Solitudine..

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

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Messaggioda Nisei » 05/06/2013, 20:24



Ci sono due modi di sentire la solitudine: sentirsi soli al mondo o avvertire la solitudine del mondo. Chi si sente solo vive un dramma puramente individuale; il sentimento dell’abbandono può sopraggiungere anche in una splendida cornice naturale. In tal caso interessa unicamente la propria inquietudine. Sentirti proiettato e sospeso in questo mondo, incapace di adattarti ad esso, consumato in te stesso, distrutto dalle tue deficienze o esaltazioni, tormentato dalle tue insufficienze, indifferente agli aspetti esteriori – luminosi o cupi che siano –, rimanendo nel tuo dramma interiore: ecco ciò che significa la solitudine individuale. Il sentimento di solitudine cosmica deriva invece non tanto da un tormento puramente soggettivo, quanto piuttosto dalla sensazione di abbandono di questo mondo, dal sentimento di un nulla esteriore. Come se il mondo avesse perduto di colpo il suo splendore per raffigurare la monotonia essenziale di un cimitero. Sono in molti a sentirsi torturati dalla visione di un mondo derelitto, irrimediabilmente abbandonato ad una solitudine glaciale, che neppure i deboli riflessi di un chiarore crepuscolare riescono a raggiungere. Chi sono dunque i più infelici: coloro che sentono la solitudine in se stessi o coloro che la sentono all’esterno? Impossibile rispondere. E poi, perché dovrei darmi la pena di stabilire una gerarchia della solitudine? Essere solo non è già abbastanza?
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Messaggioda Meiko » 06/06/2013, 13:27



Forse i più infelici sono coloro che vivono entrambi i tormenti..?
Mi spiace tanto, cmq... :consolw: :hug:
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Messaggioda Royalsapphire » 06/06/2013, 23:42



..in questo mondo, incapace di adattarti ad esso

Ciao Nisei, se vuoi sapere la mia opinine, non è tanto l'individuo ad essere incapace di vivere nel mondo, quanto il fatto di considerare il mondo nella sua totalità, che è sbagliato! Ognuno di noi deve costruirsi la propria dimensione in cui vivere, ed è nella dimensione che crea, che può ritrovare se stesso e la sua serenità. Il mondo è troppo grande, troppo vario, e troppo incasinato per essere preso nella sua totalità. Se penso al mondo nella sua grandezza mi accorgo di quanto siamo diversi io e lui. Ma se penso a cio che posso creare nel mio piccolo, allora sìche è allettante e rassicurante! Tu devi riuscire a capire questo : )
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Messaggioda Gérard Lambert » 07/06/2013, 19:10



Io penso che in realtà le due solitudini di cui parli abbiano la stessa fonte: l'incapacità, o la percepita incapacità, di agire nel mondo (e non si può agire da nessun'alta parte, del resto) sentendosi padroni di sè stessi. Non credo nemmeno che il pensare al proprio piccolo sia la soluzione, dato che il proprio piccolo è legato alla totalità del mondo (basti pensare a chi si suicida perchè perde il lavoro) che, per quanto complessa, bisogna comprendere per capire il perchè della propria vita, volenti o nolenti.
Io penso che per fuggire la solitudine bisogna innanzitutto cominciare a pensarsi non come singoli opposti al resto del mondo, ma come singoli facenti parte di una totalità che ha proprie leggi e che noi contribuiamo, più o meno coscientemente, a perpetuare. Se si continua a pensarsi come singoli opposti al mondo certo che ci si sente soli ed impotenti.
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