Promesse illusorie (fantasie di suicidio comprese)

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Promesse illusorie (fantasie di suicidio comprese)

Messaggioda Royalsapphire » 13/10/2013, 12:11



spectator vitae ha scritto:> Tu hai mai tentato il suicidio?

No, né ho scritto saggi al riguardo, ma rimando alle frasi cioraniane che ho già riportato – e alla seguente.

«Nel mio saggio sul suicidio ho dimenticato di precisare che per me il suicidio è un'idea e non un impulso. Il che spiega le contraddizioni, le viltà, i tentennamenti che questo grande soggetto mi ispira.»


Quindi tu, come Cioran, affermi che è l'idea del suicidio a tenerti in vita...!
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Messaggioda Darshan90 » 13/10/2013, 12:32



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Oh the roar of the chains and the cracking of timbers,
The noise at the end of the world in your ears,
As a mountain of steel makes its way to the sea,
And the last ship sails.
And whatever you'd promised, whatever you've done,
And whatever the station in life you've become.
In the name of the Father, in the name of the Son,
And whatever the weave of this life that you've spun,
On the Earth or in Heaven or under the Sun,
When the last ship sails.
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Messaggioda spectator vitae » 13/10/2013, 12:47



> Quindi tu, come Cioran, affermi che è l'idea del suicidio a tenerti in vita...!

Sostengo piuttosto che l'idea del suicidio può rimanere tale quando si è troppo lucidamente impaludati, nella vacuità.
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Promesse illusorie (fantasie di suicidio comprese)

Messaggioda chopsuey » 13/10/2013, 15:38



spectator vitae ha scritto:Sostengo piuttosto che l'idea del suicidio può rimanere tale quando si è troppo lucidamente impaludati, nella vacuità.


Scusa, ma mi sembra come la posizione di chi è ossessionato dal porno perché non può o non vuole fare sesso.
Indugi nell'ossessione di un'idea senza metterla in pratica (e per fortuna, in questo caso). Ma così facendo, non è essa stessa un'illusione?
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Promesse illusorie (fantasie di suicidio comprese)

Messaggioda spectator vitae » 13/10/2013, 16:36



> Ma così facendo, non è essa stessa un'illusione?

Be' in effetti, ci ho pensato anche io prima (ma grazie a te che consenti di puntualizzare), se so già di non farmi fuori (però al 100% non lo so eh), allora mi attacco all'idea di assideramento o altro solo per star meglio (quindi, in fondo, per illudermi ancora una volta). In questo senso avrei superato senza volerlo addirittura Cioran, che vedeva nella sola idea del suicidio (anche senza la messa in pratica) la "liberazione" (potrei però aver frainteso).

Per quanto mi riguarda non mi basta l'idea, ma mi serve anche, mentalmente, una tecnica dettagliata che ritenga per me applicabile e infallibile, qualora volessi metterla concretamente in atto (infatti avevo fatto riferimento ai metodi pratici... ma quell'altra conversazione è stata troncata).

Ad ogni modo, togliendo la possibilità del suicidio, la palude in cui vivo - questa è la conseguenza - diventa ancor più melmosa e svuotata (che bello!) e l'unica idea assurda su cui posso ancora puntare è quella di ritirarmi nell'unica baita disponibile che ho in mente, immergermi nel bosco con tre capre e gustarmi da buon eremita tutto il sapore della realtà.
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Promesse illusorie (fantasie di suicidio comprese)

Messaggioda spectator vitae » 14/10/2013, 17:16



«L’idea del suicidio mi ha accompagnato in tutte le circostanze della vita, gravi o frivole. Tutto sommato è stata proprio un’ossessione salutare, dal momento che finora mi ha permesso di resistere all’impulso di uccidermi.» (Cioran)

«Chi si uccide col pensiero (l’arte di uccidersi col pensiero) non è più uno schiavo.» (Cioran)

«Cioran, in effetti era uno tra quelli ossessionati dal suicidio, ma che poi alla fine non aveva commesso. Il suicidio viene preso da Cioran come un atto che dà la libertà, una liberazione in fondo, un atto che viene proibito e che è stato proibito nei secoli a causa di una – come la definisce lui – cospirazione contro il suicidio. Lui, come altri filosofi, sembra aver colto la paradossalità del suicidio. Già Schopenhauer aveva detto che il suicidio è paradossale proprio perché l’ultimo tentativo disperato di affermare la volontà di vivere. Così anche in Cioran è paradossale perché l’uomo che si suicida non si riconosce e non vuole riconoscersi in nessun suo atto, eppure è costretto a riconoscersi nell’atto stesso del suicidio. Capite che genialità questo pensiero di Cioran?» (da http://filosofia-orconerocapoguerra.blogspot.it, adattando leggermente)

Più che un pensiero geniale – a questo punto – quello di Cioran a riguardo del suicidio non è altro che un altro raffinato sottoprodotto mentale (non malefico, ma illusorio) della sofferenza psichica.

Certo l’illusione (ossessiva) del potersi suicidare, oltre a non essere comunissima, è al top delle illusioni: di quali altre illusioni possiamo essere schiavi dopo aver riconosciuto questa? (oltre a quelle amorose, a quelle sui paradisi in terra, a quelle dei nidi di calore domestico, a quelle delle diverse forme di provvidenza che interverrebbero su di noi, ecc)

Si ricordi che, fra i grandi saggi, anche il Buddha (quello del “tutto è dolore”) aveva le proprie illusioni birichine: credeva nel proprio ruolo di guru liberatore, nella perfezione della propria intoccabile dottrina e nelle rinascite.

Anche l’Ecclesiaste (quello del “tutto è vanità”), nonostante tutto, confidava nel dio.

Si ricordi pure che erano – e siamo – dei primati, cioè scimmie, esseri animaleschi, ad uno stadio evolutivo "da inferiori" (ancora pelosi, con le unghie, barcollanti, ecc), anche se coi vestiti addosso, le unghie pitturate e i pendagli vari.

E Schopenhauer, l’altro grande, che illusioni aveva? Bella domanda! Forse quella legata al valore che attribuiva al proprio sistema filosofico (quando insisteva troppo su certi concetti strettamente filosofici, anche per auto-convincersi della loro verità e rilevanza) e l’idea del raggiungimento del nirvana come un tutto, come oceano di pace, spazio luminoso di serenità e bla bla bla.

Per finire, in tema…

«Quando la morte chiama, il suicida s'offre volontario!» (questa ciambrutta è mia, appena sfornata)
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