Buonasera a tutti,
sono nuovo del forum, ho 37 anni e scrivo da Roma. Oggi è una di quelle sere in cui la tristezza e il vuoto hanno preso il sopravvento, così mi sono deciso a scrivere. Nella vita ho più o meno raggiunto vari traguardi. Ho un buon lavoro, un ottimo livello di istruzione, tempo libero, amici e anche la salute non va male, ma il mio tallone d'Achille è sempre la solitudine "amorosa". Nella mia vita ho avuto davvero poche storie, di cui solo una veramente seria, che purtroppo finì tanti anni fa, per la quale ho sofferto tantissimo. Mi sono trasferito a Roma nel 2012, a 32 anni, cercando di rifarmi una vita, avendo trovato lavoro nella capitale. Per oltre 30 anni ho vissuto in un paesino di 900 abitanti di una regione italiana che non voglio rivelare, in cui ho vissuto la mia giovinezza. Un paesino che durante gli anni dell'Università è stato la mia "prigione". In quegli anni, lo studio era la mia unica ancora di salvezza e in effetti così è stato. Non voglio annoiarvi con tutte le problematiche connesse a quel periodo (in cui la vita sociale era quasi zero, essendo l'università a 100 km), ma parlarvi della grande tristezza che provo in questo momento, dopo l'ennesima delusione sentimentale. A metà ottobre ho conosciuto una ragazza di un anno più piccola di me. Ci siamo frequentati, poco a dire il vero, fino a qualche giorno fa, quando le ho fatto capire che non cercavo un'amicizia, ma qualcosa di più importante, come era evidente, data la nostra frequentazione. In 5 mesi non mi ha neppure voluto dire il suo cognome: sembra una banalità, ma io la trovavo una cosa assurda e gliel'ho fatto notare, sempre con garbo e leggerezza. Un mese e mezzo fa ha subito un intervento chirurgico e le sono sempre stato vicino, sono stato premuroso, paziente e l'ho continuamente incoraggiata. Ho fatto davvero tanto e lei per certi versi sembrava ricambiare. Poi, come dicevo, le ho fatto capire che dopo 5 mesi sarebbe stata assurda una semplice amicizia, anche perché ci siamo conosciuti con l'intento non di fare amicizia. Dopo esserci sentiti via WhatsApp (buongiorno, buon pranzo, ecc.), non mi ha più contattato (l'ultimo messaggio è stato il mio). Io non l'ho contattata perché notavo una certa freddezza da parte sua. Forse ho sbagliato pure io a non contattarla, ma mi sembra tutto così assurdo. Insomma, non la sento da 3 giorni e credo che stavolta sia davvero finita. Vi racconto questa storia perché è un po' la fotocopia di altre situazioni vissute da quando vivo qui a Roma. Ma è anche la base per farvi capire il disagio, ben più ampio, che sto vivendo ormai da qualche anno. Sono spaventato, sono spaventato dal tempo che passa, vedo che tutti intorno a me non hanno problemi a fidanzarsi, mettere su famiglia ecc. e allora inevitabilmente mi chiedo: cosa ho che non va? E' il mio aspetto fisico? Il mio carattere? E che ne sarà di me col passare degli anni? Io sono figlio unico, quando verranno a mancare i miei genitori, che mi hanno sempre dato amore incondizionato, nonostante alti e bassi, cosa farò?
Ecco, il mio senso d'angoscia scaturisce dalla consapevolezza che a 37 anni ho fallito come uomo. Perché nella mia testa vivo questa mancata realizzazione nella vita privata come un vuoto tremendo e come il fallimento più importante della mia vita. Sono stanco, tanto stanco, di vivere così. Vorrei essere come tutti gli altri, vorrei poter condividere la mia vita con una donna da amare e che mi ami per quello che sono, vorrei poter avere figli. Qualcuno potrebbe dirmi che ho una bella carriera davanti e che non mi manca niente, ma io non posso ritenermi soddisfatto solo per la carriera, perché mi manca la cosa più importante, secondo il mio sistema di valori: l'amore. La cosa più assurda è che ci sono state ragazze a cui piacevo e che si sarebbero volentieri fidanzate con me, ma che non suscitavano nessuna emozione in me. Non mi sono "accontentato" e questo prova che il mio senso di vuoto non è dovuto solo alla paura della solitudine, ma anche e soprattutto alla carenza d'amore che vivo sulla mia pelle.
Questo immenso senso di fallimento che mi porto addosso mi provoca angoscia e disperazione. Sempre più spesso mi viene da pensare che forse non c'è posto per me in questo mondo e che farei bene a farla finita. Mi sento come un verme, un reietto della società. Vedere le coppie felici, coi loro bimbi, mi rende ancora più triste per la mia condizione. Le estati sono sempre uguali, i giorni di festa sono una tortura, quando dovrebbero invece essere quelli più allegri. Che senso ha la mia vita? Io credo che una vita senza amore, per me ovviamente, non è degna di essere vissuta. Parlo sempre per me, perché ovviamente per altri potrebbe non essere così, dipende dalla scala di valori che uno ha.
Più passano gli anni, più è difficile conoscere nuove donne, perché la maggior parte sono già impegnate e quando si ha la fortuna di conoscerle diventa un'impresa titanica "conquistarle". Non so più che fare, se non farla finita.
Questi miei problemi so bene che possono sembrare insignificanti agli occhi di tanti, e sono consapevole che ci sono cose davvero ben più gravi, ma credo che tutto ciò che crea in noi disagio al punto tale da non poterne più della vita merita di essere rispettato. Vi chiedo scusa se sono stato prolisso e se ho scritto male, ma mi sento davvero a pezzi, avevo necessità di sfogarmi. Vi prego, non giudicatemi superficiale, perché per me questo è un problema esistenziale.
Vi ringrazio per avermi letto.