In genere mi sento "meglio", nel senso di "più leggero", perché riesco ad esternare e, nel farlo, riesco a dargli comunque una forma. Scrivere è il mio strumento preferito, ma quel qualcuno, in quel caso, diventa troppo etereo e universale, quasi rivolto a me stesso anziché al destinatario.
Ho la brutta tendenza a tenere in catene le mie ombre che non riesco a domare, e per parlare con qualcuno dei miei problemi, ho prima la necessità di sentire di poter essere compreso, anche solo in parte, dall'altra parte. Altrimenti cerco di risolverli da me, con gli strumenti che ho. Spesso sbattendoci il muso contro fino a quando non ho imparato a cambiare qualcosa.
Parlare comunque mi ha sempre aiutato in qualche modo.
Il peso del giudizio degli altri, questo lo sento sempre, anche se in anni di terapia qualcosa ho imparato a disinnescarlo in tempo reale. E mi sento bene quando riesco a parlare dei miei problemi con quelle rare e speciali persone che semplicemente si siedono accanto e ti ascoltano.
Anche perché, nel mio vissuto, è questo che fa sempre la differenza, non tanto il ricevere consigli, ma avere quell'attimo di respiro in quello spazio sacro per recuperare un po' le forze e ripartire, un po' più fiduciosi.
Anche perché, fondamentalmente, solo ognuno conosce realmente le proprie battaglie ed è l'unico/a in grado di cambiare le cose agendo. E sentire sincera condivisione, per esperienze, vissuto o semplice empatia, beh, penso sia questo a farmi da benzina. Poi, come sia impostato il mio navigatore, è tutto un altro paio di maniche, no?
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