tua impazienza. Quando combatti ti comporti come se sperassi di morire, dimenticandoti di vivere. Devi pensare di più prima di agire.”

“E tu dovresti agire di più e pensare di meno.”

“Scusate?” chiese il postiglione. “Dovremmo riprendere il viaggio prima che qualcun altro ci attacchi. Useremo i vostri cavalli per trainare la diligenza.”

I due annuirono, essendo la cosa più logica da fare e fischiarono per richiamare i cavalli.
Il resto del viaggio fu tranquillo.

*

Arrivati a Goldfield sembrava tutto finito.

“Dopo aver consegnato l'oro mi prenderò una bella vacanza lontano da qui. Magari potrei andare in posti più civili, dove c'è il mare.” disse il postiglione un'istante prima di essere colpito in pieno petto da una raffica di pallottole.

King e Pancho riuscirono a mettersi al riparo, ma i cavalli vennero abbattuti. Completamente impotenti, videro i banditi uscire allo scoperto e prendersi l'oro.

“Ma cosa è successo?” si chiese sorpreso King.

*

Muovendosi di soppiatto riuscirono a entrare nella casa del medico, che raccontò loro di come i banditi, guidati da Willy Bell, avevano preso la città e che, da quanto avevano saputo, altri di loro si erano impossessati della miniera. King e Pancho capirono che l'attacco alla diligenza era un modo per distrarli mentre mettevano in atto il loro piano.

“A quanto pare abbiamo una bella gatta da pelare.” commentò Pancho.

“Dobbiamo fare qualcosa per liberare la città.”

Il cecchino si voltò sorpreso all'affermazione del pistolero.

“Vuoi aiutarli?! Credevo ti importasse solo del denaro.”

“Non significa che non abbia dei miei principi. Non ho potuto fare nulla per il massacro di Sand Creek, ma farò qualcosa adesso.”

“Bene.” rispose il suo compagno raggiante. “Che cosa facciamo?”

“Dunque...” rifletté il pistolero “Se Willy Bell è qui allora Willy Wild dev'essere alla miniera. Non possiamo attaccare un gruppo alla volta. Se scacciassimo i banditi dalla città, quelli della miniera lo scoprirebbero e ci sfuggirebbero. La cosa migliore è attaccarli contemporaneamente.”

“Dovremmo dividerci.” affermò Pancho. “Alla miniera non sarei d'aiuto, perché non avrei luoghi sicuri per prendere la mira, mentre in città ci sono ottime postazioni dove nascondermi e sparare.”

“Va bene.” rispose King “Tu sei più preciso ed io sono più veloce, ma ti do un consiglio. Se incontri Willy Bell non perdere tempo e sparagli subito o ti farà desiderare non di essere morto.”

“Ok. Ma tu non buttarti alla cieca approfittando della tua velocità. Pensa con attenzione ed elabora una strategia efficace per liberare la miniera.”

Il pistolero annuì e i due si strinsero la mano in segno di rispetto. Dopodiché King si procurò un nuovo cavallo e partì subito per la miniera.

*

King, intuendo che Willy Wild e i suoi uomini si sarebbero aspettati una reazione, aveva fatto il giro lungo, arrivando all'altro lato dell'ingresso della miniera senza essere visto. C'erano solo due uomini di guardia, ma di certo il grosso della banda era all'interno. Inizialmente voleva sparargli, ma dopo pensò che il rumore avrebbe allertato i suoi nemici, cosa inopportuna se voleva mantenere l'effetto sorpresa.

*

Pancho sperava di trovare aiuto per liberare la città dai banditi ma nessuno, a parte lo sceriffo, si fece avanti.

“Ma dov'è il sindaco?”

“Si è nascosto in un posto sicuro.” aveva risposto Cole. “Lo avvertirò quando sarà tutto finito.”

“Va bene. Sono lieto che almeno tu abbia voluto aiutarmi.”

*

King rifletté attentamente e poi agì. Si posizionò in alto prese una pietra grande e robusta e la scagliò contro il primo dei due uomini colpendolo alla nuca, facendogli perdere i sensi. Il secondo si voltò istintivamente per soccorrerlo, King ne approfittò per buttarsi su di lui, tappargli la bocca e tramortirlo Dopodiché prese le pistole e i proiettili di entrambi ed entrò nella miniera, supponendo che Willy Wild si nascondesse nella parte più profonda.
Percorse vari tunnel, controllando sempre che non passasse nessuno ed evitando i corridoi affollati per non farsi scoprire. Quando fu inevitabile cominciò a sparare uccidendo i primi banditi che aveva visto cogliendoli di sorpresa. Questo mise gli altri in allarme e per King divenne tutto più difficile, ma grazie all'ingegno e alla fortuna riuscì ad arrivare in quello che doveva essere il fondo della miniera.
Non fece in tempo a tirare un sospiro di sollievo che uno sparo gli perforò la spalla destra.

*

Il cecchino, dopo aver preso i proiettili, si sistemò in un punto strategico del paese, sparando ai banditi che passavano. Quelli ancora vivi si allarmarono e tentarono di capire da dove venissero gli spari, ma vennero depistati dallo sceriffo, che a sua volta contribuì ad ucciderne alcuni.
Quando non ne rimase più nessuno Pancho uscì allo scoperto credendo che fosse tutto risolto, ma uno sparo lo colpì alla mano facendolo indietreggiare e cadere. Cole non fece in tempo a voltarsi che venne colpito a sua volta.

*

King, ancora dolorante per il colpo, udì una voce nel buio.

“Ma guarda chi è arrivato fin qui.” a quelle parole uscì fuori dalle tenebre un uomo con grandi occhi azzurri e lunghi baffi. “Temevo potesse venire qualcuno, ma che tu sia solo mostra quanto quelli di Goldfield non siano altro che dei fifoni.”

Dimostrando di non essere uno che perde tempo con inutili monologhi, gli puntò contro la pistola e fece fuoco ma King riuscì a schivare i colpi buttandosi dietro un carrello della miniera. Non potendo usare la mano destra, sparò con la sinistra, anche se era limitante. Sapeva che il rumore avrebbe attirato gli scagnozzi, doveva ucciderlo al più presto. Guardò e memorizzò la sua posizione per poi sparare alle lampade, facendo sprofondare la stanza nel buio, poi sparò nell'ultimo punto dove aveva visto Willy Wild scaricando la pistola. Le sue speranze furono soddisfatte quando sentì gridare, gemere e poi silenzio.
Muovendosi a tentoni si nascose sotto il carrello e aspettò che i banditi, trovando il cadavere del loro capo, se ne andassero.

*

Pancho vide un uomo sporco, muscoloso, con capelli rossi e occhi castani uscì allo scoperto verso di loro.

“Vi siete divertiti abbastanza ma adesso è finita.” disse quest'ultimo.

Per il cecchino era chiaro che l'energumeno fosse Willy Bell, ma la caduta lo aveva lasciato tutto indolenzito e non riusciva a prendere bene la mira.
Questi si avvicinò a Cole spezzandogli una gamba e deridendolo crudelmente.

“Lascialo stare.” gli intimò Pancho.

“Va bene.” rispose Willy con sarcasmo. “Allora morirà dopo di te.” E cominciò ad avvicinarsi puntandogli contro il fucile.

Pancho, ripresosi leggermente, cominciò a scappare. Come poteva sopravvivere a questo guaio? Il suo inseguitore continuava a sparargli, temeva di essere colpito da una pallottola o di essere raggiunto e ucciso a mani nude. Improvvisando, puntò il fucile indietro alla cieca, poggiandolo su di una spalla, regolandosi con la voce del bandito che continuava ad imprecare e fece ripetutamente fuoco.
Si voltò, aveva il fiatone, vide che era riuscito a colpire il bersaglio in pieno petto.

“Fortuna che l'ho centrato.” disse ansimando. “Adesso ho bisogno di un dottore.”

*

King aspettò il più totale e assoluto silenzio prima di uscire fuori dal suo nascondiglio e trovare l'uscita della galleria. Ricaricò la sua pistola e tornò indietro fino all'entrata della miniera. Gli uomini di Willy se ne erano già andati e lui doveva fermarli prima che si ricongiungessero ai loro compagni a Goldfield. Per fortuna non erano abbastanza intelligenti da bloccare l'uscita o lasciare qualcuno di guardia.
Ostacolato dalla ferita alla spalla, raggiunse il cavallo, salì in groppa e partì all'inseguimento dei superstiti e, tenendosi a distanza, riuscì a superarli senza farsi vedere. Dopo aver trovato un punto favorevole con il sole alle spalle, sparò ad alcuni di loro per attirarne l'attenzione, e quando cercarono di rispondere al fuoco, furono abbagliati, rimanendo indifesi.

“È fatta.” disse tra sé e sé, dopo averli uccisi tutti, toccandosi di nuovo la spalla che non smetteva di fargli male. “Ora ho solo bisogno di un dottore.” e prese la strada di ritorno per Goldfield.

*

Quando si ricongiunsero, King e Pancho si scambiarono notizie sui loro rispettivi successi e ricevettero adeguate cure mediche.
Cole andò a chiamare il sindaco per dirgli che era tutto finito e mandò qualcuno a recuperare i cadaveri rimasti alla miniera.
Quando recuperarono le forze, i due andarono nell'ufficio del sindaco insieme allo sceriffo per discutere di affari. Le ferite facevano ancora male ma i bendaggi e le cuciture stavano funzionando.

“Suppongo che ora vogliate essere pagati nonostante tutto.” intuì John.

“Ovviamente.” rispose King “Per noi è stato un onore e un piacere aiutarvi, ma dobbiamo guadagnarci da vivere.”

“Già.” convenne il sindaco mettendosi la mano nella tasca “Bisogna vivere.”

Accadde tutto in un attimo, il sindaco tirò fuori una pistola Henry Deringer modello Philadelphia e sparò. Pancho si mise in mezzo e King si ritrovò a terra sotto il corpo di chi era diventato un buon amico e compagno.
Il sindaco e lo sceriffo puntarono le pistole contro di lui.

“Scusa.” disse il primo con sarcasmo “Non ci tengo a sprecare soldi con te. È più conveniente ed economico farti fuori.”

“Diremo che ci avete aggredito e che vi abbiamo uccisi per difenderci.” convenne Cole ghignando perfidamente.

Entrambi si apprestarono a fare fuoco, ma King fu più lesto, fece lo sgambetto allo sceriffo e lo colpì alla gamba già ferita. Questi cadde addosso al sindaco e King riuscì a impugnare la pistola sparando ad entrambi.
Alzandosi sputò sui corpi dei due imbroglioni che avevano tentato un gesto così vile per risparmiare qualche soldo. Il postiglione aveva ragione, il sindaco era un vile taccagno che aveva speso solo quanto bastava per corrompere lo sceriffo. Si avvicinò al corpo senza vita di Pancho e gli chiuse gli occhi mentre le lacrime gli rigavano il viso.

“Mi dispiace.” disse piangendo “Mi sarebbe piaciuto vivere altre avventure con te.”

Le cose non andarono meglio quando portò fuori i cadaveri. Nessuno volle credergli. Fu additato come traditore e assassino, preso a sassate e bandito dalla città. Indebolito, ferito e con la somma che gli era dovuta, si voltò un'ultima volta verso gli abitanti di Goldfield, ricambiando i loro sguardi carichi d'odio.

“Siete solo un branco di idioti codardi.” disse severamente “Non avete il fegato di difendervi da soli ma non vi fate problemi a coalizzarvi contro singoli individui. La prossima volta che dei banditi verranno a tormentarvi non venite a piangere da me.” e se ne andò, dirigendosi verso il deserto da cui era venuto.
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