Al contrario Mikele. Essere credenti ci da un motivo in più per tenere duro e non farci sopraffare dalle difficoltà, per quanto brutalmente possano investirci! Credere nell'Amore di un Dio, in qualcosa di idealmente supremo, avvolgente, che ci ami completamente, così come siamo, sempre e comunque, credere che lui sia l'amico invisibile per ognuno di noi, che non ci abbandona mai e che fa in modo di mandarci l'aiuto necessario per farci forza in questa valle di lacrime, ci porta a non ignorare i segnali, a cercarli sempre, a sperare che il domani sia sempre un giorno migliore, e soprattutto ci aiuta a trovare sempre un lato positivo in ogni avversità, perchè c'è sempre un punto di vista che fornisce una diversa prospettiva per le cose e gli avvenimenti.
Se davvero ci fosse un'altra vita che ci aspetta dopo la morte su questo mondo, ebbene, sarà "un di più" per noi. Ma non sarà mai motivo di abbandono di questa vita. Perchè noi abbiamo avuto un dono, e nei confronti di questo dono abbiamo dei doveri. La vita ci appartiene? Ci è stata donata? E' nostra?? Allora perchè distruggerla!? Se finora non siamo stati in grado di viviere felici o di sentirci realizzati, allora è questo che dobbiamo impegnarci a fare, e non alzarci e abbandonare la tavola imbandita gettando il tovagliolo sulla sedia!! Questo lo fanno solo i trepidi, gli orgogliosi e gli arroganti che si sentono superuomini al di sopra della vita pretendendo di sapere cosa seguirà durante il banchetto!
Con ciò non sto dicendo che non si possa vivere una vita dura, difficile, nauseante, orribile, malsana, malata, indegna, buia, oscena, merdosa, perdente, straziante, soffocante, rivoltante, fracassata, dolora, spaventosa, odiosa, frustrante, violenta, bruciante, e chi più ne ha più ne metta. Ma non siamo noi, dal ventre della madre, a poter scegliere gli "accessori" come fossimo dentro a un "negozio di scarpe"! Usciamo dal pancione e ci dobbiamo prendere la vita che ci tocca! Come a un banchetto a cui sei stato invitato. Non tocca a te scegliere il posto, né il compagno a destra, a sinistra o di fronte, né gli altri commensali. Non scegli neanche le posate! Può darsi che a te tocchi la forchetta d'argento e al tizio accanto quella d'acciaio. Entrambi magari ammiccate alla posata dell'altro. Nemmeno ti è concesso di scegliere cosa mangiare. Ti può arrivare di tutto. E magari, una dietro l'altra, si tratta di portate che non ti piacciono. Poi ti volti e vedi come gli altri mangiano e bevono di gusto mentre tu rimani a stomaco vuoto, chiedendoti cosa si provi a pregustare un cibo di proprio gradimento! A quel punto, se ti chiudi in te stesso, e nella tua arroganza-codardìa, potresti anche sentirti superiore nell'alzarti, prendere il tovagliolo e sbatterlo fragorosamente sulla sedia! Hai dimostrato a te stesso di avere il potere di incazzarti e di mollare quella pagliacciata quando vuoi! E sei bello e contento! Se invece rimani seduto e ti metti a pensare, capisci che non dimostri niente a nessuno se ti alzi e te ne vai. Perchè a quelli accanto non gliene frega niente se tu ci sei o meno. Come anche chi ti ha servito da mangiare, se ne frega se tu non hai gradito. Quindi tu realizzi che ti alzi, e te ne vai, ma il banchetto procede illuminato dal suo occhio di bue sempiterno, mentre tu che hai abbandonato la tavola, sei stato risucchiato dall'oscurità. Dopo il tuo gesto eroico, cos'è cambiato?! Che tu non esisti più? Ti senti soddisfatto? Non lo potrai sapere! Sei ancora seduto a tavola e ti guardi intorno... è vero che ai tizi accanto non gliene frega niente di te, ma se ti spostassi? Se cambiassi posto? Se cercassi di colloquiare con altri commensali? In fondo non li conosci! Non li senti! Non li vedi se non ti ci avvicini! Può darsi che siano "meno peggio" dei tuoi vicini. Può darsi che stiano anche loro aspettando delle portate migliori! O può darsi che dall'altro lato della tavola il cibo arrivi più caldo, più buono, e le posate siano quelle che piaccino a te.
La verità, è che non si va da nessuna parte senza uno scopo nella vita! Dunque qual è il tuo scopo? Quello di selezionare giorno dopo giorno lo squallore del momento e di cestinare il resto? Io direi che proprio nel momento di maggior sconforto, si debba ricorrere a tutte le risorse di cui è ricco il mondo. Ci sarà sempre chi ride e "da spettacolo" allo stesso momento in cui tu subisci gli orrori più grandi. Ed è lì che ti devi ricordare di questo. Che devi abbandonare il luogo in cui sei, ed uscire in cerca di quello spettacolo, che saprà rianimarti e aiutare la mente a fronteggiare il problema! E per "abbandonare il luogo in cui sei" non intendo solo in senso fisico, ma in generale! Per evadere ci può aiutare qualunque cosa riesca a farci sorridere e a farci sentire lontani dalla situazione attuale. Prenderci cura di noi stessi al momento del bisogno è un diritto oltre che un dovere verso la nostra persona! Solo perchè ci apparteniamo, non vuol dire che non dobbiamo pensare a come renderci felici. E' che siamo troppo abituati ad aspettare che siano gli altri a rincorrerci, a notarci, a raggiungerci. Invece la verità sta nel fatto che la rincorsa, la scoperta e l'avvicinamento devono accadere reciprocamente, o la scelta non ci sarà mai! Quindi, prendersi cura di se stessi, cercare di "progredire" con la propria vita, darsi degli scopi da raggiungere è ciò che ci conduce agli altri, ma soprattutto a noi stessi. E con questo non sto promuovendo la singolarità dell'individuo. Anzi, sto esaltando la sua posizione nel sociale! Nessuno può pensare di progredire senza avere qualcuno oltre sé stesso da cui partire per portare a termine i propri "progetti".
Io ho scelto di rimanere fino alla fine!