... chi resta. I "survivors"

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A volte si pensa di non aver più nulla da perdere, nè più motivi di esistere.
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Ma questo è anche un forum sulla Morte, il più grande tabù nella storia dell'essere umano, la paura più grande.

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Messaggioda Adamas » 24/10/2020, 17:33



Mi dispiace per il grande dolore che hai subito. È molto bello che abbia tratto questa forte empatia verso gli altri dalla tua esperienza anziché chiuderti nel tuo dolore come sarebbe stato anche comprensibile.

Se uno vive abbastanza a lungo finisce per diventare un sopravvissuto, ognuno per le proprie ragioni e vicende...

Ti ricambio forte l'abbraccio. :)
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Messaggioda Quark » 24/10/2020, 22:25



Sonia ha scritto:Ciao Quark,

la tua esperienza, per quanto diversa nei modi, l'epilogo è lo stesso. L'agonia devasta sia chi la vive sia chi sta accanto. E' un dolore che arrivi ad empatizzare immagino. Arrivi a star male tanto quanto la persona sofferente. Il suo dolore diviene il tuo.

Io e lui stavamo insieme da 1 anno e mezzo, io 29 anni lui 31. Storia a distanza, ci vedevamo tutti i weekend e quando ci prendevamo ferie. Io vivo sola a casa mia lui viveva con i suoi. Ha deciso di togliersi la vita a casa mia. Era un infermiere di sala operatoria, si è procurato il necessario. Quella mattina, quando sono uscita per andare in ufficio, si è tolto la vita. Ha lasciato quattro lettere, una per me, una per i suoi, una per gli amici e una per i colleghi. Lo ringrazio per aver lasciato queste lettere, la mia era piena d'amore e di gratitudine per me, in cui mi diceva che mi amava immensamente, non voleva farmi fare una brutta vita, che sapeva che io avrei fatto di tutto e di più per aiutarlo ma che non c'era più nulla da fare per la sua salute. Mi ha detto che l'anno e mezzo insieme è stato il più bello della sua vita.

Ha lasciato un vuoto incredibile. La mia fortuna è che non avverto minimamente i sensi di colpa, non li ho avuti nemmeno prima di leggere la lettera… e con la lettera mi ha confermato ciò. Quando si sentiva giù per questi acufeni, spesso appena staccavo da lavoro, mi facevo 200 km e star lì con lui anche solo due orette. Quando veniva da me, lo ascoltavo, lo coccolavo, gli stavo accanto, insomma mi prendevo cura in ogni cosa… cercavo di distrarlo e tirarlo su di morale, organizzando con amici, passeggiata, attività che gli piacevano. Insomma, so che per lui ho dato tanto… e so che lui mi ha amata con la medesima intensità. Tutto ciò l'ho fatto sia prima di star male, che dopo. Era ed è il mio grande amore.

Poi però ho voluto andare a fondo della cosa, facendo una sorta di "autopsia psicologica". Non me lo avrebbe riportato indietro, ma avevo bisogno di sapere come mai tutte le persone sue amiche e colleghe mi dicessero "Da quando ti conosce, è cambiato: lo vediamo felice, sereno, contento e più estroverso". Siccome tutto ciò me lo dicevano anche quando era vivo, non ci davo peso… però dopo il suicidio ho deciso di approfondire. Ed è emerso di tutto e di più… ho parlato con amici, colleghi e colleghi di università. Ho fatto la quadratura del cerchio.

Essendo una persona molto razionale, ho avuto bisogno di sapere. E ho saputo. Nonostante tutto, l'amore e la stima che ho sempre nutrito per lui è rimasta intatta.

Ora sono seguita da una terapeuta. Perché purtroppo eventi del genere lasciano in chi resta un dolore ed una paura inimmaginabile. Il dolore della perdita, la mancanza che lacera. La difficoltà a fidarsi di qualcun altro. La paura di essere felici… ecco, l'unico senso di colpa che avverto è quando sono "un po' più serena e tranquilla". Mi sento in colpa a sentirmi un po' più su… nonostante io abbia tutto il diritto di vivere.

Vi chiedo scusa per questo sfogo, però ecco, sappiate che quando si decide di farla finita, si decide oltre che per se stessi anche per tutti gli altri. Lui ha scelto per lui e per me,

Ora io devo aver la forza di scegliere per me.


Ti rinnovo la vicinanza per ciò che hai vissuto e ti ringrazio per quella che tu hai avuto nei miei confronti.

Nel mio caso la perdita è stata mio padre.
Sai, il sollievo che in qualche modo tu provi a seguito di questa mancanza, anche io lo provo per mio padre. Dalla mia posso dire che ora le sue sofferenze sono terminate e che lui non vorrebbe vedermi struggermi.

Ricordo anni fa, quando ancora ero un ragazzino, piansi in occasione di uno dei primi episodi della sua malattia. Lui, nonostante stesse male, mi disse che non avrebbe più voluto vedermi piangere. Oggi posso dire di essere felice di aver onorato la sua parola.
Io sono stato l'ultima persona della famiglia ad esser stato con lui in vita e sono stato la prima ad aver saputo che non c'era più. In tutto questo, sono orgoglioso di non aver versato una sola lacrima, proprio come lui mi disse anni fa.
Ho così comunicato la notizia e dato forza a miei familiari più stretti.
Infine mi sono fatto carico di sbrigare tutte le faccende che sopraggiungono a seguito di un decesso, pesanti data la situazione ma comunque necessarie.
Per lui ho fatto tutto il possibile e francamente non so dove abbia trovato tutta quella fermezza d'animo in quei momenti.
Certo, alcune cose che avremmo voluto/potuto fare e che non abbiamo fatto ci sono sempre ma, con il senno di poi, si sa che non si va da nessuna parte.

Tornando alla tua storia, mi permetto di dirti che ora fai bene a pensare un po' anche a te, da quello che hai scritto sopra credo che anche lui sarebbe felice che tu lo faccia.
Detto questo, il loro ricordo vivrà sempre dentro di noi e l'andare avanti al meglio delle nostre possibilità è la maniera migliore che abbiamo per onorarli.
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Messaggioda crociato » 25/10/2020, 1:40



Forse lo eri già prima ma le parole di adesso sono quelle di una persona matura
Il non colpevolizzarsi
L'accettare che quello che si è fatto non è bastato e nulla sarebbe potuto bastare
L'accettare le scelte, anche quelle prese al posto nostro
Andare a fondo per poi risalire con il cuore dolente ma in pace
Ora devi scegliere te
Con la consapevolezza di quanto vali
La forza la hai e lo sai
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