La luna tra le mani

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

La luna tra le mani

Messaggioda l.pallad » 14/07/2023, 7:41



Storia che ho scritto per un contest in cui dovevo creare una storia di massimo 2000 parole basandomi su questa immagine.
Immagine


Dopo anni di fatica e tentativi Ugo Gatti era riuscito a pubblicare un suo libro, La saggezza del gufo, creandosi una piccola schiera di fan che, in fila al Romics per il suo autografo, lo sommergevano di complimenti e domande.

“La sua storia è notevole.”

“Mi dica, quando pensa che sarà pronto un nuovo libro?”

“Questo resta tra me e il mio editore.” scherzò ridacchiando.

Alcune ragazze lo fissavano con fare sognante, ammaliate dallo sguardo magnetico dei suoi occhi verdi, ma lui non ci fece caso.

*

Seduto nel suo appartamento Ugo fissava la macchina da scrivere con uno sguardo spento e i capelli biondi scompigliati.

Improvvisamente una civetta gli piombò in faccia facendolo sobbalzare. “Stai bene?” chiese beccandogli la fronte.

“Farley, mi hai spaventato.” rispose allontanandola.

“Scusa. Sembravi in trance e volevo svegliarti.” spiegò posandosi sulla macchina da scrivere.

“Tranquilla sto bene.”

Un lupo gli comparve alle spalle mettendoglisi accanto. “Non tenerti tutto dentro.”

L'animale dal pelo grigio e bianco lo fissò con fare indagatore e Ugo non riuscì a reggere la vista dei suoi occhi azzurri. “La verità Dib, è che il mio editore e i miei fan stanno aspettano un nuovo libro, ma non ho idee.”

Farley spalancò le ali per la sorpresa. “Ma ne hai sempre tante.”

“Non sono al livello del libro che ho pubblicato.”

“Non preoccuparti.” disse Dib. “Se ti amano saranno comprensivi e pazienti.”

“Non amano me ma il mio libro. Mi si rivolterebbero subito contro se non facessi nulla o creassi qualcosa di brutto che non soddisfi le loro aspettative.”

“Allora non sono né amici né persone fedeli.”

“Sono solo degli appassionati tossici pretenziosi capaci solo di criticare e lamentarsi.” aggiunse la civetta.

Ugo era commosso. “Siete davvero gli amici migliori che si possano desiderare.”

Farley arruffò le piume. “Sai che ti vogliamo bene, desideriamo solo il meglio per te.”

Dib lo fissò seriamente. “Però dovresti trovarti anche altri amici. Se i tuoi fan non lo sono allora trova qualcuno che tenga a te e non alla storia.”

“Non ho tempo.”

Farley si posò sul tavolo “Lo dici ogni volta, ma capiamo la tua ansia.”

“Non preoccuparti di quello che pensano gli altri, è la tua storia, deve piacere prima a te.”

“Abbandona ogni pressione, divertiti, sfrutta le tue esperienze e andrà tutto bene,”

Ugo entrò nel regno della sua mente. Percorse una città piena di creature di ogni forma e colore, raggiungendo il parco e sedendosi dentro un tubo. Tese la mano in cielo afferrando la luna e, rimirandola brillare nelle sue mani, pensò a quanto potesse essere bello non avere limiti fisici che ostacolassero i propri desideri.

“Ci sono!” disse ritornando alla realtà. “So che devo fare.”

In un piccolo villaggio nel regno di Quoland, viveva un bambino di nome Medael, allegro, vivace, pieno di speranze e sogni. Un giorno il villaggio venne attaccato dai banditi, che uccisero molte persone, tra cui i suoi genitori. Ci sarebbero stati altri morti se non fosse stato per il mago Onior che sconfisse i nemici e prese il bambino sotto la sua ala intuendo il suo potenziale.

La civetta si posò sulla spalla dello scrittore guardando il poco che aveva scritto. “Finalmente hai qualcosa.”

“È ancora banale, dovrei allungare e approfondire le scene, ma è un inizio.”

*

“Non penso sia una buona idea.”

Farley lo seguiva in volo raggiante. “Coraggio, un po' d'aria fresca non ha mai ucciso nessuno.”

“Se interagisci con il mondo esterno potrai sviluppare idee ancora migliori.” commentò Dib.

Ma Ugo non smetteva di preoccuparsi del libro a cui lavorava da settimane.

“Avresti dovuto lasciare gli appunti a casa.” concluse.

“No. Se mi venisse un'idea è meglio che sia pronto a trascriverla controllando che sia compatibile con tutto quello che ho già fatto.”

Arrivato al parco, si sedette su di una panchina e cominciò a riguardare il suo lavoro.

“Sei qui per rilassarti, non per lavorare.” lo rimproverò Farley.

“Come continuo a ripetervi, non ho tempo per queste cose né ne ho bisogno.”

Dib gli ringhiò contro. “Stai solo mentendo a te stesso facendoti guidare dalla paura.”

La discussione assorbì Ugo così tanto che non si accorse del pallone che lo colpì in faccia facendogli sfuggire di mano gli appunti.
Il vento li trascinò via e lui, inseguendoli disperatamente, non si accorse della passante cui sbatté addosso.

“Ehi! Guarda dove vai!”

“Scusi. Io...” Ugo rimase folgorato alla vista di quella ragazza dai capelli rossi così magra e ben curata. “Mi chiamo Ugo Gatti.”

“Aurora Verderio.” Rispose lei “Perché correva in quel modo?”

La ragazza non doveva essere una sua fan, essendo arrabbiata per l'urto senza emozionarsi alla sua vista. Le spiegò l'accaduto e lei, per gentilezza, lo aiutò a recuperare i fogli.

*

Ugo attendeva ansioso. “Che te ne pare? So che alcune parti sono semplificate e riassuntive, ma le sistemerò dopo.”

Erano passate settimane da quando si erano scontrati. Inizialmente diffidenti l'uno dell'altro, col tempo avevano legato gradualmente e, conquistata abbastanza fiducia reciproca, Ugo l'aveva invitata nel suo appartamento per mostrarle il proprio lavoro, volendo la sua opinione.

Aurora era perplessa. “Considero Medael un arrogante. È interessante che il dolore della perdita lo induca a cercare risposte nella magia, la parte del suo addestramento è fatta bene, mi piace il sistema magico che hai generato, anche se dovrebbe avere qualche limite, ma il tuo protagonista e la storia non hanno un obiettivo.”

Dib sorrise malizioso. “La ragazza è sveglia.”

“Ma sta zitto.” rispose seccato.

“Dici a me?” chiese offesa.

“No.” chiarì in fretta “Parlavo da solo.” Detestava che nessuno a parte lui potesse vedere e sentire Dib e Farley. “Comunque hai ragione, ma credo di sapere cosa fare. Osserva.” e si mise al lavoro sulla macchina da scrivere.

“Per favore.” implorava Medael al suo maestro.

“Scordatelo. È vietato usare la magia per riportare in vita i morti.”

L'apprendista non cedette. “Ma so di esserne in grado.”

“Davvero?” lo sfidò Onior “Prova a tenere la luna tra le mani e ne riparleremo.”

Nei giorni che seguirono l'apprendista non riuscì a utilizzare o trovare alcuna magia che realizzasse questo scopo. Sospettando di essere stato incastrato con un obiettivo impossibile, decise che avrebbe realizzato da solo il suo obiettivo. Così una notte si intrufolò nelle stanze del suo maestro rubando alcuni libri.
Dopodiché si diresse a una radura nel bosco, preparò il rituale secondo le istruzioni e pronunciò le formule magiche alla luce della luna. Dal terreno emerse un grande fumo nero al cui interno comparve l'immagine dei suoi genitori. Senza pensare corse in lacrime verso di loro per abbracciarli ma una forza invisibile lo afferrò e cominciò a strangolarlo, mentre una voce misteriosa che non apparteneva alla madre o al padre disse:

“Grazie per avermi liberato. Ora muori.”


“Ovviamente ci penserà il suo maestro a salvarlo.” spiegò mostrandole quanto aveva fatto “Poi Medael scoprirà di aver accidentalmente scatenato un demone, e toccherà a lui fermarlo perché solo chi lo ha evocato può sconfiggerlo.”

“E come lo chiamerai?”

“Lo chiamerò Ose.”

Aurora volle sapere una cosa. “Perché non usi un portatile invece della macchina da scrivere? Sarebbe più comodo.”

“Semplice.” spiegò. “Questa è la mia macchina da scrivere portafortuna. Da piccolo stavo sempre davanti alla televisione, e i miei genitori me la comprarono per staccarmici. Mi piacque fin dal primo momento e ci ho scritto molte storie. Gli altri bambini giocavano all'aperto mentre io scrivevo storie. Anche l'altro mio libro, la saggezza del gufo, l'ho scritto con questa macchina. Quindi la tengo per superstizione e valore affettivo.”

“Capisco.”

*

I mesi passavano e Ugo si stava aprendo sempre di più con Aurora, imparando a conoscerla, amarla e a considerarla la sua musa ispiratrice. Era così gentile, vivace, allegra e studiava per diventare dentista. Anche la storia proseguiva bene, avendo scritto e ampliato di come Medael si era esercitato preparandosi al suo scontro con Ose, delle avventure ed esperienze che aveva vissuto, gli amici che si era fatto, i nemici che aveva affrontato, crescendo e maturando mentre gli dava la caccia fino ad arrivare alla resa dei conti. Mancavano solo un finale e un titolo prima di cominciare le riletture.

Durante uno dei loro tanti incontri nel suo appartamento, Ugo decise di rischiare e dichiararsi. “Aurora, c'è una cosa che devo dirti.”

“Oh, anch'io devo dirti qualcosa.”

“Va bene, prima tu.”

“Sono lesbica.”

I suoi sogni romantici crollarono in mille pezzi mentre lottava per mantenere la calma. “Ah, capisco. Hai già la ragazza?”

“Non ancora. Spero sempre di trovare quella giusta, ma non mi getterei a capofitto sulla prima lesbica che incontro.” sospirò. “Non ne ho mai parlato con qualcuno prima d'ora. Tu sei il primo a saperlo, oltre alla mia famiglia. Sei un buon amico, grazie.”

A quelle parole Ugo fece per urlarle di andarsene quando tutto attorno a lui smise di muoversi.

“Non farlo.” Lo ammonì Farley mettendosi tra i due.

“Vuoi farla soffrire?” gli chiese Dib sbucando da sotto il tavolo.

“Non capite il mio dolore? La amo e non posso dirglielo. Perché dovrei tenerla vicino?”

“Sei serio?” lo rimproverò la civetta. “Lei è ancora la ragazza splendida e speciale che hai conosciuto. Non devi escluderla dalla tua vita solo perché non puoi averla come vuoi tu.”

“A volte le cose vanno accettate come vengono, essere solo amici non è per forza una cosa cattiva.”

“Ma che ne sapete voi?” li rimproverò “Siete solo frutto della mia immaginazione.”

La civetta si posò sopra il lupo. “Lo sappiamo perché...”

In quel momento i due si dissolsero in una nuvola di fumo che assunse le sue sembianze. “...noi siamo te, il tuo inconscio e i tuoi desideri più profondi. Ci hai creato per averci come musa, ma ora devi lasciarci andare.” disse il sosia di Ugo con le voci dei suoi amici, prima di scomparire.

In quel momento il tempo riprese a scorrere. “Tu che volevi dirmi?”

Ugo esitò. “Ho trovato il finale per il libro.”

Dib e Farley avevano ragione. Ferire ed escludere Aurora dalla sua vita solo perché non poteva averla come ragazza era sbagliato. Il loro rapporto non sarebbe andato oltre l'amicizia, ma andava bene anche così.

Medael sentiva la voce di Ose risuonare nelle tenebre.

“Perché lotti? Guarda cosa posso offrirti.” Il buio prese la forma dei suoi genitori. “Posso darti ciò che desideri.” disse il padre “Un mondo dove i tuoi genitori sono vivi e tutti ti amano e ti rispettano. Dimenticheresti che è un'illusione vivendo una vita serena e felice. Devi solo arrenderti a me.”

Il mago si avvicinò ai genitori, ripensando a quanto la loro morte avesse lasciato un vuoto terribile nel suo cuore e di come avesse cercato di colmarlo con il potere. Ma ripensò anche a tutte le vittime di Ose, e di quanto si fosse impegnato per rimediare al suo sbaglio.

“Hai ragione.” disse accarezzando il viso della madre “Potrei vivere nell'ignoranza e sarebbe bello. Ma devo imparare ad affrontare la realtà, per quanto sia dolorosa.” e generò tra le mani una piccola sfera luminosa che crebbe generando lampi di energia.


*

Il nuovo libro di Ugo La luna tra le mani fu un successo. La gente apprezzava il viaggio di formazione di Medael e di come afferrare la luna fosse una metafora sul riuscire ad accettare l'impossibile e quel che non si può avere, riuscendo a sconfiggere Ose e a godersi la vita.
Le cose con Aurora andarono bene. Il loro legame era saldo e gli studi odontoiatrici andavano bene. Lei gli aveva dato la spinta che gli serviva per socializzare con altre persone. Dib e Farley non erano più ricomparsi da quando gli avevano impedito di commettere l'errore più grave della sua vita ma, anche se non c'erano più, sapeva dove trovarli nel momento del bisogno.
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l.pallad
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