Ma vi ho seguito, da lontano, ogni tanto ritornavo a vedere la situazione...
In questo periodo ho tentato di ragionare un po' su di me:
In questa mia lontananza ho davvero tentato di "migliorare" la situazione, cioè, più che altro ho tentato di smetterla di sentirmi la vittima totale degli eventi.
Eh già, perché la verità era proprio questa: MI COMPORTAVO SEMPRE DA VITTIMA, mi sentivo sempre quello incompreso, quello che era succube del mondo, ma devo essere sincero, questo mi confortava.
Il mio fallimento, piano a piano, mutò nel vittimismo, il vittimismo è uno scudo, ti fa' sentire nel giusto, ma ti isola, e alla fine l'unica cosa di cui diventi vittima è te stesso.
In questo periodo ho tentato di allontanare pensieri pessimisti, ovviamente qualche cedimento c'è stato, ma ho fatto il possibile.
Ho iniziato a prendere le cose per come vengono, fino alla fine della scuola devo dire che ha funzionato alla grande, ma ora, beh ora no, per niente...
Dall'inizio delle vacanze ad oggi ho tentato spesso di dire a me stesso "Calmo, è tutto ok, abbi fede", ma ora devo affrontare la realtà che questa volta non ci riuscirò.
Mi sento maledettamente solo, io tento di convincermi che "non me ne frega nulla", tento di essere (apparire) "forte", ma non lo sono, soffro la Solitudine, e tanto.
Mi sento a disagio con la gente ed allo stesso tempo mi sento a disagio stando da solo.
Oramai ho la nausea della mia stanza, credo che dovrei cambiare l'impostazione dei mobili, almeno muterebbe un po' questo noiosissimo aspetto.
Odio sentire i pettegolezzi incessanti dei miei vicini nelle loro sedute estive all'aperto.
Ogni angolo del mio ambiente mi nausea: mi dà fastidio guardare sempre le stesse trasmissioni in tv, mi dà fastidio svegliarmi, fare lo stesso percorso ogni mattina per arrivare in cucina e, mentre preparo il caffe, chiedermi cosa dovrei fare in giornata, mi dà fastidio vagare senza un meta per casa ogni giorno, mi dà fastidio fare discorsi con me stesso, mi dà fastidio mandare quel monotono messaggio all'unico amico che mi rimane:
"Ehi, se oggi fai un giro e ti va' chiamami

E' tutto troppo, troppo monotono.
Io non vivo, le mie giornate sembrano un maledetto protocollo, eppure non doveva andare cosi, sapete?
Pensate che avevo perfino trovato un lavoretto estivo: cameriere, eh già, sarei andato in un villaggio turistico ed avrei passato l'estate lì a lavorare, beh con il tempo libero sarebbe stata anche un'ottima occasione per socializzare, non credete?
Ero eccitato al pensiero, in fondo io non ho problemi a socializzare con gente che non ho mai visto prima, stessa cosa non si può dire per la gente del mio piccolo paese, con loro proprio non ci riesco.
Già immaginavo un'estate gradevole, insomma, sono consapevole che il mio unico limite concreto è l'insicurezza che mi pervade, ma forse passare del tempo lontano da casa in mezzo ad un ambiente nuovo avrebbe potuto aiutarmi, si, credo proprio che avrebbe potuto...
Della serie: Mi butto in mezzo al mare per vedere se riesco a non affogare.
Ma i progetti si creano solo per essere stravolti.
Si perché proprio IL GIORNO in cui avrei dovuto iniziare ho ricevuto la chiamata dal mio urologo:
Dovevo operarmi, perché rimandare l' operazione sarebbe stato equivalente al finire in balia delle interminabili attese ospedaliere
E si rimanda tutto, il lavoro per ora deve aspettare, l' operazione è una "banale" circoncisione, si, "banale" perché lo è solo per i medici, dato che per un ragazzo non è gradevole vedere il proprio amichetto ridotto parecchio male dopo l'operazione, con la paura di qualche problemino con conseguente soluzione non poco dolorosa.
Ma il problema è che questa operazione fa' si che nel post-operatorio per un bel lasso di tempo il paziente abbia determinati riguardi nei confronti della guarigione, riguardi che per ora mettono in dubbio la possibilità di andare in un villaggio turistico e stare li, in mezzo a tanti, per tutto il giorno 6 giorni su 7, con problemini e fastidi la' sotto che sicuro mi metteranno a disagio, soprattutto da cameriere, già immagino:
"Oh, L., datti da fare e non camminare come un deficiente che c'è tanto da servire!"
Immaginate l'imbarazzo nel motivare

Cosi ho chiamato il mio datore di lavoro, che si è dimostrato alquanto stufo di dover aspettare l'esito della mia prima visita di controllo post-operatoria, quindi ora il mio lavoretto è a rischio e, nel caso in cui dovessi iniziare, partirò sicuramente con un occhio di riguardo nei confronti del direttore.
Perché io sono cosi.
Mi sento stanco di questa monotonia, sempre le solite giornate, i soliti discorsi, i soliti pensieri, le stesse canzoni, il lavoro avrebbe potuto aiutarmi e forse pure quello va' a farsi benedire, considerando che oggi un diciassettenne non è che trovi lavoro con una facilità estrema, non ci riescono i laureati....
Io voglio vivere, voglio sentire di appartenere alla vita, mi accontenterei anche di provare paura, forse non sarà piacevole ma, cavolo, almeno mi farà sentire VIVO.
E invece nulla, il vuoto malinconico.
Io sono stanco di non concludere nulla, assolutamente nulla, faccio scorrere il tempo inutilmente, e la cosa brutta è che ne sono consapevole, ma non ho un piano.
Insomma voglio vivere come un essere umano, non come una macchina, sono stanco di passare la mia vita come se fosse una catena di montaggio:
-Alzati
-Colazione
-Pranzo
-Piccolo giretto
-Cena
-Dormi
Ogni giorno lo stesso ciclo, lo stesso loop infinito, mi chiedo: posso fuggire da questa pessima sensazione? Posso rompere le barriere che mi tengono in questa monotona malinconia? Non lo so, ma di sicuro, a differenza di ciò che molti sostengono, il tempo non mi porterà soluzione alcuna, anzi mi porterà via solo occasioni, ho aspettato fin troppo, ma io ancora non so cosa devo fare...
Ci ho provato, ma sono punto a capo.
Scusate il poema, volevo sfogarmi un po', ringrazio chiunque leggerà, scusate il disturbo.
Un saluto a tutti voi.