Ormai sto sviluppando un'intolleranza acuta verso l'estate e le 'feste comandate'. O meglio l'intolleranza è verso quei periodi dell'anno in cui le persone normali vanno in vacanza.
Naturalmente il problema è tutto mio, quei periodi dell'anno non sono peggiori degli altri anzi solitamente sono i preferiti per le persone normali che attendono per mesi e mesi di trascorrere alcuni giorni di vacanza con famigliari e amici.
Ma io non sono una persona normale, sono sola. Non ci sono vacanze per me, non le programmo nemmeno perché non ho il coraggio di andarci da sola e comunque anche se lo avessi la cosa mi farebbe sentire ancora più triste e diversa.
Questo però non lo voglio dire a chi certe situazioni non le ha mai vissute perché so benissimo che le reazioni mi farebbero star male. Ho provato in passato per questo lo so.
Così nei periodi di vacanza, quando tutti parlano dei loro programmi per le ferie, il mio cruccio è quello di evitare domande imbarazzanti per me ossia: e tu dove vai? Che programmi hai? Ma inevitabilmente queste domande arrivano e io so perfettamente che se rispondessi in modo sincero seguirebbero una serie di altre domande del tipo: ma non hai amici a cui aggregarti? Ma la domenica cosa fai? Sei sempre da sola? E queste sono solo le domande più gentili che mi potrebbero porre. Mi è capitato mille volte per questo lo so.
Così cerco una giustificazione plausibile al fatto di non andare in vacanza, da utilizzare come risposta alla fatidica domanda «E tu dove vai quest'anno?». Lo scorso anno la giustificazione era che avevo appena cambiato ente e perciò non mi ero fidata a prenotare nulla. Quest'anno la scusa è che ho dovuto cambiare l'auto improvvisamente (per fortuna anche i colleghi sono cambiati). Tutto vero peraltro perché non sono brava a mentire. Tuttavia è mortificante. Sono problemi stupidi e banali rispetto a tanti altri che ci sono e che ho ma ogni volta vivo tutto questo con sofferenza perché è come se, ogni volta, qualcuno mettesse il dito sulla piaga della mia solitudine.