Ciao, mi sono appena iscritto.
Non so da dove cominciare...
Diciamo che è più normale di quel che si creda pensare al suicidio. Chiunque più volte nella vita ci pensa, anche chi è tutto sommato felice ma vorrebbe farsi qualche viaggio mentale su come a tale gesto reagirebbero le persone care, i "nemici", i conoscenti ecc...
Ma, modificando un pochino il detto, tra il PENSARE e il FARE c'è di mezzo il mare. E in pochi istanti spegni il tuo film mentale e ritorni alla tua vita.
Da qualche mese per me quel mare è diventato un fiumiciattolo. Quel briciolo di positività che mi è rimasta mi permette di sentire una certa distanza dalla realizzazione di un simile gesto, ma avverto quella distanza drammaticamente più vicina di quel che dovrebbe essere.
PESANTEMENTE demoralizzato dalla mancanza di lavoro (e da tante altre cose di cui non vorrei parlare per paura di essere riconosciuto) lascio il mio paese e vado a Roma a fare un corso di formazione e un tirocinio, a spese dei miei genitori. Li ho finiti entrambi e sono andati piuttosto bene, ma nell'azienda in cui ho fatto lo stage non servono dipendenti. Sto mandando centinaia di curriculum sia di persona che online, per ora niente. Se entro agosto non riuscirò a trovare uno straccio di lavoro sarò costretto a tornare a casa. Credetemi che è una cosa che non riuscirei ad accettare in NESSUN modo, non esiste. Non perché non ami il mio paese, tutt'altro, è il posto in cui vorrei vivere, invecchiare e morire felice, ma non posso tornarci nel mio stato attuale. Andrei in contro a conseguenze che non mi merito assolutamente. E di modi per evitare tutto ciò me ne vengono in mente pochi, se non uno solo.