Vorrei condannare il Giudice

[Papalbero]

È una storia vecchia quanto il mondo. C'è già nella Bibbia: Dio dice ad Adamo ed Eva:"chi vi ha fatto sapere che siete nudi?".
È semplice: ormai hanno acquisito il giudizio morale e il senso della vergogna conseguente, che prima non avevano.

Il fatto è che la maggior parte dei giudizi per i quali mi sento colpevole, esistono solo nella mia testa. Sono ipotesi, congetture, che la realtà spesso poi smentisce. Il giudizio serve per vivere : senza saremmo in balia degli eventi, ma se è troppo, siamo in balia di un Giudice persecutore.

[Papalbero]

Qualche mio studente smette di procedere col suo disegno e protesta: "prof. fa schifo!"
Il suo ragionamento è che "potrebbe non piacere". Ma a chi? È evidente che pensa a un soggetto esterno, assolutamente vago, ma con una prerogativa importante : il suo giudizio vale di più.
Quello che lo studente non fa, in questi casi è di formulare il SUO giudizio.
Non è stabilire bello o brutto, ma chi veramente giudica. Rinunciare al proprio giudizio, o non credere che sia importante, ha effetti disastrosi.

[Papalbero]

Il tema è scottante:
Pensate alle cose che state facendo, o che farete, che non vi va di fare. Pensate alle situazioni che non vi vanno a genio, ma ci state lo stesso.

[Riccardina]

Non è stata ben capita la cosa del professore. Chi dice che fa schifo?

[Papalbero]

Sono alcuni studenti che protestano che il loro disegno artistico fa schifo, mentre lo stanno svolgendo. E si fermano.

Ma schifo o brutto, secondo chi? Realmente, non secondo loro e neanche secondo me, perché do la massima libertà espressiva. Probabilmente hanno assorbito in famiglia molte critiche, biasimo, oppure sono ragazzi troppo sensibili a entrambe le cose. Fatto sta che lo studente si sente vagamente erroneo proprio lui, indipendentemente da cosa fa e da come lo fa. Ma questo giudizio non è il suo, ma quello che ha assimilato dall'esterno.

Ma lo stesso errore ce lo portiamo io e anche tanti altri, quando cioè non riusciamo a giudicare secondo la nostra testa, e non secondo le influenze e i criteri degli altri, credendo che siano i nostri.

[Riccardina]

Per esempio, per me i dipinti di Picasso sono orrendi, mentre generalmente sono considerati belli.

[Papalbero]

Senza l'indipendenza di giudizio, si ha paura di sbagliare ogni passo che si fa. Non è l'esito di una lotta, ma solo di capire che di volta in volta a chi compete effettivamente giudicare. Altrimenti basta che uno si mostri dispiaciuto, scontento o peggio offeso, perché tu cominci a ragionare secondo il suo interesse e non secondo il tuo, che è esattamente quello che l'altro vuole.

[Riccardina]

Diciamo che i dipinti di Picasso li considero una schifezza perché ho in mente quelli dei maestri del Rinascimento. Quindi il metro di paragone me li fa vedere brutti.
Magari quei bambini hanno visto disegni più belli e quindi, i loro, in confronto, non gli piacciono.

[Papalbero]

Le opere di Picasso possono non piacere, perché sono strane, innaturali. Picasso non scandalizzo nessuno a suo tempo. Gli impressionisti invece sì : destarono scandalo. Questo è molto interessante per noi, perché Renoir e Monet continuarono a dipingere allo stesso modo, malgrado le aspre critiche. Cosa vuol dire?
Immaginiamo per un momento di essere noi ad essere contestati, da persone anche autorevoli e influenti. Sarebbe molto dura. Saremmo in grado di andare avanti secondo il nostro pensiero? Sì, ma solo a una condizione:
avere chiaro in mente che gli artisti siamo noi, e quindi i dipinti o la musica la facciamo noi, mentre il pubblico ha tutto il suo diritto di applaudire o fischiare. L'artista non applaude e il pubblico non dipinge. Ognuno fa il suo mestiere.

[Lμcιfεrσ]

Ho letto e calibrato ogni singola lettera che hai scritto. Mi viene solo da dirti: complimenti. Lo penso anch'io, concordo in pieno. Tu hai scritto un urlo che non conteneva parole.
Ti consiglio di leggere "Il Crepuscolo degli Idoli", ti potrebbe piacere.
Complimenti ancora e grazie.