La mia vita è un senso di colpa

Quante volte ci lasciamo attraversare istintivamente da vergogna e senso di colpa?
In quanti siamo stati abbandonati? In quanti ci ritroviamo oggi completamente soli? In quanti possiamo dire di avere tanti amici quando sorridiamo, ma nessuno accanto quando piangiamo? ...Forse abbiamo qualcosa in comune.
Abbattiamo la solitudine instaurando dei legami forti tra noi, sfogandoci, ascoltandoci e costruendo qualcosa di importante tra noi. Cerchiamo di trarre dalla nostra unione la forza necessaria per rimettere in piedi la nostra vita.

La mia vita è un senso di colpa

Messaggioda DaniKardashian » 31/01/2019, 17:36



A distanza di anni rieccomi qui a scrivere un "nuovo" topic. (Alla fine, dopo vari tentativi e 1000 cancellazioni sono riuscito a scrivere la frase di apertura).

Quello che voglio fare in questo post è raccontarmi, l'ho già fatto in passato, ma stavolta voglio scrivere tutta la mia vita, o almeno i momenti salienti, per cui, se vi noia leggere vi avviso da subito che sarà piuttosto lungo (tranquilli, non vi giudico se non lo leggerete).

Dunque...
Mi chiamo Daniele (quanta fantasia che ho usato per il nick no?) e, come si evince, sono nato nel 1992.
La mia infanzia, timidezza a parte (i primi giorni di scuola materna mi rifugiavo letteralmente sotto il banco), è stata piuttosto normale e tranquilla, almeno fino alla fine delle elementari.
Il primo giorno di scuola media non è stato semplice; dopo aver messo piede sul primo gradino esterno nel cortile della scuola, un bullo mi ha spinto facendomi sbattere mani e ginocchia per terra (il tizio in questione aveva 15 anni, io appena 11).
Ricordo le risate di alcuni ragazzi mentre assistevano ala scena.
Con i bulli ho dovuto averci a che fare da subito e ho dovuto imparare a gestirli da solo, sì, perchè quando ho "denunciato" qualche episodio ai prof. la situazione non solo è peggiorata, ma questi non hanno fatto nulla, anzi alcuni mi sono andati contro.

Vi racconto un aneddoto:
ricreazione, eravamo tutti in piedi a chiacchierare e mangiare, uno str***o mi prende per le spalle, mi gira verso di lui, mi afferra una gamba e mi fa volare per terra, dritto sulla schiena.
Non riuscivo a respirare, entra la prof chiedendo cosa fosse successo e io cerco di spiegare che non stavo facendo nulla e "tizio" mi ha fatto cadere per terra. Risultato: mi becco IO la nota disciplinare, tra le risate generali
.

Bene, da lì in poi tutti gli altri episodi li ho tenuti per me, finchè a metà del secondo anno riesco a farmi una cerchia di protezione formata da bulli, in cambio di favori nei compiti in classe et similia.
Quindi riusco a finire in maniera abbastanza vivibile le scuole medie, tralasciando il fatto che ero comunque deriso.

Inizio delle scuole superiori.
Fortunatamente questi anni (dal punto di vista scolastico) sono stati molto buoni, sia a livello di rendimento che a livello di vita scolastica. Il problema qui inizia in famiglia.
Dovete sapere che dalle mie parti, la maggior parte della gente crede che la scuola sia una perdita di tempo e che a 15-16 anni devi lavorare.
I miei non sono stati così drastici, ma hanno iniziato a farmi pesare parecchie cose (normali per un ragazzo di quell'età), ad esempio anche i 2-3€ per mangiare a ricreazione, spesso dovevo sentirmi dire "ahhh, quanto mi costi".
Ora, premetto che non facevo nulla; andavo a scuola, tornavo a casa, studiavo e andavo a dormire. Zero uscite pomeridiane, sabato sera inesistenti, zero rapporti umani e zero dispendio di denaro.
Questo sentirmi in colpa (e qui mi rilego al titolo) me lo porto dietro da allora, questo loro attaccamento al denaro mi ha portato a sentirmi in colpa per tutto e mi ha portato alla chiusura totale, perchè materialmente non potevo fare nulla.
Passano gli anni delle superiori, mi diplomo e vorrei tanto iscrivermi all'università, ma vengo subito bloccato da un "no, soldi non ce n'è".
Non sono ricco di famiglia, siamo nella norma, con tratti normali e tratti più poveri, come tutti, ma il discorso università non era per loro un fattore economico, bensì un modo per dire "hai 18 anni, sei uomo. Basta istruzione, ora trovati un lavoro".

Ok, va bene, messaggio recepito.

Inizio a cercare lavoro inviando CV a raffica come solo un giovane 18enne senza nè arte nè parte può fare, ma con scarsissimi risultati.
Trovo alla fine un "lavoretto", dove vengo sfruttato per 6 ore al giorno, alla modica cifra di 50€ a settimana.
Inizio a lavorare, ma dopo 2 settimane mi manda via, perchè non aveva più bisogno di me; mi aveva "assunto" (in nero, ndr.) come commesso, in realtà pulivo e basta e una volta pulito tutto non servivo più.
Così riprendo a cercare lavoro, finchè non frequento un corso regionale gratuito di programmazione della durata di 9 mesi.
Finisco il corso e insieme ad alcuni ragazzi inizio a lavorare e un passettino alla volta, uno a progetto di qua e uno a sfruttamento di là, iniziamo a mettere in piedi una piccola realtà.
Penso: "benissimo, metto i soldi da parte, mi iscrivo all'università e lavoro e studio".
Mi sbagliavo di grosso...
Dal momento in cui ho visto il primo euro in tasca ho smesso di esistere per la mia famiglia, anche se mancava un bene comune (l'acqua ad esempio), non raramente mi dicevano "comprala tu", nonostante io guadagnassi veramente una miseria e mio padre avesse un intero stipendio.
Quindi per mancanza di soldi e anche di tempo (perchè quando si lavora in autonomia se si vuole guadagnare un po' si deve lavorare il doppio e quindi lavoravo dalle 9 alle 10 ore al giorno, quando c'era di mezzo un cliente (leggasi sfruttatore) anche di più), ho dovuto rimandare l'università fino a (praticamente) dimenticarmene.
Arriviamo al 2017, 25 anni compiuti, dopo 4 anni di avanti e indietro, ore passate davanti al pc, tutto finisce, per una serie di cose che non sto qui a spiegare per non riesumare ricordi troppo brutti.
Non fosse mai successo.
Anche senza soldi la mia considerazione in famiglia era pari a zero, anzi peggio, nessun aiuto, niente di niente. Mi son passati davanti due lavori (di cui uno molto recente) che ho dovuto rifiutare in quanto mi sarei dovuto trasferire e io allo stato attuale non ho fondi.

Tutto questo pippone per dirvi che la mia è una vita da relegato; sono colpevole neanche io so di cosa, ho sempre avuto il mondo contro e non è una scusa, è la verità. Non è solo la famiglia il problema; il problema sta negli sguardi accusatori degli altri; sta nelle parole di chiunque, quando ti dicono "sei tu che non vuoi fare", quando in realtà io ho fatto anche con le gambe mozzate; sta nella frase di mio suocero, che per rinfacciare il fuoricorso alla mia fidanzata dice "hanno fatto bene i genitori di Daniele che non gli hanno mai pagato l'università".
Anche dove io non c'entro nulla vengo tirato in ballo e messo in mezzo e vorrei tanto capire perchè.

Vorrei capire perchè i miei fanno due pesi e due misure, non pagando l'uni a me (ad esempio), ma facendo un prestito per fare la festa super lusso del 18esimo a mia sorella.
Ma cosa ho fatto io per nascere qui e meritarmi questo?
Mi sono convinto con il passare degli anni che io sono il problema, che io sono un essere inutile, un inetto che non si merita nulla e che merita di star così se non peggio, ma in verità analizzando bene la questione, io non ho fatto nulla di male, mi sono solo beccato merda e cattiveria gratuita da tutti. Dai bulletti a scuola, da quelli fuori dalla scuola, da quelli che mi insultavano, da quelli che volevano picchiarmi e che mi urlavano dietro "frocio" solo perchè osavo/oso portare i capelli lunghi, dai miei, da tutta la mia famiglia che mi usa solo quando servo, dalla famiglia degli altri che prima mi dice davanti una cosa e poi alle spalle mi dice peste e corna.

Ovviamente non è solo questo il mio malessere, come scritto sopra questa è solo una parte della mia vita con i momenti salienti relativi alla nascita del senso di colpa, ma c'è dell'altro. Altro che viene da dentro di me e scaturito non so quando nè come, questo altro che mi ha fatto tentare il suicidio anni fa e che, a cadenza ad cazzum mi fa sprofondare completamente nell'oblio.

Che cosa ho fatto io per meritare questo? Ma soprattutto, finirà mai?
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Messaggioda DonnaCannone » 31/01/2019, 19:07



posso dirti una cavolata? vola via... sei giovane ed hai un mondo da scoprire.
te lo dico perchè mia sorella tre anni fa riusci a mettere insieme i soldi per un biglietto aereo destinazione Londra, è partita con soli 200€ in tasca senza sapere dove andare e senza conoscere nessuno. Io pensai: è pazza!
la prima notte ha dormito in un ostello, il primo giorno ha trovato lavoro e casa...un buco ma casa... ha cominciato come lavapiatti ed una volta imparata la lingua le mansioni sono cambiate, oggi fa la responsabile di sala in una importante catena di ristoranti, e sta per comprare casa. Ha la tua età.
Lo stesso ha fatto mio cugino, si è fatto un corso come pizzaiolo prima di partire, si può dire che parlava solo il dialetto...ora parla tre lingue. è stato a londra, qualche città della spagna ed ora è a Berlino lavora come cuoco...

Questo non per dirti di buttare tutto alle ortiche...secondo me anche mia sorella doveva pianificare un po meglio la cosa, voglio dirti di avere coraggio e costruirti il futuro lontano da chi dovrebbe darci un sostegno ed un aiuto ed invece ci spinge giù appena riusciamo a prendere una boccata d'ossigeno
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Messaggioda Ellie00 » 31/01/2019, 19:12



DonnaCannone ha scritto:posso dirti una cavolata? vola via... sei giovane ed hai un mondo da scoprire.
te lo dico perchè mia sorella tre anni fa riusci a mettere insieme i soldi per un biglietto aereo destinazione Londra, è partita con soli 200€ in tasca senza sapere dove andare e senza conoscere nessuno. Io pensai: è pazza!
la prima notte ha dormito in un ostello, il primo giorno ha trovato lavoro e casa...un buco ma casa... ha cominciato come lavapiatti ed una volta imparata la lingua le mansioni sono cambiate, oggi fa la responsabile di sala in una importante catena di ristoranti, e sta per comprare casa. Ha la tua età.
Lo stesso ha fatto mio cugino, si è fatto un corso come pizzaiolo prima di partire, si può dire che parlava solo il dialetto...ora parla tre lingue. è stato a londra, qualche città della spagna ed ora è a Berlino lavora come cuoco...

Questo non per dirti di buttare tutto alle ortiche...secondo me anche mia sorella doveva pianificare un po meglio la cosa, voglio dirti di avere coraggio e costruirti il futuro lontano da chi dovrebbe darci un sostegno ed un aiuto ed invece ci spinge giù appena riusciamo a prendere una boccata d'ossigeno


Vero, meglio partire che stare in un posto dove sai che tanto non si sta bene… si rischia di rimanere in una prigione virtuale
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Messaggioda silvaale » 04/03/2019, 17:35



Ragazzi siete così giovani! Andate via se potete, sempre meglio che restare fermi e guardarsi cadere!! Coraggio.
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Messaggioda Alberto13 » 04/03/2019, 19:26



Daniele92 ha scritto:A distanza di anni rieccomi qui a scrivere un "nuovo" topic. (Alla fine, dopo vari tentativi e 1000 cancellazioni sono riuscito a scrivere la frase di apertura).

Quello che voglio fare in questo post è raccontarmi, l'ho già fatto in passato, ma stavolta voglio scrivere tutta la mia vita, o almeno i momenti salienti, per cui, se vi noia leggere vi avviso da subito che sarà piuttosto lungo (tranquilli, non vi giudico se non lo leggerete).

Dunque...
Mi chiamo Daniele (quanta fantasia che ho usato per il nick no?) e, come si evince, sono nato nel 1992.
La mia infanzia, timidezza a parte (i primi giorni di scuola materna mi rifugiavo letteralmente sotto il banco), è stata piuttosto normale e tranquilla, almeno fino alla fine delle elementari.
Il primo giorno di scuola media non è stato semplice; dopo aver messo piede sul primo gradino esterno nel cortile della scuola, un bullo mi ha spinto facendomi sbattere mani e ginocchia per terra (il tizio in questione aveva 15 anni, io appena 11).
Ricordo le risate di alcuni ragazzi mentre assistevano ala scena.
Con i bulli ho dovuto averci a che fare da subito e ho dovuto imparare a gestirli da solo, sì, perchè quando ho "denunciato" qualche episodio ai prof. la situazione non solo è peggiorata, ma questi non hanno fatto nulla, anzi alcuni mi sono andati contro.

Vi racconto un aneddoto:
ricreazione, eravamo tutti in piedi a chiacchierare e mangiare, uno str***o mi prende per le spalle, mi gira verso di lui, mi afferra una gamba e mi fa volare per terra, dritto sulla schiena.
Non riuscivo a respirare, entra la prof chiedendo cosa fosse successo e io cerco di spiegare che non stavo facendo nulla e "tizio" mi ha fatto cadere per terra. Risultato: mi becco IO la nota disciplinare, tra le risate generali
.

Bene, da lì in poi tutti gli altri episodi li ho tenuti per me, finchè a metà del secondo anno riesco a farmi una cerchia di protezione formata da bulli, in cambio di favori nei compiti in classe et similia.
Quindi riusco a finire in maniera abbastanza vivibile le scuole medie, tralasciando il fatto che ero comunque deriso.

Inizio delle scuole superiori.
Fortunatamente questi anni (dal punto di vista scolastico) sono stati molto buoni, sia a livello di rendimento che a livello di vita scolastica. Il problema qui inizia in famiglia.
Dovete sapere che dalle mie parti, la maggior parte della gente crede che la scuola sia una perdita di tempo e che a 15-16 anni devi lavorare.
I miei non sono stati così drastici, ma hanno iniziato a farmi pesare parecchie cose (normali per un ragazzo di quell'età), ad esempio anche i 2-3€ per mangiare a ricreazione, spesso dovevo sentirmi dire "ahhh, quanto mi costi".
Ora, premetto che non facevo nulla; andavo a scuola, tornavo a casa, studiavo e andavo a dormire. Zero uscite pomeridiane, sabato sera inesistenti, zero rapporti umani e zero dispendio di denaro.
Questo sentirmi in colpa (e qui mi rilego al titolo) me lo porto dietro da allora, questo loro attaccamento al denaro mi ha portato a sentirmi in colpa per tutto e mi ha portato alla chiusura totale, perchè materialmente non potevo fare nulla.
Passano gli anni delle superiori, mi diplomo e vorrei tanto iscrivermi all'università, ma vengo subito bloccato da un "no, soldi non ce n'è".
Non sono ricco di famiglia, siamo nella norma, con tratti normali e tratti più poveri, come tutti, ma il discorso università non era per loro un fattore economico, bensì un modo per dire "hai 18 anni, sei uomo. Basta istruzione, ora trovati un lavoro".

Ok, va bene, messaggio recepito.

Inizio a cercare lavoro inviando CV a raffica come solo un giovane 18enne senza nè arte nè parte può fare, ma con scarsissimi risultati.
Trovo alla fine un "lavoretto", dove vengo sfruttato per 6 ore al giorno, alla modica cifra di 50€ a settimana.
Inizio a lavorare, ma dopo 2 settimane mi manda via, perchè non aveva più bisogno di me; mi aveva "assunto" (in nero, ndr.) come commesso, in realtà pulivo e basta e una volta pulito tutto non servivo più.
Così riprendo a cercare lavoro, finchè non frequento un corso regionale gratuito di programmazione della durata di 9 mesi.
Finisco il corso e insieme ad alcuni ragazzi inizio a lavorare e un passettino alla volta, uno a progetto di qua e uno a sfruttamento di là, iniziamo a mettere in piedi una piccola realtà.
Penso: "benissimo, metto i soldi da parte, mi iscrivo all'università e lavoro e studio".
Mi sbagliavo di grosso...
Dal momento in cui ho visto il primo euro in tasca ho smesso di esistere per la mia famiglia, anche se mancava un bene comune (l'acqua ad esempio), non raramente mi dicevano "comprala tu", nonostante io guadagnassi veramente una miseria e mio padre avesse un intero stipendio.
Quindi per mancanza di soldi e anche di tempo (perchè quando si lavora in autonomia se si vuole guadagnare un po' si deve lavorare il doppio e quindi lavoravo dalle 9 alle 10 ore al giorno, quando c'era di mezzo un cliente (leggasi sfruttatore) anche di più), ho dovuto rimandare l'università fino a (praticamente) dimenticarmene.
Arriviamo al 2017, 25 anni compiuti, dopo 4 anni di avanti e indietro, ore passate davanti al pc, tutto finisce, per una serie di cose che non sto qui a spiegare per non riesumare ricordi troppo brutti.
Non fosse mai successo.
Anche senza soldi la mia considerazione in famiglia era pari a zero, anzi peggio, nessun aiuto, niente di niente. Mi son passati davanti due lavori (di cui uno molto recente) che ho dovuto rifiutare in quanto mi sarei dovuto trasferire e io allo stato attuale non ho fondi.

Tutto questo pippone per dirvi che la mia è una vita da relegato; sono colpevole neanche io so di cosa, ho sempre avuto il mondo contro e non è una scusa, è la verità. Non è solo la famiglia il problema; il problema sta negli sguardi accusatori degli altri; sta nelle parole di chiunque, quando ti dicono "sei tu che non vuoi fare", quando in realtà io ho fatto anche con le gambe mozzate; sta nella frase di mio suocero, che per rinfacciare il fuoricorso alla mia fidanzata dice "hanno fatto bene i genitori di Daniele che non gli hanno mai pagato l'università".
Anche dove io non c'entro nulla vengo tirato in ballo e messo in mezzo e vorrei tanto capire perchè.

Vorrei capire perchè i miei fanno due pesi e due misure, non pagando l'uni a me (ad esempio), ma facendo un prestito per fare la festa super lusso del 18esimo a mia sorella.
Ma cosa ho fatto io per nascere qui e meritarmi questo?
Mi sono convinto con il passare degli anni che io sono il problema, che io sono un essere inutile, un inetto che non si merita nulla e che merita di star così se non peggio, ma in verità analizzando bene la questione, io non ho fatto nulla di male, mi sono solo beccato merda e cattiveria gratuita da tutti. Dai bulletti a scuola, da quelli fuori dalla scuola, da quelli che mi insultavano, da quelli che volevano picchiarmi e che mi urlavano dietro "frocio" solo perchè osavo/oso portare i capelli lunghi, dai miei, da tutta la mia famiglia che mi usa solo quando servo, dalla famiglia degli altri che prima mi dice davanti una cosa e poi alle spalle mi dice peste e corna.

Ovviamente non è solo questo il mio malessere, come scritto sopra questa è solo una parte della mia vita con i momenti salienti relativi alla nascita del senso di colpa, ma c'è dell'altro. Altro che viene da dentro di me e scaturito non so quando nè come, questo altro che mi ha fatto tentare il suicidio anni fa e che, a cadenza ad cazzum mi fa sprofondare completamente nell'oblio.

Che cosa ho fatto io per meritare questo? Ma soprattutto, finirà mai?

Non hai fatto nulla di male, semplicemente le persone fanno schifo e la società è malata e sbagliata, l'unico modo sarebbe quello di osare o accettare un lavoro a basso guadagno(600€ che vanno di moda) e mangiare e bere il minimo indispensabile (insomma, risparmiare) e poi andarsene all'estero a cercare un futuro migliore, ma ci vuole tanto coraggio e un po' di pazzia.
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La mia vita è un senso di colpa

Messaggioda Malcontenta » 13/03/2019, 16:43



Daniele92 ha scritto:Dal momento in cui ho visto il primo euro in tasca ho smesso di esistere per la mia famiglia, anche se mancava un bene comune (l'acqua ad esempio), non raramente mi dicevano "comprala tu", nonostante io guadagnassi veramente una miseria e mio padre avesse un intero stipendio.
Quindi per mancanza di soldi e anche di tempo (perchè quando si lavora in autonomia se si vuole guadagnare un po' si deve lavorare il doppio e quindi lavoravo dalle 9 alle 10 ore al giorno, quando c'era di mezzo un cliente (leggasi sfruttatore) anche di più), ho dovuto rimandare l'università fino a (praticamente) dimenticarmene.
Arriviamo al 2017, 25 anni compiuti, dopo 4 anni di avanti e indietro, ore passate davanti al pc, tutto finisce, per una serie di cose che non sto qui a spiegare per non riesumare ricordi troppo brutti.
Non fosse mai successo.
Anche senza soldi la mia considerazione in famiglia era pari a zero, anzi peggio, nessun aiuto, niente di niente. Mi son passati davanti due lavori (di cui uno molto recente) che ho dovuto rifiutare in quanto mi sarei dovuto trasferire e io allo stato attuale non ho fondi.

Tutto questo pippone per dirvi che la mia è una vita da relegato; sono colpevole neanche io so di cosa, ho sempre avuto il mondo contro e non è una scusa, è la verità. Non è solo la famiglia il problema; il problema sta negli sguardi accusatori degli altri; sta nelle parole di chiunque, quando ti dicono "sei tu che non vuoi fare", quando in realtà io ho fatto anche con le gambe mozzate; sta nella frase di mio suocero, che per rinfacciare il fuoricorso alla mia fidanzata dice "hanno fatto bene i genitori di Daniele che non gli hanno mai pagato l'università".
Anche dove io non c'entro nulla vengo tirato in ballo e messo in mezzo e vorrei tanto capire perchè.

Vorrei capire perchè i miei fanno due pesi e due misure, non pagando l'uni a me (ad esempio), ma facendo un prestito per fare la festa super lusso del 18esimo a mia sorella.


Ma si puó sapere che ci fai ancora in quella casa? Sei un programmatore, fuori dall' italia guadagneresti un sacco di soldi. Fossi al tuo posto metterei da parte i soldi per il biglietto, andrei in germania, francia o qualche altro paese europeo e non tornerei in italia nemmeno per andare in vacanza.
Comunque, visto e considerato il trattamento che ricevi dai tuoi genitori la cosa migliore da fare sarebbe ricambiarli con la stessa moneta abbandonandoli e lasciando che invecchino da soli. O, nel caso che tu abbia dei figli, potresti tenerglieli lontani.
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Malcontenta
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La mia vita è un senso di colpa

Messaggioda bimba84 » 15/03/2019, 18:46



Daniele92 ha scritto:A distanza di anni rieccomi qui a scrivere un "nuovo" topic. (Alla fine, dopo vari tentativi e 1000 cancellazioni sono riuscito a scrivere la frase di apertura).

Quello che voglio fare in questo post è raccontarmi, l'ho già fatto in passato, ma stavolta voglio scrivere tutta la mia vita, o almeno i momenti salienti, per cui, se vi noia leggere vi avviso da subito che sarà piuttosto lungo (tranquilli, non vi giudico se non lo leggerete).

Dunque...
Mi chiamo Daniele (quanta fantasia che ho usato per il nick no?) e, come si evince, sono nato nel 1992.
La mia infanzia, timidezza a parte (i primi giorni di scuola materna mi rifugiavo letteralmente sotto il banco), è stata piuttosto normale e tranquilla, almeno fino alla fine delle elementari.
Il primo giorno di scuola media non è stato semplice; dopo aver messo piede sul primo gradino esterno nel cortile della scuola, un bullo mi ha spinto facendomi sbattere mani e ginocchia per terra (il tizio in questione aveva 15 anni, io appena 11).
Ricordo le risate di alcuni ragazzi mentre assistevano ala scena.
Con i bulli ho dovuto averci a che fare da subito e ho dovuto imparare a gestirli da solo, sì, perchè quando ho "denunciato" qualche episodio ai prof. la situazione non solo è peggiorata, ma questi non hanno fatto nulla, anzi alcuni mi sono andati contro.

Vi racconto un aneddoto:
ricreazione, eravamo tutti in piedi a chiacchierare e mangiare, uno str***o mi prende per le spalle, mi gira verso di lui, mi afferra una gamba e mi fa volare per terra, dritto sulla schiena.
Non riuscivo a respirare, entra la prof chiedendo cosa fosse successo e io cerco di spiegare che non stavo facendo nulla e "tizio" mi ha fatto cadere per terra. Risultato: mi becco IO la nota disciplinare, tra le risate generali
.

Bene, da lì in poi tutti gli altri episodi li ho tenuti per me, finchè a metà del secondo anno riesco a farmi una cerchia di protezione formata da bulli, in cambio di favori nei compiti in classe et similia.
Quindi riusco a finire in maniera abbastanza vivibile le scuole medie, tralasciando il fatto che ero comunque deriso.

Inizio delle scuole superiori.
Fortunatamente questi anni (dal punto di vista scolastico) sono stati molto buoni, sia a livello di rendimento che a livello di vita scolastica. Il problema qui inizia in famiglia.
Dovete sapere che dalle mie parti, la maggior parte della gente crede che la scuola sia una perdita di tempo e che a 15-16 anni devi lavorare.
I miei non sono stati così drastici, ma hanno iniziato a farmi pesare parecchie cose (normali per un ragazzo di quell'età), ad esempio anche i 2-3€ per mangiare a ricreazione, spesso dovevo sentirmi dire "ahhh, quanto mi costi".
Ora, premetto che non facevo nulla; andavo a scuola, tornavo a casa, studiavo e andavo a dormire. Zero uscite pomeridiane, sabato sera inesistenti, zero rapporti umani e zero dispendio di denaro.
Questo sentirmi in colpa (e qui mi rilego al titolo) me lo porto dietro da allora, questo loro attaccamento al denaro mi ha portato a sentirmi in colpa per tutto e mi ha portato alla chiusura totale, perchè materialmente non potevo fare nulla.
Passano gli anni delle superiori, mi diplomo e vorrei tanto iscrivermi all'università, ma vengo subito bloccato da un "no, soldi non ce n'è".
Non sono ricco di famiglia, siamo nella norma, con tratti normali e tratti più poveri, come tutti, ma il discorso università non era per loro un fattore economico, bensì un modo per dire "hai 18 anni, sei uomo. Basta istruzione, ora trovati un lavoro".

Ok, va bene, messaggio recepito.

Inizio a cercare lavoro inviando CV a raffica come solo un giovane 18enne senza nè arte nè parte può fare, ma con scarsissimi risultati.
Trovo alla fine un "lavoretto", dove vengo sfruttato per 6 ore al giorno, alla modica cifra di 50€ a settimana.
Inizio a lavorare, ma dopo 2 settimane mi manda via, perchè non aveva più bisogno di me; mi aveva "assunto" (in nero, ndr.) come commesso, in realtà pulivo e basta e una volta pulito tutto non servivo più.
Così riprendo a cercare lavoro, finchè non frequento un corso regionale gratuito di programmazione della durata di 9 mesi.
Finisco il corso e insieme ad alcuni ragazzi inizio a lavorare e un passettino alla volta, uno a progetto di qua e uno a sfruttamento di là, iniziamo a mettere in piedi una piccola realtà.
Penso: "benissimo, metto i soldi da parte, mi iscrivo all'università e lavoro e studio".
Mi sbagliavo di grosso...
Dal momento in cui ho visto il primo euro in tasca ho smesso di esistere per la mia famiglia, anche se mancava un bene comune (l'acqua ad esempio), non raramente mi dicevano "comprala tu", nonostante io guadagnassi veramente una miseria e mio padre avesse un intero stipendio.
Quindi per mancanza di soldi e anche di tempo (perchè quando si lavora in autonomia se si vuole guadagnare un po' si deve lavorare il doppio e quindi lavoravo dalle 9 alle 10 ore al giorno, quando c'era di mezzo un cliente (leggasi sfruttatore) anche di più), ho dovuto rimandare l'università fino a (praticamente) dimenticarmene.
Arriviamo al 2017, 25 anni compiuti, dopo 4 anni di avanti e indietro, ore passate davanti al pc, tutto finisce, per una serie di cose che non sto qui a spiegare per non riesumare ricordi troppo brutti.
Non fosse mai successo.
Anche senza soldi la mia considerazione in famiglia era pari a zero, anzi peggio, nessun aiuto, niente di niente. Mi son passati davanti due lavori (di cui uno molto recente) che ho dovuto rifiutare in quanto mi sarei dovuto trasferire e io allo stato attuale non ho fondi.

Tutto questo pippone per dirvi che la mia è una vita da relegato; sono colpevole neanche io so di cosa, ho sempre avuto il mondo contro e non è una scusa, è la verità. Non è solo la famiglia il problema; il problema sta negli sguardi accusatori degli altri; sta nelle parole di chiunque, quando ti dicono "sei tu che non vuoi fare", quando in realtà io ho fatto anche con le gambe mozzate; sta nella frase di mio suocero, che per rinfacciare il fuoricorso alla mia fidanzata dice "hanno fatto bene i genitori di Daniele che non gli hanno mai pagato l'università".
Anche dove io non c'entro nulla vengo tirato in ballo e messo in mezzo e vorrei tanto capire perchè.

Vorrei capire perchè i miei fanno due pesi e due misure, non pagando l'uni a me (ad esempio), ma facendo un prestito per fare la festa super lusso del 18esimo a mia sorella.
Ma cosa ho fatto io per nascere qui e meritarmi questo?
Mi sono convinto con il passare degli anni che io sono il problema, che io sono un essere inutile, un inetto che non si merita nulla e che merita di star così se non peggio, ma in verità analizzando bene la questione, io non ho fatto nulla di male, mi sono solo beccato merda e cattiveria gratuita da tutti. Dai bulletti a scuola, da quelli fuori dalla scuola, da quelli che mi insultavano, da quelli che volevano picchiarmi e che mi urlavano dietro "frocio" solo perchè osavo/oso portare i capelli lunghi, dai miei, da tutta la mia famiglia che mi usa solo quando servo, dalla famiglia degli altri che prima mi dice davanti una cosa e poi alle spalle mi dice peste e corna.

Ovviamente non è solo questo il mio malessere, come scritto sopra questa è solo una parte della mia vita con i momenti salienti relativi alla nascita del senso di colpa, ma c'è dell'altro. Altro che viene da dentro di me e scaturito non so quando nè come, questo altro che mi ha fatto tentare il suicidio anni fa e che, a cadenza ad cazzum mi fa sprofondare completamente nell'oblio.

Che cosa ho fatto io per meritare questo? Ma soprattutto, finirà mai?

Non hai fatto proprio nulla per meritarti tutto questo purtroppo hai avuto la sfortuna di avere due genitori del genere..
Non t sentire in colpa x colpe che non hai, dovrebbero essere i tuoi genitori a vergognarsi.. Ok potevano non pagarti l'università, ma qcosa un aiutino potevano concedertelo se non siete poveri ma in fascia media è soprattutto visto che x tua sorella si dmson sacrificati " x una festa" :???: ridicoli.. Mi. Spiace che tu abbia vissuto il bullismo e ancora di più che l'insegnante invece di aiutarti t ha pure incolpato.. Vergognoso :thumbdown:
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La mia vita è un senso di colpa

Messaggioda bimba84 » 15/03/2019, 18:49



DonnaCannone ha scritto:posso dirti una cavolata? vola via... sei giovane ed hai un mondo da scoprire.
te lo dico perchè mia sorella tre anni fa riusci a mettere insieme i soldi per un biglietto aereo destinazione Londra, è partita con soli 200€ in tasca senza sapere dove andare e senza conoscere nessuno. Io pensai: è pazza!
la prima notte ha dormito in un ostello, il primo giorno ha trovato lavoro e casa...un buco ma casa... ha cominciato come lavapiatti ed una volta imparata la lingua le mansioni sono cambiate, oggi fa la responsabile di sala in una importante catena di ristoranti, e sta per comprare casa. Ha la tua età.
Lo stesso ha fatto mio cugino, si è fatto un corso come pizzaiolo prima di partire, si può dire che parlava solo il dialetto...ora parla tre lingue. è stato a londra, qualche città della spagna ed ora è a Berlino lavora come cuoco...

Questo non per dirti di buttare tutto alle ortiche...secondo me anche mia sorella doveva pianificare un po meglio la cosa, voglio dirti di avere coraggio e costruirti il futuro lontano da chi dovrebbe darci un sostegno ed un aiuto ed invece ci spinge giù appena riusciamo a prendere una boccata d'ossigeno

Parole sagge
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