
Sicuramente la mia infanzia è stato il periodo che più mi ha segnato, io sono cresciuto in un tempo oramai lontanissimo anni luce rispetto ai giorni nostri (sono nato nel 1980) dove magari non si prestava molta attenzione ai segnali di disagio che un bambino inviava, e questo è stato ciò che mi ha in un certo qual modo segnato a vita. Dico questo perchè io da piccolo ero uno di quei bambini che, come si dice dalle mie parti "dove lo metti sta"... nel senso che ero molto molto molto introverso, silenzioso, non chiedevo mai nulla, niente di niente, ero molto chiuso, anche se per esempio si andava in visita a casa di qualcuno ero capace di stare seduto e di non muovermi per ore. I miei genitori non si sono mai preoccupati che questo potesse essere una forma di paura e di difesa dal mondo esterno, loro si limitavano a dire che era carattere, che erano fortunati ad avere un figlio come me, e così via...
E questo mio carattere mi ha poi segnato dall'inizio degli anni della scuola, non avevo nessuna possibilità di relazionarmi con i compagni di classe, e allora immancabilmente tra di loro c'era quello che oggi si definisce il bullo, che tentava di provocarmi, io non reagivo mai e quindi dalle scuole elementari fino alle superiori è stato un continuo susseguirsi di angherie e violenze, sia psicologiche che fisiche (queste ultime soprattutto al liceo) alle quali non ho mai opposto resistenza, anzi, mi chiudevo sempre di più nel mio labirinto di terrore e di paura.
Più o meno poi da quando avevo sedici anni (stiamo parlando del 1996) sempre attraverso la scuola questi atti di prevaricazione sono sfociati in qualcosa che se vogliamo è molto peggio, ossia l'emarginazione più totale e completa. Un ricordo significativo era quando c'erano le assemblee di istituto, cinque ore a girare da solo per le aule e i corridoi della scuola senza nessuno che mi dicesse una parola o a volte mi fermavo in qualche aula vuota e dormivo. Completamente assente, invisibile... e a casa la situazione era più assurda ancora. Voi sapete che l'età dell'adolescenza è quella dove si verificano i maggiori contrasti tra genitori e figli no ? da un lato i ragazzi crescono e hanno bisogno di trovare la propria dimensione, dall'altra i genitori che per troppo senso di protezione li vedono ancora come dei bambini e quindi cercano di limitare la loro voglia di emergere e di diventare grandi a tutti gli effetti... Ebbene, a me era il contrario, nel senso che con mio padre dei litigi li ho avuti in età adolescenziale, ma questo non perchè a scuola andassi male (me la cavavo, non ho mai dato problemi sotto l'aspetto dello studio) quanto per il fatto che uscivo da scuola ogni tanto con un livido, ogni tanto in lacrime, e così via, e mio padre non sapendo come fare riteneva giusto urlare anche lui per farmi reagire, ma non sapeva che così facendo mi precipitava ancora di più...
Poi dai diciotto anni circa fino ai venti, un breve periodo di "normalità" se così si può definire, anche se io dico più di "stupidità" da parte mia, perchè con la fine della scuola e le cose che si conseguono una volta conseguita la maggiore età (vedi la patente per esempio) credevo di essermi liberato da quell'incubo e di poter ricominciare una nuova vita... Mi unii a un gruppo di amici coi quali ci si vedeva sempre, in inverno e in estate, si stava insieme, si usciva, si stava in compagnia, e qualche goliardata l'ho fatta anche io... Non mi sono reso però conto che io per loro ero l'utile idiota, nel senso che ero quello che metteva sempre a disposizione la macchina, pagava per tutti, ero sempre a loro disposizione... Trovai modo di svagarmi "lavorando" anche in una radio locale della mia città, insomma mi sentivo il padrone del mondo, quando in realtà ero solo una marionetta, anzi, ero il burattino di me stesso come spesso mi ripeto...
E una sera in particolare la ricordo bene, era pochi giorni dopo il mio ventunesimo compleanno. Solita sera da trascorrere in pizzeria con la "comitiva" (ne conoscevo due su quindici) e io mi stavo recando per parteciparvi. D'istinto mi venne, in una strada di campagna, di fermare la macchina, chiedermi a voce alta cosa stessi facendo, scoppiare a piangere e tornarmene a casa. Da allora è cominciata la mia parabola discendente che mi ha portato allo stato di cose nel quale mi trovo adesso.
Ho avuto anche a partire dal 2005 dei problemi di salute, prima con gli occhi che ho dovuto far operare, e poi la mazzata finale nel 2012 quando mi fu diagnosticato un tumore (evito di dire dove perchè mi vergogno un pò) che, se a livello fisico sembra essere debellato al giorno d'oggi, psicologicamente mi ha preso e prosciugato tutte le energie per poter riemergere dal fondo...
E oggi cosa faccio ? vorrei fare tanto, vorrei cercare di riprendermi, ma non so da dove cominciare. Amici veri oramai non se ne trovano più, ci ho provato, a coltivare delle amicizie ma purtroppo una volta che non sono stato più utile sono stato inesorabilmente buttato via, soprattutto con le ragazze per le quali sono stato sempre come uno scarico del lavandino per dirla così... L'unica cosa che mi salva è un hobby che ho ossia quello della radio, solo grazie a quello sono ancora a galla, ma ci sono quei momenti dove la solitudine e i pensieri arrivano nella testa e l'unica difesa che mi rimane è quella di spegnere la luce, sedermi, piangere, e aspettare che vadano via... non si contano tutte le volte che in piena notte e in inverno ho girato a vuoto nelle campagne, piangendo sotto la luce della luna o dinanzi al mare... E non so come andare avanti...
Grazie a chi ha voluto leggere, un abbraccio !