Salve a tutti, è la prima volta che scrivo. Sono un uomo di 26 anni e qualche mese fa la mia psicologa (dopo due anni di terapia) mi ha diagnosticato una depressione maggiore. Da più di dieci anni penso quotidianamente al suicidio. Qualche mese fa mi è venuta l'idea di attuarlo in modo indiretto, ovvero tentando di compiere imprese estremamente rischiose senza nessuna sicurezza sulla mia capacità di portarle a termine. Lo scopo finale è quello della mia morte naturalmente, ma sul momento l'obbiettivo diventa sopravvivere.
Il 31 luglio ho scalato da solo una parete verticale (prima volta in assoluto) senza imbrago, corde o casco. Sono caduto da 20-30 metri, rimbalzando più volte e rotolando. Ho chiamato i soccorsi appena ho ripreso i sensi e mi hanno portato in ospedale. Avevo cinque fratture alla schiena, due gravi e tre no, e una grossa emorragia, ma dopo cinque mesi circa sono di nuovo apposto.
La mia psicologa, che è venuta a trovarmi tante volte in ospedale, mi ha detto che lei considerava il mio gesto come un tentato suicidio. Voi cosa ne dite?
La cosa peggiore è che dopo l'incidente non cambia nulla. Magari pensi "Sono sopravissuto a questo: cosa ha cambiato questa esperienza?" Non ha cambiato nulla, né me, né ciò che ho intorno. E tutti a dire che sono un incosciente, quando la verità è che avevo piena coscienza del gesto. Ad ogni passo che facevo mi dicevo "Fra poco, probabilmente, morirò. Va bene così".
Non sono molto bravo coi forum, ma spero di poter iniziare una discussione con voi senza le normali autocensure che mi impongo nella vita sociale. A presto.