Voglio farlo ma ho paura

[Wisp]

Mi ha fatto un po' riflettere.
Adesso ho paura di suicidarmi perché potrei finire all'inferno.

Piuttosto che l'inferno, troverei logica un'altra vita con più o meno gli stessi problemi da cui uno ha cercato di fuggire.

[kiono]

In questo modo però non esiste giustizia.
Una persona sarà quindi costretta per l'eternità a vivere una vita di merda, mentre i fortunati faranno un vita serena.

[Wisp]

Se ci fossero più vite, potrebbe essere che i fortunati di oggi siano stati meno fortunati in precedenza.

[Il_Re_Dei_Numeri]

Kiono io non credo affatto che ci sia un'altra vita "spirituale" dopo la morte e certamente non esistono nè paradiso nè inferno.
L'idea che mi sono fatto invece è che si possa nascere e morire un numero infinito di volte, ma questo non significa che ogni volta la vita sarà uguale a quella precedente, perchè è impossibile che ogni volta ci siano esattamente le stesse condizioni di partenza.In passato ho pensato anche io al suicidio ma ora invece NON la vedo una soluzione realistica e "intelligente".

[kiono]

Riporto un'altra testimonianza:

"E’ naturale chiedersi che cosa accada dopo la morte. Abbiamo studiato a questo proposito, molti casi di bambini molto piccoli, che ovviamente non potevano aver letto articoli o ascoltato racconti sulle esperienze di pre-morte. Tra questi ci fu il caso di un bimbo di due anni, il quale ci raccontò a modo suo quello che aveva vissuto e che definiva “il momento della morte”. Il piccolo ebbe una violenta reazione ad un farmaco e fu dichiarato morto. Dopo quella che parve un’eternità, mentre il medico e la madre si disperavano, il piccino improvvisamente aprì di nuovo gli occhi e disse: “Mammina, ero morto. Ero in un luogo bellissimo e non volevo ritornare. Ero con Gesù e Maria. E Maria mi ripeteva che per me non era ancora giunta l’ora, e che dovevo ritornare per salvare la mia mamma dal fuoco”.

Questa madre, purtroppo, fraintese quello che Maria aveva detto a suo figlio, quando affermò che avrebbe dovuto salvarla dal fuoco dell’inferno. Non riusciva a capire perchè mai fosse destinata ad andare all’inferno, dato che si riteneva una persona per bene. Tentai allora di aiutarla, spiegandole come secondo me avesse probabilmente frainteso il linguaggio simbolico di Maria. Le suggerii quindi di provare ad utilizzare il suo lato intuitivo piuttosto che quello razionale, e le chiesi che cosa avrebbe fatto se Maria non le avesse rimandato indietro suo figlio? La donna si mise le mani nei capelli e gridò: “Oh, mio Dio, mi sarei trovata fra le fiamme dell’inferno (perchè mi sarei uccisa)”."

Tratto da: http://www.fisicaquantistica.it/esperie ... o-la-morte

Quindi se una persona si uccide, anche in preda alla disperazione, va all'inferno.

[kiono]

Santa Teresa d'Avila, che fu una delle principali scrittrici del suo secolo, ebbe da Dio, in visione, il privilegio di scendere all'inferno mentre era ancora in vita. Ecco come descrive, nella sua “Autobiografia” ciò che vide e provò negli abissi infernali.

"Trovandomi un giorno in preghiera, improvvisamente fui trasportata in anima e corpo all'inferno. Compresi che Dio voleva farmi vedere il luogo preparatomi dai demoni e che avrei meritato per i peccati in cui sarei caduta se non avessi cambiato vita. Per quanti anni io abbia a vivere non potrò mai dimenticare l'orrore dell'inferno.

L'ingresso di questo luogo di tormenti mi è sembrato simile a una specie di forno, basso e oscuro. Il suolo non era che orribile fango, pieno di rettili velenosi e c'era un odore insopportabile.

Sentivo nell'anima mia un fuoco, del quale non vi sono parole che possano descrivere la natura e il mio corpo contemporaneamente in preda ai più atroci tormenti. I grandissimi dolori che avevo già sofferto nella mia vita sono nulla in confronto a quelli provati all'inferno. Inoltre, l'idea che le pene sarebbero state senza fine e senza alcun sollievo, completava il mio terrore.

Ma queste torture del corpo non sono paragonabili a quelle dell'anima. Provavo un'angoscia, una stretta al cuore così sensibile e, nello stesso tempo, così disperata e così amaramente triste, che tenterei invano di descriverla. Dicendo che in ogni momento si soffrono le angosce della morte, direi poco.

Non potrò mai trovare espressione adatta per dare un'idea di questo fuoco interiore e di questa disperazione, che costituiscono appunto la parte peggiore dell'inferno.

Ogni speranza di consolazione è spenta in quell'orribile luogo; vi si respira un'aria pestilenziale: ci si sente soffocare. Nessun raggio di luce: non vi sono che tenebre e tuttavia, oh mistero, senza alcuna luce che rischiari, si vede quanto vi può essere di più ripugnante e penoso alla vista.

Posso assicurare che tutto quanto si può dire dell'inferno, quanto si legge nei libri di strazi e di supplizi diversi che i demoni fanno subire ai dannati, è un nulla in confronto alla realtà; c'è la stessa differenza che passa tra il ritratto di una persona e la persona stessa.

Bruciare in questo mondo è pochissima cosa in confronto a quel fuoco che provai all'inferno.

Tratto da: http://medjugorje.altervista.org/doc/in ... zione.html

[Il_Re_Dei_Numeri]

Dai Kiono non dirmi che mo ti sei messo in fissa che esiste davvero l'inferno....

[kiono]

Ho paura. Intendo farla finita ma questa idea dell'inferno mi preoccupa davvero.

[Snake]

... “Mammina, ero morto. Ero in un luogo bellissimo e non volevo ritornare. Ero con Gesù e Maria. E Maria mi ripeteva che per me non era ancora giunta l’ora, e che dovevo ritornare per salvare la mia mamma dal fuoco”...

a parte che uno se muore davvero non torna indietro a raccontarlo;
ma poi come ha fatto questo ad andare in un luogo bellissimo con gesù giuseppemmaria da morto? a casa mia i morti non vanno da nessuna parte.

[La Musica del Vento]

Hai già detto tutto tu, non è possibile avere la certezza di cosa ci sia dopo la morte, quindi direi che in ogni caso non vale la pena rischiare.
Di conseguenza sarebbe forse più opportuno cercare di vivere al meglio la vita, per quanto possibile e per quanto si possano subire circostanze sfavorevoli, considerando che è tutto ciò che resta e che è certo.