Sentirsi proprio l'unico...

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

Sentirsi proprio l'unico...

Messaggioda Lonesparrow » 13/06/2013, 23:16



Ho già raccontato su questo forum del mio viaggio a Venezia... della carrozza sul treno dove c'erano solo coppie di innamorati... salvo il sottoscritto, e l'unico posto vuoto era quello accanto al mio... che pena. Beh, questa settimana ero a Roma per lavoro e... dove devo andare? A Ponte Milvio, quello delle coppiette di ragazzini e dei famigerati lucchetti di Moccia... :doh!: Attraversarlo mi ha dato questa sensazione
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E tanto per rendermi il soggiorno più gradevole... il giorno dopo nel mio B&B è arrivata una squadra svedese di nuoto... mi sono ritrovato in mezzo a un'orda di superfusti alti due metri, biondi e con gli occhi azzurri... che imbarazzo... ma io resisto, queste umiliazioni mi piegano ma non mi spezzano (anche perché sono già a pezzi...), guardo avanti alla prossima figura di m... ehm, alla prossima sorpresa che mi riserverà il destino! :giveup:
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Lonesparrow
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Sentirsi proprio l'unico...

Messaggioda Lord Le Fou » 14/06/2013, 14:50



Premesso questo thread piacerà tanto a Royalsapphire ... ♥

L'invidia sociale è una brutta bestia. Ne so qualcosa.
Il problema non sono le qualità possedute dagli altri, bensì ciò di cui noi sentiamo mancanza nei loro confronti.
Qualche tempo fa, illustravo al mio amico immaginario la mia volontà di isolarmi completamente dal mondo, proprio per annullare questo aspetto negativo della mia vita. All'inizio decisi di rifugiarmi nel virtuale, dando a quest'ultimo una valenza di non-reale, dunque trascurabile e ininfluente. Purtroppo (ma anche per fortuna), anziché ritrovarmi in un eremo mi sono riscoperto in un minareto. Una torre in mezzo a tantissima gente, dalla quale quando il muezzin dice tutti sentono e quando gli altri parlano il muezzin tutto sente. Insomma: la situazione si è fatta ancor più critica rispetto a quella reale pregressa, sia in positivo che negativo.
Ma ...
Occorre anche valutare i lati positivi che potremmo trarre da questa invidia, facendone un punto di forza - per quanto dolorosa essa sia e fatica comporti.
Innanzitutto desideriamo qualcosa di cui siamo sprovvisti, dunque un miglioramento. Volersi accrescere non è mai male; talvolta è difficile, per alcuni di più, non sia impossibile è cosa certa. L'importante è progredire, anche se lentamente. Capita anche di sbagliare mentre si prova - proprio perché mancando di talune cose abbiamo necessità di apprenderle, quindi dobbiamo anche imparare a gestirle: sbagliare è inevitabile - ma questo non dev'essere un limite, bensì un incentivo a proseguire ("Ho dedicato TOT energia per arrivare sino a qui, ho sbagliato: mi fermo perdendo ciò che ho già investito oppure aggiungo qualcosina rischiando di riuscire?").
L'importante è provare invidia sociale identitaria. Identitaria per quanto riguarda noi e la nostra sfera personale, accrescere ciò che vogliamo essere per nostra scelta e bisogno, non seguendo modelli più largamente piaciuti. Equivarrebbe ad autocondannarsi alla dannazione ad vitam.
L'alternativa, come dicevo in principio di post, sarebbe crearsi uno spazio dove non c'è di che invidiare, dunque lontano dalla razza umana e dagli esseri umani (per me c'è differenza). Nel mio caso specifico perderei completamente il senso di solitudine che mi affligge, nonché l'invidia sociale che mi tormenta ... ma è inequivocabilmente limitante. Continuerei a vivere in modo totalmente autoreferenziale, senza la minima possibilità di miglioramento né di positività/negatività condivisa (amicizia, amore, socialità).

PS: Non dovresti sentirti umiliato - usando alla lettera tue parole - esteticamente rispetto agli altri; trovo più comprensibili complessi del tutto intrapersonali. Hai mai pensato quanto male staranno le persone esteticamente belle quando sfioriranno? Chi nasce con meno apprende a care spese come farselo bastare, migliorando come e per quanto può; chi nasce già dotato ha tutto da perdere. Io lo trovo atrocemente triste - guardando alla loro fazione.
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Lord Le Fou
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Sentirsi proprio l'unico...

Messaggioda Rothko » 14/06/2013, 20:38



Passero, anch'io mi sono sentito come te, molte volte, ma ci sono molti modi di interpretare le cose e di viverle. Per esempio a me le coppiette che pomiciano sui treni mi fanno schifo e non per nulla al mondo farei la stessa cosa. Quanto al ponte con i lucchetti e a Moccia.... beh... solo a sentirlo nominare mi viene l'orticaria. Sai chi è Moccia? Il figlio di Pipolo, quello di Castellano & Pipolo, il che dice tutto... Ti giuro che non sono un adone e che non ci so neanche fare con le ragazze, ma di fronte ad un branco di sportivi palestrati superfighi non mi sento affatto inferiore. So benissimo che viviamo in una società in cui conta solo l'apparenza e quindi la fisicità, ma io non condivido questi valori: ciò significa che non ho alcun interesse per quelle ragazze (la maggioranza) che pur dicendo che è importante soprattutto come si è dentro e tutte queste menate qua, in realtà sono attratte solo dal fustazzo svedese o di Centocelle o di dove ti pare. Se tu condividi questi valori, impegnandoti puoi diventare come loro: palestra, personal trainer, dieta, qualche ritocchino dal chirurgo etc. Se invece non la pensi così, siine fiero ed esci a testa alta! Non mi risulta che il mondo vada aventi con i belli: mi pare che la maggior parte degli scienziati, dei letterati, dei filosofi e degli artisti che hanno saputo dare qualcosa di importante a questo mondo non fossero particolarmente belli e non si curassero di queste cose. Alla fine se n'è accorto anche Leopardi e ha smesso di compiangersi.
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