-Ecate- ha scritto:Infatti,è stato come se all'improvviso aprissi gli occhi e vedessi una nuova realtà…
Che esisteva già da tempo,ma che non riuscivo a vedere..
Sì, esatto: ci si accorge della situazione all'improvviso, quando il processo - lo smarrire sé stessi - è già del tutto avvenuto, non mentre è ancora in divenire. Ed è estremamente brutto.. perché non hai più nessuna possibilità di .. non dico risolvere, ma neanche di intervenire e rimediare a qualche danno prima che sia troppo tardi.
-Ecate- ha scritto:Una delle mie paure è proprio quella di perdere troppo tempo…eppure non posso farne a meno. Anche se sono consapevole del fatto che il tempo non l’avrò più indietro,non riesco a sfruttarlo e lascio che passi così. Mi accorgo del susseguirsi dei giorni solo grazie ai ritmi della mia famiglia…La mia camera è spesso al buio,e se non ci fossero loro,non saprei se fuori è giorno o è notte.
E' stato così anche per me, sai ? Identico proprio. Anche la stanza tenuta spesso al buio.. e quel non sapere se fuori era giorno o notte (E anche oggi, è ancora così, lo confesso).
Avevo anche io, pure allora, la consapevolezza del tempo che passava e che non sarebbe tornato; ma ad analizzarla con gli occhi di oggi ..era una consapevolezza molto superficiale, "astratta", la mia; cioè, tipo vedere la punta di un iceberg (forse anche molto meno, come percentuale) senza nemmeno sapere che c'era qualcosa d'altro, di molto più grosso e rilevante, "sotto"..
Un giorno mi sono risvegliato.
Mi sembrava tutto uguale.
Poi... mi sono accorto..
ho realizzato..
dentro di me..
nell'intimo..
che avevo 40 anni.
Sono inorridito.
Ho pianto.
(varie sono state le ragioni e le cause che hanno influito)
E' stato in quel momento che ho capito esattamente e appieno il significato del passare del tempo.
Una consapevolezza che non era più superficiale e "teorica", ma talmente reale da poterla vedere e toccare.. ce l'avevo pure sul viso, pure sulla pelle; così profonda da straziarmi nell'animo, fin nelle viscere.
-Ecate- ha scritto:Credo che il problema nasca perché nessuno pensa ai bisogni più bassi,che nella piramide di Maslow,riguardano la fisiologia e la sicurezza forse perché fin da piccoli ci viene detto di riuscire a realizzarci nella vita. Quindi noi puntiamo in alto,scordandoci di tutto il resto. Secondo me la possibilità di recuperare le basi non è svanita,perché nonostante tutto possiamo sempre migliorarci. Certo non aver proseguito per passi graduali,non facilita le cose,ma si può cercare di inserire o di rafforzare quei bisogni,ora che si sono apprese le proprie mancanze
Sì, puntare ai bisogni più elevati, di auto-realizzazione, alla fine, è la cosa più "semplice", che in un certo senso si viene pure spinti a fare, quella comunque sempre accessibile a tutti: perché tutti possiamo imparare qualcosa, a disegnare, a suonare uno strumento, a dipingere, a coltivare bonsai, a cucinare torte, a scrivere poesie, a comporre musica... non serve altro che studio, costanza ed impegno.
Il problema è che senza l'aver soddisfatto prima quei bisogni molto più umani e importanti che stanno al di sotto.. non riuscirai, per quanto ti possa sforzare ed impegnare, a sentirti appagato. E nemmeno a sentirti bene.
Sulle possibilità nel presente di "recuperare".. non lo so, a me non sembra più possibile..
Cioè, sì.. ho tanta consapevolezza.. so esattamente cosa mi manca, la natura dei miei bisogni (non li nego o "rimuovo" più, come invece facevo in passato).. il problema è che non ho gli strumenti (le capacità, le esperienze... e nemmeno le occasioni e le possibilità, ormai) di soddisfarli.
Cerco di spiegarlo in modo più semplice e immediato possibile: in passato ero io che rifiutavo la "vita".. ora, invece, è come se nonostante i miei sforzi di andare verso di essa, fosse la vita stessa a rifiutare ..ad escludere.. me.
Le ragioni sono tante.. ma il fattore critico e in assoluto più limitante.. penso sia diventato ormai proprio l'età.