... chi resta. I "survivors"

MyHelp: Forum di mutuo aiuto, di prevenzione del suicidio e di gestione delle crisi.
A volte si pensa di non aver più nulla da perdere, nè più motivi di esistere.
E' facile pensarlo se non si ha qualcuno con cui confrontarsi. La vita è piena di insidie, ed è facile perdersi. Ma spesso basta una mano per rimettersi in piedi.
Ma questo è anche un forum sulla Morte, il più grande tabù nella storia dell'essere umano, la paura più grande.

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Messaggioda Sonia » 23/10/2020, 11:38



Ciao a tutti,
Vorrei abbracciarvi tutti, uno ad uno. Abbracciarvi forte, abbracciarvi forte soprattutto quando non va tutto bene e si vede tutto nero.
Sono una "Survivor", così vengono chiamati i cari che perdono qualcuno che si toglie la vita. Ho perso l'amore della mia vita, soffriva di fortissimi acufeni e non ce la faceva più. Gli erano scoppiati durante il lock-down, a fine marzo... Era stremato.
Aveva già avuto episodio di tentato suicidio in adolescenza (si era defenestrato e se l'era cavata con delle fratture. Al tempo non aveva questi acufeni).
Per lui ho fatto di tutto e di più, l'ho amato infinitamente e sono stata amata con la stessa intensità. Sono grata anche per aver semplicemente fatto un pezzetto di strada con lui, seppure troppo breve.

Ci dicono sopravvissuti, perché chi resta non vive più. Chi resta (se va bene) sopravvive al dolore.
Non abbiate paura di chiedere aiuto, cercate di parlarne il più possibile del vostro dolore, della vostra disperazione. Con lui ne parlavo tanto del suo star male per gli acufeni.. avevamo fissato anche insieme degli appuntamenti da una psicoterapeuta, lui però li saltava... aveva perso le speranze dopo le visite dai medici (ha fatto decine su decine di visite nell'arco di pochi mesi, sì è ammalato durante il lock-down). Si sentiva inaiutabile e senza speranza.
Di acufeni non si muore ma la qualità della vita è compromessa fortemente.

Sappiate che la speranza e l'aiuto per chi decide di stare qui, c'è... c'è e ci sarà.
Non vi dirò mai che la vita è bella, perché la vita sa essere anche dolorosa (ora vivo in un dolore atroce da due mesi), però visto che comunque tutti alla fine giungiamo al capolinea, tanto vale vedere cosa ci riserva questo viaggio senza essere noi a decretare il quando.

Ho pensato di farla finita? Sì, da quel giorno ci ho pensato un'infinità di volte. Però poi penso a come sto male e non vorrei dare dolore a chi sta cercando di fare di tutto per tenermi su. Non meritano questo.
E tutti noi abbiamo solo una chance per far qualcosa per noi e per gli altri. Solo una. Ed è qui ed ora. Non dopo. È ora. Diamoci la possibilità di vedere come andrà.

Vi abbraccio forte.
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Sonia
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Messaggioda Riccardina » 23/10/2020, 12:02



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Messaggioda crociato » 23/10/2020, 12:04



Ricambio l'abbraccio per quanto io sia un sopravvissuto di altro genere. Condivido il tuo proposito.
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Messaggioda Godot » 23/10/2020, 12:31



Bellissima testimonianza, grazie
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Messaggioda Semir88 » 23/10/2020, 12:34



La vita è bella perché è dolorosa..se tutto fosse bello, facile sarebbe troppo semplice. La cosa più bella dell'essere vivi è respirare. Viviamo perché respiriamo, ci nutriamo, e pensiamo.
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Messaggioda Acedia » 23/10/2020, 17:22



Seppur virtuale, un fortissimo abbraccio
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Messaggioda Kance » 23/10/2020, 23:41



Un abbraccio anche da parte mia.
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Messaggioda MrFire » 24/10/2020, 9:51



I dolori all'orecchio hanno messo fine a una bella relazione, stavo quasi per sposarmi. Ho fatto per un anno intero la spola tra dentisti e otorini che si rimbalzavano la palla. Alla fine dopo anni ho scoperto che il catarro nelle orecchie che si accumula per allergie era la causa del mio male ma "gli esperti" non ci sono arrivati. Mi sono dovuto curare da solo. Non mi sono ammazzato, non ci ho neanche pensato, ma certamente ho sofferto le pene dell'inferno. Pene che erano risolvibili con un farmaco da banco: ma ai cari medici non venne nemmeno in mente quella ipotesi.
Mi immedesimo tanto nella situazione di disagio che ha vissuto il tuo ex compagno. Purtroppo quando serve una cura - ed è urgente - il sistema non è in grado di dartela. Con me è successo parecchie volte e ogni patologia di cui ho sofferto è stata trattata da cani della medicina. Dolori continui giornalieri all'orecchio sinistro mi avevano costretto a starmene a letto per la maggior parte del tempo libero. Effettivamente un dolore fisico può essere trigger di episodi depressivi in soggetti predisposti. Si può anche arrivare a togliersi la vita. Per quegli acufeni lo psicoterapeuta non poteva fare nulla: era l'otorino che doveva stare accanto al malato, ma loro visitano superficialmente e ti lasciano col problema. Per malasanità, per mancate cure, per cure sintomatiche che non curano nulla, ci si uccide, si perdono relazioni, si perdono posti di lavoro.
Lo scrivente è il il survivor della sua situazione. Di quello che si passa quando il corpo comincia ad avere un problema "strutturale" nessuno immagina nulla. Per capire bene come funziona la nostra sanità, bisogna aspettare che arrivi il male. I cari baroni sono protetti da una propaganda enorme: i fluidi finanziari permettono di acquistare qualunque cosa, e di preservare il buon nome della categoria. Sono davanti a tutti descritti "salvatori" questi cari dottori: ma anche in questo caso ci è scappato il morto, per acufeni e depressione non curati!!! Certo non si potrà mai imputare mai il suicidio al dottore che ha fatto la visita specialistica? Ma una bella causetta per capire se ha seguito i protocolli per intero io gliela farei. Io per primo sogno di farla in quanto survivor di malasanità... nel mio caso è "morto" qualcosa, ho subito una perdita: parliamo di dignità, di affetti, di soldi.. non ho perso la vita, ma ci sono arrivato molto vicino.. sempre per le cure inconsistenti di altri dottori, quelli che (non) curano gli episodi depressivi: non hanno idea di come farlo, assegnano solo molecole e ti spediscono a casa. Scrive il survivor che ha perso una laurea in quel caso. Per fortuna molto spesso la figura del survivor e della vittima coincidono. Vittime che possono parlare. E che verranno criticate: da chi non sa, non immagina e da chi è pagato per denigrare questi sfoghi problematici per il "regime" che deve mantenere un ombra di buonismo e di serietà che non gli appartiene. Per quanto mi riguarda l'immagine dell'avvoltoio è azzeccata per molte persone che svolgono la professione sanitaria.
Una vittima E survivor.
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Ultima modifica di MrFire il 24/10/2020, 9:53, modificato 1 volta in totale.
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Messaggioda Quark » 24/10/2020, 9:52



Una testimonianza molto forte e toccante.
Non ti dirò "ti capisco" perché ognuno ha il suo dolore e lo elabora alla propria maniera.

Ho vissuto la perdita di un caro a causa di una lunga malattia e il dolore è immenso, soprattutto quando questa persona è malata al punto di esser felice di morire. Si sommano così il dolore causato dalla sua perdita, e quindi dalla sua mancanza, a quello precedente dovuto a tutte le sofferenze che costui ha dovuto subire.
Nella mia esperienza l'unica differenza è che questa persona non si è tolta la vita ma è spirata su un letto d'ospedale dopo dieci anni di lenta agonia.

Leggendoti ho in parte rivisto la mia esperienza. Sappi che ti sono vicino anche io e ti ringrazio per aver condiviso questa tua testimonianza con noi.
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Messaggioda Sonia » 24/10/2020, 16:52



MrFire ha scritto:I dolori all'orecchio hanno messo fine a una bella relazione, stavo quasi per sposarmi. Ho fatto per un anno intero la spola tra dentisti e otorini che si rimbalzavano la palla. Alla fine dopo anni ho scoperto che il catarro nelle orecchie che si accumula per allergie era la causa del mio male ma "gli esperti" non ci sono arrivati. Mi sono dovuto curare da solo. Non mi sono ammazzato, non ci ho neanche pensato, ma certamente ho sofferto le pene dell'inferno. Pene che erano risolvibili con un farmaco da banco: ma ai cari medici non venne nemmeno in mente quella ipotesi.
Mi immedesimo tanto nella situazione di disagio che ha vissuto il tuo ex compagno. Purtroppo quando serve una cura - ed è urgente - il sistema non è in grado di dartela. Con me è successo parecchie volte e ogni patologia di cui ho sofferto è stata trattata da cani della medicina. Dolori continui giornalieri all'orecchio sinistro mi avevano costretto a starmene a letto per la maggior parte del tempo libero. Effettivamente un dolore fisico può essere trigger di episodi depressivi in soggetti predisposti. Si può anche arrivare a togliersi la vita. Per quegli acufeni lo psicoterapeuta non poteva fare nulla: era l'otorino che doveva stare accanto al malato, ma loro visitano superficialmente e ti lasciano col problema. Per malasanità, per mancate cure, per cure sintomatiche che non curano nulla, ci si uccide, si perdono relazioni, si perdono posti di lavoro.
Lo scrivente è il il survivor della sua situazione. Di quello che si passa quando il corpo comincia ad avere un problema "strutturale" nessuno immagina nulla. Per capire bene come funziona la nostra sanità, bisogna aspettare che arrivi il male. I cari baroni sono protetti da una propaganda enorme: i fluidi finanziari permettono di acquistare qualunque cosa, e di preservare il buon nome della categoria. Sono davanti a tutti descritti "salvatori" questi cari dottori: ma anche in questo caso ci è scappato il morto, per acufeni e depressione non curati!!! Certo non si potrà mai imputare mai il suicidio al dottore che ha fatto la visita specialistica? Ma una bella causetta per capire se ha seguito i protocolli per intero io gliela farei. Io per primo sogno di farla in quanto survivor di malasanità... nel mio caso è "morto" qualcosa, ho subito una perdita: parliamo di dignità, di affetti, di soldi.. non ho perso la vita, ma ci sono arrivato molto vicino.. sempre per le cure inconsistenti di altri dottori, quelli che (non) curano gli episodi depressivi: non hanno idea di come farlo, assegnano solo molecole e ti spediscono a casa. Scrive il survivor che ha perso una laurea in quel caso. Per fortuna molto spesso la figura del survivor e della vittima coincidono. Vittime che possono parlare. E che verranno criticate: da chi non sa, non immagina e da chi è pagato per denigrare questi sfoghi problematici per il "regime" che deve mantenere un ombra di buonismo e di serietà che non gli appartiene. Per quanto mi riguarda l'immagine dell'avvoltoio è azzeccata per molte persone che svolgono la professione sanitaria.
Una vittima E survivor.


Ciao MrFire.

Non sai quanto mi dispiaccia per quello che ti è successo. E non lo dico per dire, anzi… perché credo che veder andare in frantumi ciò che si stava costruendo con sacrificio sia orribile. Mi pare di aver capito che sei guarito dai tuoi dolori… ho capito giusto?
Sono realmente toccata da quanto racconti ma mi sento di dirti una cosa: complimenti di cuore. Davvero.
Perché nonostante tutto non ti sei arreso e hai combattuto. Nonostante la laurea sfumata, nonostante la relazione finita, nonostante la tristezza… hai combattuto. E' di gente come te, che ha questa determinazione, che il mondo ha bisogno.

Ora in generale come ti senti? A livello personale intendo… come stai?




Quark ha scritto:Una testimonianza molto forte e toccante.
Non ti dirò "ti capisco" perché ognuno ha il suo dolore e lo elabora alla propria maniera.

Ho vissuto la perdita di un caro a causa di una lunga malattia e il dolore è immenso, soprattutto quando questa persona è malata al punto di esser felice di morire. Si sommano così il dolore causato dalla sua perdita, e quindi dalla sua mancanza, a quello precedente dovuto a tutte le sofferenze che costui ha dovuto subire.
Nella mia esperienza l'unica differenza è che questa persona non si è tolta la vita ma è spirata su un letto d'ospedale dopo dieci anni di lenta agonia.

Leggendoti ho in parte rivisto la mia esperienza. Sappi che ti sono vicino anche io e ti ringrazio per aver condiviso questa tua testimonianza con noi.


Ciao Quark,

la tua esperienza, per quanto diversa nei modi, l'epilogo è lo stesso. L'agonia devasta sia chi la vive sia chi sta accanto. E' un dolore che arrivi ad empatizzare immagino. Arrivi a star male tanto quanto la persona sofferente. Il suo dolore diviene il tuo.

Io e lui stavamo insieme da 1 anno e mezzo, io 29 anni lui 31. Storia a distanza, ci vedevamo tutti i weekend e quando ci prendevamo ferie. Io vivo sola a casa mia lui viveva con i suoi. Ha deciso di togliersi la vita a casa mia. Era un infermiere di sala operatoria, si è procurato il necessario. Quella mattina, quando sono uscita per andare in ufficio, si è tolto la vita. Ha lasciato quattro lettere, una per me, una per i suoi, una per gli amici e una per i colleghi. Lo ringrazio per aver lasciato queste lettere, la mia era piena d'amore e di gratitudine per me, in cui mi diceva che mi amava immensamente, non voleva farmi fare una brutta vita, che sapeva che io avrei fatto di tutto e di più per aiutarlo ma che non c'era più nulla da fare per la sua salute. Mi ha detto che l'anno e mezzo insieme è stato il più bello della sua vita.

Ha lasciato un vuoto incredibile. La mia fortuna è che non avverto minimamente i sensi di colpa, non li ho avuti nemmeno prima di leggere la lettera… e con la lettera mi ha confermato ciò. Quando si sentiva giù per questi acufeni, spesso appena staccavo da lavoro, mi facevo 200 km e star lì con lui anche solo due orette. Quando veniva da me, lo ascoltavo, lo coccolavo, gli stavo accanto, insomma mi prendevo cura in ogni cosa… cercavo di distrarlo e tirarlo su di morale, organizzando con amici, passeggiata, attività che gli piacevano. Insomma, so che per lui ho dato tanto… e so che lui mi ha amata con la medesima intensità. Tutto ciò l'ho fatto sia prima di star male, che dopo. Era ed è il mio grande amore.

Poi però ho voluto andare a fondo della cosa, facendo una sorta di "autopsia psicologica". Non me lo avrebbe riportato indietro, ma avevo bisogno di sapere come mai tutte le persone sue amiche e colleghe mi dicessero "Da quando ti conosce, è cambiato: lo vediamo felice, sereno, contento e più estroverso". Siccome tutto ciò me lo dicevano anche quando era vivo, non ci davo peso… però dopo il suicidio ho deciso di approfondire. Ed è emerso di tutto e di più… ho parlato con amici, colleghi e colleghi di università. Ho fatto la quadratura del cerchio.

Essendo una persona molto razionale, ho avuto bisogno di sapere. E ho saputo. Nonostante tutto, l'amore e la stima che ho sempre nutrito per lui è rimasta intatta.

Ora sono seguita da una terapeuta. Perché purtroppo eventi del genere lasciano in chi resta un dolore ed una paura inimmaginabile. Il dolore della perdita, la mancanza che lacera. La difficoltà a fidarsi di qualcun altro. La paura di essere felici… ecco, l'unico senso di colpa che avverto è quando sono "un po' più serena e tranquilla". Mi sento in colpa a sentirmi un po' più su… nonostante io abbia tutto il diritto di vivere.

Vi chiedo scusa per questo sfogo, però ecco, sappiate che quando si decide di farla finita, si decide oltre che per se stessi anche per tutti gli altri. Lui ha scelto per lui e per me,

Ora io devo aver la forza di scegliere per me.
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