La foresta

Horror

Questo spazio è dedicato alla raccolta di storie inventate.

La foresta

Messaggioda l.pallad » 03/12/2023, 9:48



Storia che ho scritto per un contest in cui dovevo creare una storia di massimo 3000 parole basandomi su questa immagine.Immagine


Yoseph Baraz guardava il fratellino, Fishke, mangiare con voracità la torta che i genitori avevano portato per il suo quinto compleanno, ironizzando su come avesse appena raggiunto la metà dei suoi anni ma già gli somigliasse.

“Grazie mamma e papà.” disse sorridendo con le sue guance paffutelle “È la torta più buona del mondo.”

“Ovvio.” rispose il padre trattenendo la commozione accarezzandogli i corti capelli neri “Solo il meglio per il nostro festeggiato.”

La casa in cui vivevano era una vecchia catapecchia e i loro rapporti sociali erano minimi, a causa della guerra scatenata dalla Germania, che aveva diffuso odio e pregiudizio nei confronti degli ebrei, complicando anche il lavoro di libraio del padre.
Fishke era l'unico della famiglia ad esserne all'oscuro e, avendo una fervida immaginazione, il suo mondo era composto da arcobaleni, fate e unicorni.
Yoseph invidiava l'ignoranza e l'innocenza del fratellino, destinata a sparire col tempo.
Erano comunque una famiglia felice, potendo godere dell'amore reciproco l'uno dell'altro.
Dopo aver mangiato, giocarono insieme fino al tramonto nel loro piccolo giardino, per poi andare a letto.

Fishke era troppo eccitato per dormire. “È stata una giornata fantastica fratellone.”

“Sono lieto che ti sia piaciuta.” gli rispose assonnato.

“Non vedo l'ora che sia domani, per giocare di nuovo.”

Yoseph non riuscì più a tenere gli occhi aperti. “Sì, tranquillo. Ora dormi.”

*

Il suono di una sirena, svegliò entrambi nei loro letti..

“Ma cosa...?”

Non riuscì a finire la domanda che i suoi genitori entrarono di soprassalto con una valigia.

“Ragazzi, vestitevi in fretta! Presto!”

“Mamma, ma che sta succedendo?” chiese Fishke ancora confuso e assonnato.

Lei lo prese e cominciò a vestirlo. “Svelti! Dobbiamo andarcene di qui.”

Toccò al padre dare delle spiegazioni “Stanno arrivando degli uomini molto cattivi che ci faranno male se ci trovano.”

Sul volto di Yoseph si formò un'espressione di puro terrore. “I nazisti.”

Senza aggiungere altro tutti loro presero le loro cose e uscirono di casa.
Le strade erano nel caos, carri armati stavano distruggendo le case e soldati nazisti uccidevano o facevano prigioniere le persone del paese.

“Perché ci odiano tanto? Che gli abbiamo fatto?”

Fuggirono verso il parco, dove trovarono casualmente, nascosti dietro un cespuglio, una bambina bionda di nome Dina Ades e un bambino castano di nome Mihai Ceder.
Essi raccontarono che i loro genitori erano vicini di casa e che li avevano lasciati lì attirando gli uomini cattivi altrove.
I signori Baraz, non volendo abbandonarli, li portarono con loro.

“Ma dove stiamo andando?” Aveva chiesto Dina.

“Dobbiamo attraversare la foresta, solo lì saremo al sicuro.”

“Ma la foresta fa paura.” aveva risposto Mihai. “Mia madre diceva di non entrarci perché ci sono mostri e fantasmi.”

“Sempre meglio di quello che c'è qui.”

Passarono tra le case in fiamme e i proiettili vaganti senza farsi notare, avvicinandosi sempre di più verso la foresta, la loro unica possibilità di salvezza, ma vi trovarono un soldato tedesco che faceva la guardia. Provarono a tornare indietro, ma la strada era bloccata dalle fiamme.

Yoseph abbracciò suo padre. “Che facciamo?”

Fishke si tratteneva a stento dal piangere. “Mamma ho paura.”

I genitori si scambiarono uno sguardo molto serio poi il padre parlò. “Yoseph, io e la mamma lo distrarremo. Appena si allontana sbrigatevi a correre nella foresta. Inoltratevi il più possibile senza fermarvi mai. Se riuscite a trovare gli Alleati sarete salvi.”

“E voi?”

“Noi ce la caveremo e vi raggiungeremo il prima possibile.”

Yoseph capì che stava mentendo “Vi prego, non andate.”

La madre lo abbracciò. “Non c'è più tempo, proteggi tuo fratello. Ricorda che vi ameremo sempre.” e si lanciò fuori correndo più velocemente possibile seguita dal marito.

Il nazista gli corse dietro lasciando libera la via e i quattro si avviarono nella foresta allontanandosi dagli spari e le esplosioni.
Vi erano appena entrati quando Yoseph venne colpito di striscio da un proiettile. Dei nazisti lo avevano visto!
Continuò a correre, ma sapeva che non si sarebbero fermati finché non lo avessero preso, cosa inevitabile, dato che, per quanto andassero avanti, loro non demordevano.

C'era solo una speranza.“Forse hanno visto solo me.” si rivolse al fratellino “Continua a correre senza fermarti. Non uscire dalla foresta finché non sarai al sicuro. Trovate i signori con la rete sugli elmetti, loro vi aiuteranno. Non guardare indietro.” e, non dando tempo al fratello di rispondere, si voltò correndo in direzione dei soldati.
Facendosi vedere cominciò a correre in una direzione diversa da quella del fratello per allontanarli da lui, ma uno sparo lo colpì a una gamba. Rallentato dal dolore venne raggiunto e messo in ginocchio, con una pistola puntata alla tempia. Il suo ultimo pensiero, prima che il proiettile gli trapassasse il cervello, fu il sollievo alla possibilità che forse suo fratello si sarebbe salvato.

*

Fishke aveva visto tutto da dietro un albero. Prima di quel momento la sua vita era stata amore, divertimento, giochi, e avventure, ma ora la sua mente si stava aprendo a qualcosa di nuovo, pieno di malvagità, terrore e pericolo: il lato oscuro della vita.
Si allontanò senza farsi vedere, tornando dai suoi compagni di sventura.

Dina era così preoccupata. “Che cosa è successo?”

Raccontò tutto, nonostante le parole faticassero a uscire dalla bocca.

Mihai cominciò a piangere. “Perché fanno questo?”

“Non lo so. Ma se non andiamo via lo faranno anche a noi.” affermò Fishke.

Ricordando l'avvertimento di suo fratello, si inoltrò nella foresta, con i suoi nuovi amici, alla ricerca dei signori con la rete sugli elmetti.

*

Mihai cadde, stanco e infreddolito. Avevano camminato tutta la notte temendo che gli uomini cattivi li trovassero, fermandosi solo al sorgere del sole.

“Pensate che li abbiamo seminati?” chiese.

“Non lo so.” rispose Fishke

“Almeno mangiamo qualcosa.” propose Dina “Sono affamata.”

“Ok.

I tre riuscirono a trovare dei funghi e, non sapendo come accendere un fuoco, dovettero mangiarli crudi, prima di addormentarsi ai piedi di un albero.
Mihai sognò che stava correndo tra le fiamme, sentendo le voci dei genitori gridargli di scappare. Gli uomini cattivi lo inseguivano e, a ogni passo verso di loro sembravano sempre meno umani. La pelle era rossa come il sangue, occhi da rettile, orecchie da pipistrello e sputavano enormi fiamme dalla bocca che incenerivano tutto ciò che c'era di bello e buono attorno a lui.
Si svegliò in un bagno di sudore, vedendo che era già scesa la notte.
Guardandosi intorno vide nubi minacciose oscurare la luna piena, rendendo la foresta ancora più buia e inquietante. I brividi gli salivano lungo il corpo, con la testa piena di domande. Cosa avrebbero fatto da quel momento in poi? Dove sarebbero andati? I signori con la rete sugli elmetti esistevano davvero?
Una risata di bambino risuonò tra gli alberi.

Sul volto di Mihai, inizialmente sorpreso, confuso e spaventato, si formò un sorriso. “Allora c'è qualcuno.” e corse in direzione del suono, lasciando Fishke e Dina addormentati sull'albero.

Non sapeva chi fosse quel bambino, ma non poteva essere collegato agli uomini cattivi. Se l'avesse trovato avrebbe chiesto aiuto ai suoi genitori dimenticandosi di quegli orrori.
Più si inoltrava nella foresta, più faceva buio e più il suono della risata si faceva forte. Doveva raggiungerla il prima possibile.
Mentre correva si alzò il vento, le nubi si diradarono leggermente, e la luce della luna illuminò un'altalena appesa al ramo di un albero. Lì seduto vi era qualcuno coperto con un lenzuolo con solo i buchi per gli occhi che lo fissavano in modo inespressivo e vuoto.
Mihai era paralizzato, non riusciva a sbattere le palpebre e le parole gli rimanevano in gola. Era lui il bambino che aveva sentito ridere? Perché indossava quel lenzuolo? Si strofinò brevemente gli occhi per riprendersi ma, quando posò di nuovo lo sguardo verso l'altalena, essa e il bambino erano scomparsi.

“Ehi? Dove sei finito?” Lo chiamò non ricevendo risposta.

Le nubi coprirono di nuovo la luna, e Mihai capì di essere completamente solo e al buio. Era stato talmente preso dal seguire la risata da non rendersi conto di quanto si fosse allontanato da Fishke e Dina. Cercò di tornare indietro ma, nonostante andasse sempre dritto, non riusciva a ritrovarli. Che stava succedendo? Dov'era il bambino? Perché non ritrovava la strada?

Fiumi di lacrime rigarono il suo viso. “Che faccio adesso? Vorrei che mamma e papà fossero qui.”

“Ma noi siamo qui.”

Si asciugò le lacrime confuso. “Papà?”

“Figliolo. Ci manchi tanto. Vieni a darmi un bacio.” aggiunse la voce di sua madre.

Il sorriso si formò di nuovo sul suo volto. I suoi genitori erano vivi e lo stavano cercando!

“Mamma! Papà! Arrivo!” era così felice, non vedeva l'ora di riabbracciarli.

*

Svegliatosi col presentimento che qualcosa non andasse, Fishke aveva scoperto l'assenza di Mihai, svegliata e avvertita Dina, i due erano andati a cercarlo ma, per quanto lo chiamassero, non rispondeva.

“Dov'è finito?” si chiedeva Fishke.

“Che lo abbiano preso gli uomini cattivi?” si chiese Dina.

“Speriamo di no.”

“E se fossero nascosti qui intorno e stessero per saltarci addosso?”

A quelle parole gli mancò il fiato. E se avesse avuto ragione?

“Fishke, Dina! Dove siete?”

La voce di Mihai. Allora era vivo!

“Mihai, dove sei?” rispose Fishke tirando fuori tutto il fiato che aveva in corpo.

“Sono qui, seguite la mia voce.”

I due corsero più in fretta che potevano per raggiungere il loro amico il prima possibile e avere risposte. Perché se n'era andato? Cosa era successo? Gli uomini cattivi li avevano trovati?
Finalmente lo intravidero nel buio, appoggiato su un albero.

Fishke era così sollevato. “Mihai! Finalmente! Eravamo così preoccupati.” poi vide quello che l'oscurità gli aveva celato.

Gli occhi di Mihai erano spenti e vuoti, il volto congelato in un'espressione di puro orrore, il cranio deformato gocciolante sangue e lo stomaco squarciato da cui uscivano le interiora.

“È morto!” urlò Dina “È morto!”

Fishke non riusciva a respirare. “Non possono essere stati gli uomini cattivi. Loro hanno i fucili.”

L'amica cominciò a correre, lui la seguì. Non potevano stare da soli e non voleva sapere cosa avesse ucciso il loro amico.

“Dobbiamo uscire di qui.” si lamentò lei quando si fermò a riprendere fiato.

“Dove? Se lo facciamo gli uomini cattivi ci prenderanno.”

“Vuoi dire che dobbiamo rischiare qui per non morire fuori?”

“Dobbiamo trovare gli uomini con la rete sugli elmetti. Loro ci salveranno.”

Dina lo abbracciò “Non mi lasciare.”

“Non ti lascio.” rispose ricambiandola. Aveva perso la famiglia e il suo nuovo amico, non poteva perdere anche lei.

Continuarono a correre tenendosi per mano, guardandosi intorno senza seguire il sentiero. Qualunque cosa avesse ucciso Mihai poteva essere nascosta ovunque e aggredirli in qualunque momento.
La strada cominciò a farsi sconnessa, disordinata, e piena di sassi su cui rischiarono di inciampare più volte, ma non si fermarono né rallentarono.
Improvvisamente Fishke si sentì il braccio pesante e la mano di Dina scivolare dalla sua presa.

“La caviglia. Mi fa male la caviglia.” gridava in lacrime.

Durante la corsa aveva messo un piede sopra un sasso, scivolando e facendo male alla caviglia e al ginocchio.

“Non temere, ti aiuto io.” disse aiutandola ad alzarsi.

Zoppicando, i due continuavano ad avanzare, mano nella mano, facendosi coraggio l'un l'altro nella speranza di uscire fuori da quell'incubo.

“Fishke, vieni. Mi manchi.”

Quest'ultimo si sentì il fiato in gola e il cuore battergli forte. Quella voce non poteva appartenere a suo fratello. Lui era morto! Un tempo avrebbe creduto volentieri alla resurrezione, ma la sua fede nelle favole se n'era andata per sempre.
Con la mente piena delle peggiori paranoie, si mosse più in fretta, trascinando Dina, ignorandone i pianti.

“Rallenta. Mi fai male!”

Più la voce si faceva forte e vicina, più il terrore cresceva in lui. Non poteva rallentare o lo avrebbe preso. Senza neanche pensare, lasciò cadere Dina per correre più in fretta e liberamente.

“Fishke torna indietro, non abbandonarmi!” lo chiamava disperatamente, ma lui non si fermò né si voltò.

Il vento iniziò a soffiare forte e implacabile, gli alberi assunsero fattezze mostruose, occhi minacciosi lo scrutavano nelle tenebre. Buboli, ululati, grida di aiuto e di sofferenza, rumori di spari, le voci degli uomini cattivi, tuoni, lampi rimbombavano ovunque, dal cielo pioveva sangue, colorando tutto di rosso. Il male era arrivato. La foresta era viva! Voleva prenderlo! Nella sua folle corsa scivolò, cadde, batté la testa e tutto divenne buio.

*

“Bambino, sveglia.” Fishke aprì gli occhi, vedendo un signore con la rete sull'elmetto e lo sguardo gentile. “Venite, è ancora vivo.”

A quelle parole comparvero altri signori con la rete sugli elmetti che, come aveva detto Yoseph, si stavano prodigando per aiutarlo, facendogli capire che era al sicuro.

“Dicci bambino, come ti chiami? Cosa ti è accaduto?” gli chiese uno di quei signori.

Raccontò in lacrime ogni cosa, omettendo la parte in cui aveva abbandonato Dina.

“Povero piccolo.” gli disse quando ebbe finito “Nessun bambino dovrebbe subire certi traumi. Quello che hai visto qui dentro te lo sei immaginato. Erano solo illusioni causate dalla paura.”

“Cosa? Ma Mihai e Dina...”

“Qui non c'era nessuno a parte te. Ma non temere, se Dina è ancora viva la troveremo.”

“Ma io sono sicuro di quello che ho visto.”

“Forse hai mangiato dei funghi allucinogeni. Ma ti assicuro che non è piovuto sangue dal cielo e non ci sono spiriti maligni nella foresta”.

Il seme del dubbio germogliò in Fishke. Se si era immaginato tutto, cos'era successo veramente? Perché il sangue era sparito ovunque, tranne che su di lui? Se non erano stati gli spiriti maligni, allora chi aveva ucciso Mihai?
Venne sopraffatto dagli orrori e dalla malvagità degli uomini cattivi, dal dolore di aver perso tutti i suoi cari, dalla paura avuta per quelle che potevano essere state solo allucinazioni, dal senso di colpa per aver abbandonato Dina dopo averle detto che non l'avrebbe lasciata.
Nella sua testa esplosero visioni diverse su cosa poteva essere realmente accaduto. In alcune erano stati davvero gli spiriti maligni a uccidere Mihai e Dina. In altre erano stati gli uomini cattivi che erano riusciti a trovarli. In altre erano stati degli animali feroci. In altre ancora era stato lui stesso a farlo.
Qual era la verità? Cosa era reale? Cosa non lo era? Voleva saperlo o no?
Anche se i mostri della foresta fossero stati immaginari, quelli che avevano ucciso la sua famiglia erano reali, come quelli dentro di lui. Aveva visto il peggio negli altri e in se stesso, e non ne capiva il senso. Perché quelle persone erano state così cattive? Perché lui era stato così cattivo?

*

Da allora Fishke non parlò più. Quando lo portarono in ospedale non rispose a nessuna domanda, non interagiva con nessuno, a malapena mangiava e dormiva. I medici dissero che fisicamente era sano, quindi chiamarono uno psicologo, ma quest'ultimo non riuscì a ottenere alcuna reazione. Era completamente svuotato. Il suo volto inespressivo e i suoi occhi vuoti. Non reagiva agli stimoli esterni, non sentiva né caldo né freddo, né gioia né dolore. Attribuirono la cosa ai traumi della guerra, e lo trasferirono in un'ospedale psichiatrico per dargli maggiore aiuto.
Passarono gli anni, i corpi di Mihai e Dina non vennero mai trovati, la guerra finì, ma non ci furono progressi per Fishke.
Nessuno riusciva a capire cosa gli passasse per la mente, alcuni pensavano che cercasse rifugio nella follia dagli orrori che aveva vissuto, rinchiudendosi in un mondo di pace e gioia per isolarsi dalla cruda realtà, altri che ne fosse stato sopraffatto e che ora si trovasse intrappolato in un incubo perenne. Solo una cosa divenne chiara col tempo: non si sarebbe ripreso dallo stato catatonico e vegetativo in cui si trovava. Mai più.
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l.pallad
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