Eccomi qui di nuovo, a scrivere o a vomitare, pensieri pesanti e asfissianti.
Sono reduce da un' altra serata in compagnia di amici e conoscenti.
"Compagnia", una parola che è diventata riluttante al solo nominarla... E' stata una semplicissima cena, eppure mi ha destabilizzato molto, come in altre serate a cui ho avuto modo di partecipare.
Ho sempre fatto fatica a uscire in compagnia, mi hanno sempre succhiato via un sacco di energie queste tipo di serate, troppo paranoie, ansie.
Ultimamente questo stato d' ansia pero' è peggiorato, forse perché è peggiorata un po' anche la mia depressione; sta di fatto che non sopporto davvero più le uscite in compagnia.
Mentre ero in macchina, per arrivare al luogo di incontro, mi è salita quest' ansia, i battiti del cuore sono accelerati, ho versato anche qualche lacrima; avevo voglia di tornare a casa.
Eravamo in sette, non in trenta persone, sette.
Forse, è un senso di colpa nei confronti di due di loro, forse ho paura che il mio semi isolamento, abbia distrutto in parte il rapporto di amicizia con quella che consideravo la mia amica più vicina, a cui volevo più bene.
Ma io sono adesso arrivata al limite della vita; ho un dolore, un' angoscia che non posso condividere, sono piegata da questo oscuro male. Non provo quasi più piacere.
Loro organizzano uscite, serate e io ogni volta vengo presa dalla morsa dell' ansia: un no, significherebbe "Oh dai su, stai in compagnia, esci, non far la lamentosa!"con conseguente senso di colpa, di mortificazione. Un si invece, significherebbe non riuscire a godermi la serata, a causa di tutte le paranoie che mi vengono in testa... E' più forte di me, amo la solitudine.
Mi piacerebbe fare di tanto in tanto, delle uscite con un' amica per volta, fare cose tranquille; come berci un caffè, guardare un film, raccontarci cavolate, potermi sentire anche libera di piangere. Ultimamente queste persone si sono avvicinate di più, ci si riesce a veder di più, ed io invece sto vivendo la cosa opposta, la vivo male, l' ho sempre vissuta male. Non mi fa star bene, vorrei tanto poter star bene a mio agio anche in compagnia delle persone, senza sentirmi cosi turbata, fuori posto, inadeguata, sbagliata. Vorrei riuscire ad adattarmi a questo stile, vorrei essere più espansiva, estroversa.
Il mio silenzio è dilagato... La sofferenza enorme che porto dentro mi sta facendo perdere i contatti all' esterno. Io... vivo quasi totalmente dentro di me.
Mi trovo di fronte a una persona e a volte mi capita di non saper cosa dire, di essere goffa; sto diventando anche stupida oltre che depressa???
Quando scrivo, sembra addirittura di essere una persona brillante, divertente, con la battuta pronta, poi... Mi perdo nel momento di un confronto diretto, non capisco. Che problema ho?
E' diventato troppo snervante essere me, vorrei potermi levare via di dosso questa "insostenibile pesantezza dell' essere" che trascino con lentezza.
Provo nausea.
La mia solitudine... Grande compagna. Fa ispirare e sospira, fa piangere, fa creare, fa sentire e fa ascoltare, fa scrivere, fa pensare e camminare, fa immaginare. E' il mio elogio a lei.
Eppure... Nonostante tutto, non vorrei sentirmi cosi rigida e rifugiata, ritirata, impaurita.
I pensieri vanno, si affollano nella mi piccola e limitata testolina e restano li tutti ingarbugliati, frastornati, inceppati; cosi fuori, il mio, rimane solo un tentativo goffo di muovere delle labbra che poi, restano inespressive.
Son stata toccata dal silenzio, devo passare il turno...