Direi che ora il fondo sia più che superato, a st'ora potrei essere letteralmente sotto terra.
Non ho mai pensato al suicidio in maniera concreta, invece oggi ho spaventato me stessa più di sempre.
Ero in preda ad una crisi.
Mi sono svegliata tra le urla dei miei che litigavano, con la paura, l'ansia e la fretta di intervenire per evitare il peggio, come succede da sempre. Ma sta volta è stato diverso.
Come da copione mi hanno dato il buongiorno urlandomi che non c'è bisogno che mi alzi dal letto, che sono fregata, che non valgo nulla, che dovrei solo farmi schifo.
Ho sempre cercato di mantenermi lucida, nervi saldi, forte e sicura.
Oggi invece non ce l'ho fatta. Ho iniziato a piangere, a urlare, volevo che i miei la smettessero di litigare tra loro e di darmi addosso una volta per tutte. Ma nulla.
A questo si è aggiunto l'amante di mia madre per telefono, urlandomi di andare a scuola così da salvarmi dalla loro bolgia infernale. E sì, per quanto mi stia sulle palle, perché è colpa sua se litigano, è stato l'unico a cui in quel momento stesse importando di me.
Ma ormai i nervi mi erano partiti, non connettevo più, ero in preda alla rabbia e alla disperazione.
[Sono anni che mia madre sta male, e ora che peggiora pare che mio padre ne sia quasi felice. Non chiedetemi il perché, è complicata la loro storia e non mi va per niente di parlarne. Non sono divorziati, non proponetelo nemmeno, sono anni che alternano amanti, alla fine tornano sui loro passi e non si separano mai.]
Giuro, ho perso la testa: sono corsa nella mia camera, e sono salita a piedi scalzi sul davanzale, con l'intenzione di buttarmi.
Mia madre nemmeno realizzava la gravità della situazione a momenti, e mio padre uscendo per andare a lavoro mi ha detto "non vedo l'ora di organizzarti il funerale" sbattendosi la porta alle spalle. Al ché ho ricominciato a urlare e a piangere disperata.
Non so nemmeno come sinceramente, ma ho scelto di saltare dentro, ho preso tutto quello che avevo davanti e ho iniziato a lanciarlo contro il muro fino a distruggere mezza casa. Ero esausta, avevo solo bisogno di una tregua.
Credo di essere arrivata ad un esaurimento nervoso. Non ce la faccio più, nessuno mi ascolta, nessuno mi chiede come mi senta, per quale motivo, che cosa mi stia succedendo e a nessuno importa che mi stia lasciando andare. Ho perso la fiducia di tutti col mio andazzo da strafottente.
Ogni giorno, a tutte le ore, mi rinfacciano di essere la vergogna della famiglia tra urla e insulti.
Lo so, hanno ragione. Ci sono ragazze molto più intelligenti, responsabili, sveglie, che non portano alcun tipo di problema. Io sono stata una stupida, mi sono comportata da Alice nel paese delle meraviglie per troppo tempo.
Da quando mia madre si è ammalata non ho fatto altro che scappare, scappare e scappare.
Non ero forte, non lo sono. Fingevo di stare bene, fingevo di andare avanti e lo facevo anche bene, ma su una strada che non ho scelto io. E di cui non mi è mai importato nulla. Le uniche cose che mi facevano sentire viva, capace, erano le gare sportive, le competizioni, l'adrenalina del percorso fino alla vittoria. Per non parlare della squadra, che era la mia famiglia. Ma mi hanno portato via anche quello.
Adesso continuare a combattere sta diventando sempre più difficile, talmente difficile che oggi stavo per fare l'ennesima stronzata.
Ho le batterie scariche e non trovo il modo per poterle ricaricare. Avrei bisogno di mollare tutto e non pensare per un pò.
Non mi interessa più nulla. Ho lottato per tanto tempo senza ottenere risultati. Non ho più forze. Non dormo nemmeno più.
Ora non riesco a parlare con nessuno. Mi esplode la testa. Non sopporto la voce di nessuno, non voglio assolutamente avere contatti con nessuno, e non riesco nemmeno ad alzarmi. Sono rimasta a letto tutto il giorno, a piangere in silenzio perché non riesco a smettere.
E la cosa peggiore è che probabilmente, se su quel davanzale il minimo di amor proprio che esiste seppellito dentro di me non fosse emerso, sarei caduta, sarebbe finito tutto. Non ci sarebbe stato nessuno a salvarmi. Nemmeno le persone che mi hanno dato la vita. Mi avrebbero dimenticata tutti nel giro di un mese, o peggio, ricordata come la svitata che si è lanciata dalla finestra ancor prima di iniziare a vivere.
Mi sono resa conto di essere più sola che mai. Alle persone importa di me finché ci si diverte, finché va tutto bene. Non appena c'è il minimo sentore che qualcosa non vada, puff.
Tutto quello che reprimo continuamente è imploso: il senso di sconfitta, il rimpianto delle opportunità che ho rifiutato e che continuo a rifiutare, la delusione totale della mia condotta comportamentale, la paura di andare avanti e continuare a sbagliare, la fiducia in me stessa e nelle mie capacità buttata nel cesso, l'estremo dolore che provo per la malattia di mia madre. Lo sconforto che vedo sui volti di tutte le persone a cui tengo.
Non ho mai saputo staccarmi mentalmente dai miei genitori, ci tengo da morire, e tutto questo mi fa stare davvero troppo male.
La paura di oggi si aggiungerà alla lunga lista degli errori che mi tormentano di continuo. E non possono essere cancellati da nulla.
Adesso credono che sia matta, e che abbia bisogno di cure, di calmanti.
Certo, perché tutte le diciassettenni fanno una vita facile come la mia no? Tant'è che a momenti non si puliscono manco il c*lo da sole.
Perdonatemi il francesismo. Ognuno ha la propria vita, ma è chiaro che i miei anni di infanzia e adolescenza mi sono stati inesorabilmente portati via. Non riuscirei a comportarmi come una ragazzetta spensierata in alcun modo. Sono cresciuta all'inferno, combattendo di continuo per ogni cosa. Non si può nemmeno immaginare tutto quello che ho passato.
Comunque, da oggi mi faccio paura da sola. Ho perso il controllo di tutto, anche della mia testa.
Siamo al capolinea.
Sto crollando, e nessuno ha voluto crederci fino all'atto pratico.