Ciao. Avete presente la dismorfofobia? Il disturbo per cui si vede il proprio corpo come deforme o qualcosa del genere. Io ho un problema simile: non è il mio corpo che percepisco orrendo, ma la mia personalità. Non in senso morale, non sono un killer, un pedofilo, o un ladro di merendine. Sono un rincoglionito, un "weirdo", un paranoico, un essere altamente indesiderabile e indesiderato, dal valore sociale nullo, anzi, negativo, che a malapena riesce ad uscire di casa. Ahhhh se solo quando lo faccio cambiassero la serratura di casa! Allora sì che smetterei di essere un mangiapane a tradimento e piagnone! Se non fossi ateo crederei di essere indemoniato. Probabilmente porto pure sfiga. E questa consapevolezza sta sempre più bruciando anche quella minima serenità che mi garantisce lo stare nascosto. Non c’è più scampo. Oh ma, ripeto, naturalmente sono tutte scuse per non lavorare.
Questo è tutto ciò che sono disposto a dire di me. Non posso aggiungere altro altrimenti vedreste in pratica quale mostro io sia (ma lo intuirete comunque). E io mi vedrei riflesso in voi. La cosa potrebbe però avere una sua utilità nel caso necessitassi di una spinta finale verso il suicidio. Ora non sentitevi caricati di chissà quale responsabilità... che ve ne frega dopo tutto. Vi frega solo che qualcuno venga a insinuare che vi state spaccando la schiena per nulla.
E dire che, in maniera apparentemente paradossale, tra me e me io mi troverei anche un tipo simpatico. Ma quando ho a che fare con gli altri mi trasformo e subisco delle umiliazioni che vanno anche al di là delle più tetre aspettative. Come se avessi delle colpe che non riesco nemmeno a capire. La mia vita è diventata un incubo. Sembrerà assurdo, ma sto cercando di diventare ancora più pessimista. Certo sono consapevole come sia un cane che si morde la coda. Più si è pessimisti, più si verrà percepiti negativamente, e allora si diventerà ancora più pessimisti ecc… Ma non c’è via d’uscita.
Vorrei parlare esclusivamente del suicidio, soprattutto con gli altri aspiranti suicidi. Tanto, anche se non ottenessi il cattivo ritorno previsto, si direbbero le solite banalità (che per me sono imposture) : la vita è bella, la vita è un dono, la vita è sacra… perché non lavori, perché non vai in palestra, perché non vai in chiesa, perché non vai dallo psicologo (già dato grazie)… perché non pensi ai bambini poveri… magari qualcuno potrebbe persino violentare se stesso fino a complimentarsi con me perché, boh, da come scrivo si capisce che ho delle qualità e che quindi devo solo imparare a sfruttarle. Nah. Tempo perso.
Insomma, perché dovrei, dovremmo farlo? Perché no? E se lo facciamo, come lo facciamo? Certo non sono dell’idea di fare patti suicidi. Credo che abbassino la probabilità di riuscita dell’operazione. Se si decide di farlo, bisogna farlo; da soli. E non si può fallire.
Se fossi certo che non sarei punito da una simpaticissima entità superiore, o dal karma, o da Winnie Pooh, se fossi certo che ammazzandomi raggiungerei l’aponia (l’assenza di dolore) io voglio pensare che non sarei così co… fesso da non trovare la forza di crepare. Il problema comunque non si pone perché, naturalmente, la certezza non c’è. Che senso ha rischiare di cadere dalla padella alla brace? E’ incredibile però quanta gente sia sicura di sé oltre che delle sue visioni del mondo. Ma sicura di che, su quali basi?! Su ogni cosa ci sono milioni (vabè forse non milioni, ma è giusto per capirsi) di interpretazioni che si contraddicono tra di loro, e tutti (quasi) sono certi che la loro sia quella giusta! E in base a questa certezza basano la loro forza; ragion per cui se da una parte li trovo ridicoli dall’altro mi ritrovo ad invidiarli.
L’unico altro motivo che mi viene in mente per cui sarebbe meglio non farlo è la sofferenza che causerei ai miei genitori. Ma qui mi vien più facile divincolarmi. Secondo la mia ottica, sopportare un dolore insopportabile solo per evitarlo ad altre persone (che per giunta sono i primi responsabili del mio dolore, avendomi messo al mondo – ma non gliene voglio per questo. Sono tanto buono ) è una cosa stupida. Io lo chiamo martirio. Naturalmente mi dispiace, ma non c’è via d’uscita. Anzi, forse una c’è. Se proprio non ce la fanno, che si ammazzino pure loro! Il nostro istinto di sopravvivenza ci fa percepire la morte come qualcosa di terribile, ma in realtà, razionalmente, è solo l’atto del morire ad esserlo (e non necessariamente). Anche perché poi si muore comunque! E poi finiti tutti i problemi! Nessun rimpianto, nessuna tristezza. Quelle sono cose per i vivi… in teoria. Sono tornato alle ipotesi. Questa parte mi rendo conto possa risultare quella più sconcertante per voi “normali”.
Non volevo dire nulla e alla fine mi sono sputtanato lo stesso. Vabè ora dateci pure dentro, disprezzatemi, ignoratemi, mistificatemi pure. Come detto, a questo punto, potrebbe essere anche cosa buona. Ma forse la prospettiva sarebbe da rovesciare: in teoria nessuno si dovrebbe permettere di umiliarmi in una situazione del genere. Ma proprio per questo, se “meritassi” comunque la gogna o l’indifferenza, significherebbe che è proprio giunta l’ora di farla finita.