La mia "causa"

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

La mia "causa"

Messaggioda BlackOcean » 09/01/2019, 13:11



Purtroppo io la vedo così: Ho vissuto una vita all'insegna del ripulire gli errori dei nostri predecessori, errori che ci hanno segnato fisicamente, mentalmente e sentimentalmente così profondamente da essere difficili da comprendere e da rimediare, chissà se ci basta una sola vita per farlo. Inoltre ti chiedono anche (e soprattutto) di tener conto di numerose burocrazie sociali, economiche e politiche che certo non sbarrano poco la strada, mentre gli psicologi ti mandano in confusione e ti perdi del tutto...
A volte mi sembra tutto solo un grande debito che ci hanno appioppato, vivo ogni giorno cercando di aggiustare qualcosa nel tentativo di ripagarlo, così da aiutare le generazioni future, spero che la nostra generazione sia l'ultima a dover pagare per tutto questo, ma c'è così tanto da fare, e così pochi a farlo...
Ringrazio le generazioni passate, per non essersi impegnate abbastanza, per essere state così viziose ed egoiste ed aver insegnato a fare altrettanto ai loro figli...per averci negato un presente felice.

P.S. possiamo dire che questa è la mia dedica...
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La mia "causa"

Messaggioda Ātman » 09/01/2019, 14:19



Forse il problema principale è stato adottare un sistema economico che di fatto può funzionare solo se esistesse la possibilità di una crescita infinita.
Ma siccome prima o poi ci si scontra con i limiti fisici del nostro pianeta (e non mi pare che a breve inizieremo a colonizzarne altri, nonostante qualche sonda qua e là), ecco che ci si ritrova con tutte le grandi crisi globali - economica, sociale, ambientale, demografica, ecc. - con cui stiamo facendo i conti adesso.

Il buon senso avrebbe imposto, una volta passato qualche decennio dal secondo conflitto mondiale, di adottare al più presto un'economia a stato stazionario, non schiava di una crescita che a un certo punto si sarebbe poggiata prevalentemente sull'espansione del debito (come ora), e certamente più sostenibile per il pianeta. Ma si era ormai innescata una corsa folle (di cui uno degli aspetti più drammatici era la corsa agli armamenti dei due blocchi contrapposti) che rendeva impossibile mettere in discussione il sistema nel quale si viveva. Anche chi vi si opponeva finiva per diventarne parte integrante, magari accontentandosi di migliorie marginali che non influenzavano la direzione del carrozzone impazzito.

Ognuno alla fine ha pensato bene di badare ai fatti propri, di godere di quanto riusciva a strappare dalla tavola ancora imbandita, senza star lì a porsi troppe domande. I politici si son guardati bene dal dire dove saremmo finiti, occupati a pensare ai propri interessi ma forse anche prede della stessa illusione collettiva nella quale erano cresciuti coi loro elettori; e ancora adesso continuano a sbandierare slogan e a far promesse che, anche se mantenute, non incideranno sui problemi fondamentali, ma semmai li aggraveranno.

Senza la capacità di pensare e agire sistemicamente, abbandonando la vecchia mentalità, non si andrà lontano, purtroppo.
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