Poverina, anche la Morte iniziava a sentire il peso della sua esistenza.
Tutto iniziò quando la Natura creò se stessa, quindi il tutto e la vita. Ma la Natura sapeva che ogni essere vivente, un'anima dentro un corpo che si sarebbe deteriorato nel tempo, era destinato a scomparire e a cedere quindi la sua anima ad un altro corpo e così via, finché ella [[la Nat.]] non avrebbe deciso di porre fine a se stessa, un giorno.
La Natura, malvagia e vigliacca, derogò l’importante compito di gestire il riciclo delle anime ad una creatura fantasma e oscura, senza spazio, senza tempo, che vagava tra le terre colme di vita e a suo piacimento sceglieva la sua vittima e operava su di essa. Una dopo l’altra, le sue vittime avrebbero ceduto alla sua falce.
Quello era il suo compito e lo aveva sempre fatto bene; nessuna razza aveva un vero e proprio privilegio in tal senso: aveva deciso di assegnare un tempo limite ad ogni tipo di creatura esistente, ma comunque imprevedibile e letalmente efficace. Persino la sua matrigna era fiera del suo operato.
L'uomo inutilmente la contemplava, ne studiava il suo lavoro, la affrontava, ma niente: quando lei decideva, era fatale; e se mai avesse dovuto fallire per qualche ragione, sarebbe stata questione di poco tempo, ma lei era la destinazione finale di tutti.
Nonostante fosse una creatura immanente, questa iniziava a sentire il peso del suo lavoro che pareva ormai senza fine. Pregava ormai, affinché la matrigna le facesse toccare la stessa sorte che lei donava alle sue vittime. Sì, perché per la Morte, il suo operato era il suo dono per noi tutti. Lei ci invidiava, voleva essere come noi.
La Morte voleva morire.
Questa cagàta l’ho scritta io. Secondo me ha due morali:
1. Ognuno ha un suo ruolo nell’universo. C’è il povero, il ricco, il criminale, il depresso, il presidente della repubblica, l’alieno, il batterio, il mio cane, ecc... (alla povera Morte le toccò quel ruolo)
La vita è una mèrda, non dico il contrario. Ma siamo qui e ce la dobbiamo (sì, DOBBIAMO) prendere così come diavolo è. Anche un eventuale “suicidio” farebbe parte del nostro ruolo.
Da questo punto di vista io credo nel DETERMINISMO. Non vado oltre, ma ci sarebbe parecchio altro di cui dialogare.
2. La morte è un dono. [infatti, chi ha intenzione di togliersi la vita non può proprio negarlo] La morte è una cosa triste, ma anche una cosa bella. La morte è probabilmente la causa principale di tutti i nostri disagi interiori, eppure, paradossalmente, è l’unica entità che possa porne fine.
Io mi sento piccolo quanto un microbo provando a meditarare su di essa.
Vi sono persone che desiderano ardentemente vivere e tra queste ve ne sono alcune che loro malgrado non possono. Allora anche la vita è un dono.
Siamo coscienti, a sfruttare questi doni.
Mi sa che stavolta ho proprio detto un pugno di minchiàte!