Salve, sono Daniela.
Fin dall'asilo ho avuto problemi a socializzare con i miei coetanei.
Sono cresciuta in una famiglia dove erano quasi tutti adulti, per cui ero abituata a rapportarmi in modo diverso. Non lo dico per vanto, ma penso di essere maturata un po' prima rispetto agli altri. Sono sempre stata esclusa e allontanata dai miei compagni, in parte a causa del mio carattere, un po' chiuso, ma anche per il fatto che venivo considerata strana, il motivo non lo conosco, ed è stato sempre fonte di grande sofferenza e odio verso me stessa.
Alle elementari ho cercato di integrarmi, ma fin dal primo giorno i famosi "gruppetti" del cavolo erano già formati. Ho provato per tutti i 5 anni a cercare di uscire con loro, ma ero sempre la stupida che rimaneva dietro, sull'orlo del marciapiede... Sperando invano che qualcuno si ricordasse che esiste anche lei.
Vi racconto anche una storia ridicola, tanto per chiarirvi ancor di più l'opinione che avevano di me.
A quel tempo la mia amichetta (amichetta solo perché mia compagna di banco, di fatti sparita la vicinanza, sparito tutto) e io, fondammo una sorta di club, così per gioco che 'allestivamo' nell'ora della ricreazione. Il club in tutto e per tutto lo fondai io, di fatti stabilii fin dal principio che io ero il capo e lei la mia vice. Nonostante questo nessuno mi considerò mai come tale, anzi nessuno mi considerò mai realmente parte di questo club. Così alla fine per dimostrare anche alla vice la realtà dei fatti, finsi di andarmene. Nessuno batté ciglio, ovviamente. Allora dissi a lei di fare lo stesso, e come avevo previsto tutti la seguirono.
Questa cosa mi fece deprimere e chiudere ancora di più, ma riuscii a riprendere a sperare in meglio per le medie.
Altra delusione, ovviamente.
Venni spesso insultata, derisa e presa di mira per il mio aspetto, per il mio modo di esprimermi.
Quando tornavo a casa, mia madre continuava a ripetermi di uscire. Me lo chiedeva per favore perché non sopportava di vedermi lì, buttata sul letto o sul divano e fissare il soffitto.
Ripresi i tentativi disperati.
Il gruppetto dove cercai di inserirmi a tutti i costi era costituito da due vecchie mie compagne delle elementari, tra cui la 'vice' di prima.
Mi iscrissi al loro stesso catechismo, alla loro stessa scuola di ballo, mi sedetti vicino a loro...
Non cambiò niente.
Continuavano a guardarmi con evidente disprezzo, come per dire: "ma sei ancora qui?"
Così mollai e caddi in una seria depressione. Iniziai anche a tagliarmi perché ero convinta che fossi io ad essere sbagliata e mi odiavo. Mia madre mi portò da una psicologa, sebbene non fosse a conoscenza della mia passione per forbici e taglierini (tutt'ora non sa niente, anche se i segni sul mio braccio sono chiari ed evidenti). In qualche modo a scuola la cosa venne fuori e così divenni "asociale, depressa e malata".
L'estate prima del terzo anno mi venne inviato via mail l'album fotografico del compleanno di una di loro al quale chiaramente non ero stata invitata.
Organizzarono la festa di fine anno a mia insaputa per poi dire che io non ero voluta venire, essendo asociale.
Mi sentivo dare dell'asociale a scuola, a casa (da mia madre che si era scocciata).
Smisi di comunicare e mi chiusi ancora di più. Iniziai a passare tutte le mie giornate davanti al pc, stringendo amicizie virtuali che duravano non più di una settimana.
Cercavo di riempire il vuoto che sentivo... Ma nonostante questo, la notte continuavo a piangere.
Per fortuna, in quell'ultimo anno di medie, sempre grazie al pc, sono riuscita a recuperare i rapporti con la mia vecchia migliore amica dell'asilo. Ora è la mia unica vera amica e sono felice di averla. Andiamo alle superiori insieme, ma dopo prenderemo strade diverse. Lei tornerà al suo paese d'origine e io rimarrò qui... So che esistono treni e aerei, ma è chiaro che non sarà più lo stesso.
Ho un ragazzo. E' una relazione a distanza. Ci siamo visti solo 2 volte in 8 mesi, ma va bene. Sono disposta ad aspettare, perché lo amo davvero. L'ho conosciuto tramite pc.
Nonostante queste due persone, continuo a soffrire di solitudine.
E' cominciata l'estate, la scuola è finita, i miei sono al lavoro e io sono a casa. Sono felice che non ci siano, e anche se ci fossero non farebbe alcuna differenza. Sono troppo distanti da me, e poi non parliamo. La mia migliore amica tra due giorni parte per la Polonia. Tornerà tra 20 giorni. Ora deve fare le valigie, non ha tempo per me.
Il mio ragazzo è lontano e a volte ci sentiamo davvero poco. Oggi è con un suo amico, e non sarebbe giusto assillarlo. E così sono sola.
Ho passato estati intere davanti al pc. Tutto il giorno e a volte anche la notte. L'anno scorso sono andata a mare solo 8 volte, pur avendolo a 20 minuti di macchina da me. E precisiamo che quegli 8 giorni li ho fatti perché i miei genitori mi hanno trascinata con loro in uno stupido villaggio.
Mi sento triste. Prima ho pianto, non sono riuscita a trattenermi.
Be', tutto qui.