Come un abisso, su una corda tesa

Buonanotte a tutti,
è molto difficile scrivere qui, ma approdo in questo forum in un momento di buia disperazione. Ho letto il regolamento e ho esitato a lungo, senza sapere bene in quale sezione inserire il mio messaggio, perchè forse andavano bene tutti e alla fine ho pensato che questa categoria in cui si parla di morte e suicidio sia forse quella più adatta.
Sono una persona sola, ma la solitudine in qualche modo non mi è mai pesata, tranne ora in cui si è rotto evidentemente un argine e ho paura di poter fare qualcosa di tragico, perchè lo sento, è lì dalla mattina in cui mi sveglio fino alla notte e sempre. Vivo in un isolamento quasi volontario dal 1997, anche perchè soffro di una grave forma di attacchi di panico che non mi permette di uscire senza accompagnamento, quindi la mia vita è costituita da un tot di metri quadri.
La mia esistenza è stata un inferno (ma inferno vero) fin dalla più tenera età, il pensiero della morte ha condizionato tutto, ci pensavo già a 10 anni e non sapevo liberarmi da questa angoscia. Ho un quadro psicologico grave, in cui mi sento un patchwork di cose, senza però sapere chi sono davvero. Ho fatto 22 anni di terapie varie che non sono servite a scoprire chi o cosa ci sia dentro me e mi hanno curato per qualunque cosa senza risolvere mai davvero nulla: depressione, ansia, disturbo bipolare, disturbo evitante, borderline in comorbilità con altre millemila manifestazioni patologiche, che si sono manifestate in età precocissima, avevo rituali ossessivi già a cinque anni. A ciò si aggiunga purtroppo una famiglia orribile... una madre psicolabile incapace di autodeterminarsi, un fratello tossicodipendente e un padre-padrone con cui non ho fatto altro che combattere (inutilmente), il quale spesso ha costretto alla fame alla sua famiglia, proprio in senso letterale. Ho vissuto la povertà più nera nella mia adolescenza e anche dopo (e pure ora, visto che ho perso quel po' di lavoro che avevo faticosamente ottenuto).
Ho smesso di avere rapporti umani, perchè le persone mi hanno fatto troppi danni e io non so difendermi. Di recente una grave delusione ha acuito il mio sconforto e la mia depressione, con cui praticamente convivo da sempre. È molto dura. Ho sempre pensato di essere una "persona resistente", anche tendenzialmente crepuscolare, ma ora il mio attaccamento alla vita sta venendo meno e ogni giorno il filo che mi tiene su, si assottiglia.
Non so più cosa fare.
è molto difficile scrivere qui, ma approdo in questo forum in un momento di buia disperazione. Ho letto il regolamento e ho esitato a lungo, senza sapere bene in quale sezione inserire il mio messaggio, perchè forse andavano bene tutti e alla fine ho pensato che questa categoria in cui si parla di morte e suicidio sia forse quella più adatta.
Sono una persona sola, ma la solitudine in qualche modo non mi è mai pesata, tranne ora in cui si è rotto evidentemente un argine e ho paura di poter fare qualcosa di tragico, perchè lo sento, è lì dalla mattina in cui mi sveglio fino alla notte e sempre. Vivo in un isolamento quasi volontario dal 1997, anche perchè soffro di una grave forma di attacchi di panico che non mi permette di uscire senza accompagnamento, quindi la mia vita è costituita da un tot di metri quadri.
La mia esistenza è stata un inferno (ma inferno vero) fin dalla più tenera età, il pensiero della morte ha condizionato tutto, ci pensavo già a 10 anni e non sapevo liberarmi da questa angoscia. Ho un quadro psicologico grave, in cui mi sento un patchwork di cose, senza però sapere chi sono davvero. Ho fatto 22 anni di terapie varie che non sono servite a scoprire chi o cosa ci sia dentro me e mi hanno curato per qualunque cosa senza risolvere mai davvero nulla: depressione, ansia, disturbo bipolare, disturbo evitante, borderline in comorbilità con altre millemila manifestazioni patologiche, che si sono manifestate in età precocissima, avevo rituali ossessivi già a cinque anni. A ciò si aggiunga purtroppo una famiglia orribile... una madre psicolabile incapace di autodeterminarsi, un fratello tossicodipendente e un padre-padrone con cui non ho fatto altro che combattere (inutilmente), il quale spesso ha costretto alla fame alla sua famiglia, proprio in senso letterale. Ho vissuto la povertà più nera nella mia adolescenza e anche dopo (e pure ora, visto che ho perso quel po' di lavoro che avevo faticosamente ottenuto).
Ho smesso di avere rapporti umani, perchè le persone mi hanno fatto troppi danni e io non so difendermi. Di recente una grave delusione ha acuito il mio sconforto e la mia depressione, con cui praticamente convivo da sempre. È molto dura. Ho sempre pensato di essere una "persona resistente", anche tendenzialmente crepuscolare, ma ora il mio attaccamento alla vita sta venendo meno e ogni giorno il filo che mi tiene su, si assottiglia.
Non so più cosa fare.