SucideTheLastWay ha scritto:Il mio amico, é lui che non mi fa sentire accettato.
Semplicemente sono io che vedendo lui come modello di persona e di vita ogni giorno mi sento inadeguato.
Tu mi permetti di parlarti schiettamente vero? Ebbene, non si può avere un dodicenne - o comunque un bambino - come modello di vita. Né un genitore maestrino denigrante o un genitore affettivo. L'unico modello in grado di saperti guidare nella crescita e di agevolarti così nella tua evoluzione personale, è l'adulto! Il ruolo dell'adulto non appartiene a tutti i grandi che vedi. Ma appartiene a chi riesce a trovarsi nella sfera del "dare" e non del "prendere" (cosa che avviene in chi si trova nel ruolo del bambino o del genitore maestrino/affettivo).
Secondo me, quello che intendi dire tu è che sei attratto dalla gioia e dalla leggerezza che provi quando sei col tuo amico. E quindi, desiderandola, gliela invidi.
Eppure secondo me voi due non siete abbastanza intimi. Tu non sei abbastanza vicino a lui per entrare effettivamente nella sua vita privata, o oggi sapresti che in realtà anche il tuo amico ha delle ombre forti! Anche se la "chimica" dell'attrazione sfugge alla nostra comprensione, è vero che ci sentiamo attratti all'altro nell'ombra. quindi se tu reagisci così nella tua vita perché stai molto soffrendo, è probabile che anche il tuo amico dentro soffra tanto... Se ti va di scoprirlo prova a parlarne con lui, può essere che ti risponda sinceramente o può anche darsi che te lo nasconda per difendersi...
Lui é davvero felice, lo conosco bene, non ha problemi in famiglia, con gli altri, con se stesso: è perfetto per come vorrei essere io.
Tutti abbiamo problemi in famiglia. I problemi sono parte dell'essere umano. O altrimenti saremmo degli Dei.
Non è vero che il tuo amico è perfetto, perché nessuno lo è. Perfetta è l'idea che ti sei fatto tu di lui.
Inoltre sono gay, non potró mai avere una famiglia, quindi anche una moglie.
Se tu sei veramente gay, non ti può interessare avere una moglie. La famiglia l'avresti anche da gay. Già il semplice fatto di amare o voler bene a qualcuno crea una piccola famiglia. Essere amici veri è essere una famiglia. Di conseguenza avere un partner dello stesso sesso è avere una famiglia.
Che te ne fai di una moglie, se senti che il tuo cuore può amare un altro cuore del suo stesso sesso?
Per questo contino a credere che i tuoi genitori forse ti stanno facendo sentire non accettato, respinto, non amato... Non so, forse gli senti fare brutti discorsi sugli omosessuali? Li senti prenderli in giro? Oppure senti che loro non vorrebbero mai avere un omosessuale in casa?...
Oppure, è fuori, è il mondo che ti circonda che non accetta o che prende in giro i gay? Se non ti accade di percepire ostilità nella tua famiglia, ma ti accade solo fuori, allora ti posso consigliare di provare ad aprirti con i tuoi genitori, perché affrontare grandi problemi da soli fa sentire molto la solitudine e l'abbandono. Invece affrontarli con chi vuoi bene acquista tutto un altro sapore.
io non posso amare ció che non amo.
Sei tu a dirlo. Nessuno mai nella tua vita ti dirà che tu non puoi amare ciò che ami. Nessuno mai ti dirà di mettere a tacere il tuo cuore. Solo tu hai il potere per farlo. E spero che non lo userai davvero.
Potrei anche provare a descriverti questo peso, ma non capiresti, non ti posso trasmettere realmente quello che provo dietro a uno schermo.
Non è con la chiusura che puoi conoscerti dentro. Se "non capiresti" è il messaggio che ti hanno passato i tuoi genitori, ti propongo di dubitare che siano tutti così. E poi non è tanto importante il capirti, quando il sentirti. E' importante che tu, aprendoti, possa trasmettere le emozioni che hai dentro. E per fare questo non importa trovarsi faccia a faccia oppure scriversi. Perché quando vuoi farti sentire, ci riesci in qualunque modo. Se ti lasci andare, adesso, e provi a scrivere, anche tra le lacrime, quello che senti dentro, riuscirai a dare una voce a tuo cuore. Altrimenti diventa solo un racconto dettato dalla propria testa. Vocale o scritto rimane quello.
Odio tutto di me, anche il mio modo di pensare e di agire.
La cosa migliore per me é morire.
Mi dispiace. Mi dispiace che tu non ti ami. E mi dispiace che la tua famiglia non sia in grado di abbattere i muri e di colmare il tuo vuoto.
Chi lo dice che la cosa migliore per te è morire? Perché non sei tu. Non è colpa tua se chi vive con te ha i suoi problemi. Se ti lasci spegnere, non conoscerai mai la tua luce. Val la pena di morire? Non importa infatti che la veda io, o altri. Importa che sia tu a vederla.
Perché per te é cosí importante che io non smetta di vivere?
Le scelte sono tue, non mie. Finché me lo permetti, io cammino con te.
Magari una soluzione c'é, ma non sono in grado di percepirla per come penso.
Ecco. In fondo lo sai. In fondo riesci a percepire una via, la vita.
Finché ti metti a pensare non puoi muoverti granché. E' al tuo cuore, è al tuo sentire che puoi appellarti.
Vado, buona giornata piccola grande stella
